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Behemoth (Nergal)

Di Alberto Fittarelli - 5 Agosto 2009 - 0:00
Behemoth (Nergal)

Il proprio sangue: questo infondono da sempre i Behemoth nella propria musica, e lo fanno con un talento che doppia in scioltezza quello di chiunque altro, con solo rarissime eccezioni. E si sente, eccome se si sente; sia nella musica del nuovo, e nuovamente inarrivabile, Evangelion, sia nelle parole del sempre modestissimo Nergal, che ancora rifiuta di ammettere di essere un’icona per il death metal moderno.

“Per noi è come se la nostra stessa vita dipendesse da ciò che facciamo con i Behemoth. I Behemoth sono una sorta di missione, abbiamo un messaggio da portare alla gente, per questo non possiamo permetterci di risparmiarci, di tirare un po’ il freno e fare le cose al 50%. Il nostro scopo è dare sempre più del 100%, superare ogni volta i nostri limiti. Non possiamo accontentarci di nulla di meno.”

Il titolo ‘Evangelion’ suona decisamente provocatorio: me lo vuoi spiegare?

“La parola “evangelion” viene dal greco antico, significa “buona novella”. Di solito è posta in associazione con la religione: diffondere la buona novella significa diffondere la parola di dio. Noi però intendiamo utilizzare il termine nel suo significato originario, senza riferimenti biblici. Probabilmente per qualcuno questo sarà già blasfemo così, senza bisogno di usare tante parole pesanti. Il nostro messaggio comunque non ha nulla a che fare con il cristianesimo. Per noi la buona novella è la passione per ciò che facciamo e la capacità di pensare da noi stessi, lo sforzo di liberarci dagli schemi mentali imposti dalla religione, dalla politica, dalla società. Che si parli di cristianesimo o di altro non ha importanza. Questo album vuole essere un inno alla liberazione, alla forza di volontà dell’uomo, alla capacità dell’individuo di determinare i propri valori e di porsi con questo allo stesso livello di dio.”

Quindi è su questi temi che si basano i testi?

“Esatto. A me non interessa raccontare una storia o parlare di argomenti tratti da esperienze quotidiane. I testi per me sono più che altro di collezioni di idee e riflessioni personali, una sorta di filosofia che rappresenta lo specchio di ciò che io sono. Scrivere un testo significa parlare di me stesso, della mia vita, del mio modo di sentire le cose. È qualcosa di molto personale.”

Capita spesso che arrangiamenti di questo tipo finiscano per scavalcare le chitarre, ma questo non è assolutamente il vostro caso…

“Assolutamente, il metal estremo è la base della nostra musica e vogliamo che resti sempre la parte essenziale di ciò che suoniamo”

A tal riguardo, fino a oggi una delle vostre priorità è stata quella di mantenere il sound quanto più possibile reale, facendo sì che anche la strumentazione esterna al death in senso stretto fosse suonata da veri musicisti. È ancora così?

“Sì, in generale è come dici tu. Questa volta comunque abbiamo usato anche qualche sample. Volevamo che l’album fosse folle e disturbante, e per ottenere certi effetti era necessario ricorrere ai campionamenti. Ciò non toglie che quando durante un brano senti un coro, o degli strumenti a fiato, questi sono sempre suonati dal vivo.”

Terrete questa impostazione anche nei concerti?

“Dal vivo faremo tutto ciò che serve per mantenere in ogni canzone tutti gli elementi che sono presenti sull’album, compresi quindi i sample. Certo la resa non potrà essere esattamente la stessa del disco, ma fondamentalmente non ce ne frega un cazzo: quello che ci proponiamo di fare on stage è portare in vita alla nostra musica e comunicare qualcosa alla gente che ci ascolta, non essere la copia carbone di quello che senti su disco. Sul palco valgono regole diverse.”

Album dopo album, mi pare che la vostra evoluzione musicale si sia accompagnata a un vostro continuo progresso personale come musicisti.

“Assolutamente: il nostro obbiettivo è sempre quello di migliorarci. Questa volta comunque non c’era l’ambizione di suonare chissà cosa. Le canzoni sono nate in modo molto naturale e spontaneo. Il nostro compito era quello di metterci al servizio della musica e del significato dell’album, se necessario suonando anche cose più grezze o primitive. A nessuno di noi importa far vedere quanto possiamo essere tecnici e veloci e bravi con gli strumenti, la canzone viene prima di tutto.”

