Brunorock – Edge of Forever: concerto dell’8 aprile 2006

Di Marcello Catozzi - 21 Aprile 2006 - 10:54
Brunorock – Edge of Forever: concerto dell’8 aprile 2006

Mozzate (VA) – Motorockas: 8 aprile 2006

Arrivo al Motorockas di Mozzate verso le 23.00, e mi introduco nell’atmosfera molto Rock di questo locale del varesotto che resiste con coerenza alle tendenze, frequentato da inguaribili rockers e da metallari che indossano fieri i classici giubbotti borchiati ed i tipici stivali d’ordinanza. Denim and leather: siamo perfettamente in tema dunque, visto che anch’io sfoggio il mio glorioso giubbotto di jeans denso di storia e di pins! Già: mi sento proprio a mio agio! Il tempo di sistemarmi ad un tavolo in compagnia di una birra e di buona musica di sottofondo, ed incontro alcuni miei cari amici musicisti, con i quali mi intrattengo a chiacchierare piacevolmente, in attesa dell’inizio dello show.

Verso mezzanotte fa il suo ingresso la prima band prevista dal programma. Si tratta di BRUNOROCK, la cui formazione annovera i seguenti elementi:

– BRUNO KRALER: voice & rhythm guitar
– BOBBY ALTVATER: lead guitar
– HOLGER SCHULTEN: bass
– JUHA VARPIO: keyboards
– DOMINIK HUELSHORST: drums

Prima di stasera avevo solo sentito parlare di questa band e, pertanto, sono particolarmente curioso di ascoltare dal vivo la performance dei rockettari teutonici. L’esordio è più che promettente: una base ritmica di quelle toste, una voce pulita, l’apporto delle tastiere mai invadente ed una chitarra dalla timbrica giusta. Il frontman si muove bene (ma non molto, considerato l’angusto spazio) sul palco, con movenze da istrione, mentre gli altri fanno la loro parte con enorme mestiere. Come detto, l’impatto sonoro è ottimo e la band mette in mostra una buona compattezza. Il repertorio si sostanzia in un classico Hard Rock di estrazione prettamente “Eighties”, ma con sonorità meno pompose e direi più moderne, indirizzate verso una maggiore essenzialità di toni e di contenuti che non guasta, anzi le rende più immediate ed interessanti. La scaletta comprende brani tratti, per la maggior parte, dall’ultimo album intitolato “Interaction”:

– IT’S ALL BEEN DONE 4 ME
– NOW DIES THE TRUTH
– PRAY 4 THE RAIN
– NO MORE PROMISES
– LA FONTE DEI SOGNI
– TWO HEARTS ONE WEAPON
– CASTAWAY
– DRUM SOLO
– TAKE THE TROPHY
– BORN WINNER

Fra le canzoni proposte, a parte la prima, citerei “Pray 4 the Rain” per l’originale intro di percussioni, di stampo direi quasi tribale, quindi “La fonte dei sogni”, per il coraggio di proporre un pezzo in lingua italiana che, sinceramente, trovo molto ben costruito, melodico e grintoso ad un tempo, poi la trascinante “No more promises” ed, infine, “Take the Trophy”, che si fa ricordare per il suo ritornello martellante e molto orecchiabile. Da sottolineare, oltre alla voce pulita e ben impostata di Bruno, in stile tipicamente AOR, la performance del chitarrista, il quale, pur senza stupire con i soliti virtuosismi fa (bene) la sua parte, con discrezione e buona tecnica; il drummer, dal canto suo, si distingue per un timing regolare e pesante, bello deciso, “presente” ma senza strafare, proprio come piace al sottoscritto.
Complimenti dunque a questo combo che, per me, sinceramente è stata più di una gradita scoperta.

Giusto il tempo di sgomberare alcune apparecchiature dall’angusto palco, ed ecco giungere in scena gli headliner della serata: EDGE OF FOREVER, che avevo potuto ammirare nell’ultima occasione come supporter di Jeff Scott Soto durante le date italiane del tour 2005. La formazione è la seguente:

– ALEX DEL VECCHIO: voice, keyboards
– WALTER CALIARO: guitar
– DIMITRI OLDANI: bass
– FRANCESCO JOVINO: drums

Si comincia subito con il tiro assai coinvolgente di “Against the Wall”: l’impatto sonoro è alquanto devastante (sarà perché mi sono avvicinato troppo ai diffusori), ma confesso che – quando la musica merita – mi sottopongo volentieri a tale sconvolgimento del mio apparato sensoriale, pur correndo il rischio dell’inevitabile e successivo rincoglionimento in ambito lavorativo: all in the name of Rock!
La gente risponde con un’ovazione e mostra, così, di gradire pienamente il prodotto offerto dai quattro. L’atmosfera è caldissima, come dimostra anche il chitarrista, il quale esibisce un fisico in gran spolvero.
Si prosegue con la bellissima ed intensa “Shade of November”, seguita dalla trascinante “Crime of Passion” (entrambe tratte dall’ultimo album, “Let the Demon Rock and Roll”). Con la ritmata ed orecchiabile “Dance into the Fire” si torna al primo lavoro della band (“Feeding the Fire”) ed in questa canzone Alex Del Vecchio si distingue per un’ottima performance vocale.

