DARK TRANQUILLITY (Transilvania Live,MI – 26/11/02): il report!

Di Alberto Fittarelli - 12 Dicembre 2002 - 21:40
DARK TRANQUILLITY (Transilvania Live,MI – 26/11/02): il report!

Questo è quanto accaduto in una piovosa serata di fine novembre al Transilvania di Milano…

DARK TRANQUILLITY

+ SINERGY

+ Griffin

 

SCALETTA:

 

THE SUN FIRED BLANKS

THE TREASON WALL

WHITE NOISE/BLACK SILENCE

PUNISH MY HEAVEN

HAVEN

HEDON

MONOCHROMATIC STAINS

 DAMAGE DONE

THE WONDERS AT YOUR FEET

INSANITY’S CRESCENDO

THEREIN

HOURS PASSED IN EXILE

INDIFFERENT SUNS

SINGLE PART OF TWO

NOT BUILT TO LAST

LETHE

ZODIJACKYL LIGHT

FINAL RESISTANCE

 

Il concerto dei Dark Tranquillity si annunciava come un vero e proprio evento, date le aspettative createsi dopo l’uscita del bellissimo Damage Done: è l’attesa non è andata delusa, visto che il 26 Novembre il Transilvania trabocca letteralmente di gente!A supportare la band sono stati chiamati i Griffin e gli ormai noti Sinergy, entrambi gruppi decisamente distanti dal suono degli headliners.

 

Ed infatti lo show di apertura, toccato ai Griffin, non riesce a scaldare più di tanto la folla: il gruppo è dedito ad un classicissimo metal anni ’80, con tanto di cover di Ozzy, ma il suono abbastanza spompato ed il fatto che il club si stia ancora riempiendo sfavoriscono nettamente il risultato finale, che rimane quindi insufficiente; gruppo sicuramente da rivedere in un contesto completamente diverso, anche se le cose da sistemare rimangono molte, prima tra tutte la presenza scenica.

 

 

  

 

A seguire ecco invece i Sinergy, capeggiati dalla simpatica Kimberly Goss, che, pur inseriti in uno stile tutto sommato simile a quello del gruppo che li ha preceduti, riescono comunque a muovere davvero il

pubblico! La cantante è in forma smagliante, sorride e saluta a ripetizione gli spettatori; ed i restanti membri della band non sono da meno, con un Alexi Lahio, ovviamente, a catalizzare tutte le attenzioni. Kimberly continuerà per tutta la durata dello show ad interagire con i presenti, arrivando addirittura ad invitare un ragazzo ad eseguire i cori su uno dei brani; ed in generale la prova dei Sinergy è più che positiva, anche se forse non sono la persona più indicata per giudicarli.

 

   

 

Ma, come già detto, il 90 % della popolazione accorsa nonostante le alluvioni milanesi è chiaramente lì per i Dark Tranquillity: l’entrata sul palco della band è a dir poco esplosiva, con Mikael Stanne che dimostra di avere un’attitudine estremamente positiva, riuscendo a sorridere persino più della Goss! Già dalla splendida The Treason Wall, tratta dal nuovo album, il pubblico inizia il pogo più sfrenato, intonando in coro tra l’altro il riff principale della canzone. La band è precisa e gratificata da un suono potente e pulito, di cui beneficiano soprattutto le chitarre; il bassista è in primo piano anche come presenza scenica, che spesso contende addirittura al singer. L’annuncio della seguente White Noise/Black Silence comporta un vero e proprio boato, e durante l’esecuzione si scatena per la prima volta anche lo slam dancing. La prima parte del concerto, dedicata ai pezzi più potenti e veloci, termina con il capolavoro Punish My Heaven, eseguita però un po’ più lenta dell’originale da studio.

 

   

             

 

A questo punto, dopo soli pochi pezzi, il pubblico è già esausto, e la band pensa bene di concedergli una breve pausa con un paio di pezzi relativamente più tranquilli, come Haven e Hedon; i chitarristi Niklas e Martin si fanno apprezzare particolarmente in questi brani, riuscendo a ricreare perfettamente le atmosfere che li caratterizzano.Ma non c’è tempo per riposare, ecco arrivare subito la nuova Monochromatic Stains a ristabilire il giusto grado di furia ad uno show che deve comunque riflettere l’aggressività della nuova fatica da studio! Ed infatti per tutta la durata dello spettacolo vengono privilegiati pezzi veloci e cattivi, pur riuscendo a garantire degli essenziali momenti di riflessività: da notare comunque i pochissimi estratti dagli album più atmosferici del gruppo, solo 4 da Haven e soprattutto la sola ThereIn da Projector, evidentemente più difficile da riproporre in questo contesto. Un episodio a parte è invece rappresentato da Insanity’s Crescendo, presa dal classico The Mind’s I: di essa viene ovviamente tagliata la parte acustica iniziale, sul disco cantata da una voce femminile, ma nel break centrale possiamo finalmente apprezzare il timbro pulito di Mikael che, dovendo sostituire la cantante del disco, sfodera le bellissime parti vocali ampiamente usate su Projector.

 

Per il resto la scaletta ripercorre tutta la carriera della band, ad eccezione del primo Skydancer; ma la vera apoteosi si raggiunge quando, dopo una brevissima uscita di scena, il gruppo esegue il trittico finale: Lethe, Zodijackyl Light e Final Resistance fiaccano le ultime forze di un pubblico stremato ma ancora attivissimo. Chi era rimasto deluso dalla loro mediocre apparizione al Gods of Metal di un paio di anni fa si è ricreduto sicuramente, mentre per gli altri l’estasi è stata totale.

 

Alberto’Hellbound’Fittarelli

 

CONCLUSIONE

 

Sbarca al Transilvania Live di Milano uno dei gruppi storici del death metal svedese di fama mondiale. Dopo la sensazionale pubblicazione di un disco che non ha tradito, i Dark Tranquillity prendono il largo del nostro continente in compagnia dei Sinergy di Kimberly Goss ed Alexi Laiho, per un tour che scava nel passato della compagnia di Mikael Stanne proponendo vecchi e nuovi intramontabili successi. Questa mezza dozzina di mostri sacri del metal sale sul palcoscenico ricambiando il calore di un pubblico italiano bollente, giunto da tutto il nord Italia nonostante il terribile acquazzone che ha innervosito l’attesa calmandosi solo dopo l’apertura dei cancelli. Grazie al cazzo.

 

Nonostante non sia questo il punto su cui vorrei soffermarmi in questa mia conclusione, vorrei comunque spendere due parole riguardo l’impeccabile esecuzione live dello show proposto e quindi rifarmi ad una voce travolgente e ad una sezione strumentale che oltre ad una resa sonora accettabile non può che confermare l’abilità di sei musicisti di tutto rispetto: i virtuosismi del piccolo Sundin, l’impeccabile Jivarp, il puntuale ma statico Henriksson, le travolgenti corde vocali e la grinta di Stanne e Nicklasson, il perfetto incastro delle tastiere di Brandstrom. Ma ciò che ha profumato l’atmosfera al Transilvania Live di Milano la sera del 26 novembre sono state le brevi parole del nostro caro frontman svedese, parole di ringraziamento verso un audience sempre pronto ad entrare nel vivo del concerto, rendendo incredibile ed emozionante ogni performance. Il locale è stracolmo quando Mikael riprende a cantare fra le carezze di una folla che a squarciagola tenta di imitare una voce indescrivibile, quasi fosse un portafortuna qualcuno fa di tutto per sfiorare i suoi capelli. Queste sono le scene che non dimenticherò facilmente di questa serata, oltre ovviamente allo sguardo di Henriksson appeso ad un chiodo e  alla ripida scaletta proposta e audacemente eseguita.

 

 

Traumatico per molti il ritorno a casa. Terminata la serata, una Milano allagata in diversi punti ha messo a dura prova i fedeli riunitisi al Transilvania per assistere ad un evento imperdibile: chi è andato via prima per prendere il treno si è visto chiudere in faccia i cancelli della metro dopo due chilometri di corsa sfiancante al gelo, qualcuno ha sbagliato strada in macchina dopo essere stato costretto a deviare la propria direzione per inondazione o peggio è rimasto imbottigliato nel traffico di mezzanotte, ho persino letto di qualcuno che ha perso addirittura un volo. Fortunati coloro che non avendo particolari impegni la mattina seguente sono rimasti nel locale per scattare qualche foto e racimolare un paio di autografi. Spesso però il bello dei concerti è anche questo. Mi fischiano le orecchie o qualcuno sta sussurrando che comunque sia ne è valsa la pena? 

 

Ringrazio il bus che ha lavato il sottoscritto ed Ofelia mentre tentavamo di attraversare via Paravia. Ringrazio chi ha avuto il coraggio di ospitarmi in casa sua nonostante le mie cattive condizioni e il mio odore.

 

Andrea’Onirica’Perdichizzi

 

Foto: Hellbound / Ofelia