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Autopsy (Chris Reifert)

Di Vittorio Sabelli - 22 Luglio 2013 - 22:24
Autopsy (Chris Reifert)

Umiltà e grande sacrificio gli ingredienti base di una vera e propria leggenda del death metal. Si presenta così Chris Reifert, leader degli Autopsy e tra i padri fondatori del genere. Dagli inizi con Chuck Shuldiner fino al recente The Headless Ritual scorriamo tra le righe la chiacchierata con True Metal.

 

 

Ciao Chris, a nome di TrueMetal ti ringrazio per l’intervista. Poiché la tua presenza è stata essenziale per la nascita del death metal, inizierei chiedendoti che tipo di ambiente musicale hai frequentato nella metà degli anni ’80, e  come è nato il genere. Quali erano i musicisti che insieme a te sono stati fondamentali per il death metal?

Grazie per le bellissime parole. Diavolo! ma sono solo una gran canaglia che sguazza nella musica pesante. Ho iniziato ascoltando Kiss, AC/DC, Alice Cooper, poi ho scoperto i Black Sabbath, Motorhead e Iron Maiden, poi Venom, Slayer, etc. Credo sia stata un’escalation di brutalità. Ricordo che mi eccitava da paura ogni cosa che fosse più veloce e dura di quella che avevo ascoltato prima. Chuck Schuldiner è stato uno dei primi a dare un grande contributo alla forma del death metal, ma ci sono stati altri personaggi che hanno contribuito alla violenza del suono.

 

Fino a qualche decennio fa era possibile scoprire nuove band tramite cassette e bootleg per passamano oppure per posta, oggi con internet è quasi impossibile che un gruppo non venga scovato o non si ‘promuova’ pubblicando le loro canzoni in rete. Quanto questo ha influito sulla promozione e la crescita del death metal?

La realta è che è ancora una sfida scoprire nuove band valide perchè ne sono così dannatamente tante, e tutte promuovono la loro musica on-line. È come una marea di “metallo”, così vasta che per emergere devi lavorare duramente. È una follia vedere la condizione del death metal nei nostri giorni ed è evidente che questa tendenza non sta migliorando e che molti fattori sono responsabili per questo.     

 

Gli Autopsy sono da sempre riconosciuti come i padri dell’underground e il tuo modo di rimanere coerente per tutta la tua carriera è da esempio per le generazioni future. Pensi sia ancora possibile oggi essere in linea con il ‘vero spirito’ underground, senza scendere a compromessi?

Bene, noi lo siamo ancora! Lo spirit underground significa esattamente quello che hai detto, nessun compromesso ed è certamente possibile. Basta mettere il tuo cuore marcio dentro di esso e non preoccuparti di quello che la gente convenzionale pensa su di te.

 

 

Oltre agli Autopsy pensi ci siano ancora delle band che incarnano il vero spirito underground?

Sicuro, ce ne sono a tonnellate! Apri le tue orecchie e dai alle nuove band un’opportunità così come a quelle della old-school che sono ancora in attività. Ci sono ancora molti terreni da esplorare!

 

Che ti piaccia o no sei la vera icona della old school. Quanto pesa avere sulle spalle la bandiera del death metal?

Hey, io sono solo uno a cui piace suonare musica pesante. Grazie per le parole ma realmente non la penso come te. Mi piace scrivere musica e suonare metal e questo è tutto ciò che mi basta.

 

Adesso parliamo del nuovo The Headless Ritual che è tra le più attese release dell’anno. La title-track che dà il nome al disco è l’unica strumentale del disco, come mai avete scelto questo titolo?

È stato il nostro amico Dennis Dread che ha fatto spuntare il nome del titolo. Lui disse: , che è stato perfetto dal momento che per noi sarebbe stato difficile scegliere un titolo migliore.

 

Come si è evoluto il tuo modo di comporre negli anni, soprattutto dopo la reunion, sia musicalmente sia dal punto di vista dei testi?

È lo stesso di sempre, diamo corrente a una chitarra in casa e lasciamo che i riff si assemblino tra loro. Nessuna scienza o eccessivo impegno. La cosa più importante è ascoltare quello che vuole la canzone invece di dire alla canzone cosa tu vuoi da lei, questo può avere un senso.

 

 

Il nuovo disco segue le orme di Macabre Eternal, ma a mio avviso con più colori negli slow-tempo, soprattutto nel timbro della batteria. Lavori in particolare sul tuo suono oppure è dettato naturalmente dall’alchimia con gli altri musicisti?

C’è una particolare chimica con questa band, questo è certo. C’è ‘qualcosa’ che succede quando iniziamo a suonare la nostra musica nella stessa stanza. Aggiungici che abbiamo Adam Munoz che è il nostro ingegnere del suono e questa è una grande combinazione. Per quanto riguarda i ‘tempi’ ci sono come sempre sezioni veloci, altre lente e ‘qualcosa’ nel mezzo. Non abbiamo mai registrato brani con uno stesso ritmo!

 

La copertina e l’artwork sono in totale simbiosi con la vostra musica da sempre. Come avete pensato di affidarle all’esperta mano di Joe Petagno?

Joe entrò in contatto con noi e ci chiese se eravamo interessati a lavorare con lui. Non c’è bisogno di dire che fu un sì istantaneo da parte nostra. Joe è uno dei più grandi creatori di copertine e noi siamo stati fan dei suoi lavori per molti anni. Fuck yeah!

 

 

 

I fan sono impazienti di ascoltare i nuovi brani live. Quando pensate che inizi il vostro prossimo tour? Quando potremmo vedervi in Italia?

Non abbiamo mai suonato in Italia, ma sono certo debba essere meraviglioso suonare da voi. Vedremo cosa succede prossimamente, pertanto tenete orecchie e occhi aperti.

 

Grazie per l’intervista, Chris. Una frase per salutare i fan italiani dei tuoi Autopsy e di TrueMetal.

Grazie a voi e non dimenticatevi di ascoltare il nostro The Headless Ritual. Grazie a voi di TrueMetal e a tutti quelli che stanno leggendo questa intervista.

 

Intervista a cura di Vittorio “Versus” Sabelli