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Children Of Bodom (Jaska W. Raatikainen)

Di Angelo D'Acunto - 12 Marzo 2011 - 0:10
Children Of Bodom (Jaska W. Raatikainen)

Settimo album in quasi quindici anni di carriera per i Children Of Bodom, indubbiamente una di quelle band che, nel bene o nel male, trovano sempre il modo di far parlare di sé. In occasione dell’uscita del nuovo Relentless Reckless Forever abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola con un sintetico Jaska W. Raatikainen. Buona lettura.

In molti affermano che da qualche release a questa parte i Children Of Bodom sembrano vivere un momento di stasi creativa, quasi come se non abbiano più nulla da dire, se confrontato con quel di buono che è stato fatto con i primi dischi…

Non stiamo cercando di ripeterci ogni volta con un nuovo disco. Ogni album è diverso. La nostra musica e il nostro modo di pensare sono cambiati con il passare del tempo, così come noi stessi stiamo invecchiando. Non siamo più gli adolescenti dei primi dischi.

Eppure “Relentless Reckless Forever” sembra cambiare direzione, deviando nettamente verso il sound degli esordi. O almeno questa è la mia impressione… sei d’accordo?

Credo di sì, penso che siamo abbiamo ottenuto la stessa sensazioni e la stessa energia degli esordi anche per il nuovo album. O almeno è quello che ho percepire durante le sessioni di registrazione. Non avrei mai pensato di riuscire a sentirmi nuovamente così.

Che cosa significa il titolo “Relentless Reckless Forever”?

Questo è il nostro settimo studio album e siamo ancora lo stesso gruppo di amici che si diverte ancora a suonare insieme, proprio come quindici anni fa.

Come si sono svolte le fasi di composizione per questo disco?

Di solito Alexi si presenta alle prove con un riff e quindi noi cominciamo ad arrangiare il pezzo in base a quella determinata idea. Alla fine è un modo piuttosto basilare di comporre.

Per quanto riguarda i testi, invece, a cosa si riferiscono?

Veramente non lo so. Non ho ancora avuto modo di leggere i testi dei pezzi.

 


Quali sono secondo te i pezzi “peggiori” di questo disco, e perché? Quali credi siano invece quelli riusciti meglio?

Penso che “Cry Of The Nihilist” sia stato uno dei pezzi più irritanti che io abbia mai registrato, per poi rivelarsi essere una canzone abbastanza buona. Ci sono troppe influenze racchiuse al suo interno, e per questo non mi piace così tanto. “Shovel Knock Out” è invece uno dei miei preferiti… la sua struttura è piuttosto semplice e ci sono degli ottimi soli.

Il disco è stato prodotto da Matt Hyde. Come vi siete trovati a lavorare con lui?

Era davvero entusiasta di produrre questo disco e voleva fare in modo che venisse fuori in miglior album mai registrato dai Children Of Bodom. Ci ha preso letteralmente a calci nel culo per farci sgobbare come si deve. Sa sempre quello che vuole ed è capace di esprimersi in modo piuttosto chiaro. Penso sia un’ottima persona con cui lavorare.

I Children Of Bodom sono una band composta da elementi tecnicamente piuttosto dotati, in confronto ad alcuni altri gruppi. Ti va di parlarmi della tua educazione musicale?

Sono fondamentalmente un batterista autodidatta, ma ho anche studiato musica fino ai nove anni di età, cominciando a suonare il piano a cinque anni. Penso che comunque chiunque abbia preso qualche lezione. Alexi e Janne hanno frequentato un conservatorio jazz/pop, ma alla fine nessun altro membro della band ha avuto tempo di continuare a studiare dopo la release del primo disco.

Siete sempre stati etichettati con i più svariati generi: black metal, speed metal, thrash metal, power metal e death metal. Quali di questi secondo te si addice più al sound della band?

Io direi semplicemente “musica metal”.

 

Vi siete sempre fatti notare soprattutto per un abbondante numero di pezzi coverizzati. Avete proposto brani di gruppi come Ramones, Billy Idol, Britney Spears, Slayer, Poison, W.A.S.P., Ozzy Osbourne, Scorpions… ovviamente queste sono solo alcune delle diverse scelte che avete fatto negli anni. Chi decide quale pezzo suonare, e cosa cercate di fare per non renderla come un’operazione noiosa?

A volte le idee vengono fuori quando si è ad una festa, o nei momenti di relax nel corso del tour. Coverizzare un pezzo per noi non è mai stata una cosa troppo seria, al contrario della registrazione dei pezzi propri. L’idea di registrarlo spontaneamente e senza pensarci troppo fa in modo che il risultato, alla fine, sia ottimo.

Perché avete scelto, questa volta, di coverizzare proprio Eddie Murphy?

Credo che sia stato Henkka ad avere questa idea, dopo aver visto un video su YouTube. Penso che sia un pezzo che si adatta facilmente al nostro sound.

Che programmi avete in mente per il prossimo futuro?

Partiremo in tour europeo nel mese di marzo e, probabilmente, continueremo a suonare anche nel corso della prossima estate.

Ok, questa era la mia ultima domanda. Lascio a te le ultime parole per concludere l’intervista.

Spero di vedervi in qualche nostra data del tour e, ovviamente, spero vivamente che vi piaccia il nostro nuovo album.

Angelo ‘KK’ D’Acunto