AntiClockWise (tutta la band)
Gli AntiClockWise sono un’ancor giovane realtà del metal lombardo più underground e sperimentale. Bergamaschi e dal background a metà strada tra thrash, death e progressive metal, abbiamo avuto l’opportunità di intervistarli in occasione del concerto di spalla ai veterani Eldritch in quel di Travagliato. Buona lettura!
TM: «Ciao ragazzi, innanzitutto come va? Che impressioni avete avuto dal concerto?»
ACW (Pietro): «Ciao, il concerto è andato alla grande, noi ci siamo divertiti molto e il pubblico ha reagito bene e ascoltato con attenzione i nostri brani, abbiamo sentito molta partecipazione e crediamo di averla trasformata nell’energia giusta!»
ACW (Claudio): «Molto bene. Io onestamente ero all’inizio molto nervoso (e Daniele ne sa qualcosa): era la prima volta per me di spalla ad un gruppo professionista. Poi, man mano si avvicinava il momento di salire sul palco, il nervosismo si è trasformato in energia positiva e credo di essere riuscito a trasmetterla al massimo. La gente mi ha detto di essersi divertita e questo è il massimo per me!»
TM: «Bene, ora che abbiamo rotto il ghiaccio, parlateci un po’ di voi: da dove venite, quali sono le vostre origini musicali e che cosa fate nella vita, oltre a dedicarvi alla vostra musica?»
ACW (Pietro): «Veniamo dalla provincia di Bergamo e, per quanto mi riguarda, io mi sono avvicinato alla musica a nove anni iniziando a suonare il pianoforte affascinato da come lo suonava lo zio di mio padre. Poi qualche anno più tardi, in prima superiore un’amica di mia sorella mi fece sentire “Killers” degli Iron Maiden e ne rimasi folgorato, lo ascoltai quattro volte di seguito e, una volta uscito dalla mia stanza capii che avrei dovuto suonare heavy metal (ride, ndr). Da lì iniziai a cercare di espandere la mia cultura in ambito hard rock e metal, cosa che continuo a fare tuttora. Nella quotidianità lavoro in un supermercato consegnando spese a domicilio, un lavoro semplice e umile ma divertente, a contatto con tanta gente e che mi lascia molto tempo libero per dedicarmi alla nostra amata musica!»
ACW (Michele): «Ho sempre ascoltato musica, un po’ di tutto, ma ho iniziato a suonare a solo diciassette anni. Fortuna ha voluto che abbia sempre suonato con musicisti eccezionali dai quali ho imparato molto in generi differenti. Le mie esperienze vanno dal rock al jazz, dal metal al teatro. Ho fatto un po’ di tutto e ultimamente ho suonato anche per Kee Marcello e Uli Jon Roth, esperienze uniche, anche se il mio obiettivo principale rimangono gli Anticlockwise, dove da sempre ho avuto campo libero (come tutti) nell’esprimere il mio suono e il mio stile. Attualmente lavoro come ingegnere libero professionista in campo edile: altra vita e altra storia… si tiene duro.»
ACW (Daniele): «Ho iniziato a suonare a 14 anni, senza avere un gusto musicale in particolare: volevo solo suonare uno strumento e, dopo aver iniziato con pianoforte e chitarra, mi sono buttato sulla batteria perché mi sembrava quella meno problematica. Grosso errore!!!!!!. Sono fortunato perché mio padre da sempre suona di tutto e ho potuto avere dritte preziose da parte sua. Oltre che negli ACW suono in altre 3 bands (Methedras, Thyper Furies e Fosch) e nella vita di tutti i giorni sono un manutentore di videogiochi.»
ACW (Claudio): «Ho iniziato a cantare tardi rispetto alla media, a circa diciannove anni. Ho iniziato per scommessa e da li non ho poi più smesso. A proposito, la scommessa l’ho poi vinta…ma non dirò in cosa consisteva! Ho anche un altra band in cui esce il lato più hard rock, gli Hot Butterfly, nei quali suono da oltre dieci anni proprio con Michele. In realtà credo di avere praticamente SEMPRE suonato con Michele in un modo o nell’altro! Nella vita sono ingegnere e capo progettista. Mi impegna molto ma cerco di non fare mai mancare tempo alla musica.»
