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Bonfire (Claus Lessmann)

Di - 16 Giugno 2009 - 0:00
Bonfire (Claus Lessmann)

Abbiamo approfittato della recente partecipazione dei Bonfire al BRC Fest per scambiare quattro chiacchiere con il simpatico frontman Claus Lessmann, che nonostante la sua risaputa avversione per le interviste si è dimostrato un interlocutore molto discorsivo e alla mano. Buona lettura.

Caro Claus, di nuovo benvenuto su TrueMetal.it. L’ultima volta che abbiamo parlato, nel novembre del 2007, eravate in procinto di debuttare a teatro con lo spettacolo The Räuber. A distanza di quasi due anni e due trionfali stagioni alla Großes Haus di Ingolstadt, ti va di tirare le somme di quest’esperienza, magari sottolineando quali sono state le difficoltà maggiori nell’avvicinarsi a un testo teatrale e quali le soddisfazioni più grandi che ne avete ricavato?

Fino a questo momento non possiamo che ritenerci soddisfatti. In questi mesi abbiamo tenuto circa quaranta show, la maggior parte dei quali è andata sold out. The Räuber è stato uno dei maggiori successi che il teatro di Ingolstadt abbia mai ospitato, e ne siamo lusingati nonchè un po’ increduli. La gente ci ha dimostrato tutto il suo apprezzamento per quest’operazione un po’ fuori dagli schemi, e il riscontro ricevuto è stato superiore a qualsiasi previsione. Inoltre ci divertiamo un mondo a dividere il palco con degli attori, è un’esperienza inusuale ma esaltante. E dal momento che abbiamo ottenuto un tale successo, non abbiamo certo intenzione di fermarci: a ottobre si ricomincia con altre date. Mi chiedi delle difficoltà incontrate: beh, dapprima la nostra stessa lingua è stata uno scoglio, un po’ perchè abbiamo sempre principalmente composto in inglese e un po’ perchè comunque non si tratta del tedesco dei giorni nostri ma di Schiller! Alla fine abbiamo optato per l’inglese, ma tre canzoni dell’album sono in tedesco e ti assicuro che non è stato facile adattare in musica la lingua di più di duecento anni fa!

Pensate che i tempi siano maturi per esportare lo spettacolo al di fuori della Germania?

Sì, perchè no? Al momento c’è un interesse da parte di un Goethe Institut con sede in Cina, per cui vedremo. Se andasse in porto, saremmo felicissimi di volare fin laggiù per proporre uno show in cui crediamo moltissimo, ora più che mai.

Parliamo un po’ del DVD tratto dallo spettacolo. Come mai non avete pensato a inserire dei sottotitoli, pur sapendo di avere un seguito al di fuori della Germania? Non trovate che sia un handicap?

Hai assolutamente ragione, ma lasciami discolpare: abbiamo registrato il DVD dopo soltanto una decina di date, e ancora non potevamo immaginare che avremmo ottenuto un successo tanto clamoroso. Abbiamo sempre creduto che The Räuber sarebbe stato un prodotto destinato esclusivamente al pubblico di lingua tedesca, ma ci siamo dovuti ricredere. Forse avremmo dovuto essere più previdenti, ma come rimediare? Posso solo suggerire a te e ai fan stranieri di leggere l’originale di Schiller, giusto per sapere di che cosa si tratta.

Una cosa che ho notato è che buona parte delle canzoni sono cantate dagli attori anzichè da te, con risultati purtroppo molto discutibili. Di chi è stata questa scelta?

Lo abbiamo deciso noi insieme al regista, per una questione di continuità. Era logico che le canzoni che danno voce ai personaggi dell’opera venissero cantate dagli interpreti stessi di quei personaggi, e a me non dispiaceva riposarmi un po’!

Di recente c’è stato un avvicendamento dietro le pelli: fuori Jürgen “Bam Bam” Wiehler, dentro Dominik Huelshort, che con voi aveva già inciso lo splendido Don’t Touch The Light. Che cosa è successo?

Con Bam Bam nulla di personale, nessun litigio. Semplicemente non trovava molti stimoli nel suonare così di frequente in teatro e aveva bisogno di una nuova dimensione, così quando ha ricevuto un’offerta dai Megaherz ne abbiamo parlato e abbiamo convenuto che fosse meglio che ognuno andasse per la sua strada, ma restando in buoni rapporti. E a quel punto, il primo a cui abbiamo pensato di rivolgerci è stato proprio Dominik: avevamo già suonato insieme, vive nella nostra stessa città… era il candidato ideale. E siamo felici che abbia accettato subito.

Siete già al lavoro sul nuovo materiale? Cosa possiamo aspettarci dal prossimo disco?

Sì, seppur presi da mille impegni siamo riusciti a trovare il tempo per scrivere nuove canzoni. Ne abbiamo pronte un paio e speriamo di andare avanti con un buon ritmo, anche se non saprei dirti quando saremo in grado di entrare in studio, soprattutto considerando che come ti dicevo saremo di nuovo in teatro a partire da ottobre.

Da poche settimane la NL Records ha ristampato i vostri primi quattro album. Avete avuto parte attiva in questo progetto? Siete soddisfatti del risultato finale?

Sì, ne siamo soddisfatti, anche se a essere sincero non ne vedo l’utilità. Voglio dire, al giorno d’oggi nessuno compra più dischi: non si fa altro che scaricare musica. Ma forse ai nostri fan farà piacere avere delle bonus track e un audio migliore, ed è solo a loro che il prodotto è destinato.

Siete vicini al traguardo dei trent’anni di carriera. Avete mai pensato di regalare ai vostri fan un DVD celebrativo che ripercorra i momenti più importanti dei Cacumen e dei Bonfire?

Mi hai appena dato una splendida idea, grazie! Peccato che al momento non ne abbiamo proprio il tempo… dobbiamo andare in Cina, che cosa credi? (ride)

Chiacchierando con il vostro ex bassista Joerg Deisinger, ho scoperto una cosa molto curiosa che riguarda Knock Out, da molti considerato (secondo me ingiustamente) tra i vostri dischi peggiori. Ebbene, Joerg mi ha parlato delle versioni demo delle canzoni che sono poi finite sull’album descrivendole come molto vicine ai suoni di Point Blank o addirittura Fireworks. Confermi? Come mai il risultato finale è così diverso?

Confermo tutto, è verissimo. Il problema sta nella produzione, o meglio nel produttore, Mack. Era un tipo in gamba, non credere: d’altronde le collaborazioni con i Queen sono un biglietto da visita sufficiente per chiunque; ma credo non andasse bene per noi e per il risultato che volevamo ottenere. E comunque sono d’accordo con te nel dissociarmi da coloro che lo trovano scadente o peggio anonimo: non è perchè le ho scritte io, ma credo che le canzoni fossero ottime e che se avessimo avuto un altro produttore la storia sarebbe stata molto diversa. Ma come si dice… abbiamo fatto tesoro del nostro errore.

A proposito di Joerg, da fan dei Bonfire ho trovato il suo libro Fire And Fame molto divertente e interessante. Tu lo hai letto? Hai qualcosa da aggiungere, rettificare, commentare?

No e sinceramente non mi interessa neanche. Non ha senso che mi metta a leggere le cose che mi sono capitate, perchè le conosco già. Come hai detto tu, è un libro che può interessare i nostri fan.

Se non ricordo male avete registrato Fireworks in California. Cosa ricordi di questa esperienza oltreoceano e della scena musicale statunitense dell’epoca?

Era semplicemente l’età dell’oro del rock and roll. C’erano band più o meno famose ovunque per le strade, in cerca di contratti e di possibilità di esibirsi, come in un gigantesco carnevale. Un fermento musicale a cui non mi è più capitato di assistere.

Nel 2001 avete pubblicato Strike Ten, che poco si discosta dallo stile che vi ha sempre contraddistinto e che ha ottenuto recensioni molto positive. Che cosa vi ha spinto a invertire la rotta e ad allontanarvi dal tipico Bonfire sound con il successivo Free?

Non ne ho idea, semplicemente abbiamo avuto voglia di cambiare. Ora siamo tutti concordi nell’affermare che è stata una decisione sbagliata, ma all’epoca abbiamo soltanto voluto seguire le nostre inclinazioni. Certo è che dopo un flop del genere non ci arrischieremo più a stravolgere il nostro sound! Perchè a ben vedere anche in questo caso è di sound che si tratta: le canzoni sono non dico eccezionali, ma comunque buone, e in un’altra veste non sfigurerebbero accanto ai nostri pezzi migliori. Comunque sia, per il futuro continueremo a seguire la strada intrapresa con Double X e The Räuber, state tranquilli.

So di una canzone scritta per una squadra di calcio… di che si tratta?

Dell’inno dell’Ingolstadt FC, la squadra della nostra città. Il pezzo si intitola “Schanzer Herz” ed è stato composto quattro anni fa in occasione di una promozione in una categoria superiore. La proposta è arrivata direttamente dalla società, e noi siamo stati più che fieri di regalare loro una nostra canzone.

Sempre in occasione della nostra ultima chiacchierata, abbiamo affrontato e quasi litigato sulla questione Don’t Touch The Light, ritenuto da me il migliore dei vostri album e da te (sempre per via della produzione) uno dei peggiori. Alla luce di questo tuo giudizio, ti è mai venuto in mente di seguire un trend ormai consolidato tra molte band e inciderlo daccapo?

Questa è già la seconda bella idea che mi dai oggi, lo sai? In effetti mi piacerebbe molto, anche perchè circa un anno fa abbiamo inciso una nuova versione di You Make Me Feel e il risultato è stato molto soddisfacente. Sarebbe interessante riprendere in mano le canzoni del primo disco, e per quanto mi riguarda ci terrei a cantarle di nuovo. All’epoca avevo la voce di un bambino, non posso risentirmi.

Stai seguendo la scena hard rock dei giorni nostri? Ci sono delle band che ti hanno particolarmente colpito?

No, non seguo quasi per niente la scena hard rock. Ho degli ascolti molto vari: rock classico, metal, nu-metal, anche molti italiani come Toto Cotugno e soprattutto Nek.

Questa non la volevo sentire…

Dico sul serio! Guarda, c’è un momento per tutto. Se sono arrabbiato mi sfogo con il rock, se sono romantico metto su una ballad… e mi capita anche di avere il momento Nek.

Credo che sia proprio giunto il momento di terminare la nostra intervista perchè non voglio approfondire questo argomento! Claus, ti ringrazio per la tua disponibilità e gentilezza e spero di avere presto l’occasione di scambiare qualche altra parola con te. Saluta come vuoi i tuoi fan.

Sono io che ringrazio te e tutti i sostenitori italiani, è un piacere venire da voi e sapere che ad attenderci ci sarà un pubblico magari poco numeroso ma caldo e scatenato come pochi altri al mondo! Keep the bonfire burning!