Dark Quarterer (Gianni Nepi)
“Never say die“ recitavano i Black Sabbath molti anni or sono, e quali parole più congeniali per salutare il come back sulle scene dei veterani Dark Quarterer, storica band italiana autrice di tre splendidi capolavori di metallo epico/progressivo, genere del quale sono da considerarsi i capostipiti assoluti. E si, nonostante la band abbia avuto un’esistenza piuttosto travagliata, e si è trovata a superare degli ostacoli sempre più insormontabili lungo il proprio cammino, è riuscita sempre e comunque ad uscirne indenne, e la forza e la tenacia nel voler portare avanti a tutti i costi questo progetto musicale, potrebbero servire da esempio a tanti giovani musicisti che forse non sanno che essere una metal band è proprio questo. Ma quest’intervista è ancora di più, è un sogno che si avvera, si perché per un vecchio patito della scena italiana come il sottoscritto aver avuto la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con i propri idoli musicali, con delle icone che sembravano davvero irraggiungibili, è stato fantastico ed indimenticabile allo stesso tempo, e la saggezza e la disponibilità di un musicista del calibro del buon Gianni Nepi, mi hanno insegnato che l’umiltà è la maturità sono le sole chiavi per il successo nella vita di tutti i giorni, grazie Gianni…
Ciao Gianni, innanzitutto ti ringrazio per il tempo che ci dedichi e per prima cosa vorrei chiederti qual è lo stato di salute attuale della band.
La volontà e la determinazione fanno dei “DARK QUARTERER” un gruppo inossidabile nel tempo.Credo fermamente che non smetteremo mai di comporre, suonare e produrre, almeno finchè il nostro fisico ce lo permetterà.
quindi la salute è veramente ottima; anzi mi sento di affermare con certezza che certi dubbi, paure, incertezze e dissapori che caratterizzavano i primi DARK QUARTERER, sono oggi totalmente scomparsi.
Il vostro ultimo album da studio “War tears” risale oramai a quasi dieci anni fa, quindi è logico che ti chieda che cosa avete combinato in tutto questo lasso di tempo.
War Tears è stato registrato nell’ottobre 1993. il prodotto è entrato sul mercato verso la fine del 1994. sono quindi trascorsi circa 8 anni. I primi 2 (1995-1997) ci hanno visto suonare spesso dal vivo in vari locali in tutta Italia (ricordo il Metal Shock on stage a Bologna ed il Biker Festival a Villanova di San Daniele vicino ad Udine). 2 apparizioni in Rai per presentare il disco. Abbiamo iniziato a comporre i primi brani di “Violence” con Sandro Tersetti alla chitarra. nel frattempo io e Paolo Ninci abbiamo abbandonato il nostri lavori da “dipendenti” e ci siamo dedicati alla musica facendone la nostra unica professione. Quindi l’insegnamento, suonare in varie formazioni come turnisti, organizzare manifestazioni musicali ecc… Sandro al contrario non ha abbandonato il suo lavoro ma i “DARK QUARTERER”, probabilmente per pressioni familiari. Nel 1999 abbiamo contattato Francesco Sozzi che ha collaborato per la ricostruzione dei brani gia preparati con sandro ed il completamento dell’album. “Violence” nel 2000 era già pronto. Siamo stati contattati dal una etichetta italiana molto conosciuta che “sembrava” entusiasta del nostro “War Tears” e che lo considerava (parole testuali) “il miglior album italano di sempre”. Poi inspiegabilmente, dopo aver tracchaggiato il master per oltre 1 anno, ci ha liquidato senza nessuna plausibile ragione, rispedendoci indietro il master e tanti saluti. Questa bella mossa avrebbe demoralizzato chiunque ma non i “DARK QUARTERER”. abbiamo contattato tramite la Black Widow, l’etichetta ANDROMEDA RELICS. I contatti concreti hanno subito portato alla conclusione di un contratto. Abbiamo risuonato l’intero album sotto l’orecchio esperto di uno dei più grandi Sound Engineer italiani ed eccoci qui a pochi giorni dall’uscita di “VIOLENCE” in trepida attesa come dei ragazzini al loro primo demo !!
Quindi da quello che mi pare di capire, non c’è mai stato uno split vero e proprio dei Dark Quarterer, è così?
NO !!! ASSOLUTAMENTE anzi ti dirò, ci sono almeno 3 nuove idee per il prossimo album !
Gianni, vuoi presentarci il nuovo arrivato?
Signore e Signori, Ladies and Gentlemen, è un privilegio e un enorme piacere presentarvi il grande, unico, magico “guitar hero” Francesco Sozzi !!! (qui suonano le trombe!!!)
a parte gli scherzi, Francesco è veramente un grande chitarrista e se lo diciamo noi “vecchietti” che di musica ne abbiamo ascoltata tante , ci potete credere. E’ grande per la sua tecnica (diplomato alla scuola LIZARD co il massimo dei voti e la lode), è grande per il cuore e la musicalità che esprime con ogni sua nota, grande per la sua umiltà, dote molto rara ma assolutamente indispensabile per essere un vero muscista !
Qual è stato il suo apporto all’interno del songwriting della band? Si è limitato ad eseguire delle parti a lui assegnate oppure ha contribuito nella composizione?
Il modo di suonare di Francesco ha logicamente modificato le sonorità di “Violence”. abbiamo lasciato a Francesco tutta la libertà di esprimersi ed in alcuni casi come in “Last Song” certe soluzioni armoniche sono state partorite dalla sua mente.anche le strutture dei brani si sono adattate al nuovo chitarrista ed il risultato finale è senz’altro molto condizionato dalla sua musicalità.
Allora parliamo del nuovo capitolo della vostra storia discografica, se non sbaglio le registrazioni di “Violence” dovrebbero essere finite da un bel po’ di tempo, dunque quali sono le prime sensazioni che scaturiscono dopo aver dato alle stampe un’opera di uno certo spessore?
“Violence” non è un prodotto commerciale, quindi non è un “Usa e getta”. Va ascoltato e ascoltato ancora per poterne scoprire tutti i suoi segreti. Anche noi che lo abbiamo suonato un’ infinità di volte ci ritroviamo sorpresi dalle risposte emotive che ogni volta ci trasmette, come se i brani avessero una loro anima, essenza non dipendente da noi, ma autonoma e che si auto-rigenera ad ogni ascolto. Strana sensazione, mai provata nei precedenti lavori.
Come pensi possa essere accolto dal pubblico e dalla critica oramai sempre più esigente?
“Violence” è un album complesso, intrigante, difficile. va ascoltato più volte, quindi sarebbe assurdo per un critico, pur nella sua esperienza di ascoltatore, recepire l’album solo dopo un unico ascolto. purtroppo per il pubblico il discorso è diverso. I giovani fruitori di Metal spesso sono fragili ascoltatori, alla ricerca di impatti immediati, vibrazioni violente ma poi alla fine brevi e vuote. Un po’ come un rapporto sessuale con una bellissima prostituta. “Violence” rappresenta in questa metafora, un amore vero, continuo, fatto si di amplessi ma anche di sguardi, di silenzi, di emozioni, di anima.
“Violence” è un titolo un po’ troppo forte, non trovi? Come mai avete scelto di trattare delle tematiche così scottanti? Non avete paura di poter attirare su di voi le critiche di qualche perbenista?
I perbenisti sono spesso la peggiore feccia dell’ umanità. Pertanto di un loro giudizio ce ne freghiamo altamente. E poi “Violence” non è certamente un inno alla violenze ma semmai un’ analisi di come la violenza nasce e si alimenta in questa società fatta ogni giorno di ipocrisie, falsità, arroganza e stress, troppo stress !! Nell’ album si parla di ogni tipo di violenza. La prima di tutte, espressa in copertina, è quella di Dio verso Adamo ed Eva rei di aver rubato una mela (simbolicamente) e condannati per l’eternità a soffrire con tutta la loro progenie che poi in fondo è l’intera umanità. Ma “Violence” parla di ogni tipo di violenza. 6 titoli:
Black Hole – morire in auto dopo un sera in discoteca (violenza di una musica che stordisce e inebetisce, violenza di eccessi di alcool e droghe pesanti che violentano la mente e tolgono il controllo)
Last Breath – Violenza di un oppressore potente verso un piccolo regno.
Deep Wake – violenza di una falsa musica Metal in cui la troppa commercialità e suoni campionati nella batteria, nelle chitarre, con ritmi sempre uguali ha in troppi casi reso la “nostra” musica troppo inquadrata e quindi priva di fantasia, melodia, ricerca e interpretazione. tutti ingredienti che dagli anni 70 agli anni 80 l’hanno resa grande ed ineguagliabile !
Rape – la violenza contro una donna in primo luogo ma anche la violenza di famiglie senza regole o giusti valori, in cui madri troppo possessive o padri alcolizzati distruggono le menti ancora fragili dei loro figli.
Calls – La violenza dell’uomo sulla natura che provoca la fine di questo mondo. Last Song – La violenza dell’ uomo contro se stesso: Il Suicidio; la scelta che nessuno mai dovrebbe fare anche di fronte agli ostacoli più insormontabili.
Passando ai testi, c’è un titolo più degli altri che mi ha colpito per la sua esplicità, ovvero “Rape”, puoi parlarcene in modo più esauriente, e se ti va puoi farci un piccolo escursus sul resto delle liriche? Da quello che mi raccontavi, ho capito che i personaggi principali dei vostri testi sono i carnefici ovvero coloro che perpetrano le violenze, e così?
Rape è il brano più lungo dell’album. 13 minuti. Ed il più articolato. continui cambi di ritmo ed atmosfere, a volte rilassanti, a volte cariche di tensione. interventi vocali ridotti al minimo e tanta, tanta parte strumentale. un uomo compie una delle violenze più scellerate: lo stupro. Vive questo suo atto tra umori pazzoidi e crisi di coscienza. cerca di dare alla sua vittima una giustificazione al suo comportamento. un infanzia sofferta, una vita sofferta… cercando di rivelare il buono di se, ma alla fine la violenza ha il sopravvento. l’atto si compie ed il brano si chiude con una metafora: la tua piccola barca ha incrociato la mia rotta ed io per sopravvivere ho bisogno di si salire a bordo. ne io ne te vediamo spiagge all’orizzonte su cui poter approdare e salvarci. è un oceano infinito. la barca affonda e trascina con se ogni speranza di salvezza. Per quello che riguarda gli altri testi, lascio agli ascoltatori l’analisi del soggetto ed eventuali deduzioni.
Scusami se posso sembrarti invadente, ma quali sono le vicende o gli avvenimenti che vi hanno ispirato durante la stesura dei testi?
Tutto nasce da esperienze dirette o indirette. Per esempio Black Hole (Death Dance sottotitolo) tratta delle morti del sabato sera. Credo che ognuno di noi abbia vissuto direttamente questa tremenda esperienza. Nel caso di Calls, ricordo di aver scritto il testo seduto su uno scoglio, di fronte ad un mare calmo e pulito- era un tardo pomeriggio. per tuto il tempo ho assaporato la brezza e osservavo i gabbiano volteggiare nel cielo… come in un sogno. il rimpianto per una natura che purtroppo non è più incontaminata ed il serio rischio che emozioni così profonde e rigeneratrici in un futuro non lontano nessuno potrà più provare.
Da quello che ho letto sul sito della vostra etichetta, per la registrazione del nuovo platter, vi siete avvalsi dell’apporto di un produttore/ingenere dei suoni di caratura internazionale, vuoi presentarlo ai nostri lettori?
Tony Soddu è uno dei fonici più quotati in ambito nazionale ed internazionale. Oggi anche produttore dei MALFUNK nonchè di altre bands emergenti.Tony vive a Piombino da alcuni anni. Si è dimostrato entusiasta del nostro lavoro e da questo suo apprezzamento è nata la nostra collaborazione. Tony è il responsabile di palco (cioè quello che organizza e gestisce tutto il settore palco durante un concerto) di grandi manifestazioni come il “GODS OF METAL” il “1 MAGGIO” a Roma, AREZZO WAVE, PISTOIA BLUES, e tanto per citare un album dal vivo molto conosciuto “REWIND” di Vasco Rossi. La sua esperienza è immensa ed il suo modo di trattare i suoni, davvero particolare. Ad esempio la batteria nell’heavy metal viene spesso campionata ! che vuol dire? significa che il suono reale del rullante e della cassa viene annulato e trasformato tramite computer in un suono digitale falso quindi ricavato da una macchina. Questo oltre a dare a tutte le batterie sonorità molto simili permette al fonico di correggere su computer ogni eventuale errore ritmico commesso dal batterista durante la registrazione. Tony invece ha voluto lasciare il suono vero din Paolo. il risultato è più live, più emotivo, veramente unico. Anche alcuni finali sono stati lasciati come in un concerto dal vivo senza sfumature o tagli.. tutto molto naturale ed istintivo. L’impatto sonoro è travolgente, i suoni sono compressi, potenti, devastanti. per dirla come Gianni Della Cioppa “UNA VERA BOMBA” !!
Ma in tutti questi anni di inattività, il suono dei Dark Quarterer si è snaturizzato perdendo di vista le proprie coordinate sonore, oppure si è arricchito di influenze musicali che hanno reso la vostra proposta sempre più ricca di spunti interessanti?
E’ evidente, Beppe, che in 20 anni l’esperienza, la maturità musicale, la tecnica, cambiano il tuo modo di approccio alla musica. E poi il cambio del chitarrista in un trio rappresenta 1/3 dell’ unità.. Fossimo stati 10 sarebbe stato insignificante o quasi. Ma lo stile e parer mio è rimasto intatto. come intatte sono la voglia e l’energia.
Quindi mi pare di capire che testi e musica si fondono in un connubio idilliaco come i tasselli di uno stesso mosaico, o come la colonna sonora di un film, sbaglio?
No ! assolutamente ! non sbagli anzi, questa è stata la nostra volontà e la nostra ricerca. Se ascolti i precedenti lavori,a parte la melodia o i riffs, non esiste quasi mai un connubio tra emozione musicale e testo. Violence è costruito tutto su questa ricerca. Confesso che la parte più difficile è stato registrare con l’emotività necessaria cercando anche nella luce dello studio di ricreare atmosfere che facilitassero l’interpretazione. Altra cosa difficile è stato mantenere un costante amalgama sonoro che fondesse perfettamente tutte le parti a volte molto diverse tra loro nello stesso brano. Credo che ci siamo riusciti. Ti faccio un esempio: quando in Black Hole il testo recita “la tua pazza corsa finirà dentro lamiere concorde” e inizia il “solo” di chitarra, il suono di Francesco rappresenta effettivamente il rumore di lamiere che si schiacciano e si contorcono con violenza. Anche l’inizio dello stesso brano con il ritmo della batteria in 2/4 ( i musicisti sanno di cosa parlo) emula il ritmo classico della “Disco music” che è appunto il 2/4. In ogni brano vi sono decine di riferimenti al testo, alle emozioni. sta all’ascoltatore scoprirle ad ogni nuovo ascolto.
Quattro album in quasi trent’anni di storia, dimostrano una dedizione, nonchè una perseveranza senza precedenti, pensi che “Violence” possa in qualche modo essere l’album della definitiva consacrazione della band dal semplice status di cult band a quello di veri e propri capiscuola?
Quando nel 1987 Claudio Cubito, allora writer su Rockerilla definì il nostro primo album un “capolavoro” e noi capostipiti di un nuovo genere “Epico-Progressivo” segnò per noi un momento importante per il nostro fututo di musicisti. Noi non perderemo mai occasione per ringraziarlo. quindi in effetti noi siamo, grazie a quell’ articolo, già capiscuola di uno stile musicale. Invitiamo i nuovi musicisti a seguire questo nostro solco profondo “Deep Wake”.
Gianni dimmi la verità, dopo tutte le peripezie che vi sono accadute in passato, non pensi che la dea bendata sia in forte debito con voi?
A volte nei momenti più oscuri della nostra carriera, ci siamo confidati con Paolo e un commento è sempre stato ricorrente: ” SE DOVESSIMO, UN GIORNO AVERE LA FORTUNA PER PAREGGIARE LA ROGNA CHE IN TUTTI QUESTI ANNI CI HA PERSEGUITATO, DIVENTEREMMO MILIARDARI !!”
Che ricordi hai degli anni ’80? Guardandoti alle spalle, pensi che rifaresti tutto quello che hai fatto, oppure c’è qualcosa che rinneghi?
Avevo più capelli e sicuramente meno cervello! Rifarei tutto, ma forse proverei a vivere di musica prima di quando l’ho fatto in realtà. Purtroppo non esiste la macchina del tempo…
Dagli Omega R a “Violence”, come pensi sia cambiato il modo di rapportarvi col mondo musicale che vi circonda?
Quando nacquero gli “Omega R” io avevo 22 anni e Paolo 21. ora io ho 49 anni e logicamente Paolo 48…In 27 anni molte cose cambiano.. Anche le opportunità per un gruppo di proporsi allora erano inesistenti specie in una piccola città di provincia come Piombino. Ora possiamo dire di essere dei Professionisti e quindi viviamo per la musica e nella musica ogni attimo della nostra vita.
Leggendo la tua scheda personale, ho intuito che sei un musicista di professione che si destreggia in diversi campi musicali dalle quali hai tratto molteplici soddisfazioni personali, quindi la domanda nasce spontanea, ma chi te lo fa fare a dar alito nuovamente ai Dark Quarterer?
Con il Metal, a meno che tu non diventi famoso e tu abbia successo, soldi non ne fai ed io devo mantenere una moglie e 2 figli. Quindi da questo la necessità di spaziare nella musica a 360 gradi. Insegno canto moderno da 10 anni circa. Faccio musica d’ascolto in un importante Residence a San Vincenzo (LI) e sono il cantante solista di una Cover Band eccezionale: gli Earth Water & Wine di Firenze. tra i componenti di questo gruppo ci sono musicisti straordinari 2 di loro sono in tourneè con Jovanotti e 1 suona stabilmente in Rai o In Fininvest, ma anche gli altri (siamo 8) sono grandi, grandi davvero !! Facciamo Soul, Funky, Rithm &Blues… io mi diverto troppo quando suono con loro ! A proposito siamo spesso a Firenze… se qualcuno volesse venire ad ascoltarci…. I DARK QUARTERER sono l’Anima, la Passione, La Continuità con il passato. Sono tutto per me e anche se questo disco non vendesse nemmeno 1 copia, io continuerò a mantenerli in vita fino a quando ne avrò la forza fisica!
Com’è nata l’idea di ristampare “The Etruscan prophecy”? Pensi che in un futuro non troppo lontano possa essere ristampato anche l’omonimo debutto?
Giorgio Mangora è diventato uno dei discografici più importanti in Italia e in Europa nel mondo dell Indipendent Labels. La sua Comet Records comprende 8 etichette ognuna specializzata in un genere musicale. inoltre è distributore ufficiale per tuta l’Europa della VANGUARD, la più importante etichetta indipendente americana.Ma nel 1989 era titolare della Cobra Records che realizzò il nostro “The Etruscan Prophecy”. Qualche mese fa Giorgio ci ha contattato avanzando l’idea di voler ristampare in vinile e su CD il nostro secondo album. abbiamo accettato e abbiamo aggiunto al platter un nuovo brano registrato in quegli anni. Se la risposta del pubblico sarà buona, Mangora Potrebbe ristampare anche “Dark Quarterer” il nostro primo lavoro…
Beh Gianni, siamo veramente alla fine, ti va di fare un saluto ai nostri lettori?
I lettori di una webzine sono un pubblico scelto, quindi l’augurio che io faccio ad ognuno di loro è che non giungano mai a compromessi musicali, che sappiano distinguere il Vero Metal dai Falsi e che se acquistano il nostro “Violence” ne ne possino trarre una valanga di emozioni !! Grazie a te Beppe e grazie a tutti coloro che ci hanno sempre sostenuto ed amato !!