TM: «Se doveste descrivere la musica che proponete, che parole usereste? A quali generi vi sentite più vicini? Esistono, in particolare, degli artisti a cui vi sentite particolarmente vicini per visione musicale e intenti?»
ACW (Pietro): «Direi che progressive/thrash forse è il modo in cui si potrebbe definire meglio la nostra proposta e sono, d’altronde, i generi cui mi sento maggiormente legato. Per quanto mi riguarda gli artisti che sento più “miei”, se parliamo di chitarristi sono sicuramente Adrian Smith dei Maiden e Jeff Loomis dei Nevermore, poi ci sono anche musicisti dell’underground italiano che mi influenzano molto e a cui mi sento molto legato. Penso a Mario Monteverde e Alessandro Venzi dei bresciani Penthagon, una band fantastica, mentre per il lato più rock non posso che pensare a Steve Balocco e a tutta la famiglia Bad Bones, questi musicisti italiani mi ispirano tanto nella musica quanto nella vita per la passione e l’umanità grandissima che sanno trasmettere!»
ACW (Michele): «Concordo con Pacio per il genere, anche se bisogna sentici per comprendere bene quello che facciamo. Il nostro concetto musicale nella composizione si avvicina più al rock libero degli anni 70′ e votato all’interplay. Io sullo strumento improvviso un po’, per quanto possibile e in generale cerchiamo di avere una forte identità sia nell’originalità del riff che nella struttura dei brani e negli arrangiamenti, che curiamo maniacalmente. Personalmente generi e idoli unici non ne ho, adoro moltissimi artisti nei vari generi anche con stili molto differenti dal mio…gli artisti a cui mi sento più vicino sono Pacio (Pietro, ndr), Bubu (Daniele, ndr) e Claudio: è una fortuna averli incontrati!»
ACW (Claudio): «Ricordo bene che quando abbiamo formato il gruppo avevo il forte desiderio di slegarmi dai generi che stavo ascoltando e suonando al momento. Cercavo libertà di esprimermi e carta bianca per sviluppare le mie idee ed aumentare la mia versatilità come cantante. Con la musica dei ragazzi questo succede in automatico ed il risultato di insieme è quello che volevamo e che ci fa felici. Le mie influenze non so bene quali siano ma ci sono cantanti che amo così come le loro band: Anders Friden, Warrell Dane, Layne Staley, Bruce Dickinson, Dave Gahan, Devin Townsend, Bjorn Strid, Jorn Lande…e mille altri…»
TM: «I lettori più attenti forse si ricorderanno di aver già sentito i vostri nomi, Pietro (Baggi, ndr.) e Daniele (Gotti, ndr), accostati a quelli di un gruppo piuttosto noto nell’underground lombardo, i Methedras. Volete raccontarci qualcosa della vostra esperienza con i thrasher milanesi?»
ACW (Pietro): «Gran bella esperienza quella con i Methedras! Io sono entrato nella band nel 2007: erano rimasti senza un chitarrista e Claudio (Facheris, il cantante dei thrasher milanesi, ndr) di cui io e Michele siamo amici dai tempi del progetto Nashtir, mi chiamò per aiutarli in alcuni live. Beh mi divertii molto e rimasi nella band; successivamente appena ai Methedras servì un nuovo batterista proposi subito Daniele. Con i Methedras abbiamo realizzato il disco “Katarsis”, una bella soddisfazione. Sarò sempre grato a Claudio e agli altri ragazzi per le belle esperienze che ho fatto con loro, mi hanno fatto maturare come musicista e poi c’è sempre una forte amicizia che ci lega.»
ACW (Daniele): «Con i Methedras mi sono levato tante belle soddisfazioni e ho conosciuto musicisti eccezionali facendo date e tour di supporto a grandi band; sono cresciuto molto con loro, sia a livello di live che di studio. Devo ringraziare Pacio che mi ha proposto alla band ed è grazie a lui se tuttora ho la possibilità di suonare con loro. Stiamo lavorando al nuovo album proprio in questo periodo.»
