Cesco Jovino
Una sera di circa 3 anni fa ebbi modo di assistere a una jam session tra musicisti di valore, membri di alcune tra le migliori formazioni in ambito europeo quali Gotthard, Alto Voltaggio (CH), UDO (D) e Wine Spirit (I). In quell’occasione mi colpì soprattutto il batterista, del quale mi restò impressa quella mano pesante, quegli stacchi possenti e quelle rullate così cariche di energia; inoltre rimasi letteralmente affascinato dal suo “solo”, come non mi capitava da tempo. Si trattava di Cesco Jovino, il drummer di UDO, Edge of Forever, The Rocker e Alto Voltaggio.
Truemetal ha incontrato Francesco nell’after-show del concerto di The Rocker, la band milanese che darà alla luce, nei prossimi mesi, un ottimo prodotto discografico, essenzialmente “hard rock” di ispirazione ottantiana: quello che segue è il resoconto di una piacevole quanto interessante chiacchierata con questo promettente ma già affermato drummer nostrano.
Allora, Cesco: cominciamo dal principio. Quando sei stato assalito dalla passione per il Rock e quali sono state le band che hanno fatto nascere in te questa sana malattia?
Beh, guarda… mio padre è sempre stato grande fan di Back Sabbath, Led Zeppelin, Deep Purple, Yes, Jethro Tull… Per cui potrai intuire quale scuola ho ricevuto nella mia famiglia… Non so quante persone abbiano avuto la fortuna di addormentarsi, da neonati, ascoltando Paranoid o Immigrant Song! Ah ah ah!
In effetti… Una bella fortuna! E quando è nato, in particolare, il tuo amore per la batteria? A quale età hai cominciato a studiare?
Diciamo che tutto è nato molto presto, ma il vero approccio è arrivato a 14 anni, quando un mio amico mi aveva prestato la sua vecchia batteria… Da quel giorno fu amore profondo! Io non ho mai studiato con un maestro, né comprato metodi per batteria. Tutto è venuto spontaneo e le ore passate a suonare sui dischi di mio padre mi hanno fatto imparare il vero rock’n’roll.
E dopo? Quando hai iniziato a suonare in una band?
Praticamente dopo 6 mesi ero già in saletta a provare con i miei amici! Quanto fracasso e quante risate ci siamo fatti!
E quando hai deciso di diventare un musicista?
Questo è arrivato molto più tardi. Avevo già 26 anni e, come ben sai, in Italia non è facile riuscire a vivere con di musica. Ma ho avuto una buona offerta da una cover band e mi sono lanciato in questo mondo molto particolare.
La tua famiglia ti ha assecondato fin dall’inizio, nella tua decisione, oppure ha cercato di indirizzarti verso scelte più tradizionalistiche?
Diciamo che all’inizio erano molto scettici, dato che sapevano che il mondo della musica era difficile; tuttavia, con il passare del tempo si sono ricreduti e ora ne sono fieri.
Restando ai primi tempi, quali sono stati i drummer che hanno rappresentato, per te, un modello da imitare?
Oh, sicuramente John Bonham e Cozy Powell! Cioè due dei mostri sacri dell’hard rock!
Sbilanciati: chi è, attualmente, il Numero Uno in assoluto, sulla scena mondiale?
Senza dubbio Animal dei Muppet Show il numero 1! Ah ah ah! A parti gli scherzi, la mia risposta dipende dal genere. Per quanto concerne l’Hard Rock, direi Micky Dee: ho avuto piacere di sentirlo e vederlo sul palco del Bang Your Head, e mi ha lasciato a bocca aperta! Non ho mai visto cosi tanta potenza e precisione in un batterista! Sembrava volare, sulla sua batteria! Semplicemente fantastico! Per quanto riguarda il Metal, ci metterei Mike Terrana: oltre a disporre di una tecnica mostruosa, sa essere pure un grande show man!
In effetti, ti confesso che Mike è il mio Numero Uno. Sempre parlando di drummer, in Italia c’è qualcuno che apprezzi particolarmente?
Adoro il grande Tulio De Piscopo, ma anche il mitico Franz Di Cioccio.
Prova a stilarmi una classifica senza tempo, elencando in ordine preferenziale – se puoi – i più grandi batteristi della storia. Tipo questa mia personalissima graduatoria dei “Magnifici Sette”: 1. Cozy Powell 2. Mike Terrana 3. Tommy Aldridge 4. John Bonham 5. Tommy Lee 6. Micky Dee 7. Nicko Mc Brain.
