Clairvoyants (tutta la band)
Intervista con i Clairvoyants, attivi da quasi dieci anni e passati dallo status di cover band degli Iron Maiden a gruppo a tutto tondo, cioè autore di pezzi propri, come ben testimoniato dal Loro fresco esordio su full length intitolato Word To The Wise.
Buona Lettura.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Illustrate brevemente la Vostra storia…
GAB: Nel 2000 Fulvio Trinca – il nostro manager – curava la programmazione delle serate metal di un grosso locale di Como (lo Skagen, ora chiuso). Poiché il tributo agli Iron Maiden che suonava in quel locale (di cui per correttezza non faccio il nome) aveva avuto dei problemi con la proprietaria, Fulvio fu incaricato di trovarne un altro. Conosceva parecchi musicisti della scena comasca, tutti appassionati di Iron Maiden, e decise quindi di condividere con noi il progetto: ne fummo subito tutti entusiasti, e così nacquero i Clairvoyants. Della line-up originale, oltre a Fulvio, rimaniamo ormai solo io e Paolo. I primi anni furono ovviamente dedicati alla “gavetta”, con serate infrasettimanali in locali piuttosto piccoli e compensi molto bassi; poiché però avevamo tutti la costante e ferma intenzione di migliorarci, con il trascorrere del tempo la qualità delle serate continuò a crescere. Nel 2004 abbiamo iniziato ad investire un po’ di più sullo spettacolo, invitando anche ospiti stranieri per creare eventi di un certo rilievo. Si può dire che dal 2000 a oggi non abbiamo fatto altro che continuare a crescere, anche se lentamente, grazie alla costante voglia di fare sempre meglio e sempre di più. Nel 2006-2007 abbiamo iniziato a pensare di comporre canzoni originali, e da lì è nato Word to the Wise. La costante attività live e alcuni cambi di formazione ci hanno imposto alcuni ritardi, ma finalmente abbiamo registrato e pubblicato questo primo album, la coronazione di tanti anni di sacrifici e divertimento.
Come sta andando il vostro album? Intendo a livello di recensioni e di dati di vendita…
PAOLO: Per parlare di dati di vendita è ancora presto, dato che l’album è uscito da poco più di un mese e i primi resoconti ci arriveranno più avanti. Per quanto riguarda le recensioni, direi che nel complesso l’album in Italia è stato accolto in maniera più che positiva. Nel nostro sito teniamo un archivio aggiornato delle recensioni pubblicate, e come potete vedere i voti mediamente sono più che buoni. Ma voti a parte, è stato bello vedere come tanti addetti ai lavori siano rimasti soddisfatti del nostro lavoro. All’estero invece dovrebbero uscire proprio in questi giorni le prime recensioni.
In linea generale condividete le critiche che sono state fatte al disco? Vi aspettavate, sinceramente, qualcosa di più in termini di valutazione?
LUCA: Ovvio! Ci aspettavamo tutti “Top Album”! No, scherzo! La maggior parte delle recensioni comunque sono ottime e la cosa non può che farci molto piacere. Alcune invece non sono il massimo, ma anche questo fa parte del gioco. E’ comunque molto interessante vedere come la tua musica possa arrivare all’ascoltatore sia in maniera molto simile a come l’abbiamo pensata noi, sia in maniera totalmente distorta, affibbiandoci influenze di gruppi che magari non abbiamo mai ascoltato. Penso che con un po’ di umiltà si possa trarre insegnamento sia dalle critiche negative che da quelle positive. Noi siamo convinti di avere sfornato un ottimo album, di qualità, e tenteremo di far arrivare in più case possibili il nostro prodotto. Questa è la cosa che più ci importa. Però siamo anche consapevoli dei nostri difetti e tenteremo di far tesoro degli inevitabili errori per migliorarci e far sì che ogni album che seguirà sarà più curato del precedente.
Inevitabile parlare di Iron Maiden con Voi, prima fan e poi musicisti che ne eseguono le cover: Bruce Dickinson o Paul Di’Anno?
GAB: Così come è inevitabile la tua domanda, è inevitabile la mia risposta: sono cantanti molto diversi, sia come timbrica che come approccio alla musica. Personalmente preferisco Bruce perché amo voci un po’ più controllate e “meno punk” di quella di Paul, ma penso anche che i pezzi dei primi due album siano stati interpretati in maniera perfetta da Paul. A parte il gusto personale e l’ovvia importanza di Bruce nel panorama mondiale dei cantanti metal, Paul rimane una voce storica dell’heavy metal, che ha influenzato tantissimi cantanti e tantissimi ascoltatori. La sua versione di “Remember Tomorrow” è letteralmente da brivido!
