Crimson Sunset (Mattia Mariotti)
Ricevere il demo dei Bolzanini Crimson Sunset è stato un piacere, in quanto i tre brani contenuti mi hanno entusiasmato per via di un sound graffiante e tecnico, che seppur ancora in fase di sviluppo mostra una band dalle idee chiare. Certo i nostri sono ancora agli inizi ma, nonostante la giovane età, sono determinati e sanno esattamente quello che vogliono: basta leggere quello che ha da dirci il giovane Mattia Mariotti portavoce del gruppo.
Inizio subito con i complimenti per il demo, davvero ben suonato e ben prodotto, come è nato e dove lo avete inciso?
Grazie davvero dei complimenti e anche della recensione che hai fatto al nostro demo di cui siamo veramente lusingati.
Queste tre tracce sono state registrate nel febbraio 2005 grazie al Servizio Giovani della Provincia di Bolzano che ogni anno organizza un concorso molto importante per band under 23. Il premio del concorso Mixer, sono quattro giorni nello studio di Musica Blu a Bolzano. L’associazione che gestisce lo studio mette tra l’altro a disposizione la sala prove dove suoniamo dalla nostra formazione, cioè da due anni circa.
Le registrazioni si sono svolte lungo l’arco di quattro giorni di cui uno è andato per il missaggio. Come Crimson Sunset è la seconda volta che registriamo a Musica Blu dopo aver vinto Mixer, mentre con altri gruppi avevamo già fatto tutti quest’esperienza nelle edizioni precedenti.
Come è stato accolto dalla stampa e dai vari appassionati che seguono il genere?
Il demo, come dicevo, è stato registrato in febbraio, ma è uscito solamente a giugno, quindi abbiamo raccolto critiche solo quest’estate. Direi comunque che quelle di cui abbiamo avuto notizia sono decisamente positive per quanto mi riguarda, a cominciare dalle recensioni che ci sono in internet, per prima la tua.
Quello che abbiamo fatto, oltre a cercare consensi tra gli addetti ai lavori e gli appassionati, è stato testare il nostro demo tra “la gente comune”, cioè tra amici e amiche. Il commento più comune è stato sull’orecchiabilità dei brani! La cosa ci ha stupito un po’, ma ci ha anche fatto decisamente piacere. Non si può dire che il nostro obbiettivo sia quello di avere un buon prodotto commerciale e penso che il demo non lasci adito a dubbi riguardo a questo. Il pensiero comune del gruppo ci porta, nella composizione, a cercare equilibrio tra le parti del brano, a complicare le cose dove si può e a lasciare molta libertà alla melodia dove necessario, vedi ritornelli e soli. Questa è la via che stiamo seguendo dall’inizio e questa è la ricerca che abbiamo intenzione di maturare. Fino ad ora in ogni brano siamo riusciti a far convivere entrambi gli aspetti, quello prevalentemente tecnico e quello melodico e armonico, se il risultato anche per un ascoltatore comune è l’orecchiabilità, ben venga!
Domanda di rito ma necessaria, come nascono i Crimson Sunset?
Il gruppo è nato nell’estate 2003, ma l’idea si era sviluppata lungo i mesi precedenti. La genesi è piuttosto complicata comunque per farla breve, abbiamo iniziato a provare con la formazione completa nell’agosto 2003, dopo il ritorno di Michele Conci (basso) da un anno di studi negli Stati Uniti. Io e lui avevamo suonato insieme prima della sua partenza e già da allora c’era in progetto la formazione di un nuovo gruppo al suo ritorno. Dall’altra c’erano Stefano Baldo (voce) e Andrea Masetti (batteria) che a loro volta suonavano insieme e pensavano da tempo a un gruppo che rispecchiasse veramente i loro gusti e le loro attitudini musicali. Durante l’anno in cui Michele era via, io e gli altri, che frequentavamo lo stesso liceo, abbiamo avuto modo di conoscerci e di concretizzare con alcune “prove preventive” il nostro progetto. La cosa che ancora adesso mi stupisce, è la fortuna che abbiamo avuto a trovarci in quattro musicisti con gusti vari, ma accomunati dalla passione per il metal e per il progressive e con un progetto ben chiaro in mente, anche se poi col tempo si è capito che il progetto era comune solo a tre di noi.
Di recente avete cambiato batterista, come siete arrivati a questa soluzione?
Per il motivo che accennavo prima, il progetto era comune solo a tre di noi. Avere un gruppo come il nostro impegna una mole di tempo e di energie non indifferente tra prove, organizzazione, studio dello strumento e composizione. Penso che per raggiungere un risultato soddisfacente sotto tutti gli aspetti, dallo sviluppo della tecnica all’interazione tra i componenti, dallo sviluppo dei brani al modo di porsi e di proporli a un pubblico, sia indispensabile una dedizione che Andrea per sua stessa ammissione non era disposto a concedere. Dopo quasi un anno di conferme di questo stato di cose, ci siamo decisi a concludere con questa situazione.
