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Death Angel (Mark Osegueda)

Di Nicola Furlan - 23 Luglio 2008 - 8:00
Death Angel (Mark Osegueda)

L’Evolution Festival 2008 ci ha offerto la possibilità di intervistare Mark Osegueda, frontman della storica thrash metal band californiana Death Angel. L’occasione è davvero ghiotta: la band è reduce dagli unanimi consensi ottenuti dall’ultimo album “Killing Season” e ha concluso da poco un tour europeo supportato da una delle più importanti realtà nostrane in ambito thrash, ovvero gli Extrema. Sono quindi molte le curiosità che potranno trovare soddisfazione grazie a Mark, il quale tra una risposta e l’altra ci ha offerto un’interessante testimonianza sulla vita nella Bay Area ai tempi dell’esplosione della scena thrash anni ’80.

È passato un pò di tempo dalla release dell’ultimo album. Avete avuto una buona risposta dai fan?

Siamo molto orgogliosi del lavoro che ha portato alla realizzazione di “Killing Season”. Prima di tutto siamo soddisfatti di noi stessi. Abbiamo lavorato moltissimo perchè il tempo libero non è poi molto. Abbiamo impegni lavorativi, familiari e come puoi immaginare il tempo è tiranno. Critica e fan hanno risposto in maniera entusiasta alla nostra musica. Abbiamo ricevuto solo valutazioni positive, sia dai voti, sia dall’entusiasmo dei fan durante i nostri concerti. Non ci possiamo lamentare e ringraziamo tutti quanti per il supporto.

Come è nato il nuovo disco? La qualità è pari al precedente “The Art of Dying”, ma questo “Killing Season” sembra molto più spontaneo…

Come ti ho detto prima abbiamo lavorato in poco tempo, ma con grande intensità e passione. Sentiamo la musica dentro da una vita e abbiamo bisogno di continuare per la nostra strada. Il lavoro in studio non è stato difforme da come lavoravamo ad inzio carriera. Siamo sempre noi e abbiamo un modo di comporre ormai consolidato negli anni. Si prova, si aggiusta e si registra. Poi si ascolta ed eventualmente si rivede. Forse non siamo così impulsivi come quando eravamo ragazzi, ma l’energia che ha creato i nostri primi dischi rimane ancora oggi, l’attitudine è sempre quella. Credo che i Death Angel siano in tutto e per tutto la stessa band di tanti anni fa, ma con un pizzico di maturità in più.

“The Ultra-Violence” e “Killing Season” sono davvero la faccia più genuina e più matura dei Death Angel. I Death Angel hanno lascito ormai un segno nella storia del thrash. Come è cambiata la musica della band in questi anni?

È una bella immagine questa. Sono due dischi unici perchè rappresentano le nostre età. Siamo stati giovani, ora abbiamo qualche anno in più sulle spalle, ma ti posso assicurare che dentro nulla è cambiato. Adoravamo comporre e suonare quando eravamo adolescenti e lo amiamo ancora oggi, forse più di prima perchè viviamo secondo dopo secondo ogni esperienza. Ci sono vicini i nostri familiari che supportano tutto il nostro impegno e questa è una fortuna. Sopratutto vediamo che la gente è ancora molto affezionata. Da un pò di anni riviviamo un’altra giovinezza. Nulla è cambiato.

Recentemente avete concluso un intenso tour europeo con Extrema, Mercenary e Demolition. Come è andata?

Ohhh…Extrema sono i miei nuovi fratelli. Un’esperienza unica. Senza nulla togliere alle altre band, ma adoro gli Extrema!
È stata una esperienza indimenticabile, li considero davvero come fratelli. Ci siamo divertiti come matti, soprattutto nei dopo concerto. Abbiamo passato delle serate incredibili, fatto festa, anche riposato, ma era come stare in famiglia. Siamo molto legati all’Italia e ci riteniamo fortunati ad aver condiviso un mese della nostra vita con persone straordinarie come loro.

C’è stata qualche data che ricordate con maggior piacere?

A fine aprile, proprio l’ultima data del tour è stata davvero incredibile. Abbiamo suonato in Germania e a fine show abbiamo improssivato una jam. Sulle note di Ace of Spades ho preso il microfono e ho fatto parte degli Extrema…(risate, n.d.r.), mentre durante la nostra esibizione abbiamo suonato Seek and Destory (Metallica, n.d.r.). La prima strofa la ha cantata Wolf dei Demolition, la seconda Gianluca e la terza io, mentre alla batteria Andy ha suonato la prima metà della canzone e Paolo la seconda metà. Fantastica esibizione. Ci siamo divertiti come matti e il bello è che è stato tutto naturale e divertente, come i vecchi tempi.

Negli ultimi due anni sono usciti interessanti dischi thrash metal: voi, Exodus, Mortal Sin, Overkill, Testament, Municipal Waste, Slayer…Ritieni che il panorama possa tornare a risplendere come un tempo?

Come entusiasmo sì, come realtà sociale no. Le giovani band hanno un’attitudine diversa, più vicina alla ricerca della perfezione. Una volta era tutto più naturale e meno esigente. Era più facile suonare nei locali e vedere molti gruppi che si esibevino senza chiedere nulla. Tutto nasceva per divertimento, ora per affari. Il thrash vive un bel momento, ma non è riproducibile un’altra Bay Area.

Approfitto dell’occasione per chiederti di raccontarci come si viveva in California durante il periodo più splendente della scena thrash metal…

È qualcosa che non si può spiegare a parole. Mi devi credere se ti dico che c’era un clima che aveva del surreale. In ogni angolo della Bay Area c’era un gruppo che suonava, più o meno giovani. Ogni sera un concerto diverso che alimentava un entusiasmo dilagante. La scena era molto genuina e chi ci si avvicinava lo faceva prima di tutto per divertirsi. Fortunatamente il contesto cittadino non poneva ostacoli e quindi risultava facile poter emergere. Peccato che il tutto sia durato poco, e forse questa è stata anche una fortuna. Ricordo i primi grandi nomi che giravano: Metallica, Exodus, Testament…Ogni cosa è ancora nella mia testa. È stato un momento storico importantissimo per la musica e per il thrash metal.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Ora stiamo portando avanti i live a supporto di “Killing Season”. Stiamo girando molto perchè vogliamo portare la nostra musica in più posti possibili e vivere le varie realtà mondiali. Avremo poi una pausa per dedicarci alle nostre famiglie, ma durerà poco. Abbiamo infatti programmato un lungo tour statunitense alla fine del quale ci prenderemo un’altra pausa.
Se ti stavi domandando qualcosa circa nuovi pezzi in composizione ti rispondo che non ce ne sono. Questo non significa che non abbiamo stimoli, ma semplicemnte è troppo presto per parlarne. Come ti ho anticipato prima, di tempo non ne abbiamo tantissimo e vogliamo fare le cose bene. Quando sarà il momento impugneremo nuovamente gli strumenti per un nuovo disco. Statene certi.

Nicola Furlan