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Athena XIX: l’ascolto in anteprima di “Everflow Part 1: Frames of Humanity”

Di Marco Donè - 3 Ottobre 2024 - 11:00
Athena XIX: l’ascolto in anteprima di “Everflow Part 1: Frames of Humanity”

25 ottobre 2024: una data fondamentale per la scena metal italiana, e non solo. Un’entità del passato ha infatti deciso di fare il suo ritorno e, proprio in quella data, manifesterà la propria essenza, la propria energia, ci irradierà con la propria aura. Stiamo parlando dei leggendari Athena, la band del sensazionale “A New Religion?”, album uscito nel 1998, una delle perle della musica dura italiana, sfornata in quel periodo. All’epoca, gli Athena erano soprattutto noti per essere la formazione toscana con alla voce Fabio Lione. Il mito è arrivato dopo. E il talentuoso cantante pisano, che nella sua carriera ha prestato la voce in numerosi gruppi e lavori di classe assoluta, ha forse realizzato la propria migliore prestazione al microfono – per espressività, teatralità e pathos – proprio in “A New Religion?”. Beh, quegli Athena, oggi Athena XIX, decidono di tornare in scena con disco tutto nuovo, intitolato “Everflow Part 1: Frames of Humanity”. L’intento è chiaro: dare un seguito al leggendario “A New Religion?”. Eccovi, quindi, il track by track dell’album, un succoso antipasto in cui cercheremo di entrare nell’universo Athena XIX, con l’ambizione di scoprire ogni dettaglio del nuovo “Everflow Part 1: Frames of Humanity”.

 

Frames of Humanity

Il disco si apre con la title track della prima parte del concept, ‘Frames of Humanity’. La canzone è nota, visto che abbiamo potuto apprezzarla nella veste di secondo singolo estratto da “Everflow Part 1: Frames of Humanity”. Questa prima traccia è un autentico caleidoscopio in musica, ricca di evoluzioni e pathos, forse il pezzo più teatrale dell’album. Per alcune soluzioni melodiche, ‘Frames of Humanity’ ci riporta un po’ a ritroso nel tempo, creando un ponte tra gli Athena di “A New Religion?” e i Kamelot dei primi anni Duemila. Gli Athena XIX si presentano in forma strepitosa, la canzone, infatti, regala una prestazione eccezionale dei singoli, sia dal punto di vista tecnico che – soprattutto – compositivo. Spicca in particolare la prova di Gabriele Guidi alle tastiere, capace di donare colore ed espressività a ogni passaggio. E se puoi contare sulla voce di Fabio Lione, beh, il gioco è fatto. Che inizio!

Legacy of the World

Altro pezzo di grande qualità, caratterizzato da ritmiche serrate, aperture riflessive e un ritornello che definire strappaorecchi è dire poco. ‘Legacy of the World’ è una di quelle canzoni che acquista fascino ascolto dopo ascolto. È un pezzo in cui lo spirito di “A New Religion?” è facilmente riconoscibile, riportato in vita con una chiave di lettura figlia del 2024. ‘Legacy of the World’ rientra tra gli higlight di “Everflow Part 1: Frames of Humanity”.

The Day We Obscured the Sun

Il titolo dice tutto: ci troviamo al cospetto della traccia più cupa dell’album. ‘The Day We Obscured the Sun’ è un pezzo intricato, in cui il basso di Alessio Sabella e la chitarra di Simone Pellegrini risultano assoluti protagonisti, sorretti da un Matteo Amoroso sugli scudi. Nella parte centrale della canzone incontriamo un break pesantissimo, seguito da un’apertura melodica che ci conduce nuovamente alle trame intricate incontrate a inizio traccia. La prova di Fabio Lione al microfono punta sì a vivere l’oscurità del pezzo, ma soprattutto a rendere più accessibili le complessità di ‘The Day We Obscured the Sun’. Si continua con classe e maturità, insomma!

The Seed

Dopo l’oscurità di ‘The Day We Obscured the Sun’ incontriamo la velocità, l’aggressività, la rabbia di ‘The Seed’. La canzone è un vero assalto frontale, in cui gli Athena XIX mettono in risalto soluzioni moderne mescolate al retaggio di “A New Religion?”. La prova dei singoli è semplicemente stellare. Anche in ‘The Seed’, come per ‘Frames of Humanity’, incontriamo grande teatralità, con continue aperture melodiche, una canzone in continua evoluzione, che regala grandi emozioni. Bellissima la parte con sole tastiere e voce, che incontriamo una volta ultimato l’elegante assolo di Simone Pellegrini. Un passaggio delicato che valorizza ancor di più il ritornello, pronto a esplodere subito dopo. Un chorus riuscitissimo, in classico stile Fabio Lione.

I Whish

Altro pezzo noto, visto che è il terzo singolo estratto da “Everflow Part 1: Frames of Humanity”. ‘I Wish’ è l’ennesimo capitolo in cui complessità e melodia, aggressività e delicatezza, sono elementi in contrapposizione che vengono mescolati con sapienza dagli Athena XIX. Elementi che rappresentano alla perfezione il pezzo, l’album e la versione 2024 degli Athena XIX. Da segnalare la grande prova di Gabriele Guidi alle tastiere, sempre pronto a donare le giuste atmosfere, i giusti colori a ogni parte. Una costante che caratterizzerà l’intero album. Come non citare, poi, la prova di Fabio Lione al microfono, con un altro ritornello riuscitissimo, e la presenza di Roy Khan, pronto a duettare con il cantante toscano.