Emil Prossliner, il nostro nuovo batterista è due anni più giovane di noi (’87). Abbiamo suonato insieme in occasione del Festival Studentesco di Bolzano nel gruppo che rappresentava il nostro liceo e da quel momento abbiamo avuto modo di condividere la nostra visione della musica e le nostre diverse esperienze. In un anno ho potuto apprezzarne l’impegno, la maturità e la rapidità dei progressi. Quando sono iniziati i problemi con Andrea, è stata la prima persona a cui abbiamo pensato.
Il 18 giugno abbiamo concluso i nostri impegni musicali con Andrea e dopo aver chiarito la situazione, ci siamo messi a lavorare sul nostro repertorio con Emil. Durante l’estate siamo riusciti non solo a metterci in pari, ma a rivedere, grazie alla maturazione di tutti e all’apporto di Emil, i vecchi brani nonchè a comporne di nuovi. Si può dire che sia stata un’estate intensa…
Parlami degli altri membri del gruppo e descrivi le influenze musicali di ognuno di voi.
La prima influenza profonda su tutti noi l’ha avuta Mario Punzi, batterista professionista che tra le altre cose si occupa del laboratorio di musica d’insieme a Musica Blu. Ci ha seguito sin dall’inizio nell’arrangiamento dei brani e non solo, è stata ed è una figura fondamentale per il nostro gruppo.
So che spesso fa figo dirlo, ma nel nostro caso è vero, abbiamo avuto tutti per anni un passato classico: io ho studiato chitarra classica, Stefano ha studiato violino al conservatorio che, anche se non centra con la sua impostazione vocale, gli ha permesso di non essere un cantante ignorante di tutto ciò che riguarda note, accordi e armonia, e Michele ha studiato anche lui al conservatorio fagotto.
Michele fin da piccolo ha sempre ascoltato molta musica classica che poi lo ha portato appunto a studiare fagotto al conservatorio di Bolzano. Si è accorto poi che non era la sua via ed ha iniziato prima da autodidatta poi in maniera scolastica a studiare basso. E’ un bassista eclettico, i sui gusti variano dal jazz, al funk al metal. Le sue influenze maggiori sono John Myung (Dream Theater), Rufus Phillpot (Planet X), ma anche Marcus Miller e Victor Wooten e ovviamente nel suo stile confluiscono le caratteristiche estremamente diverse di questi bassisti.
Stefano ha avuto un’esperienza simile a Michele. Dopo anni di studio al conservatorio e all’Istituto Musicale, con la quale orchestra ha avuto la possibilità di suonare diversi concerti in tutta Europa, ha avuto un calo di interesse e si è dato alla musica moderna. Forse è quello tra di noi che ascolta più metal, anche se, grazie alla sua voce, può spaziare davvero in ogni campo della musica moderna, sia sotto il profilo tecnico e interpretativo, che dal punto di vista della sensibilità verso diversi linguaggi musicali. Nella fase di arrangiamento, a differenza di molti cantanti, è attivo al pari di tutti noi. Avendo una discreta conoscenza anche di basso e chitarra oltre alla fortuna di possedere l’orecchio assoluto, riesce a contribuire sempre in maniera pertinente anche nella parte strumentale dei brani.
Emil ha iniziato a studiare batteria in un istituto privato dal batterista Rino Cavalli. La svolta per lui è avvenuta nell’estate 2004 quando ha iniziato a prendere lezioni da Mario Punzi. Questo gli ha permesso di sviluppare il suo studio in maniera più ampia e approfondita, e di poter approcciare in maniera professionale l’esperienza con il nostro gruppo. Oltre ai gruppi che ci accomunano tutti come Dream Theater, Symphony X, Ark, le influenze che hanno formato lo stile di Emil sono Porcupine Tree e in particolare Gavin Harrison, Simon Phillips, Virgil Donati.
Di cosa parlano i testi e chi se ne occupa?
Fino al momento in cui è rimasto con noi, era Andrea ad occuparsi dei testi, mentre ora è Stefano a scriverli. E’ sicuramente la cosa più semplice, siccome poi è lui a doverli cantare! Michele, vista la sua esperienza americana fa da supervisore per dare alle liriche in inglese una maggiore precisione linguistica, ma in realtà non c’è nel gruppo qualcuno che sia esplicitamente incaricato di scrivere i testi.
La cosa che secondo noi è fondamentale nelle parole, è che lascino all’ascoltatore la libertà di abbinarle, insieme alla musica, con le emozioni che prova, il che non significa scrivere testi privi di senso, vuol dire solo suggerire atmosfere evocative.
Una cosa altrettanto importante secondo noi è che le parole caratteristiche, siano intelligibili senza sforzo da parte dell’ascoltatore. Questa è una cosa che spesso si dimentica, ma il testo è forse l’elemento che aiuta più di ogni altro a ricordare una canzone, trovo che questa sia una cosa assolutamente positiva della musica pop o commerciale da importare e abbinare anche ad una musica più complessa come la nostra.
Se non ricordo male alcuni di voi sono iscritti al CPM di Milano, avete preso lezioni private da Fabio Tenca E Claudio Pisoni degli Skanners, una dedizione totale alla musica e voglia di perfezionarsi, ma cosa vi aspettate da essa?
