Anima Mundi (Roberto Diaz)
Cuba. Caraibi.
Terra bellissima e piena di contrasti. Sole, paesaggi meravigliosi, belle donne. Povertà diffusa ed ingiustizie sociali.
In un paese tanto atipico è inaspettatamente sbocciata una gemma prog: gli Anima Mundi, eccellente prog band ideata dai coniugi Roberto Diaz e Virginia Peraza attorno alla metà degli anni novanta, sin qui protagonista di una quaterna di album dall’altissimo profilo artistico.
Musica come arte. Arte come spirito.
Concetti che nella realtà degli Anima Mundi divengono un fluire di note a tratti sublime, il cui percorso ci viene descritto dall’ottimo e loquace mr. Diaz in questa lunga e davvero esclusiva intervista.
Appena usciti con un nuovissimo cd intitolato “The Lamplighter”, gli Anima Mundi sono stati protagonisti, lo scorso anno, al Prog Festival di Veruno, lasciando a bocca aperta un gran numero di appassionati per l’intensità della performance offerta.
Una buona occasione per parlare di questa straordinaria e troppo poco conosciuta band, del nuovo disco e dell’ottimo festival novarese che, anche quest’anno a partire dal 6 settembre, regalerà molte emozioni e sorprese ai fortunati prog maniac.
Buona lettura!
Intervista a cura di Fabio Vellata
Per primissima cosa, benvenuti sulle nostre pagine. È davvero emozionante poter intervistare una realtà prog affascinante come la vostra.
So che gli Anima Mundi sono stati fondati originariamente nel corso degli anni 90 a Cuba e che avete sperimentato da allora molti cambi di formazione prima di raggiungere l’attuale stabilità. Saresti così gentile da offrirci una breve storia di come il gruppo ha preso forma?
Ti ringrazio Fabio!
Per noi è davvero eccezionale poter cogliere l’opportunità di comparire su Truemetal e di poter far conoscere la nostra musica ai vostri lettori!
Partiamo allora! Orbene, gli Anima Mundi si sono formati nell’aprile del 1996. In quei tempi, eravamo un semplice gruppo di amici che frequentava la medesima scuola.
Infatti, tutti ci siamo laureati in Educazione Musicale e, sin da subito, abbiamo condiviso la passione per il progressive rock e per quel tipo particolare di stile di musica che, ti posso assicurare, non è per nulla diffuso o conosciuto qui a Cuba.
Come dicevi tuttavia, la band ha avuto vari cambiamenti da allora: del nucleo originale, siamo rimasti solo io e Virginia.
In principio, non avevamo molte informazioni relative alle band più in voga del periodo che, come puoi immaginare, dalle nostre parti non filtravano.
Conoscevamo molto bene solo i classici degli anni ’60 e ’70 e spinti dalla passione per questi suoni, abbiamo inziato a cercare gli strumenti adatti, scrivere qualche canzone e soprattuto, abbiamo cercato di reperire un posto adatto per provare i nostri brani.
È stata dura non lo nego, tuttavia dopo un anno, siamo già stati in grado di registrare il nostro primo demo intitolato “Eterno Cauce”, seguito poi da altri due: “Tierra Invisible” (1998) e “Más Allá (1999).
Con questi ultimi abbiamo ottenuto qualche passaggio presso radio locali: poco alla volta, siamo riusciti a costruirci un piccolo spazio nella ancora più minuscola scena alternativa del nostro paese: devi sapere che, in effetti, qui a Cuba quando parli di musica alternativa, intendi in modo pressoché esclusivo il metal estremo.
Fatto sta che, nel giro di qualche anno, abbiamo potuto realizzare qualche show, ottenendo anche alcuni passaggi in radio. Tuttavia, nonostante avessimo un buon repertorio, non era affatto facile riuscire a registrare qualcosa in maniera davvero decente, motivo per cui, nel 2000, siamo stati costretti a registrare il nostro debutto “Septentrion” in modo del tutto autonomo. Per fortuna solo due anni più tardi, è stato poi ripreso a livello internazionale dalla italiana Mellow Records.
Proprio allora, stavamo già preparando il nostro nuovo cd, “Jagannath Orbit”, un disco ambizioso che avrebbe contenuto un concentrato di puro symphonic prog rock.
Da lì in avanti purtroppo, il gruppo ha dovuto sostenere una serie di grossi cambiamenti di line up, sopportando anche la durissima vita della scena rock in una realtà come quella di Cuba, una nazione in cui non esistono reali possibilità di raccogliere molto pubblico durante le esibizioni dal vivo.
Insomma, per incidere e definire “Jagannath Orbit” sono stati necessari altri cinque anni, quando, nel 2008, il disco è stato finalmente rilasciato per Musea, seguito, due anni dopo (ottobre 2010), dal terzo album “The Way”, sempre per Musea.
Dopodiché, nel giugno del 2011, abbiamo iniziato il nostro primo tour europeo che ci ha portato in Francia, Germania, Belgio e Olanda: una buona occasione per realizzare un doppio DVD intitolato “Live In Europe”.
Infine, ed è cosa di poco tempo fa, è uscito il nostro nuovo cd “The Lamplighter”, quarto della serie…
Mi dicevi che tutti i membri della band, passati e presenti, provengono dalla stessa scena musicale cubana…come vi siete conosciuti?
Yarosky Corredera ci è stato presentato dal nostro precedente batterista Osvaldo Veites, con noi per un breve periodo di tempo, prima di trasferirsi negli USA.
Proprio Yarosky poi, ci ha fatto conoscere Manuel Govin, il nostro attuale batterista: due artisti con i quali è stata sufficiente una semplice audizione per trovare l’intesa.
Per quanto riguarda il cantante, dopo l’uscita dalla line up di Andremil Oropeza (frontman su Septentrion), è stato un ruolo di cui mi sono occupato io stesso per qualche anno, sebbene non sia mai stato molto soddisfatto del mio timbro e della mia espressività, proprio perché non mi sono mai considerato un vero cantante.
Così, quando abbiamo conosciuto Carlos Sosa, non abbiamo avuto dubbi nell’arruolarlo nel 2006 per terminare la produzione di “Jagannath Orbit”.
Di certo La Havana e Cuba in generale, non sono località note per il prog rock. Vuoi approfondire il discorso su come la tua passione per questa musica è nata e sul come hai potuto svilupparla?
Il mio primissimo amore sono stati i grandi Pink Floyd.
Già quando andavo al college, avevo una piccola band che suonava un po’ nel loro stile (periodo “Meddle” e “Atom Heart Mother”). Proseguendo negli studi, sono poi venuto in contatto con Yes, Genesis, King Crimson, Rush, Rick Wakeman, Camel e Jethro Tull, artisti che mi hanno letteralmente shockato: era un mondo nuovo, fatto di arte e grandissima musica!
Fu così che radunai attorno a me un nucleo di amici per scambiare ed ascoltare dischi di questo magnifico genere: l’inizio di una grande ed intramontabile passione.
Da li gli Anima Mundi, immagino…
Esatto, quello è stato l’inizio: da quel gruppo di amici si sono formati gli Anima Mundi. Di quella line up tuttavia, siamo rimasti solo io e Virginia Peraza (Tastiere).
Abbiamo dovuto affrontare davvero tantissime difficoltà qui a Cuba. Difficile reperire gli strumenti, difficile trovare uno staff adatto per produrre e suonare ed in generale, per qualsiasi cosa connessa al prog rock. Penso tu possa avere una mezza idea di cosa intendo…
In particolare, il progressive da queste parti è genere totalmente sconosciuto: solo una piccolissima quantità di appassionati conosce qualcosa.
Ti lascio immaginare quindi: fare prog rock quaggiù a Cuba è qualcosa di realmente “titanico”…
La scena musicale insomma, è tutta rivolta in altre direzioni da quanto mi lasci intendere…
In realtà, Cuba è una nazione che può rivelarsi molto attraente in termini musicali, un po’ in tutti i generi. Abbiamo ottimi musicisti in ogni settore, classica, jazz, pop, rock, metal, oltre a parecchi bravi songwriters. Senza dimenticare grandi artisti di salsa e latino americana.
