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Benediction (Dave Hunt)

Di Alberto Fittarelli - 17 Settembre 2008 - 0:08
Benediction (Dave Hunt)

 

Divertente e approfondita chiacchierata con Dave Hunt, noto a molti per essere il singer degli Anaal Nathrakh, ma cantante anche e soprattutto dei redivivi Benediction: un piacevole revival di episodi lontani, di riflessioni attuali, e di ironia sferzante. Da leggere se volete sapere come pensa il vero death metaller!

Dave, prima di tutto, puoi spiegarmi come mai vi sono occorsi ben 7 anni per pubblicare ‘Killing Music’? È stato un lungo periodo, forse persino troppo lungo per i vostri fan, non credi?

“Perché, sono tutti morti nel frattempo? Voglio dire, sì, ovviamente 7 anni sono un sacco di tempo trascorso tra due album, ma davvero non vedo il problema. Quello che conta è assicurarsi che quando ritorni sulle scene con un album dopo tanto tempo, si tratti di un disco con le palle, che faccia capire ai fan che la band è ancora validissima ed essenziale. La cosa strana è che a noi non sembra sia passato tanto tempo, stiamo sempre suonando, andando in tour, eccetera, tutto il tempo. In più ci sono stati diversi ritardi per trovare un batterista stabile (credo che ne abbiamo cambiati quattro dall’ultimo disco), un nuovo contratto, un nuovo produttore e così via; siamo stati abbastanza occupati, quindi! Inoltre, ovviamente, dopo tutto questo tempo passato a suonare insieme non potevamo certo pubblicare un album di cui non fossimo soddisfatti al 100%. Per cui sì, è passato un bel po’ di tempo, ma ha comunque fruttato: questa è la cosa più importante, e siamo convinti di averla portata a compimento.”

Questo è indubbiamente uno dei dischi più grezzi e diretti che abbiate mai pubblicato, e va di sicuro contro tutti i trend imperanti, a partire dalla produzione: lo avete fatto di proposito?

“Sì e no. Non stavamo pensando ai trend riguardo alla produzione, niente di quel genere, ma sicuramente volevamo un feeling grezzo e aggressivo sull’album. Abbiamo lavorato con Mick, il nostro produttore, semplicemente per ottenere il suono e l’atmosfera che si adattassero alle canzoni, per far sì che seguissero la via che avevamo tracciato per loro, nelle nostre menti. Volevamo seguire questi spunti, e che questo stesse diventando un album molto aggressivo lo si è sentito subito; e alla fine è quello che ci siamo sforzati di ottenere.”

Vi ho visti suonare qualche annetto fa in un festival italiano, il Valpolicella Metal Fest, poi il silenzio: avete intenzione di promuovere il disco suonando di nuovo dal vivo?

“Cazzo se ricordo quel festival! Nord Italia in giugno, per cui ti aspetti un tempo decente, giusto? Poi, la mattina del giorno in cui dovevamo suonare, la più grossa tempesta che abbia mai visto arriva proprio sul festival (ah, ‘sti inglesi che non hanno mai visto un temporale… Ndr). A mezzogiorno c’era così buio che sembrava mezzanotte, e tuoni e fulmini erano così forti che quando tuonava, le luci nell’albergo si spegnevano tutte insieme. Il fulmine era ROSA, maledizione! Ma sì, abbiamo un tour europeo in lavorazione per settembre/ottobre, e anche se nessuna data è stata annunciata finora, speriamo di avere qualche concerto anche in Italia. Gli show che abbiamo fatto dalle vostre parti sono sempre stati fantastici – grandissimi fan – e vogliamo proprio tornarci. E speriamo che ci sia anche qualche festival, e che vada meglio di come andò il Valpolicella!” (la band si esibì sotto al diluvio, con Dave Hunt sul palco con un giaccone chiuso fino al collo e due file di fan scalmanati sotto al palco… Ndr)
 
