Death

Children Of Bodom: Janne Wirman, “Non riconoscevamo più Alexi Laiho; sembrava un’altra persona”

Di Orso Comellini - 15 Dicembre 2023 - 8:11
Children Of Bodom: Janne Wirman, “Non riconoscevamo più Alexi Laiho; sembrava un’altra persona”

Nel corso del party di preascolto del nuovo Live Album in uscita oggi su Spinefarm, gli ex-Children Of Bodom Henkka Seppälä (basso) e Janne Wirman (tastiere) hanno discusso lo stato mentale della band e di Alexi Laiho nel corso del loro ultimo concerto. Queste le loro parole.

Janne Wirman:

Ho provato un senso di sollievo sul palco [al concerto finale] perché ero molto stanco dei problemi di Alexi e dei continui problemi con lui. Quel ragazzo che era il nostro migliore amico e che scriveva tutta la musica, all’improvviso, dal 2016 in poi, è diventato una persona che non riconoscevo più. Era una persona diversa, ed era così sopraffatto dalla sua malattia e dai suoi problemi che nel 2019 abbiamo deciso che non si poteva più andare avanti. Quindi è stato l’ultimo spettacolo. Il preavviso è stato breve e noi [originariamente] avevamo piani molto migliori su come salutare tutti i fan internazionali, su come fare un vero e proprio tour d’addio intorno al mondo [nel 2020-2022] e quant’altro. C’era però qualcosa che non sapevamo: che la pandemia sarebbe scoppiata e avrebbe cancellato tutti i piani.

Henkka Seppälä:

Quindi, in un certo senso, siamo stati fortunati ad avere questo confronto all’interno della band che ci ha fatto decidere di abbandonare le scene prima di quanto avremmo dovuto e di fare questo show finale che è stato registrato. Perché se avessimo mantenuto il piano originale con Alexi, ovvero fare un tour d’addio fino al 2022, credo, allora la pandemia avrebbe rovinato tutto. E probabilmente non avremmo mai avuto questo tipo di ultimo ricordo.

Prenderci un lungo stop e poi riprovarci più tardi sarebbe stato un modo molto maturo di affrontare la questione. Il nostro manager di allora, alla vigilia dell’ultimo concerto, mi chiese: “Suonerai mai più con Alexi?”. E io risposi: “Lo farei solo se cercasse aiuto e diventasse completamente sobrio”. Ma sapevo che non era un’opzione, che a quel punto lui aveva già deciso, purtroppo, che sarebbe morto a causa delle sue dipendenze, il che è orribile. È molto triste, ma lo conoscevo abbastanza bene da capire che non c’era modo di migliorare. Ed è per questo che in qualche modo l’ultimo spettacolo è stato un sollievo per me. Ho capito che devo lasciarlo andare.

I problemi erano piuttosto gravi all’interno della band, tutti i rapporti. E credo che nessuno riuscisse più a vedere un futuro. Quindi smettere era l’unica opzione in quel momento. Sono sicuro che Steve, il nostro manager, sperava in una reunion entro qualche anno, ovviamente, perché è un uomo d’affari [ride], ma a me non è passato nemmeno per la testa in quel momento.

Janne Wirman:

Ecco perché all’epoca ho detto che non avrei mai più suonato con Alexi, perché sapevo che non si sarebbe disintossicato, che non si sarebbe fatto aiutare per i suoi problemi. Nel caso sarebbe stato tutto completamente diverso. Se in qualche modo qualcuno di noi avesse pensato: “Ok, Alexi si farà aiutare. Si riprenderà”, tutti noi avremmo detto: “Ok, va bene. Diamogli un paio d’anni e poi torniamo insieme”. Ma all’epoca non pensavamo fosse fattibile.

Henkka Seppälä:

In quel periodo, per me era impossibile [che Alexi chiedesse aiuto].

 

Questa l’intervista completa: