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Bonded By Blood (Alex Lee)

Di Daniele D'Adamo - 23 Marzo 2011 - 0:00
Bonded By Blood (Alex Lee)

Dopo il successo di “Exiled To Earth”, i thrasher statunitensi Bonded By Blood stanno mettendo a ferro e fuoco l’Europa (e l’Italia) con un tour lungo e articolato, comprendente parecchi Paesi. Quale migliore occasione, allora, per far due chiacchiere con Alex Lee, giovane chitarrista dell’altrettanto giovane band, decisamente allegro e su di giri per il buon momento dell’act californiano.

Ciao Alex, sono Tarja di Truemetal.it. Non so cosa sia successo ma dovevamo fare questa intervista già ieri… eravate occupati o qualcosa del genere?

Oh sì, grazie! Siamo impegnati davvero, non so, c’era una sorta di confusione e incomprensioni con gli appuntamenti, mi dispiace…

Ok, Nessun problema, siamo qui ora, quindi iniziamo…
Sono passati sei mesi dall’uscita di “Exiled To Earth”. Come sono andate le vendite, anche con riferimento al fenomeno del file-sharing?

Sono state veramente buone. Voglio dire: eravamo in tour nel mese scorso negli Stati Uniti, e abbiamo venduto tutto il nostro stock degli album che avevamo con noi. Così, è stato davvero buono, per l’appunto. Nonostante il file-sharing, abbiamo notato che la gente vuole comprare il CD, ai concerti.

Per promuovere “Exile To Hearth” avete fatto un tour negli States. Trentasette date dal 6 novembre al 13 dicembre 2010: come avete fatto a tenere un ritmo così elevato?

Beh… siamo sempre ‘on the road’, nel tour, suonando quasi ogni notte in città diverse. Questo ci aiuta a mantenere il ritmo per molti concerti in breve tempo. Soprattutto perché, ovunque, siamo stati sempre ‘promossi’. Incontriamo ogni notte la gente che compra il CD, che poi vuole tornare a vedere il nostro show la volta successiva.

Siete ora in tour in Europa. Quali emozioni provate, per questa rilevante chance che avete di farvi conoscere meglio un po’ ovunque?

Questo in realtà è il terzo tour che faremo in Europa. La prima volta siamo stati qui nel 2008 e abbiamo condiviso il tour-bus con i Gama Bomb. E poi, ancora, abbiamo fatto un altro tour nel 2009. Quindi questa sarà la nostra terza tournée, che partirà in questi giorni. E per quanto riguarda le emozioni, sono davvero entusiasta e felice per ciò. Siamo ansiosi di vedere cosa succederà durante e dopo questo tour europeo. Siamo abbastanza sorpresi di quanto abbiamo combinato finora. E ci sentiamo molto onorati, ora che siamo ben noti (risata, nda)!

A proposito, perché Jose Barrales se n’è andato dalla band?

Beh, quando stavamo registrando il CD, non era certo di continuare e, dopo l’ultimo tour, ha quindi deciso che di non voler far più questo tipo di carriera. Voleva fare altre cose, nella vita. Così, è tornato a casa e quindi di nuovo a scuola.

Ci puoi poi presentare Mauro, il nuovo cantante?

Sì, è veramente bravo! Lo abbiamo preso l’anno scorso da una band locale chiamata Mutants Of War, ma lui era sempre nella nostra mente sin dai tempi della scuola. Così gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto unirsi a noi, quando Jose ha lasciato la band con così poco preavviso. E lui ha accettato. Prima come sostituto, poi come membro permanente.

Siete tutti molto giovani, ma il vostro sound affonda le radici nel passato, quando il thrash muoveva i primi passi. Perché?

Sì, la nostra età media è di circa 21 ÷ 22 anni (risata, nda)… abbiamo un sacco d’influenze provenienti dalle grandi band thrash. Tuttavia, le nostre ispirazioni arrivano anche da altri tipi di musica come il death metal. In effetti, ascoltiamo tutti i generi musicali; così abbiamo preso un po’ qui e un po’ là, e abbiamo messo insieme il tutto. Da questo arriva il nostro buon equilibrio. Ciò che siamo e quello che suoniamo oggi.

“Exile To Hearth” è un prodotto moderno e in linea con i tempi. Come stile, però, sembra una revisione di quanto fatto, venticinque anni fa, dagli Exodus di Steve Souza. Come reagite a questa critica?

Bene, accettiamo tutti i tipi di critica in riferimento al fatto che alla gente piaccia o no la nostra musica. Non possiamo permettere che la negatività entri nelle nostre teste, ma dobbiamo solo continuare a guardare e ad andare avanti con un’attitudine positiva, e a concentrarci su quello che stiamo facendo. Per quanto lo vorremmo, non potremmo piacere a tutti!

Questa domanda sorge quindi spontanea: qual è il vostro retroterra culturale, in ambito musicale?

Beh, io ascolto un sacco di diversi chitarristi come Steve Vai e Paul Gilbert, ma sono attento anche alle nuove realtà che ci sono in giro, compreso quelle che sono in tour con noi. Ma anche gli ensemble locali e, naturalmente, le thrash band. Sì, cerco di ascoltare tutti i tipi di gruppo e di ottenere sempre delle nuove idee, da ciò.

