Collateral Damage (Tutta la Band)
Ciao ragazzi, è un piacere potervi conoscere.
Partiamo dall’inizio, giacché è la vostra prima intervista su Truemetal e la vostra storia è relativamente giovane. Raccontateci un po’ di cose in merito alla nascita della vostra band ed all’evoluzione che vi ha condotti all’esordio, poi ristampato da Spider Rock…
Ciao Fabio, grazie per questa intervista. E’ un piacere poter parlare con te e con tutti i lettori di TrueMetal!
Iniziamo dal principio …
I Collateral Damage nascono giovanissimi, eravamo e siamo un gruppo di amici, cresciuti insieme, che durante i primi anni del nuovo millennio vivevano la loro adolescenza guardando con ammirazione gli idoli degli anni 80, che li avevano abituati a sognare una vita dove le parole chiave erano ben poche: donne, vita esagerata, musica.
Ci guardavamo in giro e vedevamo che le nuove generazioni sembravano soffrire di qualcosa, di una strana forma di pigrizia mentale mista a paura dell’ignoto… era il momento di fare qualcosa, così abbiamo deciso di creare una band, abbiamo scelto la musica come mezzo di comunicazione, volevamo e vogliamo ancora adesso gridare in faccia alla gente: “Svegliatevi, il mondo è la vostra giostra, uscite e divertitevi!”. Così, conquistammo la nostra prima sala prove, annessa per altro ad una chiesa. Ci ricordiamo ancora le bottiglie accatastate in un angolo, la moquette con il classico odore di muffa, thc e sesso… ed era nei momenti di sballo totale che si suonava bene, e riuscivamo a tirare fuori da quei deliri canzoni che poi, anni dopo, sono diventate parte integrante del nostro primo lavoro in studio, guidati sapientemente dal nostro amico Alberto “Skizzo” Bonardi, che ci ha saputi condurre in un progetto che adesso porta un nome ben preciso: Collateral Damage.
Da cosa deriva proprio il vostro singolare moniker “Collateral Damage”? Qualche riferimento a film hollywoodiani?
Partiamo dal fatto che il nome che abbiamo non è stato il primo che abbiamo avuto, c’è stato un momento iniziale in cui sotto il nome di Bloody Roar registrammo una demo all’eta di 15 anni, sperduto nei meandri del tempo, e iniziammo ad esibirci nei primi locali. I nostri primi fan, venendo ai nostri concerti, vedevano che la nostra esibizione lasciava sempre un “segno” del tutto inaspettato, pur essendo le nostre prime esibizioni riuscivamo a entrare nella mente o nel cuore di qualcuno. Inoltre c’è anche la nostra predisposizione a infilarci in situazioni assurde, divertenti e spesso pericolose per cui chi vive al nostro fianco sa di doversi aspettare qualche “danno collaterale” di tanto in tanto! Quindi è stata una nostra fan, per essere precisi la mamma del nostro chitarrista Blade, che un giorno ci disse… “Con voi c’è sempre qualche Danno Collaterale…”. A quel punto il messaggio era chiaro. Per quanto riguardo i film hollywoodiani non possiamo nascondere che siamo dei fan accaniti dei film d’azione anni 80, americani e soprattutto asiatici, e molto della nostra musica deriva da quelle colonne sonore, da quelle sigle, che avevamo in testa fin da piccoli, ma per il resto il nome Collateral Damage non deriva da nessun film in particolare se è questo a cui alludeva la domanda.
C’è qualche brano particolare tratto dal nuovo “The Carnival” al quale vi sentite particolarmente legati?
In effetti c’è uno in cui ci identifichiamo più che in altri, ed è Drag Me To Hell. È la canzone con cui abbiamo aperto ogni concerto durante il Tour Europeo con i Lordi, ha un sound di cui siamo molto soddisfatti e rappresenta probabilmente la strada che potremmo seguire per il nostro prossimo lavoro. Inoltre anche la tematica ci appartiene, il testo infatti spiega come certe volte sia difficile non lasciarsi andare a certe emozioni, anche se sappiamo che ci condurranno in un vero inferno!
Il vostro genere è definibile come un misto tra classico hard rock e spunti prettamente heavy. Quali sono i riferimenti con i quali vi sentite più a vostro agio?
