Thrash

Death Mechanism (Tutta la band)

Di Stefano Ricetti - 22 Ottobre 2013 - 11:30
Death Mechanism (Tutta la band)

Come sono nati i Death Mechanism ?

Pozza: Dopo lo scioglimento del mio primo gruppo ho deciso di continuare per conto mio cosi nel 2003, con l’aiuto di 2 amici, ho registrato il primo demo con il nome DeathMechanism. Poco dopo, una volta completata la line-up in modo stabile abbiamo inizato anche le esibizioni live. Nel corso degli anni ci sono stati  alcuni cambi di formazione, Manu è entrato nel 2006, Pedro nel 2011.

Quali le principali influenze degli inizi?

Pozza: Le influenze dei DeathMechanism arrivano principalmente dagli album thrash usciti nella prima metà degli anni 90. Spesso veniamo descritti come gruppo old school che si rifà alla scena anni ’80 ma personalmente ritengo che ci siano molte più similitudini con gli album usciti nella prima metà degli anni ’90… album come “coma of souls”, “a vision of misery”, “arise”,”mental vortex”… quelli sono sempre stati i “miei” ascolti e di riflesso le mie influenze!

Come avete fatto a diventare metallari?

Pozza: Io ho vissuto la mia adolescenza negli anni ’90, era il 1992… ancora ci si incontrava per ascoltare i nuovi album e scambiarsi le cassette! In quel periodo era arrivata in Italia la moda dello “skate”, io non mi sono mai interessato a quello”sport” né sono mai stato capace di usarne uno… però andavo a vedere dei miei amici e i loro fratelli più grandi e la “colonna sonora” di quelle giornate erano Metallica, Megadeth, Anthrax, Sepultura e Sex Pistols! Da lì ho iniziato a interessarmi a questa musica, mi facevo “fare la cassetta” dai ragazzi più grandi. A 14 anni giravo già con jeans elasticizzati e smanicato pieno di toppe!

Manu: Nella mia famiglia la musica è sempre stata un elemento fondamentale. Grazie a mio padre, chitarrista rock per passione, fin da bambino potevo ascoltare Deep Purple, Led Zepplin, Genesis, Le Orme, PFM. A circa 13 anni avevo in casa la mia prima batteria, a 14 scovai in casa un cd degli Iron Maiden. Rimasi fulminato e capii quale sarebbe stato il mio percorso musicale e personale negli anni a venire.

Pedro: Credo che non sia possibile “diventare” metallari, ad un certo punto dell’adolescenza mi sono avvicinato a una  sonorità più oscura e frenetica ma non per scelta, semplicemente perché mi sentivo più a mio agio ad ascoltare un certo tipo di musica, perché la sentivo più vicina a me, e da allora è rimasto cosi!

 

Death Mechanism line-up 2013 – foto di Alex Solca

 

Spiegate per bene come è avvenuta la Vostra chiamata all’interno delle fila dei Bulldozer

Manu: Conobbi Andy nel 2008 ad un nostro concerto al Blue Rose Saloon a Milano. Eravamo piuttosto emozionati perchè sapevamo che lui sarebbe venuto a passare lì la serata con alcuni amici in comune. Diedi il massimo, come al solito e la serata andò abbastanza bene. Nessuno di noi sapeva che Andy in realtà stava scandagliando tra le promesse dell’underground alla ricerca di un batterista per i Bulldozer. Dopo un paio di giorni ricevetti una telefonata:”Ciao, sono Alberto Contini, tu hai presente chi sono, vero?…” la mia mano tremolante reggeva a malapena il telefono dall’emozione. Un paio di settimane dopo mi presentai a Milano per provare la scaletta di Alive in Poland, il mese dopo eravamo già al lavoro su Unexpected Fate.