Purtroppo però, i media tendono a dare spazio solo alla musica tradizionale ed al folklore afrocubano, più che altro per ragioni di turismo. Quasi come se tutto il resto non esistesse: credimi, un vero peccato.
In merito al prog qui, come già ti dicevo, più che un genere di nicchia, è qualcosa di totalmente ignoto. Solo pochissimi ne sanno un minimo ed in questo senso radio e TV non aiutano molto.
Ci sono solo due o tre stazioni che promuovono di tanto in tanto suoni un po’ diversi, ma lo fanno molto sporadicamente.
Non c’è quindi un vero mercato per il progressive e non ci sono mai state grandi band giunte sin qui per suonare dal vivo. Che io ricordi, solo Rick Wakeman nel 2005 ha offerto tre concerti spettacolari a La Havana.
Ci sono stati alcuni altri gruppi, quello sì, ma davvero pochi – non più di una decina – realmente in grado di comporre e produrre musica di questo settore. Nessuno di loro tuttavia ha mai deciso di provarci sul serio per via di un ambiente tutt’altro che favorevole.
Alcune buone band in passato hanno inciso qualcosa: Teatro del Sonido, Arte Vivo, Síntesis, Cartón Tabla, Ojo por Hoja, Naranja Mecánica e Perfume de Mujer per citarne qualcuna.
Ma ad oggi nessuna di loro è attiva e solo gli Anima Mundi sono rimasti in circolazione…
Mi hai citato i Pink Floyd e band prog come influenze. A dire il vero mi pare molto evidente anche un’ascendenza classica nella vostra musica, dico bene?
Oltre ai Pink Floyd, mettiamoci Yes, Steve Hackett, Genesis e King Crimson. E poi esatto, un bel po’ di musica e compositori classici come Stravisky, Prokofiev, Tchaikovsky, Debussy, Holst. Mescola tutto insieme, ed ecco gli Anima Mundi…
Senti Roberto, una curiosità. Il vostro primissimo album è uscito per una label italiana, la Mellow records…com’è stato possibile che una piccola etichetta di casa nostra, vi abbia scovati sin laggiù?
Vedi, quando “Septentrión” era pronto, abbiamo contattato un po’ di case discografiche, tra cui proprio la Mellow. Inviammo loro il disco via mail e loro ci manifestarono subito molto interesse: ci richiamarono e detto, fatto, il cd era uscito…
…vuoi ripercorrere gli anni intercorsi tra il primo ed il secondo disco? Mi dicevi che è stato un po’ come inseguire un sogno irrealizzabile…
Peccato, infatti, che, come già ti sottolineavo in precedenza, le cose non siano state così facili in seguito, rispetto all’uscita del nostro debutto.
Il registrare e produrre un cd è sempre stato un grosso problema per gli Anima Mundi, così come per tutte le rock band cubane.
Le leggi da queste parti sono piuttosto diverse rispetto agli altri paesi. Qui, può volerci molto più tempo per via di un sacco di restrizioni di ogni tipo, talora anche nelle cose più semplici della vita quotidiana.
Infatti, negli anni intercorsi tra “Septentrión” e “Jagannath Orbit” la band ha dovuto confrontarsi con momenti molto duri e senza una formazione stabile. Molti musicisti che collaboravano con noi sono nel frattempo migrati verso altri paesi ed altri non avevano una vera “cognizione” di cosa fosse questa musica. Così io e Virginia abbiamo fatto tesoro delle esperienze ed abbiamo deciso di registrare le nostre canzoni sempre in modo autonomo: per il secondo disco abbiamo dovuto imparare un sacco di cose inerenti il missaggio, le recording session ed il suono. Ma nemmeno è stato sufficiente: avevamo inciso già quasi tutto l’album in versione demo, ma poi abbiamo dovuto rifare tutto quanto con i nuovi membri, Yaroski Corredera al basso, Osvy Vietes alla batteria e Carlos Sosa alla voce.
Virginia ha quindi creato gli arrangiamenti ed ha mixato, mentre io stesso ho prodotto i suoni. È stata come una sorta di Odissea che ci ha comunque resi più forti e consapevoli.
Ne è valsa la pena!
