At Vance (Olaf Lenk)
Di poche parole, “minimalista” come il titolo del nuovo album (“VII”), ma dalle idee molto chiare, Olaf Lenk ci ha parlato della nuova creazione della SUA band, gli At Vance. Il perché del maiuscolo? Lo capirete dalla lettura. Buon divertimento, per quanto breve.
Intervista a cura di Mattia Di Lorenzo.
Ciao Olaf, sono Mattia, di Truemetal!
Ciao!
Ti contattavo per sapere qualcosa di più sul vostro nuovo album, “VII”. È di sicuro un buon album: il sound è molto “At Vance” soprattutto. E in tal senso il vostro scopo è rispettato. Cosa ti aspetti di particolare dalla sua uscita?
Ho cercato di esprimere il 110% di me, come al solito. Al momento le reazioni sono molto più positive di quanto mi aspettassi. Sono davvero contento che i fan non abbiano avuto problemi per il cambio di line-up.
VII è un album sicuramente Power. Ma hai seguito anche influenze nuove, in canzoni come “Friendly Fire”, o nelle tracce-killer “Cold As Ice” e “Shiver”. Che ne dici?
Sì. Mi sono sentito libero e rilassato nello scrivere quelle tracce, perché Rick (Altzi, ndr), il nuovo cantante, si è inserito alla perfezione nel progetto At Vance. Sono contento di non aver dovuto combattere con un diverso punto di vista, come era stato in passato con Mats Leven.
Io comunque preferisco le canzoni più spinte, come “Victory”, “Shine” o “Golden Leaves”! Magari sono un po’ meno innovative, ma di sicuro sono molto immediate!
Quelle sono le canzoni più in stile “ At Vance”, e sono felice che Rick le apprezzi. Questo è davvero buono per me. Non penso che a Mats sarebbero andate giù così facilmente.
Una piccola cosa mi ha sorpreso: la mancanza di reinterpretazioni della musica classica nel nuovo album. Tu sei famoso per questo, e anche se alcuni fan non apprezzano molto, di sicuro è un tuo elemento di forza. Come mai la decisione di rompere con la tradizione?
In verità ho messo una versione del “Preludio in Sol Maggiore per Violoncello” di Bach come bonus-track dell’edizione speciale giapponese, quindi in qualche modo ho rispettato la tradizione.
Il titolo: “VII” mi fa un’impressione un po’ minimalista. Io ho una mia idea a riguardo: tu vuoi mostrare che la band è forte e salda, che siete sempre i migliori malgrado i cambi di line-up. Ho ragione?
Be’, per essere onesto nulla è davvero cambiato negli anni passati. L’unica cosa che cambia è che stavolta ho scritto chi ha suonato con me nell’album. I membri passati, eccetto i cantanti, erano lì solo per essere presentati in sede live.
Ma andiamo al punto cruciale: il nuovo cantante, Rick. È molto bravo, sicuro! E tu sembri davvero molto orgoglioso del suo lavoro… Però, cambiare due cantanti nel giro di pochi anni è un colpo duro da digerire per i fan, come anche tu accennavi. È vero che lo stile non è cambiato, però…
“At Vance” è la mia creatura (“my baby”, ndr), ho tentato di mantenere lo stile attraverso gli anni, sebbene abbia deciso di cambiare il cantante. Rick ha il tipo di voce che va benissimo per gli At Vance, una voce maschile forte e rude, in grado però di essere anche molto melodica, e di raggiungere grandi altezze se necessario. Inoltre è un ragazzo davvero simpatico: andiamo molto d’accordo, e siamo buoni amici in privato, cosa per me molto importante in questo periodo.
Mi è piaciuto molto l’artwork di “VII”. È probabilmente il migliore dei vostri. La ragione è semplice: i colori. Quando la gente entra nel negozio e dà un’occhiata ai cd, il vostro non può non saltare all’occhio! Specialmente con quel raggio di luce accecante! L’idea di base?
“I forti devono proteggere i deboli”, soprattutto le donne. Non intendo che le donne siano deboli in generale… Semplicemente vedo il mio ruolo come quello di un padre che deve proteggere la sua famiglia o chi è troppo debole per farcela.
Un sentimento molto nobile! Parlando della produzione… è perfetta! Sei un maestro anche in questo ormai! Il segreto?
Ah ah! Non so proprio che dire su questo! Cerco solo di fare il meglio possibile, per quanto mi consentano le mie possibilità.
Una domanda sul Power in generale. Penso che i Maestri lo stiano un po’ tradendo, ultimamente: cercano tutti di suonare “più heavy”, ma talvolta non hanno un’idea molto precisa in testa, e commettono degli errori. Tu invece sei fedele alla tradizione. Riesci a suonare Power, facendo musica buona e non scontata. Cosa non facile! La tua posizione a riguardo?
Sì, penso che tu abbia ragione. Basta non essere troppo commerciali. Io cerco solo di essere me stesso creando in modo saggio arrangiamenti, composizioni, e legando il tutto con una buona produzione.
Riguardo agli ultimi tour: esperienze speciali che vuoi ricordare? Impressioni dagli show italiani?
Italiani e Spagnoli sono i migliori: sono molto aperti alla musica e al suo fascino. Sanno come lasciarsi andare. I fan tedeschi sono molto più rigidi a confronto.
Sangue mediterraneo non mente! Le prossime mosse? Stai programmando un nuovo tour?
Le recensioni ottenute finora per “VII” sono fantastiche, e abbiamo già avuto molte offerte per il tour. È solo una questione di organizzazione adesso. Dobbiamo decidere il “ pacchetto” più vantaggioso.
Bene! Concludiamo da tradizione con un bel messaggio ai fan italiani!
È sempre un piacere suonare in Italia, spero di tornare da voi il più presto possibile!
Fino ad allora… stay “at vanced”! E grazie per l’intervista!
Grazie a te Olaf! Ci vediamo in occasione del tour dunque! A presto!