Armored Saint (Joey Vera)
Sicuramente fra i ritorni sulle scene più attesi, quello degli Armored Saint non ha certamente tradito le aspettative. La Raza, infatti, ci mette di fronte ad una band in forma smagliante che, per fortuna, non ha perso nemmeno una minimo della vena creativa che caratterizzava il suo passato, nonostante ci siano voluti ben dieci anni per ascoltare un nuovo studio album. Per l’occasione abbiamo raggiunto Joey Vera, mastermind, produttore e bassista della band, per parlare di questa nuova e ottima uscita. Buona lettura.
Ciao Joey, “La Raza” arriva a dieci anni di distanza dalla release
dell’ultimo “Revelation”. Quand’è che avete deciso di registrare un nuovo album
con gli Armored Saint?
Io e John ci siamo ritrovati a scrivere qualche pezzo insieme a maggio del 2008.
Abbiamo iniziato a scrivere soprattutto perché non lavoravamo insieme da un bel
po’ di tempo. Poi, solo qualche mese fa abbiamo deciso di utilizzare questo
materiale per un nuovo album degli Armored Saint.
“La Raza” è un termine utilizzato in Spagna. A cosa si riferisce di preciso,
e come mai avete deciso di sceglierlo come titolo per il nuovo disco?
Il termine, che sarebbe più precisamente “Viva la Raza”, per noi rappresenta un
sinonimo di orgoglio, perché ci sentiamo orgogliosi delle nostre origini. È
stato John a scrivere il testo, che si riferisce più che altro all’intero genere
umano, e quindi non solo a singoli individui come noi. Così ha deciso di
intitolarlo “La Raza”. Il pezzo è venuto fuori talmente bene che abbiamo deciso
di utilizzarlo anche come titolo del nuovo album, essendo anche piuttosto fresco
e diretto.
Che ne dici di parlarmi di come si sono svolte le fasi di composizione del
disco?
L’Obiettivo iniziale era quello di scrivere principalmente dei buoni pezzi.
Abbiamo cercato di non auto-imporci alcun obbligo, soprattutto quello di fare
paragoni con i dischi del passato o anche con le tendenze attuali, senza
fregarcene di quello che avrebbe voluto il pubblico o di che reazione avrebbero
avuto una volta pronto il disco. Per il resto, ho cominciato con il far
ascoltare a John alcune tracce in versione demo, in modo che lui potesse
scriverci su i testi. Poi abbiamo registrato le parti vocali nel mio studio,
passando successivamente anche agli altri pezzi, registrando altre versioni demo
da far ascoltare a resto della band, arrivando, alla fine, a completare il tutto
nel giro di un anno.
Credo che “La Raza” sia un disco orientato verso un sound “vecchio stampo” e,
allo stesso tempo, con una buona dose di elementi che definirei “moderni”. Sei
d’accordo con me?
Sì, Non c’è dubbio che io sia stato influenzato dall’hard rock settantiano, e
non ho fatto nulla per nasconderlo, ovviamente. Per lo stesso motivo ho
provato anche a rendere questo nuovo lavoro un tantino più moderno. Forse questa
è solo una conseguenza di quello che ho ascoltato ultimamente. Voglio dire, di
recente non ho fatto altro che ascoltare solo ed esclusivamente dischi composti
negli ultimi cinque anni!
Ci sono invece pezzi che ti piacciono di più rispetto ad altri, e perché? Ad
esempio, penso che già la sola “Left Hook From Right Field” possa essere
considerata come la migliore del disco…
Direi che già la sola title-track sia molto buona. Poi anche Chilled, Black Feer,
Head On… questi sono tutti pezzi un po’ “atipici” per il nostro sound, e la
voce di John li rende comunque ottimi!
Avete già avuto l’occasione di suonare qualche nuovo pezzo dal vivo?
No, per adesso non ne abbiamo ancora inserito nessuno in scaletta.
Che reazioni ti aspetti invece dopo la release di questo nuovo studio album?
Devo essere sincero? Non mi aspetto proprio nulla.
Parliamo un po’ del passato: dal 2004 al 2005 hai suonato insieme agli
Anthrax. Come ti sei trovato a lavorare con Scott Ian e gli altri membri della
band?
È stata un’ottima esperienza. Ho avuto l’occasione di visitare posti in cui non
ero mai stato prima, e anche di suonare di fronte ad un pubblico incredibile.
Davvero, è stato un gran bel periodo.
A questo proposito, sapresti dirmi se John Bush rimarrà a suonare con gli
Anthrax e se registrerà le parti vocali dell’ormai attesissimo “Worship Music”?
Non saprei risponderti, al momento. John non ha ancora deciso cosa fare.
Sei un musicista impegnato su più fronti, e spesso ti ritrovi a suonare molti
generi differenti l’uno dall’altro. A quale genere musicale ti senti più
legato?
A nessun genere in particolare, è tutto riconducibile alla sola parola “musica”
per me.
E per quanto riguarda i gruppi con i quali ai suonato, hai preferenze? Nel
corso dell’Evolution Festival del 2007, qui in Italia, ti ho visto suonare
addirittura con due band (Fates Warning e Nevermore) nella stessa giornata e
sullo stesso palco…
Mi piace qualche cosa di differente da ciascuna band. Ho sempre avuto molto da
imparare da ogni gruppo con il quale ho avuto modo di suonare, ed ogni
esperienza è sempre stata molto gratificante.
Devo dire che ho sempre apprezzato il tuo modo di suonare il basso, e ti
considero come uno dei migliori musicisti attualmente in circolazione. Che ne
dici di parlarmi del tuo background e degli artisti che ti hanno aiutato a
crescere come musicista?
Ho imparato a suonare da autodidatta. Ho cominciato suonando la chitarra all’età
di quattordici anni per poi passare al basso verso i sedici. Inizialmente
ascoltavo soprattutto gruppo come Queen, Kiss, Black Sabbath… all’età di
diciotto anni ho conosciuto Jaco Pastorious, e da lì ho cambiato totalmente il
mio modo di suonare il basso. E così ho cominciato ad avere sempre più
un’impostazione jazz-fusion, stile che tra l’altro continuo a tenere vivo anche
tutt’ora. Arrivato ai trent’anni di età ho cominciato a studiare anche armonia e
teoria, e, ancora una volta, ho cambiato nuovamente il mio modo di suonare. Fra
i bassisti che mi hanno influenzato direttamente, oltre allo stesso Jaco,
citerei anche Marcus Miller, Stanley Clarke, Louis Johnson, Verdine White,
Geezer Butler eJohn Paul Jones.
E per quanto riguarda i Fates Warning, ci sono novità in arrivo anche per
loro?
Sì, ci sono alcune novità. Quella più importante è che cominceremo a registrare
il nuovo disco entro i prossimi due mesi.
Che programmi avete in mente per il prossimo futuro?
Presto registreremo il video per il singolo “Left Hook from Right Field”. Penso
che faremo tutto entro il prossimo mese.
Ok, Joey, questa era la mia ultima domanda. Lascio a te le ultime parole per
concludere l’intervista.
Non posso fare altro che dire quanto siamo fortunati ad avere dei fan così
fedeli alla nostra band, quel tanto che basta per avere la pazienza di aspettare
ben dieci anni per ascoltare una nostra nuova release. Vi siamo molti grati per
questo. Grazie!
Angelo ‘KK’ D’Acunto