Annihilator (Jeff Waters)
In occasione dell’uscita di Metal, dodicesimo studio-album in casa Annihilator, abbiamo raggiunto telefonicamente Jeff Waters, da sempre leader indiscusso della band canadese. Ne è emersa l’immagine di un artista sicuro dei propri mezzi, pronto a riconquistare il terreno perduto dopo gli ultimi, deludenti lavori. Buona lettura!
Domande a cura di Federico Mahmoud – Intervista realizzata e tradotta da Gloria Baldoni
Ciao Jeff, benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it! Metal è un titolo chiaro e diretto per un album: come è nata questa scelta?
Ho optato per un titolo che abbracciasse ogni sfaccettatura del nostro sound, e Metal è perfetto! È un titolo semplice ma d’impatto e rappresenta i vari generi proposti, anche in virtù dei molti ospiti presenti.
Dave Padden è il primo vocalist a cantare su tre album di fila nella storia degli Annihilator: credi di aver trovato finalmente la persona giusta con cui lavorare?
Dave è un ragazzo in cui credo tantissimo, sta facendo un ottimo lavoro.
La touring line-up 2007 degli Annihilator
Per ogni brano di Metal è presente un ospite illustre: come sono nate queste collaborazioni?
Sai, in verità non sono partito con il progetto di invitare altri musicisti sul mio album. È andata così: avevamo da poco finito le sessioni quando mi ha chiamato Corey Beaulieu (chitarrista dei Trivium, NdR), invitandomi a suonare un assolo sul nuovo disco della sua band. Io gli ho chiesto di ricambiarmi il favore, pensando nel frattempo a estendere l’operazione… in una settimana avevo già convocato tutti quanti!
Ti va di commentare rapidamente l’operato di ciascun ospite?
[su Jeff Loomis, Nevermore] Siamo amici da tanti anni e nel 2001 abbiamo fatto un tour insieme, un’esperienza eccezionale! Ha risposto immediatamente all’appello e ne sono stato felicissimo, perché adoro letteralmente il suo stile. Non ho la fortuna di frequentarlo spesso, ma insieme ci troviamo molto bene.
[su Danko Jones] In entrambi scorre sangue canadese! È un mio caro amico, ma non è un cantante metal: lo definirei piuttosto un ‘aggressive hard rock singer’, con influenze punk; l’ho invitato per ultimo, anche perché temevo che non si trovasse a suo agio con la mia musica, invece i risultati mi hanno smentito alla grande! Sono molto soddisfatto.
[su Steve ‘Lips’ Kudlow, Anvil] Steve è un grandissimo, una figura leggendaria ormai. Ho sempre citato gli Anvil tra le influenze degli Annihilator, non potevo esimermi dal chiamarlo!
[su Alexi Laiho, Children of Bodom] Monster shredder, come definirlo altrimenti? Anche lui è un caro amico, mi fa piacere che abbia accettato.
[su Anders Bjorler, The Haunted] Siamo accomunati dalla passione per gli Slayer, per cui andiamo letteralmente giù di testa tutti e due! L’ho conosciuto in Canada in occasione di uno show congiunto, da quel momento siamo rimasti in contatto e ho pensato subito a lui per il disco.
[su Michael Amott, Arch Enemy] È uno dei colleghi che stimo di più: non solo è un ottimo solista, ma è molto dotato anche come chitarrista ritmico e songwriter, merce ormai rara tra i musicisti in circolazione. Ha un gusto melodico notevole e riflette le influenze schenkeriane che porta con sé da sempre. Non poteva mancare!
[su Jesper Stromblad, In Flames] Ci conosciamo dal 2002 o 2003, non ricordo con precisione. L’ho incontrato a Wacken, gli In Flames fecero uno show straordinario (era il 2003, NdR). Ha fatto un ottimo lavoro su Haunted.
[su Corey Beaulieu, Trivium] Corey era addetto al cathering (?!?) a uno show degli Annihilator, dalle parti di New York. Non avevo mai ascoltato i Trivium prima che lui mi passasse un CD, subito dopo il concerto. Risultato? Ci sono rimasto secco. Da allora siamo diventati grandi amici e tra una telefonata e un’e-mail abbiamo trovato il modo per scambiarci il favore, come ti ho detto.
[su Jacob Lynam, Lynam] Jacob non suona propriamente heavy metal, anche se gli piace molto. Ha un modo di suonare che pesca decisamente dallo stile di Slash e altri grandi: ne è uscita una collaborazione che reputo riuscitissima, tra le più interessanti del disco.
[su William Adler, Lamb of God] Ci siamo incontrati a uno show degli Slayer, con Children of Bodom e Lamb of God di supporto. Quando mi ha intravisto è corso verso di me, esordendo con ‘Oddio, Jeff, sono così emozionato, sei il mio idolo da sempre!’ … come si fa a non volergli bene? Ahahahah!
Metal è un mix di stili che vanno dalle velocità di Chasing The High alla melodia di Couple Suicide, passando per il groove di Operation Annihilation: nelle vesti di chitarrista, quale lato della tua musica preferisci suonare?
Non è facile rispondere: dipende tutto dall’umore che ti sta attraversando in quel momento; se, per esempio, sono particolarmente incazzato, prediligo i pezzi più thrash, più furiosi. In fin dei conti il metal ti dà la possibilità di sfogare sentimenti diversi a seconda delle situazioni, è la sua forza.