The Calm Before the Storm

Un inizio ipnotico, frutto delle visioni oniriche di Gabriele Guidi; una parte strumentale diretta e potente, con autentiche frustate sul rullante di Matteo Amoroso; una strofa cupa e introspettiva – sussurrata da Fabio Lione – e un ritornello elegantissimo, che si fa cantare già al primo ascolto. Ennesimo centro, ennesimo pezzo riuscito, ennesima canzone ricca di dinamica, con continui sviluppi ed evoluzioni.

 

 

What You Most Desire

Incontriamo un’altra traccia caratterizzata da trame intricate, interpretate con personalità e teatralità da un Fabio Lione in forma stellare. Forse ci ripeteremo, ma la bellezza dei pezzi di “Everflow Part 1: Frames of Humanity” è il continuo progredire in qualcosa di nuovo, di diverso, con il chiaro intento di stupire, di trasmettere emozioni. ‘What You Most Desire’ è l’ennesimo capitolo che rappresenta alla perfezione quanto appena scritto. Un pezzo caldissimo, carico di pathos, nonostante le trame intricate che compongono la strofa. Il ritornello è un altro colpo di classe, di estro, di genialità messo a segno da Fabio Lione. Un ritornello che sorprende, in particolare se consideriamo l’articolato tappeto sonoro su cui Fabio lascia esplodere tutta la bellezza della sua voce. E che dire della parte strumentale – sorretta da uno strepitoso Alessio Sabella al basso – in cui spicca l’elegante assolo di Gabriele Guidi alle tastiere? “Everflow Part 1: Frames of Humanity”, pezzo dopo pezzo, continua a stupire.

The Conscience of Everything

Incontriamo quindi il primo singolo estratto da “Everflow Part 1: Frames of Humanity”, la canzone scelta come biglietto da visita dell’album. Ennesimo caleidoscopio in musica, che rappresenta alla perfezione il trademark Athena XIX. Qui vi è condensata tutta l’idea artistica del combo toscano, con partiture intricate, arrangiamenti curatissimi, atmosfere ricercate ed eleganti, dinamica, colore. E quel ritornello, poi… Non male come biglietto da visita!

Where Innocence Disappears

Con ‘Where Innocence Disappears’ ci addentriamo nella parte finale dell’album. Nelle battute conclusive di “Everflow Part 1: Frames of Humanity” incontriamo delle atmosfere dallo spiccato animo introspettivo. Le composizioni rallentano in velocità e si fanno cupe e riflessive. Anche le melodie scelte tendono a mettere in risalto colori più cupi, così come l’operato di Gabriele Guidi alle tastiere. Ascoltando l’album dall’inizio alla fine, arrivati a ‘Where Innocence Disappear’ si nota subito il cambio di colore. ‘Where Innocence Disappears’ riesce a mettersi in luce proprio grazie a queste diverse sfumature.

Idle Mind

Altra traccia carica di pathos. ‘Idle Mind’ si sviluppa attraverso un’evoluzione continua: si parte con dalle atmosfere oniriche, in cui le tastiere di Gabriele Guidi fanno la voce grossa. La canzone prosegue poi con una strofa pesantissima e aggressiva, fino ad arrivare al ritornello. Quest’ultimo risulta riuscito ma, forse, meno immediato di quanto “Everflow Part 1: Frames of Humanity” ci aveva fin qui abituato. I colori continuano a essere più cupi rispetto alla prima parte dell’album, per una traccia dalla spiccata anima teatrale.

Synchrolife

La canzone più complessa del disco. La traccia è sorretta da soluzioni ritmiche moderne, per dare poi spazio ad aperture melodiche, fino ad arrivare a degli inserti operistici. La parte strumentale è davvero complessa, con continui cambi di tempo e atmosfere. Nonostante la sua struttura articolata, ‘Synchrolife’ riesce a lasciare il segno a partire dal primo ascolto, grazie a una grande personalità che dona fascino alla traccia.

Inception

“Everflow Part 1: Frames of Humanity” si chiude con ‘Inception’, canzone caratterizzata da una strofa delicata e suadente. A dominare la scena ci pensano le atmosfere cupe e introspettive, capaci di entrare nell’animo dell’ascoltatore, di toccarlo nel profondo. Splendido il ritornello: melodico e, allo stesso tempo, caratterizzato da sfumature malinconiche. Una canzone elegante, degna conclusione di un disco superlativo.

The Departure

È l’outro orchestrale, carico di suspence e atmosfere che trasmettono riflessione, ansia e timore misto a sofferenza. I colori scelti si sposano alla perfezione con le atmosfere dell’album: teatralità fino alla fine, insomma.

 

CONCLUSIONI

Cosa dire, quindi, di “Everflow Part 1: Frames of Humanity”? Che ci troviamo al cospetto di un album candidato a ricoprire il ruolo di disco dell’anno. Le composizioni sono intrise di classe, ispirazione, teatralità. Risultano fresche, coinvolgenti, cariche di pathos, trascinanti. I suoni, poi, sono curatissimi e valorizzano il lavoro messo a segno dagli Athena XIX. “Everflow Part 1: Frames of Humanity” è quindi un disco in cui nulla è lasciato al caso, un lavoro certosino, in cui dei talentuosi musicisti hanno dato libero sfogo a tutta la propria visione artistica. Approfondiremo ulteriormente l’album con la nostra recensione, che uscirà in prossimità della pubblicazione del disco. Questo antipasto, intanto, credo abbia stuzzicato, e molto, l’appetito di tanti appassionati.

Marco Donè