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Blackguard (Paul Zinary)

Di Daniele Balestrieri - 23 Marzo 2009 - 13:33
Blackguard (Paul Zinary)

E così in una fredda giornata di marzo abbiamo raggiunto le celebrità del momento, i Blackguard, vincitori incontrastati del concorso come miglior band di Myspace. Enjoy!

Paul: Ciao, sono Paul dei Blackguard, parlo con Daniele di Truemetal, vero?
Daniele: Oh yeah, ciao! Come vanno le cose?
P: Ciao Daniele… tutto a posto, grazie. Sono appena tornato dal lavoro, tempo due minuti ed era già tempo di iniziare l’intervista.
D: Capisco… che ore sono nel lontano Québec?
P: Sono le quattro di pomeriggio… davvero, giusto il tempo di entrare a casa.
D: Non ti preoccupare, non sarà come stare al lavoro, ci facciamo quattro chiacchiere sulla band.
Devo dire che appena ho sentito il promo sono rimasto piacevolmente sorpreso: il vostro è un genere molto inflazionato qui in Europa, eppure siete riusciti a dargli immediatamente un’impronta personale. Nonostante siate in giro da… quanto, otto anni?

P: Esatto
D …avete fatto appena un full-length e un EP, eppure già si sente una distinta chiave di lettura difficilmente riscontrabile in band del vostro stesso filone. Ho sentito a tratti dei richiami ai Children of Bodom e per quanto mi riguarda è cosa buona e giusta. Sono ottimi musicisti, e anche voi mi sembra che lo siate. Sembrate tutto tranne che una band alle prime armi. E’ un disco speciale, direi.
P: Grazie mille, non sai quanto ci faccia piacere una simile osservazione. E’ dura emergere dalla massa, specie in un genere in rapida crescita qui in Nord America.
D: Puoi ben dirlo. Senti, allora dimmi un po’, com’è stato vincere il concorso come migliore band myspace e agguantare un contratto con nientemeno che la Nuclear Blast? Dev’essere stato un “blast”, no?
P: Esatto! Come potrai ben immaginare, abbiamo spedito il nostro materiale alla Nuclear senza badarci troppo. C’erano letteralmente centinaia di band in concorso, tutte – immagino – con materiale di un certo livello. Scalare la classifca per noi è stata una grande emozione, e quando abbiamo ricevuto la notizia che eravamo stati presi… abbiamo pensato quasi che fosse uno scherzo, e invece era tutto vero!

D: Ammettetelo: quanto è durata la festa che avete fatto appena avete saputo di aver vinto?
P: Guarda, l’abbiamo saputo in una condizione un po’ particolare: eravamo tutti a casa di un amico, lontano da Montréal. Mi sono alzato una mattina e mi sono diretto distrattamente verso il PC del mio amico per controllare le email e ci sono rimasto di sasso quando l’ho letto. Però era mattina, ed eravamo lontani da casa… abbiamo dovuto aspettare un po’ per poter festeggiare.
D: Scommetto che avete pensato di essere ancora preda dei fumi dell’alcool della sera prima.
P: Ehm, a dire il vero è stato proprio così. Ma sono contento che non sia stato solo un sogno.
D: Scommetto che alla Nuclear siete piaciuti allo stesso modo in cui siete piaciuti anche a me: una ventata di freschezza, una bella cavalcata a metà tra molti generi… non si sente tutti i giorni. Quando avete discusso con Nuclear, cosa vi è stato proposto? Voglio dire… è un contratto stile “stella cometa” oppure un impegno per più album?
P: Non so esattamente se posso parlare di una cosa del genere, ma come ben immaginerai è un contratto che spero duri per più album e che ci dia grandi soddisfazioni.
D: Certo, è ovvio… ma senti un po’, a proposito di soddisfazioni, direi che ormai, a due settimane dall’uscita, dovreste aver iniziato a farvi un’idea di cosa ne pensa la gente e come sia andata la vendita nel D-day… allora? Com’è andata?
P: Veramente l’album non è ancora uscito… esce il 22 in Europa e ad Aprile in Nord America…
D: Ah sì? Veramente qui sul retro del promo c’è scritto “Out on the 3rd of March”…
P: Ah sì?
D: Sì. Forse la data è sbagliata.
P: Sì, è sbagliato… curioso.
D: Non ti preoccupare, non è la prima volta che vedo una cosa simile. Ho assistito alla stessa scena quando ho intervistato gli Enslaved. A questo punto allora, siete nervosi? Il battesimo del grande pubblico dev’essere una bella botta d’adrenalina.
P: Lo è, un po’ nervosi lo siamo. Dalla sorte di quest’album dipendono un sacco di cose… ma siamo consci del valore del nostro materiale e speriamo che vada tutto bene.
D: Me lo auguro. Senti, stavo cercando qualche informazione sul vostro album, ma il vostro sito web è morto. E’ im preparazione qualcosa di grosso?
P: Uhm. Veramente non diamo molta attenzione al sito web. Preferiamo di gran lunga coltivare Myspace. Lo sai, è stato il primo artefice della nostra fortuna e tramite myspace si raggiungono un sacco di persone. Il sito non crea assolutamente altrettanto traffico.
D: Capisco. Peccato perché mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa sui testi dell’album e speravo nel sito. Allora dovrai raccontarmi tu qualcosa a riguardo, perché con tutta la buona volontà tra growl e scream (di ottima fattura, peraltro) non sono riuscito a capirci molto.
P: Sì, lo immagino. Tra l’altro, grazie per il complimento, come sai sono il cantante.
Niente, l’album non ha un significato preciso, non è un concept e non ruota attorno a temi con un comune denominatore. Ci piace pensare al nostro album come una visione un po’ modernista del folk. Trattiamo di argomenti abbastanza moderni, ma con un retrogusto brigante, amiamo divertirci e vogliamo dare un tono attuale ma leggero ai nostri testi. Niente di particolarmente ispirato, o epico, o fantasy.
D: Ho capito… eppure la copertina suggerisce ben altro. E’ una bella immagine, quasi pagana, quasi mitologica… non esattamente “moderna”.
P: Sì, quella è effettivamente un’eccezione. La copertina prende spunto dall’ultimo brano dell’album, “The Last We Wage”, e si riferisce a una leggenda qui, del Québec. In pratica parla di un gruppo di vagabondi dispersi in un bosco ai quali viene affidata una nave volante, la notte di Capodanno, per tornare dalle loro famiglie. E’ una storia bellissima, fichissima e ce l’ho voluta mettere per forza. Del resto siamo gente del Québec e ci piace mettere un po’ della nostra cultura nella nostra musica.
D: Aha! Visto che alla fine qualcosa di folk tradizionale c’è.
P: Sì, effettivamente… ma a parte questo giuro, il resto è tutta una carrellata di pensieri, esperienze di tutti i giorni…
D: Va bene, è giusto così. Sarebbe stato molto peggio se vi foste affidati alle solite leggende trite e ritrite. Questo è un punto di forza della vostra band, senza dubbio.
P: Ti ringrazio!

D: Senti ma, a proposito di titoli, ho visto che prima vi chiamavate Profugus Mortis, adesso vi chiamate Blackguard. A cosa è dovuto il cambio di nome?
P: All’inizio eravamo una band molto più black-oriented e pensavamo che il nome Profugus Mortis fosse adatto. A dire il vero non è che ci scompinferasse più di tanto, e avevamo già una mezza intenzione di cambiarlo. Quando abbiamo vinto il concorso con la Nuclear Blast, c’è da dire che nemmeno loro erano particolarmente contenti del nome bella band… per cui abbiamo preso la palla al balzo e ci siamo decisi a cambiarlo. Devo dire che è stato un sollievo perché non avevamo il coraggio di farlo… dopotutto otto anni di ricordi non si cancellano con un colpo di spugna. Alla fine dobbiamo ringraziare la Nuclear per averci dato la spinta che ci serviva.
D: E perché proprio Blackguard?
P: Eh, mi piacerebbe risponderti a razzo ma la realtà è che sono un po’ confuso anche io… in realtà non ha un significato ben preciso. “Blackguard” può significare “banda di viaggiatori”, in un certo senso anche vagabondi, e questo è ciò che ci sentiamo: una banda di viaggiatori. Poi in realtà il nome ha anche un significato più oscuro e negativo ma io… io non mi sento una persona negativa. Sono una persona positiva anche nella vita e non mi va di essere associato a un nome tenebroso o che evochi cattivi pensieri.
D: Mi pare sensato. Tra l’altro il nome non mi dispiace, anche se la cosa potrà andare contro la vostra visione “modernista” del folk, lo trovo un nome molto medievaleggiante, o perché no, pagano.
P: Sì, dà anche quest’impressione. Non a caso piace anche a me.
D: Piuttosto, a proposito di pagan, probabilmente avete tutti ascoltato pagan europeo. Nel vostro album sento un po’ di tutto, non solo folk e black, ma anche una buona dose di power sinfonico, un po’ di pagan nuovo stile… insomma è un bel mix di esperienze differenti. C’è mica stata qualche band con la quale sei cresciuto e che ti ha spronato a intraprendere la carriera di musicista?
P: Bella domanda… visto che hai menzionato il power, sì, devo dire che il power è stata una grande influenza per me. Sono cresciuto e ho amato moltissimo i Rhapsody of Fire, ed è stata quella band che mi ha spinto a cercare soddisfazione nella musica. Ho ascoltato molto, ma… sì, direi che loro sono stati la mia ispirazione.
D: Hahahaha. Sono sicuro che creerà un po’ di tumulto nei nostri lettori. Avevo quasi paura a dirtelo, ma effettivamente certe volte sentivo la “pompa” epica di band power sulla falsariga dei Rhapsody.
P: Ed è effettivamente così. Perché tumulto? Perché ridi? Non mi mettere paura!
D: No, no, niente di negativo non ti preoccupare. I Rhapsody sono ben conosciuti in terra italica, diciamo che sono sempre fonte di accese discussioni. A proposito di discussioni… la Nuclear ci tiene particolarmente alle proprie band e so che fa di tutto per promuoverle. Vi hanno mica proposto un video musicale? C’è una canzone, Cinder, che mi piace molto e che vedrei bene associata a un video.
P: Bbbbeeeehh… a dire il vero si è parlato di un video, ma questo disco è uscito talmente in fretta che non abbiamo potuto fare niente. Pensa che la maggior parte di questi brani doveva uscire con un EP tramite un’altra casa discografica, più piccola. All’ultimo abbiamo dovuto disdire per portare tutto il materiale alla Nuclear, e siamo grati alla vecchia label per averci permesso di farlo senza troppi problemi. Ovviamente abbiamo dovuto risarcirli del denaro perso per la stampa e la produzione, ma ne è valsa la pena. Quindi no, niente video, ma sicuramente per il prossimo album ne faremo uno.
D: Già pensate al prossimo album?
P: Ora non direi, no. Certo già abbiamo qualche canzone, ma per ora direi che non è la nostra priorità. Nemmeno è uscito questo, di album!
D: Infatti, direi che per ora dovreste godervi i frutti del vostro duro lavoro. Peraltro poi sarete molto impegnati con il prossimo tour… ho saputo che suonerete al fianco di mostri sacri come Moonsorrow, Primordial, Eluveitie, Korpiklaani… cavoli, mica niente. Siete tra l’altro l’unica band del tour a non essere europea, vero?
P: C’è anche una band di spalla del New Jersey, ma a parte loro sono tutti Europei, sì.
D: Beh, lo sapete che sono grandi nomi in Europa… specie in quest’ambito, specie i Moonsorrow! Come ci si sente a suonare al fianco di band che, tutto sommato, hanno fatto la storia del folk europeo?
P: Guarda, te lo posso dire con certezza perché due anni fa abbiamo suonato come band d’apertura insieme a loro! Ci siamo divertiti un casino, siamo diventati amici, e sarà molto bello suonare nuovamente con degli amici.
D: Non lo sapevo, beh, ottimo allora! E in Europa?
P: Non so se posso dirtelo, ma te lo dico lo stesso, sì, penso che saremo in Europa quest’autunno, per un tour. Non so bene quando e non so bene con chi… a dire il vero non so nemmeno dove andremo, ma in Italia ci voglio venire, è un paese che vorrei assolutamente visitare.
D: Ho capito, è ancora tutto in fieri. Beh, a questo punto ti ringrazio per l’oretta concessami. Spero che il futuro vi riservi delle soddisfazioni, del resto il genere è in esplosione e non potrete che trarne vantaggi!
P: Sì, qui siamo un po’ in ritardo rispetto a voi… fino a due-tre anni fa la gente nemmeno sapeva cos’era il folk metal, per cui siamo contenti di essere al posto giusto… nel momento giusto. Grazie per la bella intervista e le belle parole, mi auguro di vedervi tutti quando verremo in Europa!
D: Non mancheremo, grazie e a presto. Au revoir!
P: Ciao!