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Cornerstone (Doogie White)

Di Fabio Vellata - 12 Marzo 2007 - 0:15
Cornerstone (Doogie White)







Da poco ritornato sulle scene con i Cornerstone, gruppo ormai divenuto sua priorità assoluta, Doogie White, interlocutore decisamente misurato e più interessato alla sostanza che alle semplici parole, ha risposto a qualche domanda inerente al nuovo album ‘Two Tales Of One Tomorrow’ e a vari aspetti del music business.

Sono ormai trascorsi tre anni dalla pubblicazione del vostro album precedente ‘Once Upon Our Yesterday’, ci vuoi riassumere in breve quali sono stati i vostri impegni durante questo periodo?

In realtà la nostra etichetta voleva pubblicare il nostro nuovo lavoro già lo scorso anno: a novembre infatti era già quasi tutto pronto.
Siamo stati noi ad imporre una uscita nei primi mesi del 2007!
Per venire alla tua domanda, abbiamo sostenuto un lungo tour nel corso del 2005 da cui abbiamo poi tratto un live album realizzato recentemente.
Io ho inoltre partecipato, subito dopo, al ‘Unleash The Fury’ tour di Malmsteen che è partito nel maggio 2005 ed è terminato nel dicembre 2006, mentre Steen ha, nel frattempo, costruito il suo studio di registrazione privato, lo Stonelab, ed ha creato una compagnia di produzione tutta sua.
Ci abbiamo messo parecchio a comporre e registrare questo nuovo cd perché eravamo consapevoli di voler realizzare qualcosa di nuovo e speciale, differente rispetto a quanto avevamo fatto sino ad ora.
Pensa che ho speso un sacco di tempo nell’incidere e re-incidere le mie parti vocali perché non ero mai soddisfatto del risultato che mi appariva meno buono di quanto era mia intenzione proporre!

Il vostro tentativo di cambiare registro vi ha portati molto vicini allo spirito dell’hard di origine settantiana: si può dire che siete tornati alle radici del vostro sound?

A dirti la verità, non è un cosa che ci eravamo prefissati.
Volevamo fare un cd diverso dal nostro solito evitando di ripetere le stesse idee di sempre.
E ci è venuto fuori così!

Possiamo dire che i Rainbow sono comunque una vostra influenza evidente?

In maniera non voluta…a mio modo di vedere il sound dei Rainbow è definito da una cosa sola, ovvero dal suono della chitarra di Richie Blackmore.
Cosa che nella nostra musica è abbastanza diversa; certamente abbiamo un hammond ed una line up molto simile, ma i paragoni, per come la vedo io, sono limitati a questo!

Hai già dei riscontri in merito all’opinione del pubblico?

In queste prime settimane di uscita i riscontri sono stati molto positivi ed incoraggianti!

Parliamo invece del titolo che avete scelto: ‘Two Tales Of One Tomorrow’.
Siamo al cospetto di un concept?

In un certo senso…
Negli ultimi anni ci sono stati molti casi ripresi dalla stampa qui nel Regno Unito, di personaggi famosi che hanno visto le proprie carriere rovinate e distrutte da un momento di follia.
Cose che possono accadere anche a gente normale come noi, e mi sono posto la domanda di come ci si possa sentire nel vivere in quel modo, sapendo che se avessi fatto una scelta diversa probabilmente la tua vita sarebbe migliore, o chi lo sa, magari peggiore.
Le decisioni che assumiamo determinano il cammino che ci troviamo a percorrere…
Da tutti questi pensieri è nato ‘Two Tales Of One Tomorrow’.

E a livello di testi cosa mi puoi rivelare?

I testi delle canzoni sono tutti miei: ho sempre pensato però che le persone dovessero trarre liberamente le proprie sensazioni dai testi dei brani senza che qualcuno indicasse loro il significato principale.
Talvolta sono una collezione di pensieri, altre volte delle storie, ma chiunque li legga deve sentirsi libero di decidere il loro significato: per ognuno possono avere un valore diverso.




