Vario

Charlie Dominici

Di Riccardo Angelini - 9 Marzo 2007 - 1:28
Charlie Dominici

Un Charlie Dominici molto sicuro di sé e in vena di battute ha replicato alle nostre domande in modo esauriente ed estremamente schietto, senza risparmiare qualche risposta piuttosto pungente.

“O3 part II” è molto diverso rispetto al predecessore. Quello era un album meramente acustico, suonato da voce e chitarra, questo è un album di progressive metal vero e proprio. Si tratta di un cambiamento che rientravano nei tuoi piani fin dall’inizio o di una decisione che hai maturato nel tempo?

 

La ragione per cui ho basato le composizioni del primo album solo su voce e chitarra è perché all’epoca avevo cominciato già a scrivere testi e canzoni, solo che… non avevo una band! Non è che ci potessi fare molto… voglio dire, quando non hai la macchina, cammini, giusto? (risate)

 

Giustissimo. Entriamo in argomento. Il nuovo O3 si presenta con una strumentale di otto minuti. Piuttosto insolito per essere il progetto solista di un cantante, non trovi?

 

Beh, semplicemente si tratta di un’overture, solo che non volevo chiamarla overture, tutti la chiamano overture. Noi volevamo che l’album fosse unico, diverso da ogni altro, originale. Il titolo “The Monster” fa riferimento a un personaggio del concept, un terrorista, così abbiamo deciso di chiamarla in questo modo. Ma in realtà è un’overture.

 

Come sei entrato in contatto con quelli che sono poi diventati i membri del tuo gruppo?

 

All’inizio non riuscivo a trovare una band con cui suonare, né qui in California, né in New York. Non riuscivo a trovare nessuno che mi soddisfacesse. Del resto, sono stato viziato dall’avere suonato con i Dream Theater. La musica che avevo in mente era complessa, progressive, e io avevo bisogno di musicisti veramente in gamba. Trovarli è stato difficile: ogni tanto qua e là c’erano ragazzi che suonavano bene ma stavano lontani l’uno dall’altro e non riuscivano mai a incontrarsi, a suonare insieme. Non si poteva fare. Allora ho parlato con Mike Portnoy… sai chi è Mike Portnoy?

 

L’ho già sentito nominare… (risate)

 

Abbiamo parlato insieme di questo progetto, e lui mi ha suggerito di inserire un avviso sul sito del fanclub Italian Dreamers. Ho ricevuto dischi da molte persone, e di nuovo si sono presentati gli stessi problemi: buoni musicisti ma troppo lontani gli uni dagli altri. Tra questi però c’era un CD inviatomi dalla band Solid Vision. Loro avevano già un cantante, che però non era veramente interessato a una carriera a livello professionistico: aveva esigenze familiari, impegni di lavoro… quindi il resto della band – musicisti molto professionali – voleva fare qualcosa di nuovo, e a me piacque il materiale che mi mandarono. Non erano una cover band dei Dream Theater, erano una band originale con un proprio sound. Li contattai è già solo dopo una conversazione mi convinsi a volare in Sardegna, dove mi fermai una settimana. Facemmo qualche esibizione, suonammo alcune canzoni da “When Dream and Day Unite”: loro impararono “A Fortune in Lies” in un paio di giorni e le eseguirono perfettamente. Facemmo un altro paio di canzoni dei Dream Theater e registrammo qualche pezzo per il demo. La barriera linguistica è stata un piccolo problema ma a parlare è stata la musica. Abbiamo lavorato a lungo sul demo e cinque o sei giorni dopo che questo è stato completato volai a casa e ottenni un contratto discografico, dopodiché tornai in Italia e ci rimasi per scrivere e registrare l’album. Ho impegato un mese per i testi e un altro mese per le registrazioni: abbiamo fatto tutto molto rapidamente.

 

Se non ti dispiace vorrei andare, come si suol dire, per un attimo “off topic”. Il titolo “O3” corrisponde alla formula dell’ozono, e questo mi fa venire in mente un problema di grande attualità negli ultimi tempi. Si è discusso a lungo dei pericoli conseguenti il riscaldamento globale e l’effetto serra: si dice che gli Stati Uniti siano responsabili di circa un terzo dell’inquinamento mondiale causato dai cosiddetti “gas serra”. Mi piacerebbe sapere da te che cosa ne pensi di questa situazione, e in particolare della decisione del governo americano di non firmare il protocollo di Kyōtō.

 

Questo è un problema che è stato portato all’attenzione del governo non solo degli Stati Uniti ma di tutto il mondo. Sono stato in Sardegna, sono stato in Europa, sono stato in Germania, e posso dirti che gli Stati Uniti hanno restrizioni in materia di inquinamento decisamente migliori rispetto all’Europa. Voglio dire, la situazione da voi è veramente brutta. Non conosco i numeri ma se gli U.S.A. sono responsabili di un terzo dell’inquinamento allora l’Europa è responsabile degli altri due terzi. Sono passato vicino a vie trafficate e ho rischiato di soffocare. É completamente diverso dall’America dove non puoi neanche mettere la macchina in strada senza permesso.

Il tema di “O3” comunque è diverso. Parla di una setta di terroristi che vogliono utilizzare delle armi chimiche per alterare le condizioni dell’atmosfera e distruggere tutto il mondo, poiché credono che l’uomo sia un virus da debellare…

 

…come nel film “Matrix”?

 

Sì però “Matrix” parlava di alieni (ah sì? Ndr), mentre questa è una storia che riguarda esseri umani, riguarda fondamentalisti come quelli della setta di Jim Jones che si suicidarono in Uganda bevendo cianuro. La differenza è che i terroristi della mia storia sono convinti che tutto il mondo debba finire. È una situazione del tipo delle profezie sull’Armageddon, che porta in superficie tutti i problemi del mondo, per esempio perché le persone abbraccino queste convinzioni, e che cosa possa essere fatto per fermarle. È un argomento che si collega ai problemi politici e religiosi del mondo contemporaneo.

A proposito della storia, è venuta prima questa o la musica?

 

La storia, assolutamente. In teoria, avrebbe dovuto essere un film, ma sai com’è, visto che mi mancava l’attrezzatura… è diventata un disco musicale. È divisa in tre parti perché è una storia molto lunga, e mi sono accorto che c’era più materiale di quello che sarebbe bastato per un solo album. Se ne poteva ricavare un triplo album, ma non volevo fare un triplo album per chitarra acustica, altrimenti sarei ancora qui a scrivere, e sono passati già due anni. Così ho deciso di dividerla in tre parti e di prendermi un po’ di tempo per trovare una band, come poi è successo. Ora ho trovato le persone che cercavo e sicuramente farò con loro anche il terzo album, perché mi sono trovato davvero ottimamente.

E parlando del terzo album, hai già preparato qualche pezzo?

 

Sì, è già in fase di creazione. Sul terzo album compariranno alcuni brani che avevo scritto per i primi due ma che non ho potuto inserire. Finora ho composto veramente un sacco di canzoni e ne ho usate solo alcune… quindi posso dire che i lavori sono ancora in corso ma ho già chiare le idee su cosa farò, quali cose succederanno, quale sviluppo avranno gli eventi

 

Hai già deciso anche il finale?

 

Ho pensato ad alcuni finali alternativi, voglio solo essere sicuro che quello che sceglierò si incastri con naturalezza con il resto degli eventi, senza forzature. Comunque sono già entrato in quella che è la terza fase del processo compositivo, quando comincio a scrivere le liriche, a preparare i pezzi, che in genere sono quattordici o quindici e le idee che contengono vanno condensate in nove-dieci tracce… è un processo lungo.

Quindi possiamo affermare con sicurezza che l’ultima parte di “O3” sarà nello stile del secondo capitolo, e che il primo è definitivamente alle spalle?

 

Sì, sarà simile al secondo capitolo, ma la musica sarà più pesante e i testi più intensi. Ora siamo nella parte centrale nella storia e si stanno conoscendo meglio i personaggi: chi sono, perché fanno quel che fanno… si impara a conoscere la loro personalità, si vede in che modo assomiglia a quella di persone vere. La terza parte sarà la conclusione, il climax finale.

 

Credi che se i nuovi dischi avranno successo ci sarà la possibilità per te di riregistrare il primo capitolo con la band al completo?

 

No, non lo farò. La prima parte ora è un oggetto per collezionisti, è stato stampata in circa cinquemila copie e ne ho vendute circa la metà. Le altre sono disponibili e se le persone le vorranno comprare dopo che saranno esaurite le acquisteranno da chi vorrà sbarazzarsene. Voglio che il primo capitolo resti un articolo per collezionisti: se sei un vero fan lo compri finché sei in tempo, altrimenti probabilmente non meriti di averlo. (risatina, ndr)

 

Ah sì?

 

Sì beh è come con un libro: le gente vede il film e poi vuole comprare il libro… se uno vuole il disco, finché ne ho ancora qualche copia, può mandarmi una mail. Fra qualche mese non ce ne saranno più, e io non ne farò altre, né le registrerò di nuovo con la band. Magari suoneremo una o due di quelle canzoni dal vivo, chissà, potremmo anche farne una versione live, ma non ho nessuna intenzione di riregistrarlo o di farne altre copie.

 

Capisco. Se non ti dispiace, vorrei parlare un po’ del passato. Negli anni ottanta hai suonato con la band Frankie And The Knockouts. Qual è il tuo ricordo migliore e il peggiore di quel periodo?

 

Il mio ricordo migliore credo sia stato il nostro tour… avevamo realizzato un singolo di successo, siamo stati in televisione e abbiamo fatto un tour negli Stati Uniti, che come saprai sono piuttosto grandi… c’erano alcuni Stati in cui passavamo nei quali eravamo considerati un po’ come i Beatles. Voglio dire, è stato incredibile. Ora sono sposato quindi non posso scendere nei dettagli e raccontarti tutte le cose folli che facevamo… (risate comuni, ndr) eravamo la tipica band rock ‘n’ roll che distruggeva stanze di hotel…

 

Insomma, ve la siete spassata.

 

Sì, ce la siamo spassata alla grande. Ho un sacco di bei ricordi di quel periodo. Ho anche lavorato con Tico Torres che suonava la batteria per Bon Jovi…

Per quanto riguarda i cattivi ricordi, ho passato molte tempo a lottare contro le etichette per avere la libertà, il potere di far rispettare i miei desideri. Io suonavo e cantavo e contribuivo al songwriting scrivendo le parti di chitarra, poi quando fu realizzato l’album non mi fu permesso di partecipare alle registrazioni. Il chitarristà copiò tutte le mie parti di chitarra, cosa che da un lato poteva essere un complimento ma che da un altro era un insulto. Non presi parte al tour del primo album e non suonai sul secondo, ma partecipai al tour successivo… fu una situazione piuttosto strana, e ho alcuni brutti ricordi a riguardo. Il music business in generale è davvero sconfortante.

                                                                     

Andando avanti nel tempo, hai detto di essere ancora in contatto con i ragazzi dei Dream Theater. Hai ascoltato i loro album più recenti – come “Train of Thought” e “Octavarium”? Che cosa ne pensi?

 

Certamente li ho ascoltati quando sono usciti, ma non li ascolto regolarmente. E non c’è nessun altra musica che io ascolti regolarmente, perché non voglio farmi influenzare da quello che sento. Voglio tenere la mia mente libera da condizionamenti e tutte le somiglianze tra la mia musica e quella di altre band sono pure coincidenze, al di là delle normali influenze che le persone hanno per aver ascoltato qualcosa che ti ha profito profondamente, e che inevitabilmente si deve manifestare in qualche modo. Ma non capita mai che mi metta a scrivere un pezzo con l’idea che questo “debba suonare come” qualche gruppo particolare. Se ascoltassi troppa musica rischerei di farmi influenzare troppo. Comunque quando “Train of Thought” uscì mi piacque molto perché era molto heavy, tutti i brani erano di qualità sorprendente, in particolare la prima traccia, “As I Am”, per me è straordinaria… A me succede talvolta che quando qualcuno ascolta un mio pezzo poi mi accusi di averlo copiato da qualcun altro. Ma dimmi un po’: chi hanno copiato i Dream Theater quando hanno realizzato Train of Thought?

 

I Metallica?

 

Ma allora chi è che hanno copiato i Metallica? Suvvia! Allora tutti copiano qualcun altro…

 

Diciamo allora che qualcuno copia, e qualcuno prende ispirazione…

 

Sì, ecco. Stessa cosa per “Octavarium”. Ci sono alcune canzoni che mi sono piaciute molto, le più heavy ovviamente. Mi piace la musica pesante, se uno ascolta la prima parte di “O3” potrebbe non crederlo, ma mi piace davvero la musica pesante. Il fatto è che scrivo musica di ogni genere, così puoi ascoltare un “O3 part I”: è una parte di me che viene dal passato, quando ascoltavo Cat Stevens. Ma questo è solo perché ho interessi musicali molto variegati e so suonare in parecchi stili diversi. Quello che in assoluto mi piace di più suonare comunque è quello che senti nel nuovo album.

In ogni caso, come dicevo, quando ho ascoltato “Octavarium”, mi sono piaciute alcune delle canzoni più pesanti, ho apprezzato l’abilità di compositori dei Dream Theater. James poi è certamente un eccellente cantante: tutti loro sono grandiosi, “Octavarium” è grandioso, “Train of Thought” anche, ciò non toglie che di regola io non ascolti con continuità la musica degli altri perché come ho detto non voglio essere infulenzato.

 

Ti infastidisce il fatto che qualcuno possa pensare a te soprattutto come a “l’ex-cantante dei Dream Theater”, senza prestare molta attenzione al resto della tua carriera di musicista?

 

Non è un problema per me. Sai, come si dice “ogni pubblicità è una buona pubblicità”. Non importa quello che si dice, se si parla bene o male, fintanto che si parla di me, in modo che la gente sappia che io ci sono. La gente vuole parlare di me come del cantante originale dei Dream Theater? Ok, mi sta bene. Credo che la mia etichetta lo faccia a scopi promozionali, perché ci possono essere un sacco di fan dei Dream Theater che non sanno neanche che all’inizio c’era un cantante diverso, e nuovi fan che non hanno mai sentito parlare di “When Dream And Day Unite”. Quello che cerca di fare è attirare l’attenzione in modo che le persone ascoltino l’album, perché pensiamo che possa piacere. Fa parte della promozione, lo accetto. Spero piuttosto che in futuro la gente non lo dica più, perché saprà chi sono, quali sono i miei album e qual è la mia musica.

 

Ultima domanda: visto che i Solid Vision sono una band italiana, immagino che un paio di tappe nello Stivale siano pressoché obbligate, giusto?

 

Certamente! In ogni caso per ora non vogliamo fare nessun piano perché l’album deve ancora uscire (quando l’intervista è stata realizzata, l’album doveva ancora uscire, ndr). Quando il tempo verrà, saliremo sul palco a suonare come ogni altra band per i nostri fan, perché ovviamente questa è una vera band, la nostra non è musica generata da un computer, e quando il pubblico vedrà questi ragazzi dal vivo potrà assodarlo con i propri occhi.

 

Ok Charlie, come ti ho promesso quella era l’ultima domanda. A te le battute finali.

 

Allora, lasciami dire ai fan italiani: “Ciao Italia!” (in italiano, ndr). So che gli italiani non sono solo molto svegli ma hanno anche uno spirito molto acuto. L’Italia ha la migliore squadra di calcio nel mondo…

 

Lo sappiamo! (risate)

 

Eheh, e non solo! L’Italia ha alcuni dei migliori musicisti, artisti e scrittori del mondo, gli italiani hanno creato lo stesso linguaggio musicale… e anche io sono italiano! Ciao Italia! Viva Italia! (in italiano, ndr). Sono siciliano (in italiano di nuovo, ndr), 100% siciliano, quindi un saluto speciale a tutti i siciliani che stanno leggendo queste parole! Ora vivo in America ma da quando ci sono stato la prima volta il mio cuore è rimasto in Italia! Prima di quest’anno non ci ero mai venuto, ma quando sono stato a Roma, in Sicilia e in Sardegna mi sono subito sentito a casa, e non vedo l’ora di visitarla di nuovo. Quindi mi rivedrete presto! Ciao!