Pozza: Come saprete inizialmente per la loro reunion i Bulldozer avevano ingaggiato Simone, il nostro bassista dal 2008 al 2011. Nel 2011 Simone ha deciso di smettere di suonare  e così hanno chiesto a me se ero disposto ad imparare le parti di basso dei Bulldozer. Essendo io chitarrista inizialmente avevo qualche problema, di fatto si tratta sempre di uno strumento a corde ma la maniera di eseguire è molto diversa, ma con l’aiuto di Manu e Andy alla fine mi sono presentato “pronto” per le esibizioni in programma quell’anno.

Un Vostra definizione di AC Wild e Andy “Bull” Panigada.

Pozza: Eroi! Tra i primi a suonare quel genere,i primi Italaini a firmare con una “major” straniera, considerati tutt’oggi “culto”  in Italia e all’estero anche da musicisti di bands molto più famose.A livello personale adesso c’è molta confidenza ma dal punto di vista musicale c’è sempre la stima è l’ammirazione di un fan!

Manu: Maestri. Conoscendo loro, capisci perchè i Bulldozer sono diventati una grande band. Con loro sono cresciuto tantissimo, musicalmente e personalmente. Non potrò mai ringraziarli abbastanza.

Conoscevate già i Bulldozer prima di farne poi parte?

Pozza: Come fan si! Dal 1994, dopo aver letto una loro intervista su HM, sono sempre stato loro grande fan! Per dire tra amici usavamo e usiamo tutt’ora  titoli delle loro canzoni come “modi di dire”!!! Per esempio:com’è andata con la tipa? Risposta:”stay minkions!!” significava che si era “andati in bianco”! O se si veniva “scaricati”: “come va?” Risposta”No way!!! e altre ancora! Di persona no, li ho conosciuti nel 2008 quando hanno chiesto a Manu di suonare con loro.

Manu: Si, grazie a Pozza che mi fece ascoltare Alive in Poland appena iniziai a suonare con lui. Grazie a lui ho scoperto un casino di band di alto valore storico e musicale. Non sono mai stato un gran navigatore di Yotube o Wikipedia, quando ho un’ora libera preferisco suonare, ed è molto più coinvolgente conoscere nuove band grazie alle persone vicine, piuttosto che con un monitor freddo e impersonale.

Quale, secondo voi, il miglior album dei Bulldozer del passato e perché

Pozza: Io sono affezionato ad “alive in poland” perchè è stato il primo cd dei Bulldozer che ho comprato… la partenza Intro/IX è esaltante, ogni volta che l’ascolto! Se dovessi scegliere fra un album in studio sarei indeciso tra IX e Neurodeliri. Forse IX, ma è un po’ difficile sceglierne uno: in entrambi ci sono alcuni dei miei pezzi preferiti.

Manu: tutti gli album dei Bulldozer hanno una storia a sè, di conseguenza ognuno potrebbe essere il migliore, a seconda del punto di vista. Day of wrath è il più sanguigno, Final Separation è l’embrione dei loro marchi di fabbrica (orchestrazioni, testi), IX è l’album più potente e Neurodeliri quello più maturo, Alive in Poland è quello che, a distanza di anni, li ha consacrati alla storia.

Pedro: È molto difficile rispondere, se devo proprio scegliere credo che sia “Neurodeliri” per la sezione ritmica martellante e per i suoni catacombali dati dalle tastiere, è un capolavoro!  Comunque adoro anche gli altri album, che a livello artistico sono micidiali ma che risentono solamente  di una produzione troppo debole.

Spiegate il significato della copertina del Vostro ultimo album Twenty-First Century

Pozza: La copertina di “Twenty-first century” cerca di riassumere le tematiche dei testi.Si vedono un corpo maschile e uno femminile generati e sviluppati in vitro all’interno di un laboratorio in rovina pronti ad essere inseriti tra i palazzi e  le ciminiere nell’ambiente altamente antropizzato e inquinato che si vede dalla finestra. Infatti i testi raccontano in maniera un po’ visionaria e decadente (ma sempre basandosi sulla realtà) possibili conseguenze e i rischi causati dallo sviluppo tecnologico, industrializzazione, scienza, consumismo.. ecc ecc, ma allo stesso tempo di come siano ormai indispensabili per la sopravvivenza.

 

Death Mechanism: Pozza – foto di Thrash Metal Attack

 

Chi l’ha realizzata? 

Pozza. La copertina l’ha realizzata una ragazza di nome Giulia Basaglia di “Enodia Creative Design” http://www.enodia.org , lei si occupa anche della grafiche del catalogo EMP quindi sapevamo di essere “in buone mani” e poi segue altri generi musicali, motivo in più per cui ci siamo rivolti a Giulia. Volevamo qualcosa  di un po’ diverso da quello che si vede solitamente in ambito thrash metal, qualcosa che fosse diverso dai tipici soggetti chi si vedono spesso nella gran parte delle copertine.

Potete spendere qualche parola riguardo i testi delle canzoni?

Pozza: Come dicevo prima, fin dai primi demo i testi dei DeathMechanism raccontano di  scenari visionari e cinici  ma basati su situazioni reali. Per esempio “monitired procreation”, il pezzo di apertura di “twenty-first-century” ipotizza un pianeta sovrappopolato, saturo e incapace di fronteggiare la richiesta di risorse e quindi come unica soluzione si opta per il controllo delle nascite a livello globale.. fortunatamente non siamo ancora arrivati a questo punto… e quindi questa è la parte visionaria… ma è risaputo che l’aumento demografico, lo scarseggiare di risorse prime e “la politica del figlio unico” detta “pianificazione familiare” adottata in Cina sono fatti reali. Fondamentalmente questa è la “formula” per i testi dei Death Mechanism: prospettive visionare basate su situazione reali…

Come è avvenuta la lavorazione dell’album?

Manu: Le prime stesure risalgono al 2010. Dopo circa un anno di lavoro in sala prove abbiamo iniziato le preproduzioni, senza ancora sapere in quale studio saremmo andati a registrare. Finita la preprod siamo partiti per i New Sound di Zurigo al cospetto del grande maestro Tommy Vetterli. Lì abbiamo fatto le riprese di batteria, il re-amp delle chitarre e il mixdown finale. La masterizzazione è ad opera di Dan Suter presso lo studio Echochamber di Zurigo. Le voci sono state riprese ai remaster studio di Nick Savio a Vicenza. Nel complesso il lavoro è durato per circa 7-8 mesi, con molte pause nel mezzo per  venire incontro agli impegni di tutti.

La definizione, uno per uno, dei Vostri album.  

Pozza:

Human Error Global Terror: Il primo album quindi “la nascita”

Mass Slavery: Un EP di 4 pezzi dove abbiamo iniziato a a cercare soluzioni “diverse” rispetto Human error global terror quindi “l’anello di congiunzione”!

Twenty-first-century: Nei nuovi pezzi abbiamo continuato il prercorso iniziato su “Mass Slavery” inserendo “figure di batteria” non prettamente thrash, brevi parti di synth e  alcune parti meno dirette e violente ma più articolate e ricercate quindi “l’evoluzione”!

 

La copertina di Twenty-First Century, ultimo album dei Death Mechanism, uscito per l’etichetta Scarlet Records

 

Manu:

Human error: La rabbia furiosa del Pozza scandita dalla leggera timidezza del sottoscritto, ai tempi un ragazzino alle prese col suo primo album “serio”. Grandi pezzi senza dubbio, ma poi avremmo fatto di meglio.

Mass Slavery: 4 pezzi veloci, spietati, cinicamente ragionati. Emerge il sound di una band che vale più della somma dei suoi componenti. Le visioni di violenza del leader Pozza che prendono forma nella  struttura schizofrenica eretta da tutta la band. Peccato che 4 pezzi sono pochi!

