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Black Sabbath: Tony Iommi, ‘Paranoid portò tantissimi ragazzini urlanti ai concerti, ma noi non volevamo il pubblico dei Beatles’

Di Orso Comellini - 11 Ottobre 2020 - 9:55
Black Sabbath: Tony Iommi, ‘Paranoid portò tantissimi ragazzini urlanti ai concerti, ma noi non volevamo il pubblico dei Beatles’

In occasione del cinquantesimo anniversario dall’uscita di “Paranoid”, Kerrang! ha condotto una lunga e interessante intervista con Tony Iommi. Il mastermind dei Black Sabbath ha raccontato tantissimi dettagli su come sia nato e si sia sviluppato l’album e dei suoi problemi con la title-track. Vi riportiamo alcuni estratti.

L’idea era quella di andare tutti a vivere insieme per un po’, in modo che ci sentissimo meno incoraggiati a fare, ehm, altre cose. Tuttavia, poi finivamo poi tutti a quel dannato pub, per cui non fu molto utile! Però significava anche che la mattina dopo potevi sempre andare a bussare alla porta degli altri per dirgli di muoversi ad alzarsi e andare a provare. Stare sotto lo stesso tetto è stata una buona idea e ci permise di raggiungere i nostri obiettivi.

Le canzoni nascevano più o meno tutte nello stesso modo. Io mi presentavo con un riff e iniziavo a suonarlo. Poi Geezer o un altro di noi esprimeva il suo apprezzamento e da lì, tutti insieme, iniziavamo a mettere su idee e a costruire la canzone.

Una volta completate le canzoni, mentre la band era fuori dalla sala, Rodger Bain mi si avvicinò e mi chiese se avevamo altre canzoni (riteneva l’album troppo corto, ndr), ma non ne avevamo, le avevamo utilizzate tutte. In testa avevo un riff di base e lo mostrai alla band quando rientrò nello studio. Come tutti probabilmente sapranno, registrammo quella canzone (‘Paranoid’, ndr) in tutta fretta e all’ultimo momento. Sarebbe stato un filler, un riempitivo, ed è per questo che probabilmente venne fuori come uno dei nostri brani più corti in assoluto. Rodger usò il modulatore ad anello (lo stesso usato sulla voce di Ozzy all’inizio di ‘Iron Man’, ndr) anche sull’assolo di ‘Paranoid’. La mia reazione istintiva fu di dire: “Cosa diavolo è questo? Suona in maniera orribile”. Ma andammo avanti e l’assolo finì sull’album in quel modo. Adesso mi ci sono abituato. Vertigo decise di usare quel pezzo come singolo e di farla diventare la title-track. Non avevamo molta voce in capitolo a quei tempi, non ci potemmo fare molto, ma eravamo molto arrabbiati. Non volevamo finire su Top Of The Pops, non era il nostro pubblico. Noi eravamo più una band underground. Ovviamente quando diventò una hit fece tanto per noi, ma ci ritrovammo con un sacco di ragazzini urlanti ai nostri concerti e non erano il nostro tipo di fan. Non volevamo attrarre i fan dei Beatles o roba del genere. La nostra musica era heavy e potente e noi volevamo continuare così, molto più che suonare musica che attirasse fan del pop. Per cui l’unico modo che avevamo era smettere di pubblicare singoli.