Parliamo allora della lunga lista di ospiti che avete sul disco…

“Eccola: Jock dei GBH, Billy dei Faith No More, Karl dei Bolt Thrower, Kelly degli Atheist, Torsten di Metal Hammer (edizione tedesca) e, last but not least, Markus (Staiger, il boss, Ndr) della Nuclear Blast! È sempre divertente avere ‘estranei’ coinvolti, secondo me: aggiunge qualcosa per la band che sta registrando e per gli amici che arrivano a contribuire, e si spera che dia qualcosa in più anche all’ascoltatore. Rende tutto semplicemente più intrigante. I musicisti che abbiamo ospitato sono abbastanza ovvi, sono amici del gruppo che abbiamo voluto coinvolgere in quanto tali, oltre che ottimi musicisti, sia per mostrare unione, sia per dare qualcosa di extra ai fan; ma nel caso di Torsten e soprattutto di Markus, erano semplicemente in studio con noi mentre registravamo alcune backing vocals: abbiamo realizzato che in tutti questi anni passati su Nuclear, Markus non era mai stato su nessun album prima d’ora. Per cui è sembrato adatto alla situazione che una delle band originarie della Nuclear Blast (i Benediction pubblicarono il debut “Subconscious Terror” già su Nuclear, nel 1990, quando la label tedesca era agli esordi e ancora misconosciuta, Ndr) lo costringesse ad apparire finalmente su CD, e non gli abbiamo lasciato molta scelta!” (Ride, Ndr)

È evidente che ancora oggi siate fanatici del death metal ‘old style’, un modo di intenderlo oggi quasi scomparso; la scena si è evoluta con rapidità eccezionale dal suo “risveglio”, a fine anni ’90 (e sappiamo come tu sia perfettamente consapevole di ciò, visti i trascorsi con gli Anaal Nathrakh): c’è quindi una divisione tra i vostri gusti personali e ciò che suonate o siete davvero così coinvolti, a distanza di quasi 20 anni, dal death dei primi giorni?

“Sì, ne sono perfettamente conscio, ma credo che la parola ‘evoluto’ sia la chiave: la scena, come dici, si è evoluta, ma non in modo da escludere il vecchio stile. Ci sono nuove forme musicali che sono salite alla ribalta negli ultimi anni, così come stili e idee che sono nati e morti lungo la via; ma c’è ancor abbastanza spazio per tutti, nella musica, sia per i Dillinger Escape Plan o i Mastodon o chiunque altro, sia per i Benediction, glo Obituary, diavolo, pure per i Motörhead. In fin dei conti, sono i gruppi che fanno le cose giuste e le fanno perché ci credono che durano a lungo, a prescindere dallo stile. Non credo che “old fashioned” sia la miglior definizione per noi, credo che un’espressione migliore possa essere “classici”. Sarebbe “old fashioned” se ci limitassimo a riproporre sempre la stessa roba a ogni album, ma chiaramente non è questo il caso: è uno stile classico, ma suona fresco e vitale e possiede elementi nuovi e originali. Senza dubbio, questa musica può ancora prenderti a calci in faccia quando lo deve fare, e credo che questo sia il punto: non suona vecchia, ti ricorda solo cosa c’è di grande nel vero Death Metal.”

A parte qualche reunion più o meno riuscita, siete uno dei pochi gruppi rimasti sulle scene fin dagli ormai lontani inizi: avvertite qualche forma di pressione, per questo motivo?

“No, assolutamente. Anzi, per alcuni versi è il contrario, e lo abbiamo provato negli anni in cui la situazione si era fatta decisamente difficile. È passato un po’ dall’ultimo album, ma è un’altra cosa, tanto che stavamo comunque facendo tour per contribuire a tenere “la scena” viva. Sono felice come lo sono tutti della reunion dei Carcass, perché sono il primo a esserne un fan; ma credo che la pressione sia su di loro, che devono dimostrare di essere ancora capaci di reggere il palco, che possono ancora essere una band dopo tutto questo tempo. Al contrario, noi abbiamo sempre continuato a provarlo, e quindi la pressione non c’è, e nonostante tutti i problemi incontrati, siamo ancora qui: dobbiamo semplicemente continuare a fare quello che facciamo meglio, e mostrare che ci possiamo mescolare con i migliori tra loro, che è quanto abbiamo sempre fatto.”

Siete, come accennavi, ancora su Nuclear Blast dopo anni dal vostro debutto: ma la label si è completamente trasformata dai suoi inizi. Cos’è diverso nel lavorare con loro? Avvertite lo stesso supporto di sempre?

