Belphegor (Helmuth)
Uno dei gruppi più controversi ma anche sinceramente devoti al genere che suonano, i Belphegor hanno dato alle stampe un alum ancora una volta entusiasmante e viscerale; soprattutto, sincero e non calcolato. Perché quindi non approfondirlo con Helmut, uno dei musicisti più tetri con cui mi sia mai capitato di parlare?
L’ALBUM: ‘BONDAGE GOAT ZOMBIE’
Helmuth, tornate sulle scene con un disco che è tutto un programma, a partire dal titolo: mi sembra che sia sempre Satana, sesso e horror, e che lo vogliate ribadire a tutti i costi, non è vero?
“Certo, ma non è di sicuro provocazione o bambinate simili… Vogliamo solo esprimerci liberamente, dire quello che ci pare e portare avanti gli argomenti che da sempre formano i nostri testi. Il bondage deriva dal tema centrale del disco, che è il Marchese De Sade: se solo la gente si rendesse conto che la parola “sadismo” deriva dal suo cognome, già capirebbe qualcosa in più sui temi di cui parliamo. La “goat” ci accompagna ormai da anni, dall’inizio degli anni ’90, ed è il nostro simbolo; gli “zombie” sono invece molti degli esseri umani che vediamo circolare intorno a noi, e che non hanno una vera vita.”
Mi sembra che una sintesi così perfetta di brutalità e melodia comunque non la aveste almeno dai tempi di “Lucifer Incestus”, concordi?
“Guarda, questo non lo so, ma di sicuro su BGZ abbiamo ottenuto il suono più compatto, feroce e fottutamente epico che siamo mai riusciti a produrre. Abbiamo tirato fuori da noi stessi solo il meglio, lavorando duro per rendere i pezzi sempre più intensi ed efficaci. Le aperture melodiche ci sono e servono per dare più cattiveria al tutto, non per addolcire l’atmosfera.”
Uno dei pezzi che mi sono più piaciuti è forse la “hit” del disco: “Stigma Diabolicum”, diretta, melodica quanto basta e secondo me simbolica del suono Belphegor nel 2008. Difficile fare di meglio nel genere, e te lo dico onestamente…
“Grazie. Siamo consapevoli di aver dato vita ad alcuni pezzi mostruosi, e “Stigma Diabolicum” è proprio uno di questi: in your face ma anche sofisticata, in qualche modo… Si tratta di una delle canzoni più vicine alla “ricerca estetica” che abbiamo mai composto, è qualcosa di relativamente nuovo per noi. Sì, forse una delle migliori, anche se non ce n’è una di livello inferiore secondo me. Questo è un disco definitivo.”
E che tipo di “fonti” amate usare per la ricerca di questo tipo di estetica di cui accenni?
“Il metal nella migliore delle sue forme, ovviamente, e cioè quella estrema. E poi siamo affezionati alla musica classica più emotivamente violenta, più tempestosa: adoro il Requiem di Mozart, per esempio, così epico e roboante…”
IL SUONO BELPHEGOR
In linea generale, avete evoluto il vostro suono a piccoli passi, ma in modo costante, dando vita a ottime uscite volta dopo volta; eppure rivendicate una mentalità estrema ed offensiva, che siamo abituati (con la maggior parte delle band) a vedersi chiudere su se stessa rifiutando il cambiamento… Come vi ponete di fronte a questa scelta?
“Siamo e restiamo un gruppo black/death, o come ci si vuole chiamare, e pretendiamo da noi il meglio. Non ce ne frega niente del responso “critico”, facciamo quello che facciamo prima di tutto per autogratificarci: e per farlo dobbiamo avanzare ogni volta, anche di poco, ma senza fermarci. La stagnazione significa morte, e non vogliamo avere un gruppo morto! Il black/death è forse lo stile più viscerale, arcaico che esista al giorno d’oggi, e noi lo vogliamo esprimere ai massimi livelli.”
Ancora una volta vi siete avvalsi di tre lingue, le solite che amate usare: ovviamente l’inglese, ma anche il vostro tedesco e il latino…
“Usiamo il tedesco sin dall’EP del 1994, “Obscure And Deep”, e lo vogliamo mantenere anche perchè non sono frasi della lingua corrente, ma formule arcaiche che non avrebbero molto senso se tradotte; senza contare che il suono della lingua tedesca si adatta alla perfezione.”
E infatti su “Der Rutenmarsch” il risultato è splendido, a partire dal tessuto musicale, fino alle sonorità incluse…
“Sì! E non solo per la lingua tedesca, che dà un’atmosfera unica in questo caso, ma perchè abbiamo reso quel pezzo come uno dei più tetri da noi mai scritti. Le frustate che senti sono reali, registrate da un “frustatore” professionista, e l’artista che ha fatto la parte della vittima le ha subite davvero! Dice che dopo una settimana ancora era dolorante… Per il resto è la conclusione perfetta per un album come BGZ, con un lungo assolo che ho sempre voluto realizzare in chiusura di un disco. E alla fine ce l’ho messo.”
LA VISIONE BELPHEGOR (E LE SUE CONSEGUENZE)
Partiamo dall’artwork, che sintetizza il titolo a pieno…
“E’ opera di un artista austriaco con cui abbiamo già collaborato per “Goatreich – Fleshcult”: ama il bondage e questo tipo di estetica, e ci ha chiesto di poter realizzare l’artwork per BGZ appena ha saputo che avremmo parlato del Marchese De Sade. Ha fatto un lavoro perfetto, oltre alla cover che puoi vedere sul promo anche il booklet è realizzato in modo splendido.”
Continuiamo allora citando il video della title-track, il secondo che realizzate… Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando non potevate nemmeno filmare un clip live, non è vero?
“Certo, ed è il motivo per cui siamo con la Nuclear Blast: loro sono seri, ci propongono iniziative e noi decidiamo se e come accettarle. Non credere, siamo liberi di comportarci come preferiamo, senza nessun limite, e in più non dobbiamo più sentire gente che mugugna la parola “budget” non appena proponiamo qualcosa per promuovere al meglio l’album. Inoltre abbiamo una distribuzione mondiale e ai massimi livelli, che ci permette di diffondere la malattia (dice “it helps us to spread the plague”, letteralmente) in qualsiasi angolo di questo pianeta!”
E dimmi la verità, come ci si sente ad essere una delle band più estreme della Nuclear?
“Cosa? Noi siamo l’UNICA band estrema della Nuclear! Non vorrai paragonarci a chi parla di uscire la sera e ubriacarsi, o a chi parla di sesso e rock’n’roll!”
PROGETTI LIVE
“Suoneremo ad aprile in Belgio (data appena avvenuta, lo scorso 12 aprile al Pestpop di Wieze) e poi partiremo tra Settembre e Ottobre per un tour europeo insieme a Nile e Grave. Sarà la terza volta, credo, che siamo in giro coi Nile, e devo dire che amo questo gruppo: intensi e fottutamente brillanti, sicuramente una delle band di punta della scena brutal death mondiale. Per il resto fare qualcosa, se possibile, in festival estivi, ma a dire il vero non abbiamo ancora pianificato quasi nulla da quel punto di vista.”
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli