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Cast Iron (Jori Meriläinen)

Di - 22 Febbraio 2009 - 12:30
Cast Iron (Jori Meriläinen)

Intervista a Jori Meriläinen, chitarra e voce dei duri e puri svedesi Cast Iron, per chi scrive gli eredi diretti del sacro verbo amburghese Running Wild. 

Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti 

La Finlandia non è di certo famosa per essere la patria preferita delle band dedite all’HM più  tradizionale. Mi chiedo quindi quale sia stata la molla che ti ha spinto a creare un gruppo ben identificato come i Cast Iron. 

Una delle ragioni per le quali ci siamo formati è proprio questa: il fatto che nel nostro paese non vi fosse una cultura metallara ortodossa, quindi legata allo stile classico, quello che si alimenta di un look a la Chains&Leather&Rivets. Ma la cosa più importante, che tengo a sottolineare, è che Noi l’abbiamo fatto assolutamente in maniera seria, non per improvvisare uno stupido gioco.

Quali sono state le Vostre principali influenze musicali?

Sono dell’idea che qualisasi cosa si senta alla fine influenzi il Nostro modo di comporre, anche se è innegabile che le heavy metal band storiche abbiano avuto un pesante impatto nella crescita dei Cast Iron. Conosciamo, oltre ai mostri sacri, anche una miriade di gruppi oscuri, ormai dimenticati, che però hanno segnato fortemente il Nostro cammino. In generale, però, il segno tangibile nel nostro modo di porci ci è sopravvenuto da quelle band che hanno saputo coniugare al meglio l’attitudine con la musica proposta.

Qual è la genesi del Vostro nome (Cast Iron)?

“The torrid CAST IRON marks the leather, to banish the renegade from now on forever”. Yeah, questa frase è presa direttamente da un pezzo dei Running Wild, ma fondamentalmente “Ghisa” penso sia un monicker azzeccatissimo per la musica che facciamo: puro Heavy Metal!

Esiste un mercato in Finlandia per un gruppo come il Vostro? 

Sinceramente non so quanto il Nostro EP abbia venduto da Noi né quale sia la percentuale in altri paesi. Siamo viceversa a conoscenza di come sia stato ben accolto negli ambienti underground, nonostante, per tradizione, in Finlandia siano tipicamente orientati al Black Metal. Siamo una band di culto e, come tale, fuori dai circuiti mainstream, quindi non vale nemmeno la pena sprecare fiato riguardo a cifre. 

Personalmente, all’interno della mia recensione di Leather & Metal, vi ho definiti come la band in possesso dei numeri più credibili per essere in grado di raccogliere l’eredità dei Running Wild in Europa, al momento. Cosa ne dici?

Lo prendo come un complimento, senza dubbio! Sapere che molti ci considerino una band copia dei Running Wild ci fa piacere, vuol dire che ne abbiamo i numeri, anche se va rimarcato che se li copiamo, visti i responsi, lo facciamo davvero bene! Ah,ah,ah! Tornando seri, la nostra idea non è quella di fare la tribute band dei Running Wild, qualche pezzo viene accostato al gruppo di Amburgo ma non l’intera nostra produzione. Alcune cose nuove si distaccano da quello stile e solo il tempo decreterà se sapremo raccogliere con dignità un’eredità così pesante.

Cosa pensi del declino del gruppo di capitan Rolf?

E’ molto triste constatare che la band non abbia, di fatto, una vera line-up e che manchi da troppo tempo al di sopra di un palco. Ti confesso che non li ho mai visti di persona a un concerto e pagherei non so cosa per poterlo fare. Anche se suonassero Detonator per due ore di fila a me andrebbero bene lo stesso, dal tanto bramo questa cosa! Penso che musicalmente Rogues En Vogue contenga molte delle caratteristiche del classico Running Wild sound, molto più dei due album precedenti. Quel disco mi piace molto, contiene dei gran pezzi. Certo, la produzione lascia parecchio a desiderare, ma alla fine quello che conta sono le canzoni…

Che tipo di responso avete ricevuto da Leather & Metal fino adesso?