“È un’operazione completamente diversa, loro hanno avuto qualcosa come cinque uffici diversi, e stanno diventando più grandi di giorno in giorno. Ormai sono un’etichetta enorme, con centinaia di dipendenti, e c’è un bel po’ di differenza rispetto a quando c’era il solo Markus, nella cameretta della casa di sua mamma! A quei tempi, i Benediction erano una delle band più grandi della label, e ora hanno gente come i Nightwish che vende un milione di copie di un solo album… Ma so che Markus ha un occhio di riguardo per una manciata di gruppi originali, Benediction inclusi, per cui, anche se non sappiamo mai chi risponderà al telefono quando chiamamo, oggi, con tutta la gente che ci lavora dentro, abbiamo decisamente il loro supporto e se abbiamo un problema, possiamo risolverlo con loro. Le relazioni con un’etichetta sono sempre buone quanto l’ultima cosa che loro hanno fatto per un gruppo, e al momento loro stanno spingendo tantissimo ‘Killing Music’ e supportando la band. per cui al momento siamo contenti. Dovessero cambiare le cose, sappiamo dove trovarli…”

Nel 1997, i Dismember pubblicarono un album chiamato semplicemente “Death Metal” per protestare contro la mancanza di interesse della Nuclear Blast verso il genere e le pressioni da loro esercitate perché cambiassero sound; l’anno dopo, voi pubblicaste “Grind Bastard”, un altro titolo simbolico, ma non mostraste mai la necessità di cambiare label: come avete vissuto quindi quel periodo di crisi per il death metal?

“Beh, presumo che la parola ‘crisi’ non sia troppo forte, considerato il numero delle band che si sciolsero o cambiasono sound in quegli anni. E sì, ci furono pressioni anche sui Benediction perché cambiassero stile: prendere una cantante donna, aggiungere tastiere e tutta quella serie di cose. Ma c’era solo una risposta da dare: FUCK OFF! Quando entrai nel gruppo, nel 1998, era proprio nel mezzo di quel periodo. Ma credo che tutto dipenda da quello che ti aspetti: se pensi che siccome suoni in un gruppo, allora meriti di essere adorato da migliaia di fan ogni notte e avere limousine private, allora sarai deluso quando il genere che suoni passerà attraverso cattive acque; ma se suoni perché ami quello che fai, e apprezzi genuinamente quando i fan sono interessati a quello che stai facendo, allora, come noi, supererai qualsiasi ostacolo sulla tua strada. In più, i fan capiranno e ti rispetteranno per questo. A dispetto delle pressioni per cambiare genere, i Benediction non hanno mai tradito i fan, e i fan non tradiranno mai noi; e ora credo davvero che i risultati si vedano e la gente stia capendo perché questo tipo di death metal fosse popolare, e noi siamo orgogliosi di avere passato la tempesta ed essere ancora qui, ora che il futuro sta tornando ad essere luminoso.”

È tempo di riflessioni per il passato dei Benediction? Lo sarà mai? Pubblicherete mai un DVD o una raccolta per celebrare la storia del gruppo?

“A dire il vero siamo molto più interessati a cosa porterà il futuro: un “best of” o qualcosa id simile può essere interessante per la gente che compra i vecchi album, e per la label che lo vende, ma non cambierebbe quanto stiamo facendo noi come gruppo, sarebbe decisamente irrilevante per noi. E per quanto riguarda i DVD, mi basta quello bonus incluso in Killing Music. Personalmente non sono un fan dei DVD musicali, ma staremo a vedere che opportunità avremo in futuro.”

Che cosa porteresti ai giorni nostri dalle esperienze vissute dai Benediction nei primi tempi della loro storia (per quanto tu non ne fossi parte)? Che cosa credi che sia necessario perché la scena si sviluppi senza divorarsi dall’interno, come accadde negli anni ’90?

“Da quanto mi hanno detto gli altri ragazzi, bisognerebbe avere la follia che esisteva nei primi anni della scena death metal. Abbiamo fatto diversi concerti folli negli ultimi anni, e come ti dicevo le cose si stanno risollevando per il death metal già da qualche tempo, ma c’è sempre spazio per andare oltre! La cosa che porta la scena ad autodivorarsi è la gente che si atteggia ad esperta: si fottano, tu fai in modo di essere entusiasta di quello che fai e divertirti e ci saranno molte più possibilità che ci siano gruppi che ti entusiasmano e ti divertono!

Grazie per il supporto, lo apprezziamo davvero!”

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli