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Dawn Heist (Patrick Browne)

Di Stefano Burini - 9 Febbraio 2014 - 9:01
Dawn Heist (Patrick Browne)


 

Ciao Patrick, sono Stefano di Truemetal.it! Come prima cosa voglio ringraziarti per la possibilità di condurre quest’intervista e portarvi i saluti da parte della nostra webzine e di tutti i nostri lettori. Come va?

Molto bene, grazie Stefano. Ci stiamo godendo l’estate australiana, con il suo bel clima e tanta birra!

Bene, procediamo! Siete una band molto giovane e al debutto discografico: potete dirci qualcosa sulle vostre origini e sulle motivazioni che vi hanno spinto a creare una band metal?

Siamo tutti nati e cresciuti a Sydney, Australia e l’idea di mettere in piedi una metal band è sicuramente correlata alla grande tradizione del nostro paese in fatto di musica heavy e alternative. Gruppi come AC/DC, INXS, Karnivool, Dead Letter Circus e Northlane hanno sicuramente giocato un ruolo importante relativamente al modo in cui abbiamo deciso di proporci al resto del mondo. Penso, inoltre, che ci sia un suono tutto particolare, caratteristico proprio dell’Australia e che solo chi è nato e cresciuto qui se lo porta davvero dentro.

Ho avuto il piacere di ascoltare (e recensire) il vostro ultimo album, “Catalyst“, e penso che sia molto interessante e anzi addirittura piuttosto maturo, specialmente se rapportato alla vostra età ed esperienza. Qual è stata l’accoglienza da parte dei fan e degli addetti ai lavori?

Ti ringrazio per le belle parole. L’accoglienza è stata veramente fantastica più o meno dappertutto ed è stata una grande soddisfazione per noi. Abbiamo investito molto tempo e molte energie in questo album, assumendoci anche il rischio di registrarlo e produrlo “in casa” e quindi siamo davvero molto contenti delle reazioni positive che ha suscitato.

Siete soddisfatti del risultato finale? Secondo voi quali sono i punti di forza e quali, al contrario, ritenete possano essere gli aspetti su cui ci siano margini di miglioramento?

Ci siamo tuffati nella realizzazione di questo album con uno scopo ben preciso in mente. Sapevamo cosa volevamo e quale avrebbe dovuto essere il sound, così siamo andati avanti in quella direzione e siamo molto contenti del fatto che il disco sia venuto esattamente come lo volevamo. Nel frattempo abbiamo anche avuto modo di apprendere moltissimo in materia di registrazione e produzione e sono sicuro che, come sempre, in futuro proveremo a fare cose differenti e a utilizzare nuove soluzioni tecniche.

Vi definite una band “elettro-metal”: per i nostri lettori, che magari ancora non vi conoscono e non hanno avuto modo di ascoltare “Catalyst“, come descrivereste il vostro sound? Quali sono le vostre principali influenze e fonti di ispirazione?

Il sound di “Catalyst” potrebbe essere descritto come un ibrido di progressive e groove metal con un pizzico di elettronica. Abbiamo inoltre inserito un certo retrogusto djent, certamente legato alla scelta di scrivere della musica fortemente basata sul ritmo e all’utilizzo di amplificatori digitali.
 

Come collocate vi collocate in relazione alla scena djent sempre più in voga in Europa e Nord America? Più in generale, cosa pensate della scena prog/djent australiana? Conoscete, per esempio, i vostri conterranei Circles?

I ragazzi dei Circles sono nostri grandi amici e sono stati in tour con noi. Il djent non ha ancora avuto un grosso impatto in Australia, tuttavia band come Circles e Northlane stanno dando una grossa mano nel creare un mercato per la musica progressive. Per ora abbiamo potuto notare che l’Europa, la Gran Bretagna e il Nord America hanno una maggiore predisposizione nei confronti del progressive metal rispetto all’Australia, ma ci sarà tempo anche per noi.

State pianificando un tour per il 2014? Passerete per l’Italia?

Saremo in tour nella seconda meta dell’anno e ci stiamo organizzando per riuscire a tornare in Europa il prima possibile. Speriamo che l’Italia faccia parte del tour: abbiamo un bel ricordo dall’ultima volta in cui ci abbiamo suonato, l’anno scorso, in compagnia di The Agonist e Threat Signal.

Leggendo le note sulla vostra pagina Facebook ufficiale, ho visto che avete una certa esperienza live e, in particolare, sono rimasto molto colpito dal racconto della vostra apparizione all’Hammersonic Festival a Giacarta fianco a fianco con artisti come Suffocation, Nile, DRI e Chtonic di fronte a oltre 30000 persone. Cosa potete raccontarci di quell’esperienza?

Ci piace molto suonare in Asia, i festival che si tengono da quelle parti sono sempre grandiosi. Partecipare all’Hammersonic e poter suonare con tutte quelle band di fronte ad un pubblico così numeroso è stata un’esperienza incredibile per noi. Speriamo di poterlo rifare al più presto! È stato un vero onore poter conoscere tutti quegli artisti di persona e vederli dal vivo.

Da parte mia è tutto, ragazzi, è stato un piacere poter parlare con voi! Vi faccio i miei migliori auguri per il futuro e lascio a voi l’ultima battuta in chiusura d’intervista.

Grazie a te per la bella intervista! Speriamo di poter suonare in Italia al più presto!

Intervista raccolta da Stefano Burini