Poter imparare da due musicisti metal esperti come Fabio Tenca (chitarra degli Skanners) e da Claudio Pisoni (voce degli Skanners) per me e Stefano è stata una svolta sotto il profilo musicale. Naturalmente io posso parlare principalmente della mia esperienza e posso dire che Fabio è stato un maestro e un amico prezioso, penso sia stato così anche per Stefano con Claudio. Fabio è stato sicuramente il principale fautore del mio modo di vedere la musica e lo studio, insieme a Stefano Masera, il mio insegnante di chitarra classica. A quest’ultimo devo anche il merito di avermi insegnato il rigore e il metodo. La loro passione e il loro appoggio, come quello di Mario Punzi mi hanno convinto a scegliere di intraprendere la carriera di musicista.
Attualmente io e Michele frequentiamo il CPM (centro professione musica). Michele è stato allievo di Siro Burchiani e ora frequenta il corso di Dino d’Autorio. Io sto frequentando il corso Full Time che mi impegna invece integralmente la settimana per prepararmi a quella che voglio che sia la mia carriera.
La volontà di tutti noi di diventare musicisti completi, ci porta ad avere una dedizione totale allo studio della musica e lavoriamo costantemente per questo obbiettivo.
Visto che ne fate parte, cosa mi dici della scena underground italiana, pregi e difetti.
Noi abbiamo la fortuna di poter attingere, grazie alla nostra età, sia dalla scena underground che da quella giovanile. Avendo tutti dai vent’anni in giù, le occasioni di partecipare a concorsi o occasioni create ad hoc per giovani band sono sicuramente di più che per gli altri.
Sotto l’aspetto della musica giovanile bisogna dire che le occasioni in provincia di Bolzano non mancano, mentre per quanto riguarda la musica dal vivo e nei locali si rasenta lo zero assoluto salvo festival estivi o rari eventi.
In generale in Italia poi, né il metal né tanto meno il progressive-metal hanno, per la nostra esperienza, un adeguato seguito e questo non dipende né dalla validità dei gruppi, né da quella dei musicisti, ma semplicemente dalla diffusione di questo tipo di prodotto. A riguardo si sente tutto e il contrario di tutto, c’è chi dice che la situazione sta cambiando e chi dice che non c’è speranza.
Oltre ai Raising Fear, avete diviso il palco con qualche altra band?
Sicuramente le due occasioni in cui abbiamo avuto il piacere di suonare con i Raising Fear sono state molto importanti, sia perché ci hanno portato a suonare fuori dalla nostra regione, sia perché abbiamo suonato in locali metal che non è una cosa così comune dalle nostre parti. Sono state esperienze decisamente positive, abbiamo potuto conoscere un gruppo veramente valido sia musicalmente, che umanamente. Con alcuni di loro ci siamo trovati davvero a nostro agio. Sicuramente poi, aver conosciuto Yorick, il chitarrista dei RF, è stato essenziale per noi. Ci sta aiutando in maniera considerevole a promuovere il demo in diversi modi, offrendoci contatti e recensioni e consigliandoci. Speriamo che questo rapporto si sviluppi nel migliore dei modi.
Durante questi due anni di attività, abbiamo partecipato a un gran numero di eventi in regione e non, che ci hanno portato a suonare con un numero altrettanto grande di gruppi. Tra i più conosciuti ci sono stati Ill Nino, Silbermond, Skanners, Andrea Maffei Spritz Band.
In fase di recensione ho concluso dicendo che ci risentiamo in occasione del full-lenght, dimmi come vi state muovendo in questo senso. Bolle qualcosa in pentola?
Sotto l’aspetto prettamente musicale stiamo lavorando come non mai. Siamo veramente in un periodo di produttività senza precedenti che corrisponde a un numero di ore in sala prove senza precedenti anch’esso. Come ho accennato prima, con l’arrivo di Emil alla batteria, ci siamo dedicati al riarrangiamento di alcuni dei nostri vecchi pezzi e a una revisione generale del nostro repertorio con un ottica più rigorosa e forse più matura rispetto a prima. In poche settimane siamo riusciti a comporre brani nuovi, cosa che fino a questo momento richiedeva mesi, sia per l’ideazione che per l’arrangiamento in sala prove.
Stiamo poi cercando di promuoverci più possibile suonando molto in giro. Anche grazie a Yorick stiamo facendo circolare l’ultimo demo e stiamo aspettando le reazioni che fino ad ora sono state decisamente positive. Per adesso il nostro gruppo non ha ancora contratti di nessun tipo e siamo quindi alla ricerca della svolta che ci permetta di far conoscere il prodotto ultimato di questi due anni di lavoro.
Concludi come meglio credi
Anche se ci si stanno aprendo delle strade, non abbiamo ancora un contratto che ci permetta di poter concretizzare quello su cui abbiamo lavorato fino ad oggi come gruppo, e speriamo che questo demo ci faccia conoscere da chi può essere interessato a noi.
Per concludere ti ringrazio a nome di tutti del lavoro che hai fatto per noi in occasione della recensione, di quest’intervista e ti ringraziamo anche per averci seguito al concerto di Curno (BG), speriamo di avere occasione di rincontrarci al più presto.
Grazie!