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Artillery (Michael Stützer)

Di - 8 Giugno 2009 - 0:00
Artillery (Michael Stützer)

Il 13 giugno si avvicina e per i thrasher italiani la parola d’ordine è una sola: Hellbrigade Festival. Il Thunder Road di Codevilla (PV) ospiterà una ricca selezione di band nostrane (Longobardeath, Methedras, Brain Dead, Adimiron, National Suicide, Ancient Dome) e due colossi del genere: Artillery e Whiplash. TrueMetal ha raggiunto Michael Stützer, chitarrista dei danesi, per fare il punto della situazione. Buona lettura!

Federico Mahmoud

Ciao Michael e benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it! Partiamo dalle novità: “When Death Comes” è in uscita, cosa ci aspetta?

Lo considero un album piuttosto fedele alle nostre radici, in quanto racchiude elementi di tutti i lavori che l’hanno preceduto, da “Fear of Tomorrow” a “B.A.C.K.”. Per certi versi è più affine a “By Inheritance”, non tanto per come suona ma per il feeling che mi trasmette. D’altra parte, l’ingresso di Søren (Adamsen, il nuovo cantante, NdR) ha portato una ventata di freschezza: gli Artillery hanno raggiunto un livello più alto.


Artillery 2009: Morten Stützer, Søren Adamsen, Michael Stützer, Carsten Nielsen, Peter Thorslund

Ho letteralmente consumato nell’attesa “When Death Comes” e “10.000 Devils”, due anteprime dal nuovo disco. Mi è venuta l’acquolina! I brani dispensano riff potenti, al fulmicotone e melodie pregevoli, ma non suonano come banali “cover” del vostro repertorio, sei d’accordo?

Sono davvero felice delle tue parole, perché tutti noi riteniamo che “When Death Comes” sia il miglior lavoro “di squadra” da molti anni a questa parte. Credimi, abbiamo ancora fame e ambizioni da vendere, vogliamo dimostrare ai fan che amiamo tuttora suonare questo genere di musica. C’è un interesse crescente intorno alla band e considero questo album come una nuova chance per noi.

“Delusions of Grandeur” e “Uniform” furono già incise per “Mind Factory”, demo datato 1991: avete ritoccato gli arrangiamenti? Ci sono altri brani pescati da vecchie sessioni?

No, gli arrangiamenti sono piuttosto fedeli alle versioni originali. Inizialmente doveva trattarsi di due bonus track, ma il prodotto finale ci è piaciuto a tal punto che non abbiamo esitato a inserirle nella tracklist ordinaria.

Capitolo testi: vuoi darci qualche anticipazione sui temi trattati?

Sono più o meno gli stessi di sempre. Ci sono testi che fanno riferimento alla religione, altri a situazioni di morte o ingiustizia. Tematiche sociali, quotidiane, fondamentalmente.

Gli ultimi anni sono stati forieri di soddisfazione per gli Artillery: il vostro catalogo è stato ristampato, sono usciti un box e un CD/DVD dal vivo. Come giudichi le reazioni di fan e addetti ai lavori? Vuoi tracciare un bilancio?

Il bilancio è senz’altro al di là di ogni aspettativa. Sapevamo di poter contare sui nostri fan, ma onestamente non credevamo fossero così tanti. Abbiamo ricevuto un feedback incredibile e ne siamo infinitamente grati. Sembra quasi che alla fine, dopo tanto penare, gli Artillery abbiano meritato un po’ di fortuna.

Ho sempre considerato “By Inheritance” un album tra i più sottovalutati in campo thrash. Cosa non funzionò all’epoca? La distribuzione? Una promozione deficitaria? L’inesorabile declino “commerciale” del thrash metal?

Una serie di fattori negativi. All’epoca, lasciai perché stufo dell’egocentrismo di Flemming (Rønsdorf, NdR): fu responsabile della cancellazione di alcuni tour, per via di pretese economiche non corrisposte; ironia della sorte, Flemming abbandonò la barca tre mesi dopo. Carsten seguì a ruota e a quel punto, con i soli Peter e Morten a reggere il timone, la band non superò il 1992. Oltre ai dissidi interni, la scena in quegli anni andò mutando repentinamente e la Roadrunner finì per scaricarci.

L’input di Flemming Rasmussen fu determinante nelle registrazioni di “By Inheritance”: che memorie conservi di quell’esperienza? Fu difficile relazionarsi con un produttore dal passato ingombrante, considerati i trascorsi con i Metallica?

Avevamo conosciuto Flemming proprio tramite i Metallica: durante le registrazioni di Ride the Lightning e Master of Puppets, provavano abitualmente nella sala che dividevamo con i Mercyful Fate. La scelta di affidarci a Flemming è stata naturale, perché era un amico e sapevamo quanto apprezzasse la nostra band. È stata un’esperienza molto divertente, conservo ottimi ricordi di quel periodo!


Back in the day: Artillery ai Sweet Silence Studios con Flemming Rasmussen

A mio parere, l’arma in più degli Artillery è sempre stata la voce di Flemming Rønsdorf: un cantante atipico per una band speed/thrash, capace di svariare tra i registri e infondere un tocco “melodico” al vostro repertorio – sei d’accordo?

Concordo, non potrei descriverlo altrimenti. Flemming ha un talento incredibile, tuttavia ha spesso peccato d’impegno nel corso degli anni; non conto le occasioni in cui la band ne ha patito la scarsa professionalità. Ma guardiamo avanti: quando sentirete il nuovo album, sono certo che riconoscerete a Søren una voce altrettanto unica!