Una curiosità.
Anni fa sei stato coinvolto in un progetto, patrocinato da Nikolo Kotzev, chiamato Nostradamus, a cui hanno preso parte alcuni altri grandissimi cantanti della scena hard rock.
Cosa ricordi di quell’ esperienza?

Mi ricordo di essermi divertito moltissimo. E davvero bello lavorare con Nik, è un talento straordinario e molto speciale.
Sfortunatamente però non ebbi l’occasione di conoscere e collaborare direttamente con i singers coinvolti come me nel progetto, giacché ognuno di noi incise le proprie parti separatamente da tutti gli altri.

Ma chi erano i tuoi singers preferiti quando hai iniziato a cantare?

Oggi come allora, tutti i cantanti che sono passati dai Deep Purple e dai Rainbow. In aggiunta direi Lou Gramm, Steve Overland e John Sloman.

Visto che hai collaborato ad un sacco di progetti diversi in carriera, quale ti sentiresti di definire il più importante e di valore a livello artistico?

Wow!!! Questa è una gran bella domanda!!!
Mi piace tantissimo l’album che ho inciso con Billy Liesegang, anche se mi ricordo che fu legato ad un processo di realizzazione molto complicato e lungo, cosa che mi ha poi rovinato un po’ il gusto del semplice “ascolto”.
Sai, non riascolto molto le cose su cui ho cantato, al massimo un paio di volte giusto per rendermi conto se il mixing o la masterizzazione sono ben riuscite.
Vorrei essere più preciso, ma sai com’è, spendi così tanto tempo nel costruire le canzoni che una volta finite preferisci lasciarle poi da parte!

Quindi per te questo è ormai diventato un lavoro, o è ancora una questione di passione pura a farti andare avanti ad incidere e suonare la tua musica?

Ogni giorno trascorso nel mondo della musica per me è motivo di grande gioia.
Senza dubbio certe cose del music business mi possono dare fastidio, soprattutto se mi sento sfruttato o poco preso in considerazione, ma onestamente non ho mai intrapreso questa carriera per diventare famoso o straricco.
Ho iniziato a cantare solo per passione ed amore della musica rock.
Ed il mio grande amore per questa musica è ancora oggi vivo e fortissimo!

Parlando del music business, so che recentemente avete rinnovato il vostro contratto con la Massacre.
Questo vuol dire che siete soddisfatti del loro operato, ma non pensi che una label più grande potrebbe darvi più vantaggi?

Beh, a parte il breve periodo in cui sono stato nei Rainbow non ho grosse esperienze al riguardo di grandi etichette e major.
In tutta sincerità mi è sufficiente lavorare con qualcuno che sia interessato davvero alla mia musica e sia in sintonia con essa.
Qualcuno che sia in grado di capire gli aspetti che sono fondamentali nel portare la nostra musica alla gente.

Siamo quasi in conclusione. Devo farti qualche domanda di rito, chiedendoti ad esempio cosa vi attendete dalla vostra nuova creatura ‘Two Tales Of One Tomorrow’.

Noi tutti speriamo che venda più del disco precedente, in modo da avere la certezza di star costruendo qualcosa di concreto e di essere in crescita costante.
E’ un disco che merita di essere ascoltato secondo me, offre un minimo di speranza in questi tempi di falsi idoli e di culto della celebrità.




Quando partirà il tour di supporto?

Partiremo con il tour ad aprile spostandoci in varie zone dell’Europa.
Verso fine anno saremo in giro anche in altre parti del mondo.

In Italia?

Sarebbe interessante! Amo in modo particolare Firenze.
Spero di venirci nel corso di quest’anno!

Siamo proprio alla fine! Cosa vuoi aggiungere?

Ti voglio semplicemente ringraziare per l’intervista e per le domande interessanti che mi hai posto!
Bye!