Ci piacciono moltissimo entrambi i generi, dell’hard rock amiamo l’atmosfera che riesce a creare, il romanticismo che trasmette, mentre dell’heavy metal ci piace la forza, la sicurezza con cui riesce a parlare al pubblico, vorremmo unire questi due aspetti nella nostra musica, riuscire ad essere romantici e sognatori, ma anche diretti e cattivi se serve.
Quali pertanto, gli artisti che portate maggiormente nel vostro cuore? Quelli che, probabilmente, vi hanno spinti ad imbracciare gli strumenti?
Se li portiamo nel cuore è perché ci hanno emozionato e continuano anche oggi a farlo, e quindi come non nominare i W.A.S.P., gli Steel Heart e i vecchi Skid Row, Alice Cooper, i Def Leppard, anche se i gruppi che ci hanno convinto ad imbracciare gli strumenti sono senza dubbio i Kiss, i Judas Priest e Ronnie James Dio, ascoltavamo loro il giorno in cui abbiamo deciso di creare un gruppo, la canzone era proprio Crazy Night dei Kiss.
Possiamo dire che gli anni ottanta possiedano per voi un notevole fascino. Se poteste riavere/rivivere qualcosa di quel periodo magico, anche non inerente al semplice discorso musicale, cosa sarebbe?
Bene, “magico” è un bell’aggettivo infatti per descrivere quegli anni, ci furono così tante nuove invenzioni che in effetti potremmo parlare proprio di magia… Ma quello che vorremmo rivivere di quegli anni è… Il Coraggio che avevano le persone di credere nei propri sogni… in tutti i campi, non solo quello musicale. Ormai chiunque è sfiduciato, ci sono migliaia di guide per fare qualsiasi cosa… e molti pensano che seguire uno schema specifico sia la via per arrivare ai suoi obbiettivi, e si dimenticano di se stessi, si dimenticano di quanto sia importante essere diversi dalla massa, di quanto sia importante rischiare tutto quanto pur di far avverare un sogno… Molti non hanno neanche il coraggio di crearsi un sogno… preferiscono prendere vie più semplici, più corte, ma che non rispecchiano quello che veramente vorrebbero. La musica in questo deve avere una funzione, negli anni 80 ce l’aveva… ora serve solo a fare da sottofondo in macchina o al bar.
Com’è nata la collaborazione con Spider Rock? Siete pienamente soddisfatti dal lavoro promozionale svolto a supporto del vostro lavoro?
E’ stato grazie a un nostre grande amico musicista, Frank degli Honey Bombs, che abbiamo fatto la conoscenza di Spider Rock. Ci siamo conosciuti durante un live show in cui si scambiavano sul palco di un noto locale romano gruppi come i Rain e gli Elektradrive, entrambi ottimi gruppi. La Spider aveva organizzato la serata ed era veramente ben riuscita. Ci avevano fatto vedere la loro professionalità nel gestire un evento del genere, ma è stato poi parlandoci di persona che abbiamo capito che, a differenza di molte altre “pseudo-agenzie” con cui avevamo lavorato in passato, loro di Spider tenevano veramente al progetto su cui lavoravano, erano interessati a vederlo crescere giorno dopo giorno, senza nessun doppio fine. In quel momento avevamo il master di “The Carnival” in mano e eravamo alla ricerca di un’agenzia che ci aiutasse nella distribuzione e nella promozione dell’album, erano arrivati al momento giusto, e anche noi forse anche perché dopo qualche giorno dall’accordo con Spider arrivò la notizia del tour da supporto per i Lordi. Abbiamo iniziato questa collaborazione a gonfie vele, e siamo pienamente soddisfatti del lavoro attento e professionale fatto con la promozione fino ad oggi!
Nel vostro nuovo album avete potuto contare sulla collaborazione di qualche nome di rilievo come Frank Andiver, Jamal Ruhe e Sean Hansen, coinvolti principalmente nel ruolo di tecnici audio. Siete soddisfatti dell’apporto offerto o pensate che, forse, qualcosa in più poteva essere ottenuto?
Da musicisti ci piace vedere il produttore come il nostro “sesto” Collateral. Deve mettere del suo nel lavoro che fà, deve far sentire la sua vena artistica, altrimenti uno varrebbe l’atro. Un produttore può andare a completare quella che è l’idea di sound che una band possiede nella propria testa nel momento della preproduzione. Purtroppo può accadere anche che il risultato finale non è quello immaginato all’inizio, primo di entrare in studio. L’apparato tecnico per questo disco è stato veramente professionale, sia Frank Andiver in fase di missaggio, che Jamal e Sean durante la fase di masterizzazione sono stati eccellenti nel loro lavoro… Sicuramente in futuro continueremo a sperimentare con nuove produzioni, finché non saremo soddisfatti del nostro “sesto” Collateral, per non dover più pensare che “qualcosa di più, forse, poteva essere ottenuto.”
Che obiettivi vi ponete con il progetto Collateral Damage? Sareste disposti a mediare le vostre convinzioni musicali, qualora una specifica “logica di mercato” vi potesse garantire un grosso numero di vendite ed una notorietà importante?
Non permetteremo a nessuno di “stuprare” i nostri pezzi, abbiamo una brutta sindrome che ci spinge a fare l’opposto di quello che ci dicono! Però siamo convinti che il perfetto artista sia colui che riesce a trovare il giusto compromesso, quell’intuizione geniale, tra le attuali logiche di mercato e la sua arte.
Come vi ponete nei confronti della criticità economica e del grave periodo che la società sta attraversando? Pensate che musica e le problematiche sociali siano due cose da tenere necessariamente separate, o piuttosto, ritenete che siano due elementi facilmente integrabili tra loro?
Come dicevamo, la musica deve parlare alle masse, però non è giusto sporcarla con problematiche create dalla politica o dall’economia. Ci dispiace moltissimo per il brutto periodo che la nostra società sta vivendo, ma non ci dimentichiamo che ce lo siamo cercati, pensando che la prosperità economica fosse il fattore più importante della nostra vita abbiamo totalmente dimenticato i valori importanti da dover trasmettere alle nuove generazioni. La musica dovrebbe servire a ricreare quei valori, quindi non parliamo della crisi… Parliamo di come godersi la vita, parliamo di felicità, parliamo di coraggio…
Forse la Discografia può conoscere la crisi, ma la musica non la conoscerà mai, a meno che un giorno non riescano a strapparci l’anima dal corpo.
Un finale un po’ stimolante suvvia: datemi un top e un flop. Un artista o personaggio pubblico (qualsiasi ambito) che in questi ultimi mesi vi ha colpito positivamente e, al contrario, uno che più vi ha delusi.
Siamo un po’ di parte in questo ma per noi il “top” è stato colui che ha deciso di creare un film per il cinema su “Rock Of Ages”, un musical che racconta la storia di diversi personaggi in quella Los Angeles degli anni 80 a cui siamo così legati. Di certo gli attori scelti per le varie parti non sono eccezionali ma speriamo comunque che molte persone guardino quel film e capiscano perché quegli anni erano così unici.
Passando al “flop” diciamo che ultimamente è un po’ tutto un flop, però se proprio dobbiamo nominarlo uno ci viene in mente una nostra connazionale che ha veramente rotto il cazzo… è tremenda e non serve veramente a nulla… Sara Tommasi… mai vista tanta tristezza in un film hard… siamo amanti del genere e il suo film lo consideriamo veramente un insulto!
Saluti conclusivi. A voi la chiusura, il pensiero finale, i titoli di coda. Insomma, siete liberi di parlare a ruota libera per terminare al meglio…
Grazie ancora per questo spazio, quello che vorremmo fare è lanciare un messaggio a tutti i lettori di TrueMetal: “Ragazzi, dovete continuare sempre a credere nei vostri sogni, non lasciate che l’industria musicale o la società in cui vivete prenda le decisioni al posto vostro, create le vostre canzoni seguendo sempre i vostri desideri e fate si che alla gente piaccia quello che create. La musica ha bisogno di nuove idée quindi se suonate in una trabute band per favore, scioglietela, create musica originale, vostra al 100% e non sprecate il vostro talento a suonare generi che non vi piacciono o canzoni già create da altri.” Grazie mille ancora Fabio, e grazie a tutti voi per aver letto un pò del nostro progetto, continuate a seguirci e non dimenticatevelo… Godetevi ogni singolo istante della vostra vita… Ciao!!!
Fabio Vellata
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Discografia Collateral Damage:
– Collateral Damage (2009)
– The Carnival (2013)