Cinderella: il frontman Tom Keifer contro le categorie musicali
Il frontman dei Cinderella Tom Keifer, in una recente intervista per l’inglese UberRock, ha dichiarato quanto segue:
Q: Si è sempre avuta l’impressione che a voi ragazzi premeva somigliare più ai Led Zeppelin e ai Rolling Stones. Heartbreak Station, per esempio, suona incredibilmente Stones, ma sembra comunque che tu e la band siate rimasti inglobati nella generica definizione di metal ottantiano. Sei d’accordo con questa impressione? Senti calzante questa definizione, che vi accomuna alla scena glam ottantiana quando invece, ovviamente, la direzione che volevate prendere era più orientata verso il blues settantiano?
Keifer: “Si, penso sia vergognoso quando in ogni decade o comunque in ogni generazione le band vengano tutte raggruppate in un’unica definizione – gli anni 80 non è l’unica eccezione in cui è successa una cosa del genere. Penso che esistessero altre band che erano uniche e particolari, esattamente come lo eravamo noi all’epoca. Se tu dai un’occhiata a tutte le band differenti che popolavano la scena di quel periodo, verrebbe automatico considerarle simili tra loro, a causa dell’immagine proposta, che era marchio di fabbrica di quegli anni. Musicalmente, vocalmente, tenendo conto delle scelte di stile, tra noi e Guns N’ Roses, Poison, Mötley Crüe, Def Leppard… Ci sono un sacco di differenze musicali, e la consapevolezza di avere un sound particolare, come per tutte quelle band che possiedono una loro identità rispetto alla definizione classica. Quindi, odio vedere che ogni band… bè, preferisco che la musica venga analizzata in maniera individuale, di band in band, ma sfortunatamente le persone ascoltano musica con i loro occhi, e negli anni ’80 esisteva un tipo di immagine standard che ha facilitato fare di tutta l’erba un fascio. (…) Certamente, noi abbiamo collezionato un sacco di ottime recensioni per i nostri lavori, e non ho mai avuto la sensazione che qualcuno ci abbia trattato ingiustamente, penso che la gente ci abbia considerati per quel che eravamo: è quello che è, insomma.“
L’intervista completa al seguente indirizzo.