Siete rimasti in contatto? Come si guadagna da vivere? Ho letto da qualche parte che suona in una cover band dei Beatles, è una notizia attendibile?

Sì e no, in verità non ci parliamo più. Quando abbiamo riunito tutti i membri “storici” degli Artillery per la consegna del box (Through the Years, NdR), le sue ultime parole sono state “vediamo quanta strada farete senza di me”. So che si esibisce a matrimoni e feste proponendo cover di Beatles, Abba e altri: è diventato un lavoro a tempo pieno. Nonostante tutto, gli auguro il meglio per il futuro!

A dirti la verità, durante la visione di “One Foot in the Grave…” non fui particolarmente impressionato dalla performance di Søren, ma ho cambiato parere dopo aver ascoltato “When Death Comes”. Raccontami come vi siete incontrati.

Sai, non è mai facile sostituire un cantante, specie di una certa levatura, e lo show a cui ti riferisci era soltanto il terzo per Søren! Tuttavia eravamo certi delle sue potenzialità, ha già fatto enormi progressi con il vecchio repertorio e sul nuovo album canta benissimo. Alle audizioni era soltanto il secondo candidato, ma siamo stati immediatamente concordi nel giudicarlo la persona giusta da un punto di vista tecnico e umano. Dobbiamo ringraziare il cantante degli Anubis Gate, che ce l’ha presentato!

Facciamo un passo indietro, negli anni Ottanta. Che ricordi hai dei tuoi esordi nei Devil’s Symphony? Quali erano i vostri gruppi di riferimento?

Furono anni di grande divertimento, eravamo alle prime armi con gli strumenti e stavamo letteralmente “imparando” a suonare heavy metal. Eravamo ispirati da Black Sabbath, Grand Funk Railroad, Accept e altri gruppi, più avanti i Mercyful Fate.


La band nel 1985 (Fear of Tomorrow era)

“Fear of Tomorrow” e soprattutto “Terror Squad” dovevano rappresentare il salto di qualità, ma la band non ricevette un supporto adeguato da parte dell’etichetta. Se potessi riscrivere la storia, firmeresti ancora per la Neat?

Inizialmente il supporto fu totale, ma la Neat perse molti soldi dietro ai Venom (o almeno, così ci fu raccontato all’epoca) e, tra gli altri, furono gli Artillery a pagarne le spese. La pubblicazione di “Terror Squad” fu rimandata per oltre un anno e ciò fu motivo di grande frustrazione all’interno della band. A posteriori, non credo che firmeremmo di nuovo il contratto.


Artillery e Slayer dopo un concerto a Copenhagen

In passato avete diviso il palcoscenico con leggende del calibro di Metallica, Slayer, Destruction, King Diamond, Kreator e varie formazioni underground. Con chi avete legato di più? Ricordi una band che vi impressionò particolarmente?

I rapporti con Mercyful Fate e King Diamond erano radicati, perché nostri connazionali; abbiamo trascorso parecchio tempo anche con i Metallica, perché tra il 1985 e il 1989 erano spesso dalle nostre parti. Scegliere la migliore live band è un’impresa ardua, ognuna a suo modo dimostrò grande talento.

Come recita la vostra biografia, nel 1989 foste invitati a suonare in Unione Sovietica: a posteriori, come giudichi quell’esperienza? Per quale motivo vi rispedirono al mittente dopo sole sei esibizioni?

È davvero arduo descrivere a parole la realtà dell’Unione Sovietica in quegli anni, ma ricordo la tournée come un’esperienza insolita e gratificante. Immagina una thrash band esibirsi in un palazzetto da tremila o cinquemila spettatori, per metà headbangers accorsi in massa all’evento e l’altra metà composta di politici ed esercito. L’opinione pubblica non era preparata all’idea di giganteschi mosh-pit e ne fu shockata, per quanto si trattasse di un elemento integrante dei concerti. Decisero infine di rispedirci a casa, bollati come “western decadence”.

Che mi racconti delle date in Italia? In precedenza avete suonato come headliner al Revenge of True Metal festival: era il giugno di un anno fa, a Rovereto…

In Italia ci siamo divertiti molto, nonostante la pioggia battente durante il nostro set. Ho seguito e apprezzato molte formazioni locali di valore. Ci siamo goduti la permanenza (grazie a Bob e Laura, Tequila!!!) e non vediamo l’ora di tornare dalle vostre parti. Appuntamento a giugno!

Apriamo una parentesi su Missing Link, ancora di salvezza per i fratelli Stützer dopo lo split degli Artillery: come giudichi quell’esperienza?

È stata una fase prolifica e meno turbolenta della mia carriera, almeno se rapportata ai precedenti con gli Artillery. Come Missing Link abbiamo pubblicato due full-length e un mini-CD.

Dopo una lunga e, per certi versi, frustrante carriera, tiriamo le somme: quali sono gli obiettivi degli Artillery nel 2009? Quali le aspettative riposte in “When Death Comes”?

Ripartiamo con grandi ambizioni, motivati dai feedback ricevuti in questi ultimi anni dai fan e dalla stampa: i tempi sono maturi per una riscossa. Vogliamo dimostrare ai nostri sostenitori che la band è davvero tornata (scrive proprio “B.A.C.K.”, NdR) per incidere dischi e suonare dal vivo.

Bene, siamo giunti al capolinea. Ti ringrazio di cuore per la disponibilità, puoi salutare i nostri lettori come preferisci.

Voglio ringraziare tutti i nostri fan, in special modo quelli italiani, che spero di incontrare presto in tour!