Intervista Avantasia (Tobias Sammet)
L’uscita del nuovo album degli Avantasia “The Mystery of Time” è ormai alle porte, e non c’è modo migliore per lenire l’attesa che con un’intervista alla grande mente che sta dietro all’intero progetto: Tobias Sammet. Simpatico, creativo e vulcanico, come di suo solito, ha risposto alle nostre domande.
Buongiorno Tobias e benvenuto su truemetal.it. Come stai?
Sto bene grazie e tu?
Sto molto bene, con questo bel sole qui fuori non potrei stare meglio!
Beh, qui invece il sole non è che stia proprio splendendo, e a dire il vero mi sono infortunato ad un piede, ma a parte quello posso dirti che mi sento alla grande!
Parliamo della tua nuova metal opera “The Mystery of Time” che uscirà il 29 marzo via Nuclear Blast, quindi tra circa un mese; come ti senti ora, ti stai rilassando un po’ o hai di fronte un mese particolarmente impegnativo?
Ho di fronte il mese più impegnativo dell’universo, ed i quindici anni più impegnativi alle mie spalle (ride)! Devo confessarti che il periodo più rilassante durante l’anno per me è durante la produzione di un album. È davvero incredibile; è un lavoro creativo, rilassante ed amo farlo: sparisco nel mio piccolo mondo musicale e compongo, creo, scrivo una storia, mi bevo un bicchiere di vino rosso, ricomincio a comporre. Ma poi, appena hai finito è davvero una cosa terribile perché arriva l’etichetta dice: “fai questo, fai quello, vai lì, vai là”, “devi fare ottantacinque interviste la prossima settimana qui, poi devi andare a realizzare il video”… e così inizia lo stress!
Certo, immagino che sia pesante, sai che dovevo fare comunque questa domanda.
Nessun problema, sono ancora rilassato! (ride)
L’album avrà un enorme numero di ospiti: vuoi dirmi qualcosa in più su queste scelte e sul perché proprio loro?
Con alcuni è ovvio come ad esempio Michael Kiske e Bob Catley. Loro sono da sempre parte della famiglia ed il loro contributo è essenziale per definire il sound degli Avantasia, dai tempi di “The Metal Opera”, pertanto loro appartengono agli Avantasia. E poi è certamente una questione istintiva: quando tu scrivi del materiale hai dei passaggi hai anche già certe voci o certi tipi di voce nella mente. Poi faccio del mio meglio. Si potrebbe dire che sono come un fan, faccio affidamento al mio gusto personale come un amante della musica e come un fan. Ad esempio penso a quando avevo in mente dei passaggi come quelli in cui canta Biff Byford. Biff è stato per troppo tempo accantonato, perché lo conosco personalmente da tanto, sono stato on stage con i Saxon, ho cantato delle canzoni come ospite al Wacken e ci conosciamo davvero da una vita. Quando ho scritto quei passaggi mi sono detto “ci dev’essere Biff su quest’album!”. Lui li ha cantati, li ho leggermente aggiustati sulla sua voce ed il gioco è fatto. Un altro esempio può essere Ronnie Atkins. Lo volevo già dai tempi di “The Metal Opera”, ma all’epoca non voleva partecipare. Così tredici anni dopo l’ho incontrato ad un festival, ci siamo fatti una chiacchierata, e gli ho chiesto di nuovo. Ed ha accettato! Dunque è tutta una questione di istinto ed intuizione: hai un passaggio e pensi quale voce possa funzionare e pensi: “oh, questo potrebbe essere Joe Lynn Turner, lui ha quel tipo di voce!”, oppure “oh, lui dovrebbe essere Eric Martin”. Perché sono anche un grande fan dei Mr. Big. È una questione di inconscio ed istinto!
Così riesci ad avere ciò che desideri davvero…
Si, ma penso che la cosa più importante nel suonare musica e nel comporre musica sia non pensare troppo a che cosa voglia l’etichetta di registrazione, non pensare troppo a che cosa certi fan potrebbero desiderare, devi solo ascoltarti dentro e fare quello che vorresti pensando a te stesso come un fan. Io sono un fan della musica per primo, sono un vero collezionista, ho comprato l’ultimo album dei Magnum in ogni edizione disponibile. Così posso sedermi, prendere il booklet e leggerlo. Tutto quello che faccio lo faccio dalla prospettiva di un fan della musica. Ecco anche perché il nostro il prossimo album uscirà nell’edizione limitata un booklet da 28 pagine e conterrà tutta la storia del concept stampata. Questa è una cosa molto importante per me come fan.