TM: «Avete fatto anche un tour nell’Europa dell’est ai tempi in compagnia dei Destruction, se non ricordo male, avete qualche aneddoto divertente da raccontare su quell’esperienza?»
ACW (Pietro): «Beh con loro ne ho fatti parecchi di show; quello con i Destruction è l’ultimo di una settimana che ho fatto con loro e, come i precedenti, è stato sempre uno spasso! Suonare ogni sera era un sogno che si realizzava ogni giorno, poi io quando sono in tour sono il buffone di turno, mi ricordo che a Sofia avevo insegnato al barista del locale a fare un Cuba Libre perchè non sapeva cosa fosse e ovviamente il tutto è finito in una sbronza colossale! La cosa più bella che mi è rimasta di questi tour è il calore, la fame di musica che ha il pubblico dell’est Europa, oltre all’amicizia di alcune persone di quei paesi con le quali sono rimasto in contatto.»
ACW (Daniele): «Aneddoto??beh….più che altro ci vuole un antidoto…. per fermare la nostra sete! (grasse risate, ndr)»
TM: «Tornando agli AntiClockWise: si tratta di un nome piuttosto insolito, cosa significa per voi e di chi è stata l’idea?»
ACW: «“AntiClockWise” è stata un’idea di Michele: volevamo un nome diverso dal solito e visto che spesso ci piace giocare con i tempi della musica è venuto fuori questo nome. Per me “AntiClockWise” significa poter comporre liberamente senza alcun limite, poter essere libero totalmente e per mia fortuna ho dei compagni d’avventura fantastici, con quella sana follia che ti permette di divertirti e tirar fuori tutto te stesso nella nostra musica.»
ACW (Michele): «Il nome che abbiamo scelto riflette anche il nostro logo, nel realizzarlo ho pensato proprio ad un orologio che rappresentasse anche la possibilità di muoversi nel tempo poiché il tempo è formato da cicli e nei cicli nuovi possiamo trovare sempre qualcosa del passato e del futuro. Per questo vogliamo che la nostra musica sia fuori dal tempo, un’esperienza di energia.»
TM: «E nei testi di che cosa parlate? Avete degli argomenti ricorrenti oppure parlate a ruota libera di ciò che vi accade intorno?»
ACW (Claudio): «Per quel che riguarda “Non Linear Dynamical Systems”, il nostro primo lavoro, non c’è un vero e proprio filo conduttore. Tuttavia man mano che le canzoni si sono scritte da sé, mi sono trovato con questa immagine ricorrente in testa (che si trova in molti libri di fantascienza che ho divorato da ragazzo) di un futuro in cui non saremo più liberi e forse nemmeno più umani: esseri ibridi fatti di carne, ossa, microchip, meccanica, plastica e rabbia. Tuttavia in ogni canzone c’è la ricerca di un nuovo zero, un nuovo inizio. Il titolo si ispira ad un concetto base della teoria del caos…non c’entra molto con il filo conduttore che ha poi legato i brani ma mi è venuto in mente un giorno mentre suonavamo “Dystopia” e dopotutto suonava molto figo (ride, ndr)!»
TM: «Che progetti avete per il futuro?»
ACW (Pietro): «Dopo un po’ di travaglio abbiamo finalmente pubblicato il nostro demo, nel frattempo abbiamo composto un bel po’ di musica per il disco di debutto che dovremmo registrare in primavera. Sperando di trovare nel frattempo qualcuno interessato a pubblicarlo…»
TM: «Come funzionano le dinamiche del gruppo in fase di composizione e durante lavoro in sala prove?»
ACW (Pietro): «Normalmente la composizione parte o da un riff di chitarra che ho in testa o da un giro di basso di Michele. Altre volte invece si parte da un’improvvisazione tra noi insieme, in ogni caso poi ci si lavora tutti insieme in sala prove, lo suoniamo e risuoniamo portando attenzione in ogni dettaglio. Dopodichè una volta fatta una prima struttura del pezzo Claudio costruisce la linea vocale e il testo.»
TM: «Anche l’artwork di “Nonlinear Dynamica Systems” è molto interessante e ben realizzato. L’avete creato voi o avete affidato l’idea a un qualche collaboratore esterno? Di chi è stata l’idea e cosa rappresenta?»
ACW (Pietro): «La copertina è un’opera di Maurizio Piccinelli, nostro amico e batterista dei Veratrum. Io gli avevo dato solo due indicazioni, spiegandogli che le tematiche riguardavano un po’ uomo e tecnologia e dicendogli di lasciarsi ispirare dalla nostra musica. Ha avuto praticamente carta bianca e se n’è uscito con questo splendido lavoro.»
TM: «Mi è parso di capire, durante il concerto, che state lavorando ad un nuovo album e che sarà ispirato al libro “The Road” di Cormack Mc Carty. Diteci qualcosa di più: come mai questa scelta, perché vi ha colpito, in che modo si ripercuoterà sulla scrittura delle canzoni?»
ACW (Pietro): «L’idea di fare un concept su questo libro è stata di Claudio: avevamo già composto qualche brano a livello strumentale e, quando li ha sentiti, è stato proprio lui a proporci la sua idea e io beh, mi sono letteralmente esaltato! E’ sempre stato un mio sogno fare un concept album e questo traguardo mi ha portato a comporre sempre di più; mi sono documentato sulla storia di cui tratta il libro e per la prima volta in vita mia ho provato a comporre musica lasciandomi ispirare dalla storia, una bella sfida che spero riusciremo a vincere!»
ACW (Claudio): «Per le nuove canzoni ho voluto fortemente un concept. E’ un qualcosa che mi ha sempre affascinato, da Tommy dei The Who a The Wall dei Pink Floyd…aggiungetene quanti ne volete… Credo che sia la massima espressione artistica per un gruppo, fonde tutto assieme in un modo che emoziona e coinvolge fino in fondo. Dato che con gli ACW non mi sono mai dato mezze misure credo che puntare al massimo fosse dovuto. La scelta del tema è stata basata molto sull’emozione di un momento, su un film visto una sera e che mi ha colpito e sul libro da cui è stata tratta la storia che ho divorato subito dopo. Ho scelto “The Road” di Cormack McCarty per tutti questi motivi e ogni volta in cui suoniamo “The Road”, con la sua atmosfera disperata, o “Leaves They Fall No More” che parla dell’addio più doloroso che avviene nel libro e che dedico ad una amica recentemente scomparsa, capisco che abbiamo fatto la scelta giusta»
TM: «Avete in mente anche altre date live o vi state concentrando sul demo o su altro ancora?»
ACW (Pietro): «Se tutto va a buon fine dovrebbe venire fuori qualcosa di bello per la prossima estate a livello di live. Nel frattempo siamo molto concentrati sulla composizione di questo concept: non vedo l’ora di terminare la composizione, andare a registrarlo e farlo sentire a tutti! E si cercherà ovviamente di suonarlo il più possibile dal vivo! Ci penso in ogni momento della mia giornata!»
TM: «Bene, direi che siamo giunti alla conclusione e quindi lascio a voi l’onore di chiudere questa piacevole intervista come meglio credete!»
ACW (tutta la band): «Innanzitutto grazie a te per la bella intervista e grazie a voi che la state leggendo, siamo carichi e felici, non vediamo l’ora di farvi sentire la nostra proposta musicale, restate sintonizzati! Vorremmo inoltre chiudere invitando la gente a tenere sempre più in considerazione la scena underground italiana: abbiamo veramente molte band fantastiche in ogni genere di metal, band che non hanno nulla da invidiare a gruppi stranieri e che hanno molto da dire. Supportiamole sempre, sono un patrimonio prezioso di cui si deve andare fieri!»
Intervista raccolta da Stefano Burini, fotografie gentilmente concesse da Daniele Valloscuro e Silvia Belloni.