Ayreon (Arjen Lucassen)
E’ uscito lo scorso 25 gennaio “01011001”, ultimo arrivato in casa degli Ayreon di Mr. Lucassen. Grande curiosità ruotava attorno al nuovo, attesissimo concept album, arricchito da collaborazioni di grande prestigio che hanno contribuito ad alimentare non di poco le già elevate aspettative. E’ proprio Arjen Anthony Lucassen a contattarci telefonicamente per rispondere alle domande sulla sua più recente fatica, ma anche per per sciogliere qualche interrogativo svincolato dalle sue fatiche più recenti. Nel poco tempo a disposizione (la telefonata arriva un pò tardi) abbiamo trattato argomenti attuali e ci siamo fatti rivelare qualche chicca sul passato del vulcanico polistrumentista fiammingo. Buona lettura a tutti.
Innanzitutto, vuoi illuminarci riguardo al significato del titolo del nuovo album? Si tratta se non erro di un codice binario…
Esatto. Il significato di 01011001 altro non è che la trasposizione binaria della lettera Y, nome del pianeta che ospita personaggi ed avventure che già hanno fatto comparsa nei dischi precedenti.
Potresti spendere qualche parola in più per illustrare a grandi linee la storia che si cela dietro questa “Y”?
Se ricordi bene la canzone Out of the White Hole (tratta da “The Universal Migrator Part II: Flight of the Migrator”, n.d.r.) allora ricordi l’aggancio principale a 01011001 ovvero il punto da cui parte il tutto. La storia ha il centro nel ‘pianeta Y’ e racchiude concetti di persone annientate dalle macchine e sostenute in vita dalle stesse, di trasposizioni fantascientifiche che danno luogo a forme di telepatia temporale e quindi anche di un tempo che rincorre se stesso attraverso gli album stessi. Il concept getta le radici in una storia nata già in “The Final Experiment” e qui ulteriormente approfondita dal punto di vista del popolo delle macchine. Il decadimento ambientale e la sopraffazione tecnologica hanno trovato una loro dimensione. Ora non è più l’uomo a parlare.
Sembra più complesso degli altri. Ogni canzone tocca in particolare un album piuttosto che un altro?
Veramente lo penso anche io che sia molto complesso (risate, n.d.r.). E’ un disco molto strutturato, sopratutto a livello di testi. E’ per questo che ti ho fatto una sintesi così rapida. Purtroppo il solo modo di capirlo è quello di ascoltarlo bene seguendo i significati celati dietro le lyrics, e credimi che chi ha seguito i precedenti non avrà difficoltà a rintracciarne il significato. Le canzoni hanno riferimenti a tutti gli album, ma non c’è un collegamento diretto brano a brano.
Devo supporre che ci sia un motivo logico anche nella scelta degli artisti ospitati?
Sicuro. Ho scelto un cantante per ogni brano. Sedici canzoni per sedici artisti che hanno prestato la voce. Ogni interprete è stato scelto perchè ritenuto adatto a raccontare quel ben determinato pezzo di concept. Ogni scelta è stata vagliata con attenzione e credimi che non è dipesa dalla fama o dall’interesse che un artista può avere a livello di nome o band in cui milita. Ho posto la riflessione sulla timbrica vocale ed ho perso ore ed ore ad ascoltarli sul MySpace, sui dischi e parlandoci via telefono prima di individuare le giuste persone da collocare al posto giusto. E’ stato un grande lavoro di selezione, ma ne è valsa la pena.
E’ stato complesso lavorare in studio con tutti questi artisti?
Guarda, ti sembrerà strano, ma è stato più facile di quello che si possa pensare. Il confronto è per me un motivo di grande stimolo professionale. L’interagire con tanti professionisti, con le loro storie e con la loro capacità tecnica è uno dei grandi piaceri della mia carriera di musicista; è quello che ricerco ogni qualvolta programmo una release. Se vuoi che proprio te lo dica una difficoltà che riguarda tutti questi artisti c’è stata: il mandar loro centinaia di e-mail per convocarli e chiedere la disponibilità a far parte del mio progetto…(risate, n.d.r.)
Riguardando ora tutti i tuoi album, tra le decine di artisti con cui hai lavorato, ne ricordi qualcuno che ti ha sorpreso più di altri?
Nessuno in particolare. Sono sempre rimasto soddisfatto di ogni singola prestazione. Come ti dicevo prima la scelta non è stata mai casuale od imposta. Avevo le idee ben chiare nel momento in cui ho fatto le mie scelte ed i risultati non sono mai stati rimpianti. Quello che immaginavo si è trasformato in realtà. Per fortuna ho sempre constatato grande professionalità da parte di tutti, mai uno screzio in studio per dei lavori che sono sempre filati via con grande sinergia e massimo impegno. Se proprio vuoi che ti faccia un nome posso dirti che con Bob Catley ho un feeling professionale davvero marcato.
Credo che il sogno di ogni fan degli Ayreon sia trovare un giorno la band dal vivo accompagnata da alcuni (riunirli tutti penso sia poco probabile, n.d.r.) dei cantanti che hanno collaborato con te per eseguire i pezzi migliori della band. Ritieni possibile realizzare prima o poi un evento del genere?
Non è possibile. I miei dischi sono un insieme di apporti artistici che non possono essere scissi. Ogni brano ha il suo fascino proprio perchè chi ci ha lavorato ci ha messo la propria arte. Per essere riproposto integralmente necessiterebbe di un apporto completo di tutti i partecipanti. Non avrebbe senso proporre un lavoro a metà. L’attività live è una cosa, il lavoro in studio un’altra.
Forse non tutti i lettori sanno che c’è stato un tempo in cui Arjen Lucassen era noto come ‘Iron Anthony’ e suonava la chitarra nella heavy metal band olandese Bodine… cosa ti ricordi di quei tempi?
(risate…ndr) Mai mi sarei aspettato una domanda del genere! Incredibile (ancora risate, n.d.r.). Mi hai riportato alla mente qualcosa di unico per me. Ora che ci penso mi si riempe il cuore di ricordi. E’ stato un periodo bellissimo, ero ventenne e come puoi immaginare con i miei compagni abbiamo vissuto le prime vere emozioni sia in studio prove quanto in live. Le prime uscite on-stage non si scordano mai! Iron Anthony era un ragazzino, ma aveva davvero tanto entusiasmo. Credo sia stato un importante cambiamento della mia vita riuscire a suonare qualcosa che sentivo dentro. Con i Bodine ci sono riuscito. Quella band mi ha permesso di trovare le prime vere soddisfazioni in un età in cui cominciai a perfezionare certi punti di vista.
Rimango in tema di tue band. Gli Star One sono fermi da un po’ di tempo… che destino hai in serbo per loro?
Fermi lo sono, ma non morti. E’ tutto in piedi e non mancherà occasione per riprendere in mano il progetto ed approfondirne il proseguio tanto in studio quanto in live. “Space Metal” (full-length di debutto uscito nel 2002, n.d.r.) avrà molto probabilemte il suo seguito.
Stiamo per concludere questa chiaccherata. Come pensi possa essere recepito questo ultimo nuovo disco?
Qualche volta ho avuto una certa impressione di come potessero andare le cose. Positivo o negativo che fosse, nella mia mente avevo già una previsione di feed-back, ma stavolta sono incerto. Ho studiato a fondo tutto nei minimi particolari e spero che questo venga apprezzato in virtù del fatto che gli ascoltatori sono sempre più esigenti e quindi sempre più attratti da lavori di un certo target qualitativo. Sono molto ottimista e spero effettivamente che già il materiale postato on-line attraverso MySpace abbia dato un positivo assaggio del lavoro ed invogli i più a scommetterci. Date una chance a “01011001” perchè penso che non ne resterete delusi.
Il tempo a disposizione è volato via… lascio a te i saluti finali…
Grazie a voi per la possibilità concessami. Vi auguro il meglio di tutto sperando di vedervi in Italia, paese che oltretutto adoro per i paesaggi e per la cordialità che mi ha avete sempre dimostrato. Come dite voi…Ciao!
Nicola “nik76” Furlan