Il pubblico, accalcato davanti al palco, è eccitato al punto giusto ed i fans più fedeli accompagnano l’ispirato vocalist nei cori. Si continua sulla scia emozionale con altri momenti suggestivi di particolare intensità, in cui si alternano piacevolissime ballads e pezzi di grande vigore ed energia.
Ecco la set-list completa:

– AGAINST THE WALL
– SHADE OF NOVEMBER
– CRIME OF PASSION
– DANCE INTO THE FIRE
– I WON’T CALL YOU
– ONE LAST SURRENDER
– DRUM SOLO
– LET THE DEMON ROCK AND ROLL
– EDGE OF THORN
– KEYBOARD SOLO
– A DEEP EMOTION
– BARK AT THE MOON
– FEEL LIKE BURNING
– PRISONER
– FEEDING THE FIRE
– THE SHINING
– THE LAST IN LINE

Come si può notare, il programma annovera brani di vecchia e nuova produzione. A questo proposito, i più attenti osservatori ricorderanno che – rispetto alla formazione originaria – la band si presenta ora con una line-up rinnovata nella misura del 50%. Successivamente alla pubblicazione del primo CD, infatti, sono intervenuti gli avvicendamenti del bassista e del chitarrista, ma soprattutto è stato Alessandro Del Vecchio, dopo l’uscita di Bob Harris, ad assumere la leadership del gruppo come frontman, con la conseguente responsabilità di “cantare e portare la croce” (visto che siamo in Quaresima, mi è venuta spontanea questa irriverente similitudine e me ne scuso, nei confronti dei più credenti), nel senso che – oltre ad occuparsi della gestione delle tastiere – Alex è pure la voce solista della band. Va detto subito che questo compito viene svolto nel migliore dei modi, come peraltro evidenziato nelle esibizioni tenutesi in epoca “post-Harris”: la sua voce è sostenuta, bella chiara e limpida, e non teme di innalzarsi fino alle ottave più rischiose, anche se a volte si ha come l’impressione che quelle povere corde vocali siano sempre “a manetta”. Il risultato è, in ogni caso, più che apprezzabile, considerata la difficoltà di alcune parti del cantato, tipo “The Shining”, splendida perla del passato di sabbathiana memoria, o l’epica “The Last in Line”, resa con buoni arrangiamenti di tastiere e chitarra e sorretta da un’ottima base ritmica, in onore a quella leggenda vivente che risponde al nome di Ronnie James Dio!

Tornando al programma, vorrei sottolineare quelli che sono stati – secondo il mio modesto parere – i picchi di maggiore gradimento, oltre ai brani citati in precedenza: “Prisoner”, dall’effetto corale degno della migliore tradizione melodica; “Feeding the Fire”, in cui Alex non ha assolutamente fatto rimpiangere il precedente vocalist; l’assolo di tastiere, grintose e cattive, addirittura taglienti al punto che non sfigurerebbero in un contesto Metal, senza però mai eccedere in toni troppo Synth, fra l’altro condite da un gusto musicale di alto livello qualitativo oltre che da un’ottima tecnica esecutiva; “Bark at the Moon”, famoso tributo ad Ozzy Osbourne che ha visto, nell’occasione, la partecipazione di uno “special guest” d’eccezione quale Igor Gianola, chitarra solista di UDO nonché degli elvetici “Alto Voltaggio”, il cui assolo ha portato una ventata di puro metallo; infine, “dulcis in fundo” (il latino è d’obbligo, visto il precedente riferimento all’imminente periodo pasquale), l’assolo di batteria, pirotecnico ed esplosivo, in alcuni tratti addirittura irresistibile. Francesco Jovino è, secondo me, un batterista di prim’ordine, dalla mano pesante e dal tiro micidiale, che imprime un marchio speciale, decisamente heavy, al prodotto finale collettivo. E’ uno di quei drummer che danno un valore aggiunto alla band, regalandole una plusvalenza in termini di affidabilità e di sound, proprio come quei fuoriclasse che, con la loro prestazione sempre superiore alla media e con i loro tocchi di classe, sono in grado di assicurare i tre punti alla squadra.
Alla fine dello show non mi resta che rivolgere i meritatissimi complimenti ai ragazzi, i quali si sono resi protagonisti di una grande serata all’insegna del Rock con la lettera maiuscola!
L’unica nota negativa e un po’ stonata, sulla quale purtroppo mi tocca tornare ogni tanto, è rappresentata dal fatto che, anche in questa occasione, il pubblico è stato inferiore alle aspettative, in termini di quantità, nel senso che il valore delle band ed il livello delle performance espresse è stato di assoluta qualità e, conseguentemente, i concerti avrebbero meritato un’audience ben maggiore di questa. E così, anche stasera noi inossidabili rockettari ci ritroviamo a scambiarci le solite frasi tipo: “pochi ma buoni” oppure “peccato per gli assenti”. Ma non importa: finché esisteranno band come BRUNOROCK e gli EDGE OF FOREVER, noi saremo lì con loro, ad onorare il vecchio, sano ed immortale Rock!
Long live Rock and Roll.

Marcello Catozzi