I fan l’hanno gradito parecchio. Quello che ho letto nelle recensioni, invece, è contraddittorio: si passa da chi ha consumato il disco a quelli che non hanno gradito la voce, la produzione e la mancanza di originalità. Questi ultimi, però, sono una minoranza, quindi non ce ne frega molto… La cosa che mi fa girare i cosiddetti è che la maggior parte delle recensioni sono scritte in lingue a me non familiari e i traduttori online non sono in grado di fornire dei prodotti finiti leggibili. Alla fine, quindi, solo una manciata di articoli sono riuscito a leggere adeguatamente.

Jori, devi però ammettere che la produzione del disco è davvero penosa: come mai un risultato del genere?   

Prima di tutto va chiarito che non avevamo il denaro per poter permetterci uno studio e che il Nostro budget era uguale a zero. Abbiamo avuto i microfoni e il multi-channel mixer in prestito da alcuni amici di Tomi per registrare le parti di batteria: in soli due giorni, per di più. Tutto il resto è stato fatto a casa mia e alla fine, conoscendo la limitatezza dei mezzi a disposizione, sono soddisfatto del risultato conseguito. Certo, il suono potrebbe essere stato di molto migliore, ma non è mai stato il Nostro obiettivo conformarci agli standard: volevamo un risultato rozzo, in linea con le produzioni anni Ottanta underground e ci siamo riusciti alla grande. I dischi di oggi suonano tutti alla stessa maniera, non c’è più il feeling di una volta. Leather&Metal in questo si differenzia dalla massa! Se qualcuno è interessato a produzioni moderne estremamente iper-compresse deve necessariamente cambiare band, girare cioè al largo dei Cast Iron.     

Sai che in Italia abbiamo un Festival chiamato Play It Loud che è molto simile al Keep It True in Germania?

Yeah! Si, lo so! Sarebbe bello un giorno assistervi o addirittura suonarci. Avevamo una mezza idea di venire all’edizione di febbraio per vedere i Jag Panzer ma i soliti problemi di soldi ce lo hanno impedito.

Qual è finora l’highlight della carriera dei Cast Iron?

Presumo debba ancora accadere, quantomeno lo spero.

Conosci qualche gruppo italiano?

Assolutamente si! Tutti conoscono “cult classics” come Death SS e Bulldozer. Ritengo inoltre il primo album dei Necrodeath davvero grande. Per quanto attiene band più oscure, cito Danger Zone, Hallowed e naturalmente gli Adramelch di Irae Melanox, un capolavoro Epic Metal! Riguardo la Vostra  scena attuale non mi esprimo, non sono in possesso degli elementi minimi per poter dare un giudizio concreto.

C’è qualche nesso fra il Vostro pezzo Preacher Of Evil e il vecchio chitarrista dei Running Wild, appunto “The Preacher”, che suonò con Voi su alcuni brani allo scorso Keep It True? 

No, si tratta di un’associazione assolutamente casuale.

In qualità di finlandese, cosa pensi delle seguenti band?

LORDI – Fanno musica per ragazzini: non li amo né li odio, mi sono del tutto indifferenti. Esistono, punto e basta.

URN – Buon gruppo e “great guys”. Rappresentano una delle poche Black Metal band che mi piace. 

UTGARD – Li conosco solo di nome in quanto sono stampati sull’altro lato del flyer che la casa discografica distribuisce a mo’ di pubblicità. A occhio mi sento però di dire che non diverranno la mia band preferita. 

Jori, spero ardentemente che abbiate in futuro la possibilità di incidere un kick-ass full length in uno studio vero. Quali saranno le prossime mosse dei Cast Iron?

Grazie, lo spero anch’io. In ogni caso non aspettarti però un suono moderno ultraconfezionato, con chitarre bombastiche e batteria plastificata. Quella roba la considero m***a. La prossima mossa è quella di trovare un nuovo batterista e provare pesantemente. Appena dopo scrivere nuovo, ulteriore, materiale. 

Grazie, Jori.

Grazie a te per l’intervista: stay METAL TO THE BONE!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti