Vario

Ben Orum (All Shall Perish)

Di - 16 Settembre 2008 - 13:00
Ben Orum (All Shall Perish)

Li avevamo lasciati sulle note di The Price of Existence, un disco già abbastanza controverso che aveva mostrato come essi fossero in grado di prendere decisioni rischiose ed andare avanti contro tutto e contro tutti, ubbidendo solo al loro gusto musicale. Li ritroviamo con Awaken the Dreamers, platter che farà ancora più parlare di se (soprattutto in negativo temo) e che li consacra come act senza confini del metallo estremo. Gli All Shall Perish sono oggi un quintetto che trascende i confini sia del puro e semplice death metal sia dei generi -core per creare una commistione abbastanza indefinibile che tuttavia li rende in qualche modo unici. E forse anche un po’ presuntuosi.


Ciao Ben e un bentornato agli All Shall Perish sulle pagine di truemetal! L’ultima volta che ci siamo visti eravamo all’ex Transilvania di Milano e mi avete detto: “Nel nostro prossimo album ci sarà molto più shred nonchè molte influenze Opeth.”. Beh, posso dire che mantenete le promesse. Potete svelarci quali sono le ragioni che vi hanno portato a fare questi cambiamenti nel vostro sound?

Innanzi tutto il nostro non lo chiamerei un cambiamento, ma piuttosto un’espansione nel nostro sound. Siamo sempre la stessa band, abbiamo soltanto portato le nostre caratteristiche ancora un po’ più in la. Ci siamo sempre sforzati di non fare due volte lo stesso album e credo che questo possa essere avvertito chiaramente ascoltando la nostra discografia.

Siete passati attraverso una serie di cambiamenti nella vostra formazione dopo l’uscita di Hate, Malice, Revenge. Possiamo dire che questo è il primo album composto totalmente dai membri attuali della band?

Abbiamo rimosso due membri dalla formazione di Hate, Malice, Revenge, ma questa è il nostro secondo disco con questa line up.

Quanto è stata importante la presenza di Chris Storey durante il processo di composizione? E’ stato lui a pretendere l’inserimento delle numerosissime parti soliste che caratterizzano Awaken the Dreamers, o è stata una decisione collegiale?

Tipicamente noi componiamo assieme, a piccoli gruppi. Chris è stato uno dei più coinvolti perchè viveva letteralmente dentro lo studio della band durante la scrittura dei brani. Chris ed io abbiamo arrangiato tantissimo assieme, anche Matt (Kuykendall, il batterista NDR) ha collaborato un sacco con lui sulle strutture e gli arrangiamenti. Mike invece ha scritto intere canzoni da solo. Parlando di virtuosismo posso dire che semplicemente veniva naturale a Chris, in quanto lui si allena 8 ore al giorno letteralmente. Io sono sempre stato più concentrato sul creare ritmiche e melodie coinvolgenti piuttosto che sul suonare super velocemente, quindi semplicemente mi faccio da parte e guardo il maestro al lavoro, Chris Storey è uno dei più pazzi e più veloci chitarristi che io abbia mai incontrato.

Quando avete suonato in Italia ho notato che le canzoni preferite dal pubblico erano Eradication, Deconstruction e Laid to Rest, ma voi non avete alcuna canzone come quelle in Awaken the Dreamers. Come mai avete fatto una simile scelta?

A dire il vero mi sembra che Stabbing to Purge Dissimulation sia abbastanza simile ad Eradication. Carina, veloce e con qualche breakdown bello pesante. Come ho detto prima noi cerchiamo di mantenere le cose interessanti per i nostri fans, ma anche per noi stessi. E’ una vera sfida scrivere una serie di canzoni che si differenzino l’una dall’altra e penso proprio che ce l’abbiamo fatta con il nuovo album.

Ci sono un sacco di bands Brutalcore che stanno cercando di riproporre ciò che avete fatto voi in Hate, Malice Revenge. Potremmo nominare i Whitechapel e gli Annotations of an Autopsy. Non pensate che sia strano che mentre voi state cercando di lasciare un certo tipo di sound altri gruppi facciano successo proprio riproponendolo?