A proposito di velocità, in brani come ‘Ov The Fire And The Void’, ‘Alas, The Lord Is Upon Me’ e ‘Lucifer’ non vi fate troppi problemi a rallentare di molto il riffing: è una scelta ponderata o anche in questo caso avete seguito l’ispirazione del momento?

“Come ti dicevo questo album è nato in modo molto naturale. Non abbiamo mai cercato di far prendere a un brano questa o quella direzione. La musica semplicemente si è sviluppata così come doveva: se bisognava rallentare rallentavamo, se bisognava accelerare acceleravamo.”

Per quanto riguarda ‘Lucifer’ in particolare, coi suoi otto minuti abbondanti raggiunge una durata superiore ai vostri standard…

“Sì, è il brano più lungo che abbiamo scritto fino a oggi, insieme a ‘The Reign Of Shemsu-Hor’.”

Credo sia uno dei vostri pezzi migliori, non solo nell’ambito di ‘Evangelion’, e credo che la sua posizione in coda alla tracklist non sia casuale… Anche per voi è una sorta di “dulcis in fundo” o sbaglio?

“In realtà ‘Lucifer’ si è scritta praticamente da sé. É venuta fuori durante una jam session in cui suonavamo un po’ cose a la Black Sabbath, appena due settimane prima che entrassimo in studio. Quando ci siamo accorti di cosa era venuto fuori, abbiamo deciso di togliere uno dei pezzi in scaletta per farle spazio. Era semplicemente perfetta per questo album, non abbiamo avuto nessuna esitazione a fare il cambio. Anche i testi hanno una storia particolare. Sono ispirati a un poeta polacco, Tadeuzs Nicinsky, uno dei primi autori ad affrontare il tema del luciferianismo in Polonia. Per queste ragioni è spesso stato etichettato come autore satanista. Mi avvicinai a lui per la prima volta quando ero alle scuole superiori: per me fu una grande fonte di ispirazione e uno spunto per ulteriori riflessioni personali. Di recente ho cominciato a riscoprirlo, ho letto molti dei suoi libri e delle sue poesie, e mi ha fatto un effetto diverso, come del resto è normale che sia: la prima volta era un diciassettenne e avevo altre cose per la testa, ora ho trentadue anni e vedo il mondo sotto una luce differente. Così mi è capitato di pensare: perché non dargli voce anche in una canzone? La sua poesia per me è stata importante e si tratta senza dubbio di un autore esotico per gran parte del pubblico. Credo che le sue parole si adattino molto bene a un pezzo come ‘Lucifer’.”

Su ‘The Apostasy’ avevate posto molta attenzione ai dettagli e alla produzione. Su quali aspetti vi siete concentrati stavolta?

“Questa volta non avevamo nessuna intenzione di entrare in studio per utilizzare una strumentazione esterna. Di solito per far sì che il suono sia perfetto si prende in prestito questo o quello strumento a seconda della parte che si vuole suonare. Stavolta però abbiamo deciso di usare soltanto i nostri strumenti, anche se magari non erano proprio i migliori sulla piazza. Ci premeva di più conservare il carisma e l’impatto dei brani così come li avevamo concepiti inizialmente, perché il suono fosse quanto più genuino possibile.”

Parlavamo di continuità: è da almeno una decina di anni che i Behemoth si esprimono ad altissimi livelli, e ancora continuano a migliorare. Non credo sia affatto un’esagerazione dire che la vostra band rappresenta in questi tempi quello che gruppi come Morbid Angel, Death o Carcass hanno rappresentato per la generazione precedente. Tu cosa ne pensi?

“Prima di tutto questo per me è un enorme complimento, una cosa del genere è incredibile anche solo da immaginare. Voglio dire, i gruppi che citi sono quelli con cui sono cresciuto quando ero ragazzo, pensare che il nome della mia band possa essere accostato al loro per me è un grande onore, e sono molto grato di questo complimento. Comunque per noi non cambia un cazzo. Siamo motivati quanto lo siamo sempre stati. Non voglio essere considerato una leggenda: ho solo trentadue anni, la strada è lunga e ho ancora tutto da dimostrare. Collaborare con Nuclear Blast e Metal Blade per noi è una grande opportunità e rappresenta un nuovo punto di partenza, dovremo impegnarci sempre più per essere all’altezza della situazione. Al resto non voglio pensarci, in testa ho solo la musica.”

La Polonia è un paese fortemente cattolico, per certi versi anche più dell’Italia stessa. Che cosa significa per te confrontarti ogni giorno con una realtà del genere?

“Sai, il mio paese mi mantiene sempre motivato, perché mi fa incazzare come una bestia. Ci sono un sacco di cose che non mi vanno giù della Polonia, un sacco di problemi che vengono ignorati o affrontati con un approccio che non mi piace per nulla. Ogni giorno ce n’è una nuova: il lato buono della cosa è che quando sei uno che scrive musica violenta e rabbiosa un paese del genere ti offre sempre nuove fonti di ispirazione.”

Qualche mese fa ci fu un’accesa controversia legale fra te e l’esponente di un comitato religioso, Ryszard Nowak. Ricordo che a tua volta lo citasti in giudizio chiedendo che scrivesse una lettera di scuse formali e pagasse un risarcimento simbolico di 1000 euro, da donare a un rifugio di animali abbandonati in Polonia. Com’è andata a finire?

“Guarda, ora sta provando di nuovo a portarmi in tribunale per un’altra causa, questa volta riguardo ai testi di ‘Pandemonic Incantation’. Ma questo tizio è un pazzo, è completamente fuori di testa, le sue accuse sono tutte campate in aria e non hanno nessuna consistenza legale. A me non interessa quello che fa, ho già un avvocato che si sta occupando della questione e lo sta facendo molto bene, quindi penso alla mia vita e alla mia musica che è meglio.”

Torniamo alla musica quindi: in passato avete girato numerosi video, avete in programma qualcosa anche per ‘Evangelion’?

“Sicuro, abbiamo appena completato un videoclip, sarà fuori nel giro di qualche settimana. Se hai visto il video di ‘At The Left Hand Ov God’ e ti è piaciuto, sappi che questo è uscito molto, molto meglio. C’è tutto, è di grande impatto, blasfemo, impressionante, ma soprattutto è realizzato molto meglio, con un’ottima regia e molta cura dei dettagli. A me piace un sacco, ne sono davvero entusiasta.”

Nel corso dell’ultimo anno, hai collaborato anche con gli Ex Deo di Maurizio Iacono, cantando su ‘Storm The Gates Of Alesia’, giusto?

“Sì, Maurizio mi ha chiamato chiedendomi di cantare su quel pezzo e visto che siamo buoni amici ho accettato. Credo che sia un progetto interessante, ma non ho avuto modo di ascoltare la canzone completa, in ogni caso mi sono molto divertito.”

Nel 2008 avete dato alle stampe ‘At The Arean Ov Aion – Live Apostasy’. Al di là del concerto, semplicemente impressionante, credo che molti siano rimasti divertiti oltre che sorpresi dalla vostra interpretazione di ‘I Got Erection’ dei Turbonegro, davvero azzeccata. Mi è tornata anche in mente la vostra vecchia registrazione di ‘Hello Spaceboy’. Si può dire che abbiate una vera passione per le cover atipiche, non è così?

“Sì beh, per noi fare una cover significa suonare qualcosa di stimolante. Oggi cerchiamo di evitare i soliti cliché, non avrebbe senso metterci a fare l’ennesima cover dei Venom o degli Slayer. Preferiamo scegliere un pezzo che rappresenti una sfida, qualcosa di nuovo e un po’ fuori dalle righe. Per il nuovo album abbiamo registrato un pezzo dei Killing Joke, qualcosa di veramente fuori standard. Secondo me è la cover migliore che abbiamo mai realizzato.”

E per quanto riguarda i vostri prossimi concerti?

“Lunedì partiremo per un tour degli Stati Uniti e del Canada, poi torneremo a suonare in Polonia, faremo una data in Israele, poi andremo in Portogallo. Faremo un tour da headliner in Europa, poi torneremo di nuovo negli U.S.. Ci sono in programma qualcosa come 150 date, quindi ne avremo per un bel po’.”

Riccardo Angelini