Twenty first century: La conferma di un percorso intrapreso con Mass Slavery che finalmente rivela quello che  una band come i Death Mechanism è capace di fare. Tutte le essenze del thrash metal vi sono racchiuse: riff velocissimi, stacchi e cambi di tempo repentini, batterie incessanti, ma anche controtempi, tempi dispari, sintetizzatori e atmosfere. Sentire quest’album uscire dalle casse del mio stereo è stata una delle mie più grandi soddisfazioni personali. La riprova che dalla mia passione tiro fuori qualcosa di buono.

Per Manu: quali i tuoi riferimenti a livello di batteristi quando hai iniziato a cimentarti dietro le pelli?

Manu: all’inizio Nicko McBrain su tutti. Mi colpì il suo drumming potente (oggi si direbbe old school), ma non per forza quadrato, vagamente bluesy. Per lo stesso motivo adoro Dave Lombardo. Sono batteristi che danno il proprio respiro alla musica, il loro tocco lo si riconosce fra 1000. Senza poi mancare di citare altre ispirazioni d’obbligo come Gene Hoglan o Charlie Benante, posso dire che negli ultimi anni chi mi ha influenzato maggiormente è chi suona nelle mie band. Ho imparato ad ascoltare chi i riff li scrive, e a capire quali sono le loro vere intenzioni, quando fanno vibrare le corde. Questo mi porta a mettermi sempre in gioco, ad aprire la mia mente per entrare in quella degli altri, rendendo il mio approccio allo strumento basato principalmente sull’ispirazione e gli insegnamenti che traggo dagli input di chi suona con me.

 

Death Mechanism: Manu – foto di Vincenzo Cappelleri

 

Il Vostro pensiero riguardo le seguenti band:

KREATOR

Pozza: “Coma of souls” è stato uno dei dischi che più ho ascoltato in passato, i loro dischi “sperimentali” non mi piacciono ma li “rispetto” quello che fanno  adesso non mi piace e basta.

Manu: Assieme agli Slayer hanno scritto i pezzi più belli della storia del thrash metal. Dopo un periodo di crisi, ora si sono assestati un buon compromesso musicale, discograficamente parlando, che mescola abbastanza bene il loro sound primordiale con le melodie del metal del nuovo millenio, e assicurano loro concerti in tutto il mondo. Personalmente però li preferivo quando di compromessi non ne avevano. Love us or hate us!

Pedro: Certamente una delle migliori band thrash tedesche, non condivido alcune loro scelte ma di sicuro hanno sempre cercato di esprimersi senza badare alla critica e ai dati di vendita.

DESTRUCTION

Pozza: Quello che hanno fatto dopo la reunion non è che mi piaccia tanto …ma nei vecchi dischi ci sono dei “gran pezzi”

Manu: anche loro grandissimi pezzi nel passato (anche recente), ma ora a mio avviso badano più all’immagine che alla musica

Pedro: Schmier  è Schmier! non c’è altro da dire!

NATIONAL SUICIDE

National Suicide: Una tra le migliori thrash metal band della scena Italiana e anche amici… conosco Bob e Ivan dai tempi dei Riven, la loro prima band.

Manu: un’ottima band nostrana dalle coordinate stilistiche ben definite. Grande rispetto. Per mettere in piedi degli eventi del calibro dei vari “Revenge of true metal” ci vogliono delle palle enormi.

Pedro: Credo che siano dei grandi musicisti, sezione martellante e assoli da panico! Tramandano senza compromessi del puro Thrash Metal!

MORBID SAINT

Pozza: gran gruppo….anche loro, come altre band molto valide all’epoca sono rimasti un po’ nell’ombra oscurati dai gruppi più famosi del genere.

Pedro: Grande band, estremi e visionari, ancora oggi potrebbero essere d’ispirazione, peccato non poterli vedere dal vivo.

OVERKILL

Pozza: Horrorscope rimane uno dei miei dischi preferiti.. ne avevo 2 copie perchè una l’ho consumata a furia di ascoltarla e  riascoltarla… visti dal vivo almeno 10 volte con 3,4 line-up diverse ma dal vivo sempre performance “mostruose”!