E’ interessante, la parte triste è che ci sono così tanti gruppi fotocopia che tutte queste bands saranno dimenticate nel giro di un paio d’anni. La loro musica sarà dimenticata in un mare di cloni. Questa è la cosa che ha differenziato grandi gruppi come Pantera, Queen, Guns n Roses, Led Zeppelin: essi facevano canzoni diversissime le une dalle altre ed è stato proprio questo che li ha solidificati come gruppi classici.

Ho notato che avete abbandonato la grafica verdastra con i disegni splatter per il vostro nuovo album. E’ stata una scelta dettata dal vostro bisogno di differenziarvi dal mare di cloni che oramai infestano internet con siti dalla grafica simile?

No, era solo che volevamo avere un layout molto chiaro e semplice questa volta. Amiamo ancora tantissimo i lavori di POE.

Penso che uno dei principali problemi del deathcore sia il fatto che tutti i musicisti che lo suonano sentono la necessita di mettere uno o più breakdown in ogni canzone che creano. Ok, i breakdown sono belli, ma alla lunga la cosa diventa un po’ stancante per l’ascoltatore. Sei d’accordo con me?

Innanzi tutto ti ricordo che stai parlando con uno dei chitarristi degli All Shall Perish. Amo i breakdown! Ma questo non toglie che essi debbano essere fatti bene: il segreto è come li introduci e come te ne vai da essi, se la cosa non è fatta in una maniera interessante e che funzioni con il resto della canzone il breakdown suonerà fuori posto oppure ridondante. Ma se sai fare il tuo lavoro allora un breakdown può veramente essere il quid in più e far spiccare il volo a tutto.

In There’s no business to be done on a dead planet avete coniato un nuovo tipo di breakdown, ossia un breakdown accompagnato da assoli da parte di tutti gli strumenti, naturalmente uno alla volta. In Awaken the Dreamers avete riproposto questa soluzione parecchie volte, non pensate di risultare un po’ ridondanti?

La scena in generale sta diventando ridondante, in quanto i gruppi non cercano più di superare i propri limiti. In molti quando vedono qualcuno che sta facendo bene tentano di vestirsi come lui, di suonare la stessa roba. Sono felici della loro mediocrità, anzichè cercare di sforzarsi per essere buoni musicisti. Noi amiamo stupire la gente, prenderla di sorpresa, e crediamo di non essere una tipica band -CORE.

Leggendo i titoli delle nuove canzoni sembra che abbiate cercato di continuare il percorso di The Price of Existence, per quanto riguarda i testi: ossia parole per far sì che la gente pensi. Potreste introdurci alle tematiche del nuovo album?

Non è un concept album, ci sono canzoni che parlano di ogni tipo di cosa interessante, quindi ascoltate con cura!

Com’è stato lavorare con Rusty Cooley?

E’ la cosa migliore che mi sia mai capitata, ci dà dentro come nessun altro sulla chitarra.

Nel dicembre del 2007 era stata data erroneamente la notizia della morte di due membri della vostra band mentre eravate in tour in Australia a causa di un incidente stradale, poi si era venuto a sapere che in realtà a morire erano stati due membri della band di supporto, ossia i The Red Shore. Potete dirci cos’è successo? Eravate nello stesso bus?

Non eravamo nello stesso veicolo, eravamo in un altro bus e non ci siamo fatti nulla per fortuna. E’ stata una tragedia terribile che non ci scorderemo mai, riposate in pace Damo e Andy.

Potete darci qualche dettaglio su ciò che è accaduto? Non è la prima volta che dei musicisti metal muoiono a causa di un incidente stradale e tutti ricordiamo le tragedie di Cliff Burton (Metallica) e Vitek dei Decapitated.

In buona sostanza qualcuno si è addormentato alla guida, il bus ha sbandato, è uscito di strada e si è cappottato. E’ davvero triste, in quanto erano sia giovani che talentuosi. Il fatto è che a volte le bands giovani devono farsi viaggi di 12 e più ore tra un concerto e l’altro senza un autista in quanto non possono permetterselo. Dopo uno show stancante può essere davvero dura sedersi dietro al volante. Tutti coloro che appartengono alla scena devono rendersi conto di questo ed imparare: siate prudenti, non guidate se siete stanchi!