Are You Experienced? – Die Sünde (Simone Red Carraro)
Black Metal e quadriglia
Intervista a cura di Valentina Rappazzo
Poche cose nella vita stanno veramente male insieme e due di queste sono certamente il Black Metal e il country.
Ho incontrato Simone Red Carraro, chitarrista della band Black Metal patavina Die Sünde. Una serie di sfortunati eventi ci ha condotti, ignari e indifesi, a tenere questa intervista in un locale della zona dove, poveri noi, si teneva una serata country, con costumi a tema e balli (soprattutto quadriglie).
Impavidi abbiamo deciso comunque di farci la nostra chiacchierata: ecco cosa mi ha raccontato.
Ciao Simone, e benvenuto sulle pagine di Truemeta.it : prima di tutto ti ringrazio per il tempo che ci stai dedicando questa sera: partiamo subito con la prima domanda, da dove nascono i Die Sünde?
Grazie a voi! La nostra è in realtà la più classica della nascite delle band, ovvero con progetti che sono improvvisamente finiti, esplosi… ma c’è anche un fondo d’amicizia. Nella formazione originale ci conoscevamo bene o male tutti, quindi amicizia e rispetto … quando appunto ci siamo trovati nella situazione in cui ogni progetto, per un motivo o per un altro, si era chiuso abbiamo preso la palla al balzo e ci siamo detti “OK, facciamo questa cosa assieme!”
Die Sünde, il peccato, come mai questo nome e come mai questa scelta?
Viene da un quadro di Von Stuk visto a una mostra a Rovigo. Stavamo cercando il nome in quel periodo lì e appena l’ho visto mi sono detto “Ci siamo”, perché un po’, sia nel nell’aspetto del quadro stesso che nel suo concetto, vedevo rispecchiato un po’ quello che volevamo dire con la band. Una comunicazione musicale ma anche visiva.
Metacomunicazione, ti ha comunicato quello che tu avresti voluto comunicare…
Esattamente, ho trovato molto affine inoltre l’uso del termine tedesco , ‘il peccato’, l’ho trovato particolarmente evocativo.
Parliamo di ‘Strega’, la nascita, il progetto, il messaggio: il concept è molto complesso e ci piacerebbe approfondire.
La composizione di ‘Strega’ è nata in piena pandemia, eravamo tutti quanti chiusi in casa quindi la nascita non è stata di quelle classiche, trovandosi in saletta, componendo assieme, etc, ma una sorta di sinergia. Partendo da un progetto che poi veniva condiviso con tutti quanti, ognuno metteva la sua parte per far crescere il pezzo finale.
Per ciò che riguarda l’idea, come dicevo eravamo in piena pandemia, è nato un po’ da un pensiero, dal provare a dare una spiegazione a quello che stava succedendo. Quasi per gioco: io ho ben poca fede, anche poco rispetto per la società moderna così com’è attualmente. Per la perdita dei valori che ci sono, per tutto il brutto che si vede accadere e a cui non si riesce tanto a dare una spiegazione. Quindi ho pensato a una persona come me, stanco un po’ del contesto in cui vive, stanco di quello che vede e di quello che sperimenta ogni giorno che improvvisamente decide di evocare questa sorta di entità che arrivi per resettare completamente l’umanità per quella che è. Entità, quella di cui parliamo, che doveva essere femminile perché secondo me la donna ha tutte le carte in regola per essere la chiave di volta di un cambiamento della società: l’idea è stata un po’ questa, di una figura femminile evocata che resetti qualsiasi cosa.
La Strega, è descritta come la triade, l’entità che crea la vita, la piega e la distrugge e dalle sue ceneri crea ancora dando vita ad un processo infinito di circolarità: parlateci di lei, chi è la Strega nel mondo contemporaneo? Si potrebbe intendere come un’entità pagana?
L’idea della strega è nata anche per un po’ mistificare tutto ciò che era legato in epoche passate alla figura della donna, in cui qualsiasi cosa che non veniva capita veniva demonizzata. E inoltre la donna è l’unica in grado di dare una vita, di generare la vita, e abbiamo pensato proprio a questo ciclo continuo in cui abbiamo una nascita, una distruzione e una rinascita ciclica.
Abbiamo parlato di contemporaneità e vorrei legarmi proprio a questo concetto: com’è la scena metal in Italia oggi per l’underground?
Nel post pandemia io ho visto una sorta di rinascita, di spinta nel tornare a vedere i concerti tornare a interessarsi delle band, della musica, della scena e devo dire che, secondo me, abbiamo già fatto qualche passo indietro, attualmente.
Però secondo me la scena è molto sana, nel senso che ci sono dei progetti validissimi: progetti che avrebbero la necessità di avere una considerazione maggiore, una spinta maggiore, perché veramente secondo me non l’abbiamo niente da invidiare a tutte le scene estere .
E di quella locale invece che ci dici?
Se per quella locale intendi padovana, io nel particolare frequentando comunque sale prove, dove si prova regolarmente, ho visto che c’è ben poco cambio generazionale.