Parlando invece del vostro percorso “live”, lo scorso anno siete stati dalle nostre parti – in occasione del secondo tour europeo degli Anima Mundi – per partecipare al Prog Festival di Veruno, eccellente rassegna musicale dedicata al prog che si tiene tutti gli anni nel piccolo comune novarese vicino al lago Maggiore. Per me è stato amore a prima vista non appena siete saliti sul palco…
Cosa ti ricordi di quella serata?
I nostri ricordi sono talmente belli da essere difficilmente descrivibili a parole.
Mi ricordo di aver suonato su di un palco fantastico, con un audio eccellente ed un sistema di effetti luce straordinario. Il personale poi, altamente qualificato, organizzatissimo, preciso, professionale e molto gentile.
Un festival senza dubbio organizzato in maniera perfetta, dove ogni dettaglio è curato al meglio possibile ed il supporto ed il sostegno per i musicisti è al massimo. Eccellente!
Per noi è stato straordinario suonare a Veruno: gli Anima Mundi sono risultati molto “potenti” quella sera ed abbiamo potuto esprimerci al meglio per un pubblico di appassionati davvero competente. Un’occasione unica per noi, per godere di un’audience parecchio nutrita e per precedere una sorta di mito del prog come gli IQ.
Cosa avremmo potuto desiderare di più? È stato fantastico!
Ma come siete arrivati sin qui?
È stato grazie ad un nostro vecchio amico, Luca Rizzini. Sapeva che eravamo in giro per l’Europa in quel periodo ed ha contattato l’organizzatore del festival per vedere se c’era l’opportunità di inserirci nel running order. Ed è stato possibile!
L’idea è piaciuta molto al team di Veruno e gli Anima Mundi non si sono lasciati sfuggire un’occasione tanto buona!
Senti, parliamo un po’ del disco nuovo…
The “Lamplighter” è uscito da poco: vuoi darmene qualche ragguaglio?
Si tratta di una sorta di prosecuzione di “The Way”. Allo stesso tempo però, gode di una maggiore varietà di suoni, colori ed ambientazioni.
È un disco di purissimo prog rock, senza limiti, affine alla filosofia musicale degli anni 60 e 70, con molto Space Rock, un pizzico di classica e qualche sprazzo di psichedelia. Arricchito da testi in tema mistico.
Chi lo ha ascoltato, dice che è il nostro disco più misterioso e “dark”. Sono piuttosto d’accordo, però credo che il termine “dark” non sia da intendere nel senso classico in cui viene riferito all’interno della musica metal e rock: in realtà è più una sensazione. Probabilmente è da considerare “oscuro” come se potesse portarti in una specie di universo senza tempo, nel passato e, contemporaneamente, nel futuro.
Allo stesso tempo però, è un disco che parla di amore e luce. Sono certo che chiunque ne sarà convinto dopo averlo ascoltato con attenzione.
Sono molto soddisfatto del nuovo materiale così come dell’artwork, realizzato da un grande artista come Ed Unitsky.
C’è sempre molta spiritualità come nei vostri album precedenti, insomma…quanto è importante per voi questo aspetto peculiare?
Esatto. Nella nostra musica c’è sempre un qualche messaggio di tipo spirituale.
Una visione dell’universo come di un essere vivente e la considerazione del fatto che l’esperienza della vita umana sia un’opportunità di crescita interiore, sono spesso tematiche ricorrenti nelle nostre canzoni.
Gli Anima Mundi sono un gruppo di musica prog con un’etica sprituale: l’essenza di questo disco è che l’amore è, e deve essere, l’unica forza motrice dell’universo.
Per noi è un nuovo modo di rappresentare musicalmente questa profonda verità che ci circonda in ogni singolo istante della nostra vita.
Cosa sperate di raggiungere con The Lamplighter?
L’importante è essere soddisfatti del nostro lavoro, di come testi e melodie sono confluiti positivamente in questa nuova avventura. Speriamo poi che la nostra musica possa raggiungere il cuore delle persone: credo che questo sia il massimo traguardo a cui un musicista possa ambire.
Certo è che le vostre sono canzoni spesso molto lunghe. Come fate per comporre brani tanto articolati?
