Circle II Circle (Zach Stevens)
I Circle II Circle sono la band di Zach Stevens, ma Zach Stevens è e resterà per tutti il cantante dei Savatage, l’erede di Jon Olive, cui toccò il compito improbo di reggere fra le mani uno dei microfoni più pesanti della storia del metal. Persona di grande disponibilità e grandissimo cuore, Zach ci ha tenuto compagnia in questo lungo excursus sul suo ultimo album, “Delusions Of Grandeur”, senza lesinare commenti sul passato (e, speriamo, sul futuro) degli stessi Savatage. Ecco il resoconto della nostra chiacchierata telefonica.
Entriamo subito in argomento: cosa puoi dirmi circa la genesi di “Delusions Of Grandeur”?
“Delusions Of Grandeur” rappresenta la naturale evoluzione di “Burden Of Truth”. Le canzoni sono nate in modo molto naturale, ci abbiamo lavorato insieme in studio e tutto il processo si è sviluppato senza forzature. Abbiamo registrato tre brani, che sono diventati cinque, che sono diventati dodici. Poi sono seguiti il video e il singolo. Non capita spesso di riuscire a lavorare con questa tranquillità, senza pressioni, e credo che questo fattore ci abbia giovato.
L’album è piuttosto pesante, forse più oscuro dei predecessori, e ha un suono decisamente moderno. A cosa ti sei ispirato per la sua creazione?
Non c’è stata un’unica fonte di ispirazione, ogni canzone ha una storia a sé. In generale posso dire che si tratta i brani hanno preso forma in modo molto spontaneo: come ti dicevo, ogni cosa si è disposta al posto giusto mentre ci lavoravamo su, senza costringerci a forzare i tempi o a soggiacere a pressioni esterne. È stato un lavoro piacevole.
Personalmente ho apprezzato maggiormente le sezioni più melodiche. Per esempio “Echoes” è sicuramente il pezzo che preferisco nella tracklist, insieme alla conclusiva “Every Last Thing”. C’è qualche canzone alla quale ti ritieni particolarmente legato?
Sicuramente la quarta traccia, “Echoes”. Ha un valore molto personale per me, si riferisce a eventi sepolti nel passato i cui effetti sopravvivono nel presente. Può trattarsi di memorie, ricordi che non si dileguano, a prescindere da quanto tempo sia trascorso, e che si mantengono vividi ancora oggi; ma tratta anche di credenze, cose un tempo ritenute vere che influenzano le persone nel tempo e hanno determinate conseguenze. Temi ai quali io attribuisco un significato molto personale, che mi fa sentire molto legato a questo pezzo.
A proposito delle tematiche, ricordo che “Burden Of Truth” si ispirava al Codice Da Vinci. Cosa mi puoi dire riguardo ai testi di quest’album?
Questa volta non c’è un concept unico che faccia da filo conduttore per le diverse tracce, una trama vera e propria come poteva trovarsi nell’album precedente. I temi trattati riguardano la vita quotidiana, dai problemi personali fino alle questioni politiche. Tuttavia il titolo può fungere da chiave di lettura per tutto l’album: si tratta di una riflessione sulla società odierna, sulle manie di grandezza dell’uomo moderno, sulle sue speranze, le sue illusioni e su quanto di falso o effimero si trova sul suo cammino.
Possiamo leggere in questo senso anche l’artwork?
Esatto. “Delusions Of Grandeur” è il nostro primo album il cui titolo non sia tratto da una delle canzoni al suo interno. Per questo puoi considerare la copertina come il suo complemento. Come puoi vedere dal suo aspetto, il vecchio ritratto al centro non è certo ricco, e davanti a lui si rovescia una cascata di monete d’oro. Da dove viene tutto quell’oro? Come mai gli piove addosso? Forse se lo sta solo sognando? Tutto l’album gioca sul contrasto fra ciò che è reale e ciò che è immaginario. Bisogna prestare attenzione a ciò che ci viene assicurato, soprattutto quando ci appare bello e desiderabile, perché ciò che vediamo e diamo per scontato potrebbe essere soltanto un’illusione.
A proposito di dati di fatto, parlando di questioni biecamente commerciali, ti pare che i Circle II Circle abbiano un’audience più folta in Europa o negli States?
Mah guarda, il fatto è che in Europa c’è un retroterra di cultori dell’heavy metal più solido: la gente si ricorda dei Savatage ed è più incline a seguire gli sviluppi solisti dei suoi membri. Non credo che fra i quindicenni di oggi siano in molti a conoscere i Savatage, non so se mi spiego. In America il nostro status è legato all’underground. La mentalità comunque è aperta, quindi si tratta di convincere chi non ci conosce per il nostro passato sulla base di ciò che sappiamo fare ora. È una bella sfida.
Ormai la tua discografia coi Circle II Circle ha toccato quota quattro album: credi sia giunto il momento per un live o un DVD?
Sì, posso anticiparti che entro la fine dell’anno pubblicheremo un DVD, che conterrà i filmati tratti dal nostro tour e un video bonus sul making of di ‘Delusions Of Grandeur’. Ora comunque vogliamo concentrarci sulla promozione dell’album e sull’attività dal vivo, quindi se ne riparlerà in autunno.
Ora Zak ti toccano un paio di domande che proprio non puoi evitare, sai già di cosa si tratta vero?
Lo immagino (risate, ndr). Vai pure.
Probabilmente te lo hanno già chiesto mille volte ma… hai mai pensato di mettere su una band con Steve Stevens? Sai, Zak Stevens, Steve Stevens… potrebbe funzionare!
(seguono alcuni secondi di imbarazzante silenzio. Infine la domanda “avrà riattaccato?” riceve risposta in uno scroscio di risate…)
Ahahah! No, confesso che non ci avevo pensato! (risate, ndr) Chissà, potrebbe essere un’idea. Suoniamo generi piuttosto diversi, ma a me piace il rock in ogni sua sfumatura, quindi… certo, difficilmente riusciremo a collaborare nell’ambito dei Circle II Circle, facciamo cose troppo diverse. Però chissà, a me non dispiacerebbe lavorare con un grande chitarrista rock come lui. Mai dire mai! (risate)
Io ci spero! Bene, passando ai Savatage (ti tocca), in una recente intervista al nostro sito Jon Oliva ha affermato che, di fatto, i Savatage di oggi sono la Trans-Siberian Orchestra. A tale riguardo, ha aggiunto che un singolo della TSO da solo vende più di tutta la discografia dei Savatage. Tu che cosa ne pensi?
Non so, la Trans-Siberian Orchestra è una cosa diversa rispetto ai Savatage. Il gruppo di persone che ci hanno lavorato su è grossomodo lo stesso, e avendo avuto la fortuna di avere una parte in entrambe le band posso dire che il piacere di lavorare insieme è sempre lo stesso. Ma restano comunque due cose diverse. Personalmente mi sono divertito moltissimo insieme a persone come Chris Caffery e Al Pitrelli… probabilmente loro potrebbero dirti qualcosa in più riguardo ai tempi. Io credo che non nell’immediato futuro ma più avanti sicuramente ritorneremo a fare qualcosa insieme. Si tratta di stabilire quando.
Credo di interpretare il pensiero comune se dico: sbrigatevi! Parlando dei Savatage, come tutti sanno tu sei stato al microfono in quattro degli album pubblicati negli anni ’90. “The Wake Of Magellan” in particolare è uno dei miei preferiti. Ti va di ripercorrere brevemente quegli anni?
Beh, “Edge Of Throns” per me è stato il battesimo del fuoco, il mio primo passo nel music business. Ho avuto la straordinaria opportunità prima di lavorare con Criss Oliva prima della sua tragica morte: per me è stato un grande mentore, non so se la mia vita e la mia carriera sarebbero state le stesse se non lo avessi conosciuto. “Handful Of Rain” è stato a sua volta un passo molto importante: ho conosciuto un grande come Alex Skolnick, un persona e un musicista fuori dal comune, e siamo stati in tour assieme, un’esperienza decisiva. “Dead Winter Dead” è un disco con una storia e un valore particolare, non basterebbe una giornata per parlarne. Ho incontrato Al Pitrelli con cui ho avuto un ottimo rapporto, ma in generale devo dire che tutta la line-up che ha suonato su quel disco era veramente unica. Con Al e gli altri abbiamo anche iniziato a lavorare alla Trans-Siberian Orchestra. “Wake Of Magellan” è forse il disco che mi ha insegnato più cose. Era un concept album, il secondo. Lì ho imparato cose che poi mi sono servite con i Circle II Circle, anche e soprattutto per quanto riguarda la registrazione e la produzione dell’album. Lo stesso “Delusions Of Grandeur” è in fondo figlio di quell’album e rappresenta sotto certi aspetti il proseguimento e lo sviluppo di alcuni suoi tratti.
E tra gli album dei Savatage sui quali tu non hai cantato, qual è quello che preferisci?
Probabilmente quello che io preferisco è “Gutter Ballet”, per il semplice fatto che contiene la maggior parte delle canzoni che amo di più. Però in effetti è difficile scegliere: mi piace moltissimo anche “The Hall Of The Mountain Kings”, così come ritengo grandissimi dischi anche “Sirens” e “The Dungeon Are Calling”. Ricordo che in Florida, quando incontrai la band per la prima volta dopo aver mandato il demo con le canzoni per le prove di “Edge Of Throns”, le canzoni più belle da cantare, quelle su cui mi divertivo di più erano sicuramente quelle di “Gutter Ballet”. E quando ci incontrammo cantai proprio quelle, anche se ovviamente per l’audizione avevo imparato tutto “Streets”.
Scaviamo un altro po’ nel tuo passato: se ti dico Wicked Witch, qual è la prima cosa che ti viene in mente?
Una saletta prove polverosa, nella quale ripetevamo sempre le stesse canzoni ancora e ancora, ogni volta da capo! (risate) Eheh, i Wicked Witch erano la band dove cantavo prima di entrare nei Savatage, abbiamo lavorato molto anche se abbiamo registrato soltanto un demo e non siamo mai riusciti a realizzare un disco completo. Sono passati sedici anni però, ormai sono ricordi lontani e un po’ sbiaditi. Ma la fatica, quella me la ricordo, sì!
Che cosa ti ricordi del salto nei Savatage? La pressione per il fatto di sostituire uno come Jon Oliva, le responsabilità…
Prima di arrivare in Florida la pressione era tanta, sì. All’inizio tutti mi incoraggiavano e mi spronavano, poi man mano che le cose si facevano sempre più serie è iniziata la parte difficile. Io mi sono sforzato molto per non assomigliare a Jon Oliva. Devo esserci riuscito, perché poi mi dissero che ero l’unico che non ricordava il suo stile. Da parte mia mi sono allenato a lungo e duramente per migliorare, sapevo che sarebbe stata una lunga strada. Ho cercato di essere me stesso, di portare avanti un mio modo di cantare. In un certo senso credo di poter dire che la pressione più grossa è stata quella che io ho esercitato su me stesso, più che quella che veniva da parte degli altri.
A proposito di Jon, ha collaborato con te anche sull’ultimo album dei Circle II Circle.
Abbiamo lavorato su un paio di canzoni assieme, ma non è stato possibile portare avanti una vera e propria collaborazione eprché abbiamo realizzato i nostri album insieme, ognuno con la propria band. Spero di lavorare di nuovo con Jon e anche con Chris Caffery molto presso. È sempre una soddisfazione e un piacere fare musica assieme.
Dicevi dell’album di Jon uscito in contemporanea al tuo… in effetti è una cosa che va avanti da un po’ di anni. Confessa, vi sincronizzate per fare uscire gli album insieme e confondere le idee ai fan?
No, noi non c’entriamo nulla, davvero! (risate, ndr) È una decisione della label quella di gestire in questo modo le uscite. Tra l’altro secondo me non ha moltissimo senso, ma se il management pensa che sia la soluzione migliore, va bene così.
In ogni caso, sei riuscito ad ascoltare “Global Warnings”?
Sì, ce l’ho qui con me proprio in questo momento. A mio avviso è un gran bel disco, la prima traccia mi ricorda i Savatage, molto più di quanto non facciano i Circle II Circle. Ascoltare un disco di Jon è sempre un po’ come fare un viaggio nel tempo, è davvero un grande artista.
Tornando ai Circle II Circle, vuoi anticiparmi qualcosa dei tuoi piani per i prossimi tempi?
Tra i progetti in cantiere c’è quello di lavorare sulle vecchie canzoni dei Wicked Witch: non penso che la band possa tornare in attività ma si può fare qualcosa nell’ambito dei Circle II Circle. Non posso dirti che tornerò nei Savatage perché non dipende da me, è una decisione che spetta a Jon e Chris. Quello che posso dirti è che sarei pronto a tornare con loro in qualsiasi momento e molto volentieri. Credo comunque sia soltanto questione di tempo. Secondo me si farà, prima o poi.
Spero prima che poi, Zack! Per adesso ti ringrazio per le tue risposte e per il tempo che ci hai dedicato, è stato un grande piacere discorrere con te. Ti faccio i miei migliori auguri per il futuro e ti lascio l’ultima parola.
Grazie a te Riccardo e grazie anche ai lettori di Truemetal. È grazie alla passione di voi ci seguite se i Circle II Circle possono andare avanti a fare musica. Spero che ascolterete il nuovo album, lo abbiamo scritto per voi!
Riccardo Angelini