Qual è il miglior disco della Vergine Di Ferro secondo Voi e perché?
GAB: Difficile scegliere. Anni fa avrei detto “Powerslave” per il superbo lavoro vocale di Bruce, che in quell’album – a mio parere – ha raggiunto il top della forma e dell’interpretazione. Ora però preferisco “Seventh Son of a Seventh Son”, molto più compatto e teatrale, e più vicino ai miei gusti odierni. Se anche Bruce non aveva più la timbrica squillante dei primi anni, in Seventh Son esplora dei lati oscuri della propria voce veramente emozionanti!
PAOLO: Credo che The number of the beast sia stato una vero e proprio terremoto nel panorama dell’heavy metal di quel tempo. La qualità del songwriting è eccelsa, come testimoniato dal fatto che tutt’ora diverse hit degli Iron provengono da quell’album. Anche i successivi album con Bruce sono dei capolavori assoluti (penso a Powerslave o 7th son), ma The number of the beast penso abbia qualcosa in più, anche a livello di carica!
LUCA: L’album a cui sono più legato è Powerslave perché è stato il primo loro disco che ho ascoltato. Però The Number Of the Beast è un concentrato di capolavori!
Dennis Stratton, andate avanti voi…
LUCA: Dennis Stratton è una gran bella persona prima di essere un notevole musicista. La prima cosa che ha stupito tutti noi è stata la sua simpatia e la sua semplicità. E’ una persona che non vuole rivangare il passato ma che sa benissimo che il suo periodo trascorso con la Vergine di Ferro è stato quello che gli ha dato maggior popolarità. E’ un pezzo di storia dell’heavy metal e noi siamo fierissimi di riuscire ad organizzare degli eventi con lui. E poi farsi raccontare alcune storie che ha vissuto in prima persona con i Maiden è un’emozione impagabile!!!
Sapete se gli Iron Maiden si sono accorti di Voi? Avete mai avuto dei contatti ufficiali con gli inglesi? Li conoscete di persona?
GAB: Se anche si sono mai accorti di noi, non ce lo hanno mai fatto sapere! Non che questo sia un problema: ovviamente ci farebbe molto piacere, ma noi facciamo tributo alla loro musica per rispetto e divertimento, e non per ottenere dei riconoscimenti da parte loro (né da parte di nessun altro). Così come non abbiamo cercato l’“ufficialità” del nostro progetto: abbiamo collaborato con EDDIE’S e con alcune altre fanzine dei Maiden, ma senza mai accampare pretese di esclusività o di ufficialità. Se qualcuno ci spaccia per tributo “ufficiale”, commette un grosso errore! Per tornare a parlare dei Maiden, ho avuto modo di intervistare Bruce per l’uscita del “best of” della sua carriera solista, nel 2001: si è rivelato un vero signore, cortese e cordiale, e tutt’ora la ricordo come una delle più lunghe e belle interviste che mi sia mai capitato di fare. A parte questo, però, non abbiamo mai avuto nessun altro contatto.
Come mai la riproposizione di un pezzo “pericoloso” come Hallowed By Thy Name sul vostro disco e non di un altro brano?
PAOLO: La scelta di Hallowed è stata molto spontanea. E’ il brano preferito da Matos, ed è una delle canzoni che non manca mai nella nostra scaletta perché è sicuramente uno dei pezzi più rappresentativi degli Iron Maiden. Di conseguenza, la scelta è venuta da sé. Se per “pericoloso” ti riferisci all’enorme peso che la canzone ha all’interno della storia dell’heavy metal, ti direi che avendo come ospite una delle migliori voci del panorama musicale mondiale era doveroso fargli cantare qualcosa di importante.
Come è nata la collaborazione con Oliver Palotai e Andrè Matos?
GAB: Abbiamo conosciuto Andrè nel 2005, in occasione del secondo Flash Party: venne qui in Italia per due concerti insieme a noi, e cantò molte cover dei Maiden oltre a qualche pezzo degli Shaman. Fu allora che scoprimmo la sua grande passione per la musica dei Maiden. Negli anni successivi ci siamo tenuti sempre in contatto, tenendo viva la promessa di organizzare ancora qualcosa insieme. Quando ci siamo trovati a discutere riguardo all’inclusione di una cover dei Maiden nell’album, ci siamo subito ricordati che Andrè ci aveva detto che “Hallowed Be Thy Name” era la sua canzone preferita della band britannica. Gli abbiamo proposto di cantarla, e lui ha accettato con grande entusiasmo. L’ha registrata qui in Italia, pochi giorni dopo il festival Rockin’ Field (a cui abbiamo partecipato anche noi, e in cui lui era presente nello show di Avantasia). Da cantante, devo dire che vederlo lavorare in studio è stato veramente impressionante: è un professionista al 100%, con una grande abilità tecnica e una profonda conoscenza della propria voce.
LUCA: Io ed Oliver invece ci conosciamo sin dai tempi in cui suonavamo nella band di Blaze Bayley. E’ una persona molto gentile e colta. Col tempo siamo diventati molto amici. La collaborazione con i Clairvoyants è nata dall’esigenza che avevamo di comporre una ballad per il nostro album. Così mi è venuto in mente di chiamare Oliver e di farci scrivere una canzone per piano e voce. Ed è nata Closure! Non contento, gli ho proposto di aiutarmi a comporre un’altra canzone per noi, ed è nata Word To The Wise. Posso affermare serenamente che il suo contributo ha sicuramente impreziosito il nostro debut-album.
Un paio d’anni fa avete avuto la possibilità di dividere il palco con David DeFeis ed Edward Pursino dei Virgin Steele: pensieri e parole a riguardo…
PAOLO: Noi abbiamo suonato prima di Loro e abbiamo diviso il palco per una sola canzone. Loro erano nostri ospiti in occasione del Flash Party del 2007, ma avevano in programma un set acustico/elettrico di sola chitarra e voce. Nella seconda serata, al Siddharta di Prato, si sono uniti a noi sul palco suonando “On the wings of the night”. E’ stato sicuramente un momento emozionante per tutti noi, come lo è stato fare la loro conoscenza e condividere con loro dei momenti di vita “on the road”! Sono delle persone davvero splendide ancor prima di essere dei musicisti davvero incredibili!
Badia Rocks, Tradate, Rockin’ Field: ricordi di quelle esperienze…
GAB: Prima di tutto parlo del Rockin’ Field, perché penso sia stato il palco più grande dove abbiamo avuto occasione di proporre la NOSTRA musica. La cosa che mi ha colpito di più è come tutto il pubblico fosse lì per divertirsi, e nonostante non conoscessero ancora le nostre canzoni, come tutti partecipassero con grande entusiasmo. Dei palchi del Badia Rocks e del Tradate Iron Fest abbiamo solo bei ricordi, legati sia alla professionalità dell’ambiente, sia all’ottima risposta del pubblico, sia alla simpatia delle band con le quali abbiamo condiviso il palco. All’inizio non è stato facile misurarsi con palchi così grandi, ma – come in tutte le cose – basta fare un po’ d’esperienza e non farsi spaventare! Il divertimento poi viene da sé.
Cosa vi ha raccontato Luca Princiotta dell’esperienza in giro a suonare con Doro Pesch?
PAOLO: Ogni volta che Luca ritorna dopo essere stato a suonare all’estero con Doro, è vittima delle nostre più disparate domande e assurde curiosità. Ha avuto la fortuna di girare il mondo con Doro (States, Sudamerica, Cina, Russia…) e di conoscere personaggi storici del mondo della musica hard’n heavy; la maggior parte dei suoi racconti si concentra sulle emozioni che ha provato calcando palchi storici come quello del Whiskey a go go di Los Angeles oppure sulle serate passate a bere qualche birra in compagnia di personaggi come John Corabi o Eric Singer! Un aneddoto curioso riguarda quella volta che per poco non è stato a cena a casa di Gene Simmons, ma forse era il caso di non ricordarglielo!!!
Siete una band giovane a tutti gli effetti, nonostante esistiate dal 2000 e abbiate suonato dal vivo circa trecento volte. Quali sono i gruppi della Nwobhm che più apprezzate o che in qualche modo vi hanno ispirato?
GAB: Direi che è difficile limitarsi alla Nwobhm… amiamo tutti l’heavy metal, ma abbiamo influenze diverse e piuttosto eterogenee. C’è chi ama i Judas Priest e chi li odia, c’è chi a 15 anni ascoltava solo death metal e chi invece ascoltava solo Manowar. Ovviamente gli Iron Maiden hanno influenzato tutti noi (altrimenti non faremmo tributo…), ma per il resto direi che l’elemento che ci accomuna maggiormente è una grande passione per l’hard rock e l’heavy metal di qualità (Whitesnake, AC/DC, Jorn Lande, Skid Row, Savatage…).
Siete di Como, avete dei contatti con i veterani Axton di Lecco?
LUCA: Conosciamo il gruppo e lo stimiamo per l’importanza e per il lo spazio che si è saputo ritagliare nella scena metal italiana. Sinceramente non abbiamo nessun contatto con loro, a parte che con l’ultimo batterista che hanno avuto, Edo Sala, il quale è stato, per altro, uno dei primi insegnati del nostro Manuel, anche lui lecchese doc!
Qual è stato finora l’highlight della Vostra carriera?
GAB: Parlando di concerti dove abbiamo proposto musica originale, mi vengono in mente due eventi: il Rockin’ Field 2008 e i due concerti con Andrè Matos al Live di Trezzo d’Adda e al Tempo Rock di Gualtieri. Condividere il palco con artisti del calibro di Helloween e Avantasia (nel caso del Rockin’ Field) e cantare insieme ad Andrè Matos sono sicuramente delle grandi soddisfazioni! Parlando invece dei concerti tributo, cito la Iron Maiden World Convention italiana dell’estate 2008, dove abbiamo suonato davanti a più di 7.000 persone insieme ad altri due tributi europei.
Per molti siete la cover band degli Iron Maiden più credibile d’Italia. Cosa pensate dei Vostri colleghi “Maideniani”, partendo dai Children Of The Damned? Mai avuto scazzi, in generale?
GAB: In Italia ci sono molti tributi ai Maiden davvero validi: i Children of the Damned sono tra questi, ma potrei nominarne molti altri. Come dicevo prima, noi non abbiamo mai cercato una “ufficialità” o una “unicità” del nostro tributo, quindi non ci siamo mai trovati in competizione con nessuno per questo motivo. È ovvio che suonando la stessa musica, ci siamo trovati a contenderci qualche locale sia con i Children che con altri tributi, ma in questi casi l’unica persona che può prendere la decisione è il gestore del locale, in base all’afflusso di pubblico e ai propri criteri di gestione. In alcuni posti suoniamo anche insieme, alternandoci, quindi una “convivenza” è realmente possibile. Non abbiamo mai avuto “scazzi” diretti con altri tributi, anche se sappiamo che alcuni parlano molto male di noi… sinceramente, però, queste malelingue ci scivolano addosso come se non esistessero, e noi ci guardiamo bene dal parlar male di chiunque. Noi ci limitiamo a fare il nostro show, e ci tengo a sottolineare che NON LO FACCIAMO PER COMPETIZIONE, ma solo per passione e divertimento.
E’ davvero triste constatare che sempre più spesso anche band HM affermate suonino di fronte a pochi intimi e i locali sono pieni di gente nel momento in cui c’è la serata tributo a Ligabue, Vasco Rossi etc etc. Voi che siete pienamente coinvolti in questa situazione cosa avete da dire a riguardo?
GAB: Che evidentemente il pubblico italiano non ha ancora una cultura dell’heavy metal, che invece esiste in molti altri paesi. Il gruppo HM è ancora visto come “di nicchia”, una band per giovani (spesso di dubbia reputazione) che fa una musica rumorosa e poco comprensibile. Vasco e Ligabue, invece, sono la moda… Tutti li conoscono, sanno già cosa aspettarsi, costituiscono un bello spettacolo “precotto” che l’italiano medio fruisce senza fare nessuna fatica intellettuale. A mio avviso, l’unico modo per rimediare a questa situazione è puntare a fare musica heavy metal di qualità sempre maggiore, per aprire le orecchie anche a chi normalmente non ascolterebbe questo genere. Quando un prodotto è di buona qualità, ne trae beneficio non solo la band, ma tutta la scena. In Italia abbiamo musicisti heavy metal veramente fenomenali: all’estero i turnisti italiani sono tra i più apprezzati. Dobbiamo quindi impegnarci tutti per far capire anche al pubblico “medio” che la nostra è MUSICA, spesso molto più valida di quella che passa per “mainstream”, e non rumore.
PAOLO: Questo è un discorso molto complesso. Negli ultimi anni, grazie alla notevole riduzione dei costi legata all’evoluzione della tecnologia, tantissime nuove band sono entrate nel mercato discografico. Questo nonostante il pubblico metal sia rimasto sostanzialmente lo stesso. Quindi esiste probabilmente un eccesso di offerta rispetto alla domanda. Poi esistono anche tantissimi altri fattori, tra i quali la bassa qualità di certe uscite oppure il profondo desiderio del metallaro di sentirsi diverso dalla massa: ricordo che pochi mesi fa gli Iron Maiden sono usciti in edicola con TV Sorrisi e Canzoni, e ho sentito tantissimi commenti negativi da parte dei fan. Questo francamente mi fa sorridere, perché una persona si dovrebbe preoccupare della qualità della musica di una band, non della via che sceglie per commercializzarla.
Ritenete che se foste arrivati da un’etichetta a proporre un disco come Word To The Wise senza presentarvi come la cover band degli Iron avreste avuto, sinceramente, le stesse possibilità?
GAB: L’unica reale differenza sarebbe stata la visibilità del nome. Se avessimo presentato l’album con una buona serie di concerti di promozione, allora sì, avremmo avuto le stesse possibilità. Qualsiasi etichetta discografica ragiona in termini di vendite e di promozione: se una band presenta un prodotto valido e un progetto di supporto altrettanto valido, l’etichetta ha solo da guadagnare. L’importante è capire che bisogna COLLABORARE con l’etichetta, e non aspettarsi che faccia tutto da sé. Parlando con alcune band della scena underground, mi sembra che questo concetto non sia molto conosciuto… molti pensano che basti registrare un buon album, e che il successo arrivi da sé. Niente di più sbagliato! Bisogna lavorare fianco a fianco con l’etichetta, condividendo idee e risorse; solo così si possono muovere seriamente i primi passi nel music business.
Come siete arrivati al contatto con la Valery Records?
FULVIO: con la Valery sono andato quasi a colpo sicuro; volevo un’etichetta che si impegnasse realmente a promuovere il nostro album e l’etichetta milanese mi ha dato rassicurazioni importanti in questo senso. Poi abbiamo scoperto che in Valery c’è anche uno staff di persone che lavora con serietà e tanta passione e questo non ha fatto che migliorare un rapporto nato sotto buoni auspici. Idealmente il lavoro con la Valery durerà due anni durante i quali noi e loro dovremo lavorare sodo sia come live che come promozione, e alla fine avremo tutti gli elementi necessari per stilare un giudizio complessivo sull’andatura di Word To The Wise. Ripeto, per noi è stato fondamentale cercare un’etichetta per la quali non fossimo solo un numero all’interno di un roster già affollato, ma una band sulla quale investire e scommettere.
Qual è il Vostro sogno nel cassetto?
GAB: Vivere di musica! Anche se in realtà questo sogno non è chiuso nel cassetto, ma lo porto in tasca con me ogni giorno!
LUCA: La chiave della felicità è sognare, quella del successo è rendere i sogni realtà! Quindi mi batterò con tutte le forze per raggiungere i miei obbiettivi! Per i Clairvoyants il sogno è di conquistare il mondo!
PAOLO: Beh, il sogno ovviamente è una casa con piscina a Hollywood! A parte questo, basterebbe ritrovarci qui tra qualche anno per parlare del terzo o quarto capitolo dei Clairvoyants, senza più dover rispondere a domande sugli Iron Maiden o su tribute/cover band. Questo vorrebbe dire che saremo riusciti ad affermarci come band vera e propria!
Progetti futuri…
PAOLO: La nostra volontà è ovviamente quella di fare la miglior promozione possibile al nostro album ma non abbiamo organizzato un vero e proprio tour di supporto allo stesso. Nei prossimi mesi, durante le nostre serate come tributo, ci limiteremo ad eseguire un paio di canzoni nostre per far conoscere alla maggior parte di persone possibile l’esistenza del nostro progetto come band originale. Per più avanti invece stiamo lavorando alla possibilità di partecipare a qualche festival estivo e di riuscire a fare qualche data all’estero, magari supportando band già affermate. La strada è lunga e difficile, ma il massimo impegno da parte nostra non mancherà mai!
Stefano “Steven Rich” Ricetti