Forse è proprio perché fai tutto come un fan ed istintivamente che il tuo sound ha sempre la sua freschezza…
Sicuramente se fai tutto per la ragione giusta, perché te lo senti dal profondo del tuo cuore come fan, sei sicuro che non andrà mai così male, perché anche se qualcosa dovesse andare storto e non dovessi vendere abbastanza, almeno avresti registrato un album che ami in qualità di fan, così… beh… sarebbe un album particolarmente dispendioso avendo solo te come fan (ride), ma anche se a nessun altro nel mondo dovesse piacere ne sarebbe comunque valsa la pena di fallire con qualcosa che ami davvero.
A proposito, puoi dirci qualcosa di più riguardo la trama di questa metal opera?
È la storia di un giovane scienziato, il quale si accorge del fatto che tutti quelli che gli stanno attorno hanno sempre meno tempo a disposizione. Sono tutti indaffarati con le vanità materiali e nessuno ha bisogno di tempo per pensare a quelle che sono le cose importanti della vita. Stiamo correndo insensatamente verso queste trappole: le persone cercano di dimenticare, tutti sono impegnati a rispondere al maggior numero possibile di e-mail in mezzora, tutti sono indaffarati e muoiono di lavoro, in questa folle corsa verso la morte, fino al totale sfinimento, fino ad essere completamente intorpiditi, e nessuno si chiede davvero “perché?”, “a quale scopo?”, “che cosa siamo davvero?” e “che cosa resterà di noi?”.
Quest’album parla di questo giovane scienziato che inizia ad avere la sensazione che qualcosa stia portando via del tempo alla gente intenzionalmente. Così le persone si stancano inconsapevolmente, ad un punto in cui non sono più consapevoli del loro lato spirituale, e così per questo giovane scienziato agnostico inizia un viaggio emozionante nel quale esplorerà la coerenza del tempo e della spiritualità, e persino le sue convinzioni come scienziato naturale. Così egli sarà sospeso tra la fede nella scienza e la consapevolezza della sua natura spirituale. La storia ritrae per prima cosa ciò che egli scopre circa queste forze che vogliono portare via tempo alle persone, ed anche ciò che egli scopre di sé stesso e della sua relazione con la sua spiritualità, come egli cambia e come alcune esperienze mutano la sua visione del mondo. È una storia emozionante in un ambiente incantevole, la scena prende vita nel diciannovesimo secolo in un piccolo borgo inglese durante il periodo vittoriano, una storia stile Jules Verne.
Ed immaginiamo che al termine egli scoprirà il “Mistero del Tempo”, come il titolo ci suggerisce… o forse ci sbagliamo?
Non sono sicuro di che cosa scoprirà alla fine, perché questo è solo il primo capitolo; ci sarà un altro capitolo che non è ancora stato composto! Ciò avverrà in tre, quattro, cinque anni… non ne ho idea! Quando ne avrò voglia. Ad ogni modo la storia non è ancora finita ci sarà un capitolo secondo!
Quale di queste dieci canzoni è stata la prima a vedere la luce?
Penso “Sleepwalking”, ma anche “Where Clock Hands Freeze” è stata composta molto presto. Quantomeno l’idea iniziale. Perché penso che la melodia del ritornello di “Where Clock Hands Freeze” era lì prima ancora che sapessi che ci sarebbe stato un nuovo album degli Avantasia!
Parlaci della produzione e di com’è lavorare con Sascha Paeth. Penso che anche nella fase di scrittura abbia avuto un ruolo importante, negli arrangiamenti. Come pensi che in questo senso egli abbia cambiato il sound della band?