E se dovessi scegliere un solo brano tra quelli che hai inciso per questo lavoro?
In questo momento ho una preferenza particolare per Couple Suicide e Downright Dominate, ma sono fiero di tutte le composizioni.
Jeff Waters immortalato durante le photo-session di Metal
Di cosa trattano i testi? Army of One è un divertente old-school anthem, ma il resto?
Per i ¾ dei testi ci sono riferimenti, più o meno velati, a ex-business partners con cui ho avuto a che fare in passato: gente che, per intenderci, tra il 2005 e il 2006 mi ha fregato parecchi soldi. In fin dei conti è stato un bene, perché quando mi girano finisco per scrivere le canzoni migliori, ahahahah!
Presto sarete in tour di spalla ai Trivium: vendite a parte, non trovi che sia poco gratificante per una band con tanti anni alle spalle come voi? Hai accettato di buon grado questa posizione?
Guarda, c’è poco da lamentarsi! I Trivium vendono molto più di noi, non possiamo far altro che rispettare le logiche del mercato; inoltre Metal non è ancora uscito, per cui non abbiamo un’indicazione precisa delle nostre vendite (l’intervista è stata condotta qualche settimana prima dell’uscita di Metal, NdR). Comunque non è una situazione sfavorevole, gli Annihilator avranno la possibilità di raggiungere un pubblico per lo più giovane, con buone prospettive di allargare il proprio seguito: è un’occasione da non perdere. E poi i Trivium sono buoni amici, ci divertiremo!
Recentemente avete pubblicato Ten Years in Hell. Sembra che la formula del DVD retrospettivo abbia un grande successo ultimamente, come è andato il vostro?
Molto bene, devo dire! Le vendite sono state positive anche perché si tratta del primo DVD dopo 11 album ufficiali, probabilmente se ne sentiva la mancanza. Era il momento giusto per farlo, credo che anche la formula usata (aneddoti, interviste, etc.) abbia funzionato.
Ripercorrendo la storia degli Annihilator, ho notato che hai quasi sempre ‘introdotto’ cantanti senza esperienza o musicisti prestati al microfono: ti senti un po’ talent scout in questo?
Sì, giusto, ottima osservazione! Mi diverto particolarmente a scovare il talento nascosto nelle persone, è successo con Randy Rampage e, più recentemente, con Joe Comeau, che dopo l’esperienza con i Liege Lord era passato alla chitarra negli Over Kill.
Hai tirato fuori il nome di Randy Rampage… che fine ha fatto? Se non ricordo male, è stato allontanato nel mezzo del tour di Criteria per abuso di alcool / droghe: sei ancora in contatto con lui?
[lapidario] Ci sentiamo ogni tanto, se lo incontro scambiamo quattro chiacchiere ma nulla di più. Non conosco i suoi attuali progetti.
La band ai tempi del mitico Alice In Hell (1989)
Se dovessi fare un bilancio della tua carriera, cosa salveresti e cosa cambieresti se potessi tornare indietro? E no, non mi sto riferendo ai Megadeth…
… per fortuna, almeno tu! Scherzi a parte, sembrerò scontato ma non cambierei nulla della mia carriera. Ho fatto tesoro di tutte le esperienze, da quelle positive a quelle negative, ho sempre tratto insegnamenti utili per migliorare. Sono complessivamente soddisfatto dello status che hanno raggiunto gli Annihilator e dei traguardi che ho tagliato, davvero!
Chi è il responsabile della tua passione per il rock duro e la chitarra? Quali erano i tuoi idoli quando hai imbracciato lo strumento per la prima volta?
Qua andiamo sui classici! Adoro letteralmente i Kiss, poi indicherei Randy Rhoads, Iron Maiden, Judas Priest, Slayer e primi Metallica. Questo è il mio background.
Negli ultimi anni si sono rincorse le reunion dei gruppi più disparati, inclusi mostri sacri come i Judas Priest; purtroppo molte band non si sono rivelate all’altezza della situazione, con risultati spesso imbarazzanti. Chi ti ha impressionato di più?
Beh, la reunion dei Priest con Halford è un sogno per me, sono sincero! Anche i Maiden da quando è tornato Bruce Dickinson hanno sfornato album pregevoli. Speravo tanto negli Anthrax, ma il recente abbandono di Belladonna è stato un fulmine a ciel sereno: che delusione!
Se dovessi scegliere un ‘erede’ tra gli artisti emergenti, chi indicheresti?
È una domanda difficile, le band moderne propongono un genere lontano dal tradizionale heavy metal ottantiano: sono cose nuove, differenti. Se proprio dovessi scegliere, direi Children of Bodom, perché hanno tutto: melodia, tecnica e rabbia.
Sei endorser della Ran Guitars, una casa giovane ma già adocchiata da altri artisti in campo metal, come Vader: come ti trovi con loro?
È una compagnia molto piccola, ma la qualità degli strumenti è inversamente proporzionale. I loro prodotti sono assolutamente eccezionali, tant’è che già diversi artisti metal e non si sono rivolti a loro; il mio consiglio è quello di non sottovalutarli.
Bene Jeff, siamo veramente alla fine: saluta come vuoi i nostri lettori!
Innanzitutto grazie per la disponibilità. Vorrei salutare tutti i nostri fan, sperando che il nuovo disco possa soddisfarli. Vi aspetto numerosi ai concerti!