Avantasia (Tobias Sammet)
In una fredda serata di dicembre abbiamo avuto il piacere di incontrare Tobias Sammet, mastermind degli Edguy nonché fondatore del progetto Avantasia. Passiamo direttamente all’intervista: c’è tanta carne al fuoco e un nuovo disco da discutere. Buona lettura.
Servizio a cura di Marco “Homer Jai” Ferrari e di Gaetano Loffredo
Ciao Toby vorremmo iniziare col ringraziarti per la tua disponibilità e benvenuto su www.truemetal.it. Ti avvisiamo che non sarà un’intervista “leggera”, abbiamo in serbo qualche domanda più cattiva del solito nonostante la convinzione che il nuovo coraggioso capitolo sia degno del massimo rispetto…
Grazie del caloroso benvenuto e soprattutto grazie del prezioso lavoro che svolgete quotidianamente: non preoccupatevi se avete qualche domanda cattiva, fa parte del lavoro, e poi sono quelle più stimolanti.
Bene, allora cominciamo. Come mai la scelta di continuare con il progetto Avantasia dopo il secondo lavoro che segnava, di fatto, la fine del concept? Oltretutto si discosta sensibilmente, soprattutto in termini di sound, rispetto al trademark legato al nome “Avantasia”.
Onestamente non credo che si tratti di un vero e proprio cambio di stile, trovo che tutti gli elementi che avevano contraddistinto i precedenti lavori siano comunque presenti e facilmente identificabili. Penso che la vera differenza, rispetto al primo lavoro, sia sostanzialmente solo negli arrangiamenti e in una maggiore cura dei particolari che sono il frutto di otto anni di esperienza acquisita. Volevo che il nuovo lavoro riflettesse appieno il valore artistico che ho incrementato col tempo. Si tratta di una lavoro sicuramente più maturo e lo trovo migliore di quanto ho fatto fino ad ora nella mia carriera, portando gli stessi elementi che da sempre contraddistinguono i miei dischi ad un nuovo livello. Canzoni come “The Scarecrow” e “Another Angel Down” sono il miglior esempio per confermare quanto detto, brani in cui gli elementi del passato si mischiano con l’hard rock per qualcosa di fresco, di nuovo.
Per quanto riguarda il monicker Avantasia, la scelta è stata naturale in quanto trovo, al di là del concept del nuovo capitolo, molte similitudini con le due uscite precedenti. E poi si tratta pur sempre di una metal opera.
Bene Tobias ci hai fornito l’assist per la domanda successiva: non ti sembra un azzardo penalizzare il suono che ti ha reso celebre per cimentarti in un genere, l’hard rock appunto, col quale devi ripartire da zero rimettendoti in discussione?
Non ho mai avuto paura di rimettermi in discussione, il contenuto nel nuovo album esprime solo la mia crescita artistica, non più mirata a comporre soltanto dieci pezzi power, ma un qualcosa di più, dove tutti gli elementi e le sfumature della musica che amo si uniscono. E’ un po’ come quando vai ad un concerto di musica classica dove i pezzi più lenti si alternano ai pezzi di potenti, maestosi, e gli uni convivono con gli altri con una naturale armonia.
Dicevo: non mi sento intimorito, semmai coraggioso come quando ho scelto di inserire una canzone come “What Kind Of Love” nella quale vi è una grande componente cinematografica. L’ho proposta proprio per quello spirito di “universalità” che volevo dare alla nuova metal opera.
Non credì però che questa tua scelta di mischiare elementi così diversi da loro possa risultare difficile da comprendere da parte dei tuoi fan un po’ come sulla falsa riga di quanto accaduto con “Rocket Ride”?
Penso che la situazione sia diversa: il successo limitato di “Rocket Ride” è principalmente dovuto al fatto che le persone a cui non è piaciuto lo hanno considerato un eccesso, confusionario, una sintesi degli elementi più disparati degli Edguy. So perfettamente, però, che il pubblico metal è tollerante, soprattutto se capisce che nello stereo ha musica onesta: questo è il pregio di “The Scarecrow”. I fan sanno che è impossibile da parte di un artista proporre sempre la stessa musica nell’arco della sua carriera. E’ così anche per il sottoscritto: per quanto i fan amino canzoni come “Reach Out For The Light” sanno che non sarebbe possibile avere una “Reach Out For The Light” parte seconda, parte terza e così via. Non sarebbe onesto. Non dimenticherò mai gli elementi power perché fanno parte di me e del mio modo di concepire la musica, e gli aspetti più importati presenti nel primo Avantasia sono ancora presenti, ma responsabilità e desiderio di essere onesto non mi hanno permesso di far altro che scrivere la musica che volevo.
Passiamo agli ospiti del nuovo Album. Come scegli i musicisti da contattare?
Beh, voglio sempre coinvolgere gli amici musicisti le cui doti mi impressionano, come nel caso di Eric Singer, Sasha Peth, Michael Kiske e Jorn Lande.
Nel caso di Alice Cooper beh, è da sempre un mio idolo, la persona che da ragazzino sognavo di poter incontrare. Collaborare con lui è stata un’esperienza straordinaria.
Belli ed esaltanti i tuoi duetti con Jorn Lande, con il quale riesci ad integrarti “a memoria” se vogliamo utilizzare il gergo calcistico. Consentici invece di dubitare del duetto con Alice Cooper in quanto le vostre voci, così diverse, non sembrano convivere nel migliore dei modi.
E’ chiaro, le difficoltà nel duettare con Alice Cooper sono elevate, a causa delle differenze stilistiche che avete citato, ma trovo questo aspetto molto stimolante. Se scrivessi una metal opera per poi andare a ricercare altri dieci cantanti con la voce simile alla mia verrebbe meno il motivo di fondo. Motivo che ti da, per l’appunto, lo stimolo per portare a compimento un impegno tanto gravoso. Una metal opera non è semplicemente un concept, ma è un qualcosa di molto più complesso, con una serie di personaggi ai quali devi dare voce nella maniera più adatta.
A proposito di grandi artisti, hai anche contattato Brian May (Queen) per chiedergli di partecipare al tuo nuovo progetto. Ci sono state altre star che hanno rifiutato?
Confermo che lo avevo contattato, purtroppo non ha potuto partecipare a causa dei suoi numerosi impegni. Avevo contattato Blackie Lowless, altro mio idolo, ma da lui non ho ricevuto una risposta ufficiosa né ufficiale. Mi ha deluso parecchio, probabilmente non era interessato, ma mi aspettavo almeno un “no grazie”.
Beh, collaborare con Brian May sarebbe stata la realizzazione di un grande sogno…
Sicuramente più di Blackie Lowlees (risate, ndr).
Visto che siete amici, mi puoi togliere una curiosità? Come mai, nonostante da anni parli male della musica metal e di tutto ciò che la circonda, Michael Kiske risponde sempre alla tua chiamata?
Fondamentalmente la nostra amicizia si basa su di un grande rispetto reciproco e posso capire il perché non ami il mondo dell’heavy metal, ma non lo condivido. Il fatto è che nel metal, cosa che accade spesso, le etichette prima ti seducono dicendoti di fare tutto quello che ti senti poi, come raggiungi un discreto successo, tendono ad obbligarti a scegliere la strada che loro reputano più redditizia. Come dicevo, in tal senso lo capisco anche se in effetti su questo aspetto Michael è troppo intransigente.
Come mai la scelta di pubblicare, come “antipasto” del full length, due EP nello stesso giorno?
La risposta è semplice. L’etichetta voleva il lancio di un singolo, ma il problema è che avevo scritto troppe canzoni e visto che non ho mai capito perché su un singolo debba starci una sola canzone ho pensato che fosse una bella idea dare un antipasto ricco, anche per invogliare l’acquisto. E’ normale che la gente non compri i cd se contengono solo una canzone. La scelta invece di far coincidere la data di uscita è dovuta a motivi promozionali e di distribuzione.
Ora probabilmente non concorderai con quanto stiamo per dirti, ma pensiamo che la miglior canzone del lotto, escludendo la magnifica title track, si trovi sul secondo EP, stiamo parlando di “Promise Land”. Un po’ come accaduto con Rocket Ride se vogliamo: uno dei pezzi migliori, Judas At The Opera, si trovava nell’EP…
“Promise Land”, originariamente, doveva far parte del secondo capitolo di “The Scarecrow”, che uscirà tra un paio d’anni. Ci siamo innamorati immediatamente di questo pezzo e non ce la siamo sentita di lasciarlo in un cassetto per così tanto tempo. Secondo me, in ogni caso, non è la migliore canzone del nuovo progetto Avantasia, forse proprio perché a causa della sua linearità, si discosta dal contesto musicale.
Quando mesi fa ho letto che gli Avantasia sarebbero stati headliner al prossimo Wacken Open Air ho, di fatto, immediatamente comprato i biglietto…
Scusami se ti interrompo, ma stiamo diramando la comunicazione della cancellazione dello show…
Come? No non ci credo…
E fai bene a non credermi (risate, ndr).
Meno male. Puoi darci qualche anticipazione?
Non posso darvi troppi dettagli, ci stiamo ancora organizzando. Ci saranno almeno cinque cantanti sul palco, con tanto di scenografie preparate per l’occasione. Mi piacerebbe poter chiamare tutti coloro che hanno partecipato al progetto Avantasia, ma come potete ben immaginare è impensabile “scomodare” un artista per pochi minuti di esibizione. Al momento non posso dirvi con certezza chi sarà sul palco con me, ma ho già ricevuto risposte entusiastiche da parte di Jorn Lande e Andre Matos. Per quanto riguarda i musicisti sicuramente ci sarà Sasha Paeth, mentre la partecipazione di Eric Singer dipenderà dagli impegni con i Kiss che, al momento, non sono ancora stati programmati.
Parteciperete anche ad altri festival estivi?
Certamente, anche se al momento non posso dare alcuna conferma. Sicuramente concentreremo le esibizioni live nei mesi di giugno e luglio, e la data di Wacken sarà l’ultima. La scelta di concentrare in un lasso di tempo limitato è dettata da problemi logistici e dai costi elevatissimi.
Ci sarà la possibilità di vedervi al nostro Gods Of Metal?
Non credo viste le dimensioni dello show. Il costo è estremamente elevato anche perché legato allo spostamento di tutti gli artisti coinvolti nonché al grande numero di persone che lavoreranno per preparare lo spettacolo. Poi, ovviamente, vista l’elevata complessità dell’operazione, andremo solo dove ci garantiranno un posto da headliner. Ecco, in tal senso è probabile la nostra partecipazione al Masters Of Rock in Repubblica Ceca.
Cambiando argomento, ci sono novità sul prossimo lavoro targato Edguy?
Direi che il nuovo disco sta iniziando a prendere forma, abbiamo già scritto alcune canzoni. Per quanto riguarda l’aspetto prettamente musicale, ci sarà un indurimento del sound o almeno questa pare essere la prospettiva visti i primi pezzi che abbiamo preparato. Per quanto riguarda la tempistica non ho una data precisa anche perché entreremo in studio solo nel momento in cui avremo in mano un lotto di grandi canzoni. L’obiettivo è quello di pubblicarlo ad inizio 2009.
Speriamo proprio che il nuovo pargolo sia ai livelli di Hellfire Club…
Avete citato un disco che adoro e se lo considerate tra i nostri migliori lavori allora sono certo che non rimarrete delusi dal prossimo album (sorride, ndr).
Bene Tobias, siamo giunti alla fine del tempo a disposizione, però prima di salutarti c’è una curiosità da sottoporti. Ricordo una data degli Edguy, anni fa a Cremona, e per l’occasione indossavi una stupenda maglietta di Willy il Coyote. Che fine ha fatto?
E’ una delle magliette più belle della mia collezione e ce l’ho ancora da qualche parte nell’armadio. Pensate che l’avevo comprata in un aeroporto spagnolo nel reparto bambini. Adoro le magliette stupide e preparatevi, ho appena comprato una stupenda t-shirt di Spongebob, non vedo l’ora di indossarla sui palchi di tutta Europa.
Ora siamo proprio giunti al termine della nostra intervista. Grazie per il tempo che ci hai concesso e grazie per le interessanti considerazioni.
Grazie a voi, è sempre bello parlare con gli italiani e nonostante alcune domande cattivelle, si vede che siete mossi solo da grande passione, un saluto a tutti e a presto!
Marco Ferrari e Gaetano Loffredo