Siamo soliti comporre partendo da una prospettiva sinfonica. Tentiamo di esplorare ogni aspetto che solo la musica di questo tipo può veicolare, il che significa grandi orcherstrazioni ed arrangiamenti, ottenuti attraverso le tipiche strutture della musica classica. Tipo Rapsodia, Suite, Poema sinfonico, Sinfonia e via dicendo.
Poi mescoliamo tutto con del rock, un pizzico di atmosfere “space” ed un tocco folk. Spesso utilizziamo anche strumenti atipici per il rock come fagotto, flauto traverso e a fischietto, clarinetto e cornamusa, addizionati alle immancabili chitarre, tastiere e percussioni.
Abbiamo sempre cercato questo tipo di sound e siamo davvero soddisfatti dei risultati, andando sempre più verso un taglio sinfonico dei brani.
Il processo di composizione di solito è a carico mio e di Virgina. Gli altri ragazzi del gruppo sono comunque molto attivi con suggerimenti e idee, soprattutto dal punto di vista degli arrangiamenti riguardanti i loro strumenti. Come ovvio, ognuno poi da il suo tocco finale ad ogni singolo brano.
I testi invece sinora sono stati tutti miei. Da questo nuovo disco in avanti invece, anche gli altri componenti hanno offerto un contributo di idee, ampliando ulteriormente la profondità dei concetti.
Una cosa molto positiva per lo sviluppo degli Anima Mundi!
Di certo, un’evoluzione che sentirete costante, soprattutto pensando ai vostri esordi…
Sai, credo che ciò che più è cambiato rispetto agli inizi, è il fatto che la nostra musica è divenuta molto più introspettiva e drammatica.
Quando penso agli esordi, mi ricordo di come la nostra intenzione fosse quella di poter esprimere le nostre sensazioni in un modo euforico e possibilmente estroverso. Facevamo canzoni molto movimentate, ricche di colori e strutture, ma decisamente meno “profonde”.
Ora ho la presunzione di dire che, invece, i brani sono più meditativi, profondi ed ambiziosi.
In tal modo abbiamo raggiunto uno stile molto personale ed un modo tutto nostro di esprimerci, sebbene, so che molti potrebbero obiettare, ad esempio, che le cornamuse presenti in “Septentriòn” erano ancor più originali.
Non sono d’accordo: di certo lo erano perché nel prog sono insolite, ma la questione è un’altra: ora abbiamo trovato il nostro vero percorso musicale.
Siamo anche cresciuti come persone, ovviamente. Ora siamo in grado di comporre partendo da una prospettiva più matura rispetto al passato: gli Anima Mundi sono stati e sono tutt’ora, una specie di “scuola” per ognuno di noi, qualcosa di magico.
Sul palco ci sentiamo sempre più a nostro agio: ci sentiamo in sintonia, percependo che ogni elemento di questo gruppo è unico ed irripetibile.
Ed è davvero bellissimo!
Vi vedremo ancora in Italia?
Si, non ho dubbi. E spero che succeda molto presto. Stiamo preparando un nuovo tour europeo ma ad oggi non è prevista nessuna data italiana. Chissà, magari potrà succedere ancora qualcosa…
Roberto, potei farti un milione di domande ma abbiamo già messo in piedi un’intervista fiume.
Devo avere pietà per me stesso, visto che mi toccherà sbobinare tutto quanto, ahah…
Spero di rivederti nuovamente di persona quanto prima. Per intanto, posso solo dirti che, dopo aver ascoltato il nuovo album, sono sempre più convinto della vostra grandezza: vi auguro di raggiungere sempre più appassionati.
Come vuoi concludere?
Io e gli Anima Mundi ti ringraziamo davvero di cuore per il tuo interesse, l’opportunità che ci hai dato e le belle parole.
Faccio tanti auguri di cose buone a te, al team di Truemetal ed ai vostri lettori. Spero di averti dato delle risposte interessanti, almeno quanto ho trovato io piacevole questa intervista.
E spero di rivedere l’Italia quanto prima!
Ciao!
Fabio Vellata
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Discografia Anima Mundi:
· Septentrión (2003)
· Jagannath Orbit (2008)
· The Way (2010)
· The Lamplighter (2013)