Avete un sound già ‘perfetto’. Pensate che si possano avere ancora margini di miglioramento, in questo senso?

Grazie (risata, nda)! Sì, ma credo che come musicisti ci sia sempre margine di miglioramento. Abbiamo già trovato il nostro sound, ma crediamo di poterlo sempre trasformare in qualcosa di meglio; rimanendo ovviamente nell’ambito del ‘sound dei Bonded By Blood’. Perché è questo, il nostro stile.

 

 

Come siete organizzati, per comporre le canzoni?

Quando suoniamo, ci ritroviamo tutti assieme. A volte facciamo qualcosa individualmente e, quando ci riuniamo, ci mostriamo a vicenda le idee. E, da lì, si prende il meglio e lo trasformiamo in una canzone. Se c’è qualcosa che a qualcuno non piace, si cambia la parte in modo che tutti siano contenti e soddisfatti della song. Non abbiamo problemi a esprimere le nostre opinioni, nel bene e nel male, e quindi abbiamo buoni rapporti tra di noi. Viviamo tutti molto vicini gli uni agli altri e pertanto, volendolo, abbiamo la possibilità di vederci in qualsiasi momento della giornata.

Ci potete raccontare qual è il concept futurista che sta alla base di “Exile To Hearth” e del suo colorato artwork?

Sì, la copertina del CD rappresenta un concetto, basato su un’idea del nostro vecchio cantante Jose. Racconta del futuro, fra 600 anni, quando un’organizzazione aliena arriva sulla Terra per assumerne il comando. A quest’organizzazione si contrappone una piccola squadra di combattenti terrestri che cerca di resistere all’invasione extra-terrestre. Questa è l’idea della copertina del disco ed è il concetto anche per l’intero album.

Non pensate che ci siano già stati troppi gruppi a scrivere dei temi come i vostri? Qual è l’elemento di originalità che possiedono i vostri testi?

Oh beh, credo che ci sia un sacco di band che prenda lo stesso tipo di concetto, cercando però di farlo proprio, quindi in maniera originale. Potrebbe essere la stessa storia, anche, osservata però da vari punti di vista. I testi di alcune canzoni sono scritti da tutti, mentre quelli di altre sono elaborati dal cantante o da lui stesso assieme al bassista. È tutto un po’ mescolato, canzone per canzone. Come ho detto prima, se ci piace la canzone, la facciamo.

La vostra carriera ha avuto una progressione impressionante. In pochi anni siete passati da un demo (“Four Pints Of Blood”, 2006) a un tour europeo di grande importanza. Sapete spiegarvi perché?

Ahahah, grazie! Ebbene, io credo che ciò sia una combinazione fra talento e fortuna. Sai, ci può essere un sacco di persone di talento, ma se non si crede in se stessi con determinazione, non si può mai arrivare a quello che si sogna. Noi ci siamo spinti da soli con la fatica dei tanti tour fatti, per arrivare dove ci troviamo ora. Ma è anche grazie a un bel po’ di fortuna, che siamo arrivati fino a dove siamo adesso (risata, nda)!

A proposito, come sono stati, i vostri inizi? Avete trovato particolari difficoltà, a metter giù il ‘progetto’ Bonded By Blood?

No, non è stato difficile. Abbiamo formato la band senza problemi e poi tutto è andato a posto perfettamente, o quasi perfettamente. Ho incontrato il cantante, poi via internet abbiamo trovato il batterista. Fra i nostri amici abbiamo trovato infine il secondo chitarrista e il bassista. Così, non abbiamo dovuto cercare tanto per trovarci. Diciamo che tutti i membri sono entrati quasi per caso.

Quindi, fin dall’inizio avete avuto un’idea chiara su tutto, anche per il nome della band?

Beh, in realtà all’inizio abbiamo avuto due candidati per il nome, ma il nostro cantante ha suggerito di scegliere Bonded By Blood solo per un uso temporaneo. Quando è arrivato il momento di decidere il nome definitivo della band, abbiamo deciso di lasciarlo com’era, perché già lo avevamo e ne eravamo abituati. Quindi, perché cambiarlo (risata, nda)?

Due parole sul vostro futuro?

Bene. Dopo il tour cercheremo di andare in qualche festival estivo, dopodiché lavoreremo sul nostro nuovo album che registreremo, si spera, entro la fine di quest’anno o all’inizio del prossimo. Sì, questi sono i piani che abbiamo.

Così non avrete alcuna vacanza, si suppone…

(risata, nda) … chissà, speriamo di prendere qualche giorno di ferie ogni tanto…

Presto verrete a suonare in Italia: quali sono i tuoi saluti ai fan italiani?

Sì, siamo molto felici di suonare in Italia, e non vediamo l’ora di trovarvi a un nostro concerto!

Ok, Alex, il nostro tempo è finito. Grazie per questa intervista, mi auguro tutto il meglio per te e per i ragazzi. Andate a prendere i vostri sogni, qualsiasi cosa siano! Ciao, see you on the road!

Grazie a te, Tarja, faremo del nostro meglio! Ciao, a presto!

Intervista a cura di Tarja “TarjaLaura” Virmakari e Daniele “dani66” D’Adamo