Biografia Vanadium (Luca Fassina)
Quanto ci hai messo a realizzare il libro?
Tra ideazione della scaletta, realizzazione delle interviste e vera e propria stesura ci ho messo undici mesi.
In che momento e perché è nata l’idea? Come sei approdato a Crac?
Durante la presentazione del mio precedente libro, On Stage (Back Stage), al castello di Pandino, esponevano sia la Tsunami, per la quale era uscito quel lavoro, che la Crac, che stava presentando la biografia di un noto artista italiano. Ho conosciuto così Marco, l’editore della Crac, col quale mi sono trovato immediatamente a mio agio. In ‘On Stage’ c’era un brano dei Vanadium e così, parlando del più e del meno, è arrivata la proposta di realizzare una biografia su di loro.
Luca Fassina e i Vanadium, il giorno della presentazione del libro
Già conoscevi la storia dei Vanadium? Con che criterio hai iniziato a collocare i vari avvenimenti uno dopo l’altro?
La mia vita da fan e quella professionale si sono incrociate diverse volte con la storia dei Vanadium. Quando è arrivato l’incarico mi sono documentato su di loro, ho letto tutto quello che c’era in circolazione e poi li ho contattati. Da questo primo giro di interviste sono venuti alla luce un sacco di nomi di musicisti, amici e addetti ai lavori. È stato come lanciare un sasso in acqua: i contatti si sono allargati sempre più, coinvolgendo nuove persone ad ogni intervista. Ho scelto di utilizzare una narrazione temporale, che iniziasse con la Mark I della fine degli anni Settanta ed arrivasse sino ai giorni nostri. Ogni volta che qualche nuovo personaggio entrava in scena, la sua intervista contribuiva a far proseguire la narrazione. Per quanto riguarda le cinque interviste più importanti, invece, ho inserito dei flashback che spiegassero come Steve,
Ruggero, Pino, Lio e Mimmo sono arrivati a far parte della band.
Qual è o quali sono i musicisti della galassia Vanadium che più ti hanno aiutato per la stesura del libro?
È impossibile scegliere tra ottanta persone: ognuno ha portato la sua fetta di ricordi, di storia… ogni tassello, piccolo o grande che fosse, ha fatto sì che questo libro potesse essere realizzato. Pensa che una formazione dei Vanadium, la Mark V, l’ho scoperta la settimana in cui dovevo consegnare il manoscritto: ho dovuto rivedere tutto per inserirla correttamente nel flusso temporale (cambiando di conseguenza la numerazione delle formazioni successive nel racconto, nelle dida, nell’albero genealogico che c’è alla fine…).
Vanadium
Qual è stata la cosa più ostica che hai incontrato durante le varie fasi di lavorazione?
Quando parli di una storia che è così pesantemente legata alla biografia delle persone coinvolte, devi scegliere con attenzione gli argomenti che vuoi trattare. Le tensioni, i dissapori, i problemi che hanno minato la vita dei Vanadium andavano trattati, ma non dovevano essere il fulcro di questo lavoro, che voleva raccontare una storia di una band che ha contribuito alla Storia della musica italiana. Ho dovuto conoscere a fondo i fatti per poterli raccontare nel modo più obiettivo possibile.
Come hai fatto a convincere Pino Scotto a partecipare?
Conosco Pino da quando lavoravamo assieme su Hard!, negli anni Novanta. Lui considera i Vanadium una cosa finita tanto tempo fa, ma ha voluto comunque che ci fosse anche la sua voce, in rispetto ai fan che ancora lo seguono e che ancora amano quella gloriosa band.
Pino Scotto, periodo Fire Trails
In che modo sei riuscito a “mettere tutti d’accordo” nel momento in cui sorgevano delle questioni spinose e/o in chiaroscuro?
Non è stato difficile, perché non l’ho fatto: ognuno ha detto la propria e rimane convinto delle sue idee. Io non dovevo fare da mediatore, dovevo riportare la verità di ognuno.
Possiedi qualche aneddoto divertente accaduto durante i lavori?
Il secondo giro di interviste, quello fatto per verificare le versioni discordanti di uno stesso avvenimento, è stato divertente. Ci sono alcune cose che non sono finite nel libro, vuoi per problemi di spazio, vuoi perché non trovavano una giusta collocazione nell’assito narrativo. Una serata al Rock’n’Roll di Rho, dove c’erano presenti diversi roadies degli anni d’oro, si è trasformata in una gara di aneddoti e scherzi da caserma non tutti pubblicabili. Anche se un paio sono riuscito a metterli.
Lionello “Lio” Mascheroni
Che rapporto avevi con i Vanadium negli anni Ottanta, a livello di spettatore?
Li ho scoperti il 24 giugno 1986, al concerto con Twisted Sister e Motörhead. Mi sono subito procurato i loro dischi, anche se ero ‘distratto’ da gruppi come Ozzy Osbourne e gli Iron Maiden. Lavorando nel settore, poi, ho avuto modo di partecipare al lancio di Seventheaven e assistere in seguito al tentativo della rinascita di Nel Cuore del Caos, ma ormai la magia era terminata.
Qual è il migliore LP della Loro discografia, a tuo modo di vedere?
Credo sia A Race with the Devil: lì Steve ha potuto dar sfogo a tutta la sua creatività, accresciuta dalla voglia di dimostrare cosa sapeva fare sommata alla frustrazione accumulata per non aver potuto partecipare attivamente alla stesura del primo LP della band. Anche se Born to Fight è un gran disco.
Domenico Prantera detto Mimmo
Secondo te, in una ipotetica scala globale dei valori, in che collocazione possono ritrovarsi i Vanadium? Intendo in una griglia comprensiva degli altri “grandi” degli anni Ottanta: Death SS, Strana Officina, Skanners, Bulldozer, Raff, Vanexa etc etc
Sono stati assolutamente al numero uno. Come fa notare Ruggero in un passaggio del libro nel capitolo terzo: «In quel momento avevamo management, produzione, casa discografica e studio di registrazione: non so chi altri potesse vantare qualcosa di simile».
Ai giorni Nostri è ipotizzabile la nascita di una favola musicale come quella dei Vanadium?
Sì. I Lacuna Coil ne sono un esempio: quando credi nella tua musica e ti fai il culo, niente è impossibile. Certo, a volte ci vuole anche un po’ di fortuna.
Stefano Tessarin e Ruggero Zanolini
Quale il maggiore errore commesso dalla band, nella storia?
Avrebbero dovuto insistere maggiormente per avere visibilità all’estero e riuscire ad andare in tour in Europa come supporter di qualche grande band.
Come sei riuscito a procurarti tutto quel ben di Dio di foto che hai poi pubblicato all’interno del libro?
Durante ogni intervista ho chiesto le foto ai diretti interessati. Mimmo Prantera ha valige piene di materiale, ed è stato il principale foraggiatore, ma quasi tutti hanno portato qualcosa. La foto più difficile da trovare è stata quella del Bedford Rosso, ottanta chilometri all’ora in discesa col vento a favore: il furgone storico con la scritta Vanadium sulle fiancate e le tendine fatte dalla moglie di Ruggero.
Ti sei fatto un mazzo tanto, la testimonianza è nelle persone che sei riuscito a scovare, gente fuori dal cono di luce dei riflettori da tempo: in quest’ottica, come sei arrivato all’affascinante Grazia Zuliani (la ragazza immortalata sulla copertina di Game Over) e a Cesare Lampa?
Grazia l’ho trovata grazie ai vecchi contatti forniti dai Vanadium. È stata gentilissima e mi ha inviato i provini della fotosession che aveva fatto per la copertina di Game Over. Cesare è un mito: mi ha aperto le sale prova dove suonava la band e mi ha intrattenuto per un pomeriggio intero con le sue storie. Internet e il passaparola hanno fatto miracoli. Mi rimangono due rimpianti: non sono riuscito a trovare né Flavia Francioni (la modella che ha posato per On Streets of Danger) né Guy Bidmead, il fonico di Seventheaven che ho cercato ovunque, smuovendo anche conoscenze importanti nel mondo del rock. Io continuo a cercarli, magari potremmo inserirli in una prossima ristampa.
Grazia Zuliani on stage per i Vanadium (All’interno del libro vi è un composit di altre Sue bellissime foto)
E a Vasco, che poi ovviamente non ricorda, come sempre in questi casi… ?
Sono passato attraverso il canale ufficiale di Tania Sachs, perché volevo un commento sul concerto che Vasco ha aperto per i Vanadium a Villa Litta nel 1982. Quella è la risposa ufficiale che ho ricevuto.
Come poni il tuo libro sui Vanadium nei confronti di certa letteratura metallica proveniente dall’estero?
Questa biografia è assoluamente al pari di un “The Dirt” o di qualsiasi altro lavoro dei miei colleghi stranieri che fanno ricerca e interviste prima di scrivere un libro. Io leggo sempre molto e devo dire senza falsa modestia che questo libro è in grado di competere con qualsiasi altro.
Vanadium
Se potessi tornare indietro, cosa modificheresti del libro, a posteriori (sempre che vi sia qualcosa…)?
Nulla di quello che ho scritto. Come ti dicevo, se riuscissi a raggiungere quelle persone o se qualcuno avesse una cosa epocale da aggiungere ne parlerei sicuramente all’editore.
Come mai sei tornato a scrivere sulle colonne di Metal Maniac?
Avevo lasciato l’editoria rock per un periodo. Alla morte di Ronnie James Dio, l’amico Alex Ventriglia mi ha chiesto se volevo scrivere un pezzo. Non ho più smesso. Dall’apertura del mensile in Italia, collaboro anche con Classic Rock, per il quale posso fare delle grandi retrospettiva, una delle quali prossimamente parlerà anche dei Vanadium.
Chiudi come vuoi, Luca, spazio libero a tua disposizione.
Due sole cose: non dimentichiamoci che nel libro sono presenti QR Code che permettono di visionare diverse ore di contenuti multimediali. L’altra è un appello: prego chiunque legga questo libro di farmi sapere come lo ha trovato; la vostra opinione è importante, perché chi fa il mio lavoro non lo fa solo per ego (beh, un po’ sì) ma soprattutto per passione, ma se non ci foste voi…
Stefano “Steven Rich” Ricetti