Vario

Danny Vaughn

Di Fabio Vellata - 18 Febbraio 2007 - 14:50
Danny Vaughn


Fresco autore di un ottimo album come ‘Traveller’, il leggendario singer Danny Vaughn ha accettato di buon grado di rispondere a qualche domanda relativa alla nuova fatica ed al suo approccio all’universo musicale.
L’immagine che ne deriva è quella di un artista estremamente concreto e dalle idee molto chiare, innamorato del proprio lavoro ma non privo di una grande sensibilità di fondo.
A voi!

Dunque Danny, hai recentemente affermato che questo è, a tuo parere, il miglior album da te mai realizzato.
Vorresti presentare ‘Traveller’ ai nostri lettori, motivando questa affermazione?

Anzitutto devo dirti che sono davvero orgoglioso e felice di come ‘Traveller’ è nato in maniera quasi spontanea: non mi sembra davvero di aver speso anni a progettarlo.
I brani infatti hanno preso forma sia da idee nuove, sia da cose vecchie che avevo in mente da tantissimo tempo e che attendevano solo il momento giusto per concretizzarsi.
Quando abbiamo iniziato a costruire le canzoni, lentamente hanno preso forma, ampliandosi, mentre altre nuove idee si sono aggiunte a quelle che già avevo in testa.
Allo stesso modo, molte persone a me vicine hanno contribuito con la loro influenza e collaborazione.
La mia famiglia e la mia girlfriend sono parte integrante del disco: la copertina infatti è un dipinto di mio padre, che, detto per inciso, è un artista magnifico, mentre il logo ed il layout della cover sono merito della mia ragazza Hayley, che mi ha seguito passo dopo passo, lungo l’intera opera di realizzazione di ‘Traveller’.
Lei era con me quando alcune canzoni sono state scritte ed è stata l’ispirazione di almeno un paio di brani.
Sono stato in grado inoltre di creare alcune soluzioni a livello di suono che non avevo mai provato in precedenza: la intro di ‘Death Of The Tiger’ e la parte scanzonata all’inizio di ‘Better By Far’ ad esempio.
Considera che tutto è stato fatto in un lasso di tempo molto ristretto e sino a quando non ho terminato ogni parte della lavorazione non ho potuto avere una visione di insieme.
Ed è a quel punto che ho capito che grande e buon lavoro avevamo concluso.


Qual’è l’idea che si cela dietro all’immagine del viaggiatore?

E’ curioso, sapevo che titolo avrebbe avuto l’album sin dall’inizio ed ero consapevole anche che una canzone avrebbe avuto questo nome, ‘Traveller’, canzone che, nota altrettanto curiosa, è stata l’ultima ad essere scritta.
Abbiamo iniziato a comporla circa due settimane prima di entrare in studio per le registrazioni ed è stato, tra l’altro, l’unico brano che abbiamo inciso utilizzando lo stesso modo che usavo quando ero nei Tyketto, ovvero io a strutturare l’intero pezzo con linea di voce e base di chitarra ed il resto del gruppo poi incaricato di renderlo un brano hard rock.
Ad ogni modo, per venire alla tua domanda specifica, il Traveller, il viaggiatore, sono io, e gli altri che sono come me.
Persone che si sentono degli outsiders, che amano cambiare spesso scenario.
C’è grande libertà in questo; ma anche una notevole tristezza di fondo.

Mi hai detto che la cover è stata dipinta da tuo padre e, a mio parere personale, trovo che offra un messaggio abbastanza simbolico, come se il viaggiatore fosse inteso anche come qualcuno in costante ricerca della libertà e della verità.
Sbaglio?

Probabilmente hai ragione.
I miei genitori hanno viaggiato molto in giro per il mondo; quando ero molto giovane, vendettero molte delle loro proprietà e tutti insieme ce ne andammo in Europa, dove abbiamo vissuto per ben tre anni.
La maggior parte del tempo siamo stati a bordo di una macchina, girando da un capo all’altro del continente per visitare i più grandi musei di arte. Erano gli anni 60!
Questo forse è uno dei motivi per cui mi sento un cittadino del mondo e comunque, ognuno di noi è, a proprio modo, alla ricerca di verità e libertà…



Mi hanno molto colpito canzoni come ‘Miracle Days’, ‘The Warrior’s Way’ e ‘The Touch Of Your Hands’, una delle mie preferite.
Sembrano essere storie di amore, orgoglio e speranza, estremamente connesse con la vita reale.
Vorresti parlarmene un po’?

Quando scrivo canzoni, più riesco ad andare in profondità dentro di me, più sento di essere felice.
E’ un lavoraccio, anche perché devi tirare fuori tutto te stesso e presentarlo poi ai tuoi fans ed ascoltatori.
La mia canzone preferita ad esempio è ‘Lifted’, che è realmente un mio personale grido d’aiuto.
Ci sono infatti dei momenti in cui soffro di terribili crisi in cui la mia creatività si blocca completamente: questi sono momenti in cui mi sento morto dentro…se riesci a capirmi…
Questa canzone cerca di spiegare questo tipo di stato d’animo.
Venendo ai brani che mi hai citato, ‘The Touch Of Your Hand’ è un pezzo che tratta di relazioni a distanza e di tutti i problemi che derivano da situazioni di questo genere.
Quante volte è capitato di riattaccare il telefono e di chiedersi “cosa è successo? Non potevo essere più gentile e disponibile e controllarmi di più?”. E poi non fai altro che desiderare di poter rimediare…
Quando vivi un rapporto a distanza, non hai altro che la voce dell’altra persona come riferimento e questo complica molto le cose.
‘The Warrior’s Way ‘ invece è una traccia epico – fantastica che avevo iniziato a scrivere originariamente per Bob Catley: ho sempre desiderato creare qualcosa nel suo stile.
Tuttavia dopo un po’ questo brano mi è cresciuto dentro e mi ci sono affezionato; ho pensato inoltre che potesse essere molto adatto al nostro nuovo attacco a doppia chitarra.
E allora me lo sono tenuto!
‘Miracle Days’ infine, si basa su di una storia molto speciale.
Un paio di anni fa ho ricevuto una mail da un uomo chiamato Chuck Lindley che mi raccontava una storia triste e difficile, riguardante suo figlio di quattro anni, il quale era stato investito da una mietitrebbiatrice con le conseguenze che puoi immaginare e con ben poche speranze di cavarsela.
Contro ogni previsione invece il bimbo riuscì a sopravvivere, superando una serie infinita di 32 operazioni: una vera lezione di vita per chiunque, un autentico raggio di luce.
Suo padre desiderava avere una canzone dedicata al figlio che potesse dimostrare quanto lo amava e mi disse che mi riteneva l’unico musicista in grado di scriverla.
Un vero onore ed un compito molto difficile. Avevo qualche idea già in quel periodo, tuttavia anche per me furono tempi impegnativi e faticosi e non riuscii a completare l’opera molto velocemente.
Sfortunatamente ora il bimbo, Mason, è deceduto e non ascolterà mai questa canzone che ho scritto per lui, ma almeno i suoi genitori ne sono stati felici e mi hanno dato la loro approvazione.
E’ un pezzo molto speciale e non è proprio relativo al loro figlio ed al miracolo che aveva compiuto nel sopravvivere. Riguarda il miracolo che è rappresentato da ogni singolo momento della vita…se solo cercassimo di rendercene conto…

Abbiamo parlato dei testi, musicalmente invece da cosa ti senti influenzato?

Hmmmm…difficile a dirsi ultimamente.
Le mie influenze sono cambiate molto nel corso degli anni: all’inizio adoravo i Beatles, i Led Zeppelin, Doobie Brothers, Steve Miller i Rolling Stones e la scena della Motown di Detroit…è una lista bella lunga!
Quando ero nei Tyketto invece amavo Bon Jovi, Whitesnake e Night Ranger soprattutto.
Adesso mi sento invece molto vicino ai grandi songwriters come Eagles, Springsteen, Elton John, John Hiatt, Peter Gabriel e Tom Waits.


Una curiosità: chi sono gli ‘American Indian Dog Soldiers’?
So che sono personaggi a cui ti sei ispirato mentre scrivevi alcuni pezzi.

Da quanto ho saputo, i Dog Soldiers erano una società guerriera che viveva separata all’interno delle tribù indiane. La cosa che li rendeva speciali era il loro atteggiamento in battaglia: prendevano un’asta attaccata ad una corda; dopodiché si legavano con la corda e conficcavano l’asta nel terreno ed attendevano che il nemico si avvicinasse.
Questo stava a significare, senza possibilità di repliche, che non si sarebbero mai mossi da lì…
Questa è ‘The Warrior’s Way’…(la via del guerriero nda) ed è un atteggiamento che in fondo c’è dentro ad ognuno di noi.

Altra curiosità.
Perché hai chiamato il tuo progetto semplicemente Danny Vaughn evitando altri nomi come Danny Vaughn’s From The Inside ad esempio?

La band ha cambiato un sacco di componenti dal primo album di Vaughn sino ad adesso.
E ad ogni tour che facevamo mi sembrava sempre una forzatura ed una cosa non troppo vera il cercare di chiamarla “band”.
Così questa volta ho deciso di dare a tutto semplicemente il mio nome; in fondo ho scritto quasi tutte le canzoni e con ogni probabilità sarò l’unico componente e restare fisso all’interno del gruppo!
In ogni caso devo pero dirti, che se questa formazione dovesse reggere per un po’ di tempo, confermandosi unita nel fare un buon lavoro, beh, cambierei di nuovo monicker…confondendo un po’ tutti quanti!

Quindi gli attuali membri del gruppo sono semplici musicisti che non hanno alcun ruolo nel processo di composizione mi pare di capire…

In realtà i ragazzi della band hanno un ruolo fondamentale nelle parti di pre produzione.
Di solito cerco di non dire ai musicisti che collaborano con me che devono solo ed esclusivamente suonare i loro strumenti …non me la sento proprio di atteggiarmi a dittattore.
Funziona così: io lancio l’idea per la struttura e la direzione che il pezzo deve prendere, poi però apprezzo ed accolgo con molto favore le idee che mi possono arrivare dagli altri.
Per farti un esempio, la gran parte degli assoli di chitarra non sono quelli che io avevo previsto, giacché la mia conoscenza dello strumento è tutto sommato limitata.
Tony Marshall e Pat Heath hanno un approccio molto differente alla chitarra e questo aspetto rende i brani sicuramente più ricchi e corposi. Ed è lo stesso per il basso (Steve McKenna), per la batteria (Lee Morris – ambedue membri dei Ten nda) e per le tastiere (Johnny Larsen).
Io indico la direzione, ma sono loro che compiono i passi per arrivare all’obiettivo.


Mi hai detto che le tue influenze sono da ricercare in grandi e storici artisti del passato.
Credi che la scena attuale abbia poco da offrire?

Ci sono dei giorni in cui ascolto qualcosa che mi fa pensare ci sia qualche speranza.
Tuttavia esistono ancora troppi gruppi nel rock e nel pop che non hanno nemmeno un minimo di talento ed attitudine.
Nel pop in particolare, la colpa è anche molto della gente: accettano immondizia che non vale di certo i soldi che duramente hanno guadagnato.
Britney Spears? Justin Timberlake? Ma per favore!!!
Il problema è che se non conosci nulla di meglio, non chiederai mai molto più di quello che ti viene offerto.
Nel rock invece, non so di preciso cosa possa essere successo.
In questo periodo sembra che non ti serva altro che una chitarra (anche se nemmeno sai cosa voglia dire suonare heavy) per stare in una rock band di successo. Il fatto è che la gran parte dei musicisti attuali ha ben poca personalità…mi vengono in mente gli Arctic Monkeys ad esempio…
Ho sempre pensato che i miei idoli dovessero avere una qualità immensamente più grande, ma purtroppo, è triste dirlo, ormai non funziona più così.

Danny, sei considerato da molti, me compreso, come uno dei migliori cantanti hard rock esistenti e…

Davvero?!? Ma dai, non mi risultava! Allora dovresti darmi una targa o qualcosa del genere!!!
Sto scherzando naturalmente…è una cosa molto carina quella che mi dici e ti ringrazio davvero tantissimo!

Visto che mi parli di idoli, quali sono stati i cantanti che più hai amato quando hai iniziato la tua carriera e quali sono i tuoi preferiti di adesso?

I miei preferiti?
Wow è una lista molto lunga…te ne dirò un po’.
Dunque, Glenn Hughes, Stevie Wonder, Joe Coker, Malford Milligan, Bono, Annie Lennox, Ann Wilson, Ricky Medlocke, The Blind Boys Of Alabama…per citarne qualcuno in breve…
Ma per darti l’idea, quelli che preferisco sono i cantanti con il cuore, che sanno comunicare emozioni vere.
Quelli che catturano la tua attenzione e non la lasciano più!

Siamo alle battute conclusive. Resta il tempo per chiederti qualcosa dei tuoi progetti futuri…

Ne ho parecchi! Faremo un set acustico (3 membri del gruppo su 5) in apertura dei concerti dei Journey nelle loro date inglesi a marzo. Poi andremo in Scandinavia per un tour da co-headliner con Terry Brock per tre settimane e proseguiremo con altri concerti per conto nostro a maggio e giugno.
Nel frattempo ho collaborato con molta gente, ad esempio ho dato il mio contributo al nuovo cd dei Nexx, ho composto una canzone con Jorge Salan, un chitarrista spagnolo, ho cantato un brano sul progetto di Richie Zito intitolato ‘Avalon’, ho lavorato con il metal god brasiliano Davis Ramay,…insomma, cerco di conquistare il mondo!!!
Ma più che altro di pagare l’affitto! Ahahah!!!


E per ‘Traveller’, che aspettative hai?

Nessuna in particolare in realtà.
E’ tutto nelle mani dell’audience adesso; dobbiamo solo ascoltare cosa ha da dire il pubblico in merito al nostro nuovo disco.
La mia speranza più grande è di stare in tour per un po’ e che il nostro numero di fans cresca il più possibile!

Come abitudine, ti lascio lo spazio per un pensiero conclusivo Danny.

Credo di averti detto tutto.
Voglio solo aggiungere che i gruppi al nostro livello vendono un cd ogni tanto e non guadagnano grandi capitali.
Noi non guidiamo porsche e non abbiamo ville immense: quello che facciamo lo facciamo solo per amore di questa musica.
Magari non lo diciamo troppo spesso, però ogni mano che stringiamo ed ogni sorriso che riceviamo dalla gente che incontriamo grazie alla nostra musica è la ricompensa migliore, che ci fa capire quanto valga la pena sopportare lo sbattimento necessario per portare avanti questo lavoro.
Un saluto a tutti!