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Dark Lunacy (Enomys)

Di Riccardo Angelini - 9 Maggio 2006 - 23:50
Dark Lunacy (Enomys)

In seguito all’uscita di The Diarist, che segna il ritorno in grande stile dei parmensi Dark Lunacy, abbiamo avuto occasione di scambiare qualche battuta con il chitarrista Enomys. Insieme a lui è stato possibile approfondire le tematiche dell’album e affrontare alcune tematiche interessanti nell’ottica dei prossimi live. A lui dunque la parola.

Ciao ragazzi, innanzitutto complimenti! Da “Forget Me Not” a “The Diarist” mi pare che i Dark Lunacy abbiano compiuto una bella evoluzione. Uno dei primi elementi di novità a saltare all’orecchio è quello sinfonico/operistico, piuttosto diffuso ma mai ruffiano o invadente. Il suo peso comunque mi pare decisamente maggiore rispetto al passato, e testimonia un’influenza profonda da parte della tradizione russa, non limitata soltanto ai testi. Com’è nata l’idea di questo connubio, piuttosto atipico per la tradizione death?

ENOMYS: L’ idea di utlizzare parti sinfonico/operistiche di matrice russa nasce ai tempi di DEVOID, quando all’ interno della canzone FORLORN utlizzammo appunto delle vecchie registrazioni dell’ Armata Rossa a sostegno delle parti metal. Con THE DIARIST abbiamo voluto approfondire il discorso ed ampliare questa caratteristica non più in un solo brano ma addirittura basando l’ intero cd sul connubio tra metal e parti classiche di matrice Russa.

Ritieni che le sonorità di questo album – comprese le influenze musicali dell’est europeo – possano diventare un tratto caratteristico dello stile dei Dark Lunacy di domani o si tratta di un esperimento felice ma probabilmente isolato?

ENOMYS: Con THE DIARIST abbiamo voluto esaltare l’importanza che la cultura Russa ha sempre significato per noi, sia dal punto di vista musicale che letterario. Dedicando l’ intero cd a questa nostra grande passione abbiamo voluto chiudere un discorso iniziato nel 2000 con DEVOID.

Chi si è occupato del songwriting per quest’album? In genere c’è un compositore principale oppure seguite idee comuni?

ENOMYS: Diciamo che seguiamo uno chema collaudato già da diversi anni, io scrivo le parti principali delle canzoni, con la chitarra o con il piano, dipende del mio stato d’animo nel momento in cui compongo. Con Mike realizzo quella che è la prima stesura della canzone poi con Baijkal e Imer, quella che è stata una bozza diventa una vera propria song dei Dark Lunacy. Ognuno di noi sa di avere un compito ben preciso all’ interno della band e tutti noi sappiamo che dobbiamo sempre dare il massimo per ottenere dei buoni risultati, è sempre stato così.

Il concept dell’album ha un taglio storico, ma mi pare che la band abbia evitato di allinearsi con qualsivoglia schieramento, concentrandosi sul punto di vista del civile piuttosto che su quello del soldato. Ti va di parlarci dei temi che vi hanno ispirato?

ENOMYS: Tutto nasce da un viaggio che Mike (il cantante della band, n.d.r) fece a S. Pietroburgo, ex Leningrado, qualche anno fa e rimase così colpito dalle ferite ancora ben visibili che l’ assedio di 900 gironi che Leningrado fu costretta a subire dai Tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale, che decise di dedicare un intero cd su una delle pagine più crudeli scritte nelle pagine del popolo russo. I “900 giorni di Leningrado”, di solito occupano un paio di pagine sui libri di storia che si studiano a scuola, ma per una città che perse più di 1 Milione di persone tra civili e soldati, morendo di fame, freddo e stenti, possiamo solo immaginare che cosa significhi ricordare … Durante l’ assedio, il popolo mantenne ben solida la propria dignità e attaccamento alla città, organizzando comunque delle opere tetrali, e qualunque altra attività pur di dare la parvenza che la vita continuasse ad andare avanti come sempre, ma non era così. Più il tempo passava e più ci si rendeva conto che la città sarebbe caduta. Molte persone scrivevano i propri sentimenti, le paure e le speranze in diari, ma anche quasi dei bollettini di guerra, dando vita a numerosi Diaristi che potevano essere cronisti di guerra o semplici esservatori, come nel caso della Diarista protagonista dei nostri testi. Ogni canzone tratta un argomento ricavato da un diario, realmente esistito, di una donna che da semplice osservatrice si trova coinvolta nella più terribile delle esperienze umane: la guerra.

Sul brano “On Memory’s White Sleigh” si sentono parti vocali cantate in russo, e da profano mi pare che il risultato sia positivo, visto che la tibrica piuttosto dura caratteristica di quel ceppo linguistico si adatta bene al vostro sound. Tu come valuti l’esperimento? Hai avuto la possibilità di ascoltare il parere di un madrelingua riguardo alla pronuncia?

ENOMYS: “On memory’s white sleigh” è proprio la canzone che noi abbiamo dedicato a questa Diarista che prima di morire perse un figlio nato durante l’ assedio. Dopo molti mesi di guerra, i cimiteri non riuscivano a contenere tutte le vittime, quindi spesso i corpi venivano accatastati ai bordi delle strade. Durante l’inverno, i corpi dei propri caduti, venivano avvolti in un panno e adagiati si di uno slittino. Trascinare questo slittino fino al cimitero spesso era uno sforzo fisico durissimo, perchè provati da mille stenti, anche percorrere pochi metri divenatava quasi impossibile… la maggior parte delle volte capitava che durante il tragitto morisse anche la persona che trascinava lo slittino. La Diarista si trovò a dover avvolgere in un lenzuolo bianco il proprio bambino morto di fame e di freddo e posarlo su uno slittino bianco. Ci sembrò dunque doveroso cantare questa canzone in Russo. In studio ci siamo avvalsi di una persona di madrelingua Russa che ci ha seguito in questo percorso, e Mike credo che se la sia cavata alla grande.

Poco alla volta in ogni settore del metal un numero crescente di band italiane sta cominciando a inserire testi in lingua madre. Personalmente non sono contrario a priori, ma ritengo che la musicalità della nostra lingua non si adatti allo stesso modo a tutti i generi, e che quindi si tratti di valutare caso per caso. Voi avete mai pensato di inserire liriche in italiano nei vostri brani?

ENOMYS: Non credo l’Italiano si sposi con il nostro stile, anche se non bisogna mai smettere di sperimentare cose alternative…

Sul vostro sito ufficiale è riportata la notizia che la pubblicazione italiana del disco è stata ritardata a causa di problemi in fase di stampa. Che cosa è successo?

ENOMYS: Un semplice malinteso con la stamperia, volevamo che il cd fosse riposto in un Tray di plastica nero, come erano i primo cd usciti negli anni ’90, mentre le prime copie arrivate nei negozi avevano un Tray trasparente e non era quello che volevamo, quindi sono state ritirate ma adesso è tutto ok.

Da quel che mi risulta la vostra band si trova attualmente senza etichetta. Avete già preso dei contatti per il futuro o avete in mente qualche soluzione diversa?

ENOMYS: Noi siamo sempre con la FUEL e distribuiti dalla SELF DISTRIBUZIONE s.p.a., stiamo ancora cercando il contratto giusto per l’ estero ma credo che approderemo alla FRONTIER per l’ Europa.

Alla luce di quanto di buono fatto vedere oggi e nel passato, ritengo che i Dark Lunacy possano oggi considerarsi tra le band di punta del death cosiddetto melodico a livello europeo. Voi vi ritenete soddisfatti dal successo conseguito finora? Che aspettative nutrite riguardo al futuro della band?

ENOMYS: Abbiamo ricevuto molti consensi da parte di fans e addetti ai lavori e siamo contenti di cio’ che abbiamo fatto perchè l’ abbiamo fatto come volevamo. E’ bello ricevere mail da ragazzi da tutto il mondo, ti fa capire quanto la musica sia importante a prescindere dal genere. Le aspettative sono sempre le stesse: avere la possibilità di contiuanre a fare musica in tutta libertà.

Fino a cinque-sei anni fa, tra le realtà più influenti in campo death melodico si collocavano due colossi della scena svedese come Dark Tranquillity e In Flames. Oggi, dopo che i primi hanno dato alle stampe un album (Character) senza dubbio valido ma a mio avviso al di sotto delle loro possibilità e i secondi hanno imboccato una strada per molti versi lontana dal loro stile originario (oltre che aspramente contestata dai puristi), ritieni che la situazione possa dirsi cambiata? Chi vedi come punti di riferimento del genere ora come ora?

ENOMYS: I punti di riferimento saranno sempre gli stessi perchè le grandi etichette non hanno voglia di investire su gruppi nuovi che possano prendere il testimone da gruppi storici, quindi chi ha avuto la fortuna di diventare famoso agli inizi degli anni ’90 non vedrà mai nessuno scavalcarli…

Che cosa avete in programma a livello di attività live?

ENOMYS: stiamo lavorando per fare un bel tour in Italia ad Ottobre, e per l’estero si vedrà.

C’è chi dice che nel metal, estremo e non, sarebbe meglio evitare l’eccesso di sinfonie e orchestrazioni, perché difficili – e naturalmente costose – da riproporre dal vivo. Qual è la vostra posizione? Ritenete di riuscire a eseguire anche i brani più elaborati o ci sono dei pezzi che dovranno inevitabilmente essere tagliati dalle scalette? (penso per esempio a “Motherland” e “The Farewell Song”, i miei pezzi preferiti di The Diarist)

ENOMYS: Rimane solo cio’ che è scritto e le parole volano… Quindi nella musica rimane solo quello che hai inciso sul cd e i concerti passano… Quando abbiamo scritto e registrato i pezzi di THE DIARIST, ci siamo solo concentrati sul realizzare un cd al massimo delle nostra potenzialità non pensando mai che poi sarebbe stato un problema con i live. Anche perchè, probabilmenti i nostri fans in Cina o in Korea non ci vedranno mai dal vivo e non sarebbe giusto tralasciare arrangiamenti importanti pensando al discorso dei live. Lo studio ed il palco sono due ambienti completamenti diversi, ma entrambe molto stimolanti, abbiamo sempre dato il massimo in studio e faremo lo stesso dal vivo.

Quali sono stati i tuoi ultimi ascolti in campo metal? E in campo non-metal?

ENOMYS: Ascolto solo metal che va dal 1985 al 1991, mentre al di fuori del metal mi piacciono molto i compositori di colonne sonore anni ’70 e ’80.

Questa era l’ultima domanda. Ti ringrazio per la disponibilità, e ti faccio il mio in bocca al lupo per il futuro della band. Lascio a te la possibilità di concludere l’intervista come preferisci.

ENOMYS: Spero che con THE DIARIST molte persone possano approfondire il discorso dei 900 giorni di Leningrado con letture dedicate, perchè è importante che NESSUNO DIMENTICHI E CHE NIENTE VENGA DIMENTICATO!