Bruce Turgon
Intervista di Francesco Prussi. Traduzione di Gaetano Loffredo. Introduzione di Mauro Gelsomini.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Bruce Turgon, bassista di Foreigner e Shadow King, sulla sua ultima fatica solista, Outside Looking In, pubblicata alla fine dello scorso anno da Frontiers Records.
Ciao Francesco
Ciao Bruce, complimenti per l’album, è molto buono e molto ben suonato.
Grazie!
Vuoi spiegare ai lettori il processo creativo relativo alla produzione di Outside Looking In?
Ho cominciato a scrivere e a registrare contemporaneamente nella primavera del 2004. Avevo innanzitutto sviluppato idee per 3 o 4 brani, poi abbiamo iniziato a registrare la batteria di Denny Carmassi e conferito ai restanti brani la stessa energia sviluppata per questi che ti ho accennato. Ho continuato a lavorare sui pezzi cambiando le liriche, riscrivendo le vocals, aggiungendo diverse textures per raggiungere il miglior risultato possibile. Poi ho registrato le linee di chitarra ritmica, basso, tastiere e le voci nel mio studio, e infine ho aggiunto le lead guitars e le backing vocals. Ho messo insieme una sorta di studio mobile e registrato le chitarre negli studio di Rocket Ritchotte e le backing di Ricky Philips e di Tom Gimbel sono state registrate negli studi di Ricky a Los Angeles.
Le linee di chitarra di Ronnie Montrose, invece, sono state fatte a casa sua. Infine, armato di energia espressa dalle performances di tutti, ho registrato per ultime le lead vocals. Dennis Ward ha fatto un ottimo lavoro in fase di mixing/mastering e l’album è stato completato all’inizio di settembre 2005.
Quali sono i brani più rappresentativi del “Bruce Turgon sound”?
Beh, è un solo album e tutti i brani riflettono i miei interessi musicali. Sono legato a diversi brani per diverse ragioni e tutti sono una parte di me, comunque, “On a Wing and a Prayer”, probabilmente incorpora in una sola traccia tutti gli elementi del disco.
Il disco è stato suonato da molti musicisti famosi. E’ stato difficile reclutare tali nomi? Quale tra questi ti ha creato più problemi?
Sono lieto di comunicarti che tutti coloro che hanno suonato sull’album sono ottimi amici e li ho contattati personalmente per chiedere loro se volessero partecipare al progetto in questione. Sono loro grato per il contributo offerto sia sul piano professionale che quello personale: colleghi ma soprattutto amici.
Parlami dei testi dell’album: hai fatto tutto da solo o sei stato aiutato da qualcuno?
Ho scritto tutti i testi ad eccezione di “These Tears Must Fall”, “Heart So Strong” e “Walk the Walk” (Japan bonus track), per le quali ho collaborato con Lou Gramm. Ciascun brano ha il suo peso specifico riguardo ai testi e tendo a basarmi su esperienze personali. Ho provato a lanciare una specie di messaggio universale in modo che possa essere capito sia leggendolo in modo letterale che dando libero sfogo alle proprie interpretazioni.
Quando hai capito di voler diventare un musicista? E quali sono stati i momenti più significativi della tua carriera musicale?
Beh, come molti ragazzi, ho suonato a scuola fino a diventare grande abbastanza per cominciare a collaborare con altri giovani musicisti. Durante quel periodo, i Beatles e i Rolling Stones cambiarono la storia e fu in quell’istante che sviluppai il desiderio di entrare a far parte di una band e suonarci. Io e Lou (Gramm ndr) eravamo ancora teenagers quando abbiamo messo in piedi il primo vero progetto, Black Sheep, e firmato un contratto per una major. Quando il gruppo si sciolse, mi sono trasferito da Los Angeles alla ricerca dei miei sogni. E’ stato un periodo durissimo, nel quale ho compreso la reale importanza del business e, nel frattempo, sono cresciuto come artista. Quando Lou mi ha chiesto di partecipare al suo primo solo album mi sono precipitato e, la nostra collaborazione in fase di songwriting ci ha portato a produrre la hit single “Midnight Blue”. Quella è stata la vera svolta e, quella registrazione, è oggi una pietra miliare del panorama.
Adoro la tua voce, calda e passionale, un mix di Lou Gramm, David Coverdale e quella “boombastica” di James Christian. Dici che sono andato troppo oltre?
Grazie, apprezzo il fatto che mi collochi all’interno di questo gruppo! Io e Lou abbiamo un approccio simile anche perchè abbiamo fatto gli stessi studi ma, stai certo che sul disco ho cantato nel modo che io ritenevo più adatto per quei brani quindi, in modo personale.
Come sei entrato nel roaster della Frontiers Records? Sei soddisfatto del lavoro con loro?
Stavo per concludere un tour con Lou Gramm e sono stato contattato da Serafino Perugino, il presidente della Frontiers Records che, mi ha chiesto se fossi interessato a registrare un solo album. Serafino e tutti quelli alla Frontiers sono stati gentilissimi e cordiali con me.
Ci sarà un tour di supporto che seguirà la nuova release?
Sarebbe bello suonare sul palco il nuovo materiale ma, dipende molto dal responso e dalle vendite. E comunque, farei un tour ad una sola condizione: l’essenza dell’album deve rimanere la stessa anche sul palco e non snaturata da condizioni che non dipendono da me…
Avremo il piacere di vederti in Italia?
Non vedo l’ora di ritornare in Italia, spero di riuscire a tornarci prestissimo!