Beh, Sascha mi ha chiesto di arrangiare il materiale ed egli è l’ultimo passaggio di tutta la produzione pertanto quando ci sono figure di basso che io non so suonare lui prende il basso e suona quei passaggi, e quando c’è una parte di batteria lui si siede ed inizia a suonare dicendo “potremmo farla così!”. Lui sa suonare qualsiasi strumento, il che è fantastico, e sa creare suggestioni. È un musicista perfetto. Abbiamo dei gusti completamente differenti. Io penso che a Sascha non piaccia affatto l’heavy metal, io amo l’heavy metal (ride), quindi c’è sempre questa “tensione amichevole”. È la verità, va sempre così, non siamo mai d’accordo! Io dico “si potrebbe fare così”, e lui “no, è teatrale, è cheese-metal anni ’80, facciamo in un altro modo”, e di nuovo io: “no, va bene così perché quest’album si chiama ‘Tobias Sammet’s Avantasia’ e non ‘Sascha Paeth’s Avantasia’”, così abbiamo discussioni molto divertenti ed alla fine… lui è un musicista perfetto e mi chiede sempre molto in fase di arrangiamento ma ho sempre l’ultima parola visto che sono io a scrivere i pezzi.
A proposito in quest’album fate per la prima volta uso di un’orchestra. Vedremo mai un’intera orchestra in qualche live show oppure tra il trasporto di tutti questi artisti e quello di un’intera orchestra dovreste utilizzare un aereo come fanno gli Iron Maiden?
Oh, dovremmo scegliere l’aereo e dovremmo avere la stessa quantità di pubblico degli Iron Maiden! Seriamente, e questa non è una scusa, non riesco a vedere la ragione per la quale avere un’orchestra sul palco di una band heavy metal, perché molte suonano comunque in playback! Questo perché a livello di suono non ha senso, perché hai una band con una batteria pesante, chitarre ad alto volume e gli Avantasia sono più heavy metal che opera. Si chiama “The Metal Opera” ma è più “metal” ed ha alcuni elementi di opera. Funziona bene nell’album perché puoi lavorare ore ed ore sul sound, ma per uno spettacolo dal vivo, tutti gli strumenti entrerebbero nei microfoni dell’orchestra, e come puoi immaginare questo sarebbe un disastro. Posso dirti come dato di fatto che un sacco di orchestre che suonano dal vivo con gruppi heavy metal non sono neppure collegate, non stanno neppure suonando con la band, hanno un nastro in playback che sta suonando e fingono di suonare, e questa potrebbe essere la cosa peggiore che io possa immaginare perché dovresti far pagare dieci o quindici euro in più al pubblico per un’orchestra che non senti neppure e di cui non hai bisogno. Noi preferiamo spendere quei soldi in un tastierista, con ottimi suoni e senza nessun nastro in background: il nostro tastierista suonerà i passaggi dell’orchestra al suo meglio, trasportando su dieci dita invece che su sedici musicisti, e questo ha senso. Certo suonerà in maniera differente, ma penso che sarà molto meglio per il risultato complessivo, piuttosto che cercare di avere una vera orchestra on stage.
L’artwork della cover è disegnato a mano dal celebre disegnatore fantasy inglese Rodney Matthews, puoi parlarci di questa collaborazione?
Sono sempre stato un fan di Rodney. Ho sempre pensato che quest’album fosse così organico, così reale, così fuori dal tempo, così vecchio stile oserei dire. Un album fatto a mano, vecchio stile, organico, onesto, ben realizzato… ed ho pensato di desiderare un vero artwork fatto a mano nella copertina. Così ho contattato Rodney Matthews, il mio disegnatore preferito e gli ho chiesto: “mi puoi realizzare un artwork… che non abbia neppure necessariamente qualcosa a che fare con la trama ma che abbracci la magia della storia e l’argomento ed il titolo. Gli ho dato il testo della prima canzone “Spectres”, e così ha iniziato a disegnare realizzando questa magica, meravigliosa opera d’arte. Ne sono davvero felice. È un’incantevole cover. So che non è affatto moderna, ma non era del resto ciò che volevo. È una cover che ti saresti aspettato su un album dei Mangum del 1984 ed è meraviglioso per gli Avantasia: noi siamo senza tempo, siamo più grandi dello spirito del tempo! (ride)
Immediatamente dopo l’uscita dell’album sarete on the road. Puoi darci qualche informazione e dettagli a riguardo e cosa accadrà on stage?
Beh sarà l’ensemble degli Avantasia più numerosa di tutti i tempi. Tutto è stato organizzato alla perfezione, così suoneremo per più di tre ore per la prima parte del tour con i nostri show. Verremo anche a Milano, sarà davvero grande, ci sarà Amanda Sommerville, ci sarà Oliver Hartmann, ci sarà l’ex cantante degli Heaven’s Gate Thomas Rettke, ci saranno Michael Kiske e Bob Catley, ci sarà Ronnie Atkins dei Pretty Maids, ci sarà Eric Martin dei mister Big, ci sarò IO (ridendo), Sascha Paeth, Felix Bohnke, Miro Rodemberg… sarà lo spettacolo più grande di tutti i tempi per gli Avantasia, e non vedo l’ora di iniziare. Suoneremo per più di tre ore, sarà enorme, suoneremo un sacco di vecchie canzoni da “The Metal Opera”, da “The Scarecrow”, “The Wicked Symphony” ed anche del nuovo materiale… insomma, davvero non vedo l’ora perché sarà un’impresa eccitante!
Sembra che il progetto Avantasia continui ad ispirarti sempre di più con nuove idee, tanto che noi non riusciamo più a credere che ogni “ultima release” degli Avantasia sarà davvero l’ultima, come hai tra l’altro già detto ci sarà un altro capitolo anche di quest’ultimo “The Mystery of Time”. Da dove trovi l’ispirazione per questo progetto. Hai già parlato di come ti prendi del tempo, ma quali sono le fonti dalle quali prendi spunto?
Penso che la fonte sia tutto ciò che mi circonda. La mia fonte è perpetua, è tutto quello che mi accade attorno, è la musica che amo, i pensieri che immagino, le paure e le gioie che vivo, è qualsiasi cosa accada nella mia vita. Non so se è il mio cervello o la mia mente, ma va da qualche parte all’interno e viene filtrato, viene trasformato in creatività, e sono davvero felice di ciò. Non è che vado alla mia tastiera o entro nel loro studio e devo spremere fuori le idee e cercarle. Loro sono lì ed iniziano ad uscire, è l’opposto! Non ho composto quest’album degli Avantasia perché dovevo farlo: non ho alcun contratto discografico, non ho alcuna aspettativa dalle altre persone, avevo anche abbandonato il progetto. Così anche per me stesso era finita, non volevo più pensarci. Ma poi ho sentito l’urgenza, avevo bisogno di far fuoriuscire questa creatività e così mi sono trovato tutto d’un tratto nella mia piccola stanza musicale a comporre un nuovo capitolo di Avantasia. Questo è accaduto solo perché la creatività era lì. Chissà da dove viene?
C’è un qualche “artista dei tuoi sogni”, dal passato, da qualche band o da semplicemente da qualche altro genere musicale che col quale ti piacerebbe collaborare?
Un giorno mi piacerebbe collaborare con Bruce Dickinson. Ma… sai… ho provato tante volte ma non è mai successo. Così… semmai ti capitasse di parlare con Bruce Dickinson, diglielo!
Ok, ok, gli lasceremo una buona parola…
Ok, Grazie! (ride)
Quando ti capita di avere del tempo libero… come lo passi?
Seguo il calcio! (ride) Davvero poco poetico, lo so, ma è quello che voglio fare: andare allo stadio, sedermi. È al momento l’unica cosa al mondo nella quale posso davvero ‘spegnere’ la mia antenna musicale. Perché quando il Bayern Monaco entra in campo, la mia mente è impostata su: “guerra!”. (ride)
Ultima domanda… un saluto ai nostri lettori!
Voglio ringraziare tutti per il continuo supporto. Gli italiani mi hanno sempre supportato davvero alla grande e non lo dimentico, lo apprezzo davvero e spero soltanto che la gente passi delle ore gioiose con “The Mystery of Time” almeno quanto ne ho passate io nel comporlo e registrarlo. Voglio ringraziare tutti e spero di vedervi tutti a Milano il 16 aprile!
Intervista a cura di Tarja Virmakari e Luca Montini.