Eccoti la mia classifica: 1: John Bonham 2: Cozy Powell 3: Tommy Aldridge 4: James Kottak 5: Tommy Lee 6: Micky Dee 7: Eric Singer
Dai, adesso divertiamoci un po’ restando, comunque, nell’ambito della fantascienza: come potrebbe essere formata, secondo te, la più grande band di tutti i tempi? Ipotizziamo una formazione a 6: voce, chitarra solista, chitarra ritmica, basso, tastiere e batteria.
Ok. Allora eccoti la mia lista. Voce: Jorne Lände, chitarre: Zakk Wild, Jake E. Lee; basso: Bob Daisley; tastiere: Don Airey; batteria: Micky Dee.
E parlando di band della storia passata e presente, quali sono le tue preferite?
Whitesnake, Dio, Ozzy, Black Sabbath.
E quali sono gli album più significativi della storia, secondo te? Puoi indicarne cinque.
Direi: 1: Bark At the Moon (Ozzy), 2: Hysteria (Def Leppard) 3: Back in Black (AC-DC) 4: Holy Diver (DIO) 5: In Your Face (Kingdom Come) 6:1987 (Whitesnake) 7: Dynasty (Kiss).
Parafrasando il famoso “I have a dream” di Martin Luther King, se tu mi rivelassi il tuo sogno, con quali musicisti di fama mondiale ti piacerebbe suonare?
Sicuramente con Jorne Lände, Zakk Wylde, Bo Daisley e Don Airey!
E ora veniamo a una dimensione più concreta. Quando e come è iniziata la tua collaborazione con UDO? Raccontami un po’…
Esattamente, nel settembre 2004, ero appena ritornato dagli States, dove ero stato per incidere il secondo album di Edge Of Forever, “Let The Demon R’n’R”. Quattro giorni dopo il mio arrivo ho ricevuto una telefonata da Igor Gianola, il chitarrista di Udo, che mi chiedeva se me la sentivo di fare il tour, dato che il vecchio batterista aveva avuto dei grossi problemi e non poteva andarci. Io ho preso la palla al balzo e, in 5 giorni, ho imparato 26 pezzi, e dopo aver fatto solo 2 sessioni di prova, sono partito con loro. La band è rimasta così entusiasta di me, che mi ha tenuto come membro fisso! Addirittura UDO mi ha voluto con sé anche in occasione della reunion degli Accept, ma dopo aver fatto 2 settimane di prova a un mese dalla partenza, Stefan Swarzmann è uscito dagli Helloween e per una questione di reunion hanno dovuto prendere lui… Quando si dice la sfiga! Ma è stata comunque un’esperienza assai significativa poter suonare con due vecchie guardie come Wolf Hoffmann e Peter Baltes!
Sei reduce da un tour proprio con UDO, se non erro. Com’è andata?
Sì, proprio così! Il tour è andato molto bene e ci siamo divertiti tantissimo! Tant’è vero che a maggio uscirà il disco nuovo e ripartiremo ancora per un nuovo tour! Di solito Udo faceva uscire un disco ogni 2 anni, ma questa volta ha voluto picchiare il ferro intanto che era caldo!
Rivelami qual è lo show che ricordi con particolare emozione, in qualità di protagonista?
Sicuramente il Bang Your Head del 2005. E’ stata la prima volta, per me: suonare davanti a 25.000 persone è stata un’esperienza letteralmente fantastica!
E dimmi, qual è il concerto che ti è rimasto impresso come semplice spettatore?
I Deep Purple nel tour di Perfect Stranger al Palatrussardi. Avevo 8 anni e mio padre mi teneva in braccio per vedere il concerto. Ricordo ancora adesso i laser sul palco e la botta che avevano! Grandissimi..!
Ci potresti raccontare qualche divertente aneddoto della tua vita itinerante? Qualcosa che si possa scrivere, ovviamente!
Quest’estate abbiamo suonato a Madrid al Rockzinante Festival, e il giorno prima del concerto il promoter ci ha organizzato un party con le band che suonavano al festival… Noi siamo stati i primi ad arrivare e gli ultimi a tornare in albergo. Puoi immaginare cosa sia successo! Dopo una bottiglia di birra il promoter ha avuto la brillante idea di portare una cassa di vodka con qualche aranciata. Ovviamente l’aranciata è finita subito e ci siamo scassati con la vodka… Risultato? Beh, a parte che mi ricordo ben poco del dopo party… Mi sono ritrovato appoggiato a un albero, a vomitare l’anima! Il giorno dopo, quando mi sono rimesso i pantaloni, mi sono accorto che avevo qualcosa in tasca: infilo la mano, e mi ritrovo un bel panino… Chissà da dove è arrivato…!!! Ma questo è rock’n’ roll…!!!
Ah ah! Puro Rock and Roll..! Entriamo però in un discorso più serio e tecnico, se mi consenti. Vorrei innanzitutto soddisfare una mia curiosità. Citando 3 band a caso con le quali collabori (UDO, Edge of Forever, The Rocker), confessami quale genere ti gratifica di più, dal punto di vista esecutivo tra: Metal, AOR e Hard Rock (che risultano appunto appartenere rispettivamente ai citati gruppi).
Beh, sicuramente Edge Of Forever! Sia per il genere, sia per il lato compositivo: con le altre due band non compongo brani, ma mi limito a suonare su qualcosa che è stato già composto, riarrangiandolo in sala di incisione… Con E.O.F. è diverso, proprio perché, essendo la band mia e di Alessandro Del Vecchio, tutto passa attraverso noi due: dal lato musicale all’aspetto imprenditoriale.
In quale misura contribuisci alla creazione delle tracce in sala di registrazione? In altri termini, il tuo contributo si limita al mero accompagnamento, oppure partecipi alla composizione dei pezzi?
Allora: come ti dicevo prima, con gli E.O.F. non mi limito solo ad accompagnare, ma partecipo al songwriting e agli arrangiamenti, mentre con UDO i pezzi sono quasi sempre già finiti e io ci metto solo il mio stile; infine, con The Rocker per ora mi sono limitato a risuonare, ovviamente riarrangiate, le parti di batteria che esistevano già.
La scelta di cui parlavamo prima (di diventare musicista, appunto) si è rivelata remunerativa dal punto di vista economico? Ti sei mai pentito della tua decisione?
Nooo, assolutamente! Ovvio: non vado in giro con la Ferrari, ma non mi lamento; e poi, vuoi mettere la soddisfazione di fare – come lavoro – proprio ciò che ti piace? Questa situazione non ha eguali!
Quanto tempo dedichi allo studio?
Ma, sai, in verità io non ho mai studiato. La mia pratica ha luogo quando devo “tirare giù” un pezzo, come ho sempre fatto; non ti nascondo che, se avessi un po’ più di tempo libero, mi metterei a studiare, per ampliare un po’ di più le mie conoscenze batteristiche.
Ritieni che i tuoi margini di miglioramento siano ancora consistenti o ti consideri, in un certo senso, soddisfatto del livello che hai raggiunto?
Direi che, sicuramente, potrei migliorare tantissimo! Ma ho sempre il problema del tempo! Purtroppo, chi ha pensato di fare le giornate di 24 ore, non mi ha pensato per niente! Ah ah ah!
Ok, vedremo di presentare un reclamo. Intanto, dimmi in quali aspetti del tuo drumming vorresti migliorare?
Nell’aspetto monetario! Ah ah ah! A parte gli scherzi, credo che un musicista abbia sempre qualcosa da imparare e, per me, sicuramente c’è ancora tanto… Ma… La vita è ancora lunga!
E vorrei vedere! Sei “giùvin cume l’acqua” – si dice al mio paese!… Altra domanda tecnica. Di recente ho notato che, in sala di incisione, avevi posizionato le due casse in linea, una dietro l’altra. Come mai questa novità?
Così posso dire di aver suonato 2 casse contemporaneamente! Ah ah ah! No dai, è solo per una questione di suono: la prima viene amplificata normalmente e la seconda amplificata anche lei, posta davanti alla prima con l’aria che muove la principale, risuona e dà le frequenze basse, come una sorta di sub, cosi il suono rimane naturale e con tutte le frequenze che servono!
Ti confesso che – ferme restando le doti tecniche – adoro i batteristi virtuosi e pirotecnici, tipo Terrana per intenderci, tanto per citare il più devastante e spettacolare; mi riferisco a quelli che si permettono di roteare le bacchette e di lanciarle per aria senza che ciò influisca sul timing e sull’energia sprigionata dalla loro prestazione. Come la pensi su questo aspetto, che definirei uno straordinario “valore aggiunto”?
Beh, io nel mio piccolo sono uno di quei batteristi che adotta questo tipo di tecnica: lo spettacolo è importante e alla gente piace vedere un batterista fare spettacolo dietro alle pelli! Purtroppo la batteria è uno strumento statico, e l’unico mezzo che hai per fare show è fare ruotare le bacchette o lanciarle in aria; c’è chi è riuscito a far girare la batteria, ma ci vuole un palco e un’attrezzatura adeguata… Un po’ troppo per me, non credi?
A questo proposito, mi pare che le tue performance siano più improntate sull’essenzialità, o sbaglio? Ti piacerebbe avvicinarti agli stili, o meglio alle tipologie di esecuzione appena descritte?
Beh, dipende con chi suono: non sempre puoi fare la majorette dietro alle pelli e non puoi rovinare un pezzo solo perché devi far girare per forza le bacchette! Con Edge Of Forever lo faccio spesso, proprio perché è un genere che mi lascia molta libertà, mentre con UDO e con The Rocker è già più difficile, comunque cerco sempre di curare il lato dello spettacolo: è basilare per far funzionare tutto!
Parliamo ora dei “solo”. Cozy Powell, con il suo famoso “1812”, ha fatto scuola, abbinando musica classica a vertiginose ritmiche di stampo rockeggiante. Da qualche anno Simon Wright si produce in qualcosa di simile (scegliendo un brano classico in occasione di ogni tour con Dio) e lo stesso Mike Terrana costruisce i suoi “solo” su una base musicale originale. Come vedi questo orientamento?
Partendo dal presupposto che a me non piace fare i soli di batteria legati a un tempo o una base credo che sia una buona opzione per non fare il solito assolo di batteria. Chissà, magari un domani potrei pensarci, ma solo alla fine di un precedente assolo libero, anche perché mi piace tirare dentro la gente e farla partecipare: se fossi legato da una base non sarebbe possibile…
Come nasce un tuo “solo”? Cosa vorresti esprimere in quella decina di minuti, o meglio cosa vorresti che venisse percepito dai fortunati spettatori?
Tutti i miei assoli sono completamente improvvisati, per cui è molto difficile che si assomiglino l’uno con l’altro. In quei momenti vorrei trasmettere alla gente tutta la potenza e il ritmo che serve per far muovere il culo! E devo dire che, con gli anni, la gente apprezza sempre di più i miei assoli.
Ora un paio di considerazioni critiche da un punto di vista generale. Come vedi, anzitutto, la scena attuale del Metal nel mondo?
Ah, bella domanda… Siamo a un punto di stallo, credo. Non sento da un bel po’ quei dischi che dagli anni 70 agli anni 90 hanno fatto muovere il culo alla gente. D’altronde le note sono 7 e le band sono veramente tante! Cosa si vuole pretendere?
E come giudichi la scena del Metal italiano? Anche tu ritieni che siamo alla frutta dal punto di vista creativo, come sostiene qualcuno, oppure si tratta solo di una fase di passaggio?
Alla frutta, direi di no. Credo che da noi sia leggermente diverso, visto che il Metal, in Italia, è sempre stato un genere di nicchia; però, tutto sommato, anche qui la situazione non è molto differente da quella di altri Paesi.
Cosa rispondi a chi sostiene che l’Hard Rock appare in netta flessione rispetto ai fasti degli anni 80?
Che ha ragione, purtroppo!
Dimmi la verità: cosa invidi maggiormente di Tommy Lee: la tecnica, la batteria girevole grande come un condominio o le groupies?
Ma sicuramente la tecnica e la batteria girevole perché il resto viene di conseguenza! Ah ah ah!
Torniamo seri. Svelami quali sono i tuoi progetti per il futuro. Cosa bolle nella tua pentola, come si suol dire?
Allora a maggio uscirà il nuovo disco di UDO con un altrettanto nuovo tour, il disco degli Edge Of Forever è in fase di registrazione e credo uscirà per inizio estate, e infine il lavoro di The Rocker dovrebbe essere ultimato entro i prossimi 2 mesi.
Quali sono, sinceramente, le tue aspettative per il 2007, sul piano individuale?
Diventare ricco e famoso! Ah ah ah! No, dai: spero di riuscire a portare a termine tutti i lavori fatti fino a questo punto, perché so già che la macchina UDO mi porterà via molto tempo!
Per concludere: vuoi dire qualcosa ai lettori di Truemetal?
Ragazzi, supportate sempre il Metal e il Rock in Italia perché, a differenza di altri Paesi, siamo un po’ pochini…
Comunque: che il Rock sia sempre con voi! Sempre!
Ci guardiamo intorno: la gente è sfollata dal locale, e sul palco è rimasta solo la “bambina” di Cesco (come la chiama lui), con la sua doppia cassa nera lucente, che attende pazientemente di essere smontata. Sono volate quasi un paio d’ore, ma quando si comincia a parlare di “certa” musica, si sa, il tempo vola!
A questo punto non mi resta che dare l’appuntamento al simpaticissimo Francesco per le prossime tappe sull’interminabile (speriamo) via del Rock.
Marcello Catozzi