Ho visto un po’ un abbandono della nascita della band, del tornare a provare, del tornare a uscire. Non la vedo benissimo e tra l’altro è un gran peccato perché la scena padovana è sempre stata molto, molto, molto florida. In anni passati abbiamo avuto molti posti dove andare a suonare: quindi meno spazio, meno band. Interessi che probabilmente sono un po’ cambiati : c’è speranza ma non si vede la luce, non si vede un futuro.
E trovate differenza tra le esperienze nostrane e quelle estere, anche alla luce dei recentissimi live che avete tenuto?
All’estero mi sembra che ci sia un’attenzione maggiore, forse una fame maggiore: fame di conoscere, di scoprire, di supportare. Non che qui non sia così, anzi, in determinati contesti dove abbiamo suonato nulla da dire, siamo rimasti incredibilmente sorpresi. Però sì, forse questa è la differenza che trovo maggiore oltre al fatto che probabilmente anche nelle strutture dove si suona si sente un pò di differenza (ride)
Visto che si parla di differenze tra Italia ed estero, voglio farti LA domanda che ogni giovane italiano si sente fare a casa: quando ti sposi? (E ci facciamo insieme una risata, perché mi sa che prima o poi questa domanda ce la siamo sentiti, o ce la sentiremo, fare tutti.
A parte gli scherzi, intendevo chiederti quali sono i progetti per il futuro dei Die Sünde?
Siamo attualmente in fase compositiva per l’album nuovo, mi sento di chiamarlo album non perché ‘Strega’ non lo fosse, anche se sostanzialmente era un EP ma comunque un pezzo di una lunghezza considerevole. Un po’ per tutto il lavoro che ci stava dietro l’abbiamo sempre ritenuto proprio come un’uscita integrale. Però sì, ci sarà un album, saranno probabilmente sei pezzi anche qui con un concept alle spalle ma siamo terribilmente lenti, anche nel tentativo di essere estremamente minuziosi e cercare di far le cose nel miglior modo possibile.
Esiste anche un video di ‘Strega’, che proiettate durante i live…
Quando riusciamo, sì.
Come mai questa scelta di proiettare il video durante l’esibizione?
E’ un pò particolare, soprattutto se consideri il fatto che essendo da ventuno minuti … ci siamo domandati dal principio se poteva funzionare la questione di avere un, chiamiamolo, lungometraggio e c’erano molte sfide davanti tra cui far passare un messaggio e tenere alta l’attenzione. E con sorpresa credo che ci siamo riusciti.
Volevamo catalizzare l’attenzione proprio sul messaggio, un po’ sull’atmosfera, anche spersonalizzare un po’ noi stessi. Noi vogliamo essere un mezzo per la nostra musica, non vogliamo essere noi per forza davanti. Sempre per ciò che riguarda il video, devo dire che Elide Blind, la sua regista e creatrice, ha veramente fatto un buon lavoro.
E sì, siamo molto innamorati anche noi del di quel video, anche per tutto quello che c’è dietro, perché c’è stato molto lavoro.
I vostri testi sono in italiano, una scelta particolare per chi fa black.
E’ stata una scelta estremamente naturale, una transizione automatica un progetto precedente che vedeva me e Michael (Michael Foti – voce) suonare assieme. È estremamente naturale per lui esprimersi in italiano.
Lasciami dire che la performance del vostro frontman, Michael Foti, è estremamente coinvolgente. Lui per primo sembra quasi in un altro mondo.
Ci fa piacere che si veda, perché ognuno di noi su questo lavoro qui ha la sua fase di trasporto. Come dicevo per Michael è estremamente naturale cantare in italiano e per tutta la spinta emotiva che possiamo dare al pezzo, il cantato in italiano era il veicolo migliore oltre al fatto che è anche un’anomalia. Proprio perché, come dicevi tu, non ci sono molte band che hanno fatto questa scelta.
Quali sono le band che ti hanno ispirato e ti ispirano, o che hanno segnato la tua crescita musicale?
Allora, posso dire che io, quando ho cominciato a suonare, sono partito proprio da un black metal vecchio stile, quindi parliamo di Mayhem, parliamo di Satyricon, parliamo di Immortal.
Se invece devo dire le tre band che mi hanno formato di più, sono sicuramente Misfits, Deftones e Poison the Well.
Dopodiché sulla scena invece attuale, perché sono passato per una valanga di band nel mezzo, attualmente potrei dirti Chelsea Wolfe, Amenra e sicuramente Celeste.
Hai già parzialmente risposto a questa domanda, ma ci puoi anticipare se ci sarà un full lenght in uscita e quando?
Vorrei dirvi entro la fine dell’anno ma non ne sono così sicuro! Siamo molto lenti perché ci teniamo a far le cose bene, anche qui stiamo cercando il giusto contorno alla musica che faremo e quindi sì … ci vorrà un pò di tempo.
Io ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato e ti lascio con un’ultima domanda, quali sono le prossime date dei Die Sünde, dove possono venire a sentirvi i lettori di Truemetal.it?
Il 12 Aprile saremo all’Alchemica Music Club a Bologna , e torniamo a Torino il 20 Aprile. Grazie a voi per tutto il tempo che mi avete concesso!
I Die Sünde sono:
Michael Anthony Foti – Voce
Simone Red Carraro -Chitarra
Davide Rovizzi – Chitarra
Nicola Rizzo – Basso
Filippo Baccega – Batteria