Manu: con gli ultimi album stanno dimostrando che la cosa che più gli riesce meglio è fare musica come quella che facevano quando erano agli inizi. Gli album degli anni ’90 sono a mio avviso troppo forzati. Dal vivo sono tra le band migliori nel metal.

Pedro: Con loro vai sul sicuro! Dal vivo spaccano ancora di brutto!

MEGADETH

Pozza: Dave Mustaine nonostante tutto rimane uno dei miei eroi… però secondo me è da quasi 20 anni che non fà un disco degno del nome Megadeth… forse su “Endgame” c’erano un pezzo o due decenti… forse. Non li vedo dal vivo da 6,7 anni… ma l’ultima volta non è che abbiano fatto un  gran concerto…

Pedro: Adoro i loro lavori, soprattutto i vecchi album, ma è da un po’ di tempo a questa parte che in sede live non mi sembrano in gran forma. 

I Death Mechanism, dopo tre album, si possono senza più alcun dubbio annoverare come band intransigente, assolutamente fedele alla linea. C’è la possibilità, all’orizzonte, di poter assistere a una variazione della Vostra proposta in termini che si possano definire “significativi”?

Pozza: Se faremo un nuovo album sarà esattamente quello che ci sentiremo di fare in quel momento: sarà sempre un album thrash, quello è poco ma sicuro! Non avrebbe senso cambiare dopo 10 anni, ma potrebbe essere un album più “brutale” o più “ragionato”, più “sperimentale” o più “grezzo”… quello te lo potremmo dire solo quando avremo finito di registrarlo!!!

Manu: Il nostro stile si evolverà naturalmente in seguito all’esperienza che acquisiremo o ciò che ci influenzerà maggiormente in futuro, ma il nostro sound e i trademark che ci differenziano dalle altre band, rimarranno sempre evidenti. Alcuni sostengono che siamo molto cambiati dal demo “Necrotechnology” a “Twenty first century”, altri non percepiscono cambiamenti sostanziali. Ognuno la vede come vuole, noi andiamo avanti per la nostra strada.

Cos’è, per voi, l’heavy metal?

Pozza: oltre che un genere musicale è anche parte della mia vita nel senso che mi ha condizionato  quasi su tutto in questi ultimi 20 anni:il 95% dei miei amici e conoscenti li ho incontrati in contesti  heavy-metal, anni a trascorrere i fine settimana nei locali a vedere bands underground, le ferie estive trascorse in giro per la Germania ai vari festival, fidanzate “amiche”e “camporelle” varie… sempre in contesti metal… quindi è parte della mia vita!!!

Manu: Sangue che scorre nelle vene e che lubrifica il meccanismo di morte (dal nostro pezzo Fusion-Man-Weapon)! Sudore, odore di birra per terra, vesciche alle mani, viaggi di notte, dormite in Autogrill, schiena rotta, nottate al Pc a capire perchè un pezzo non funziona, pelli rotte, pelli rotte, pelli rotte, piatti rotti, piatti rotti e ancora pelli rotte. Tutto questo mi fa sentire una persona migliore, una mente pensante, svincolata, libera.

Pedro: Per me è più di un genere musicale,  è un modo di affrontare la vita, tenere sempre la testa alta e offrire sempre il meglio di noi stessi, è questo che mi ha insegnato l’heavy metal. 

Com’è la situazione dalla Vostre parti riguardo l’HM?

Pozza: Non ti saprei dire attualmente, non frequento la scena della mia città da parecchi anni. Da quel che ne sò ci sono un paio di locali dove fanno suonare anche metal bands… ma non so quanto seguito ci sia.

Pedro: Dalle nostre parti, Verona,  è veramente triste… ormai i pochi locali che facevano suonare Metal sono spariti del tutto, questo è veramente un peccato perché di gente che ascolta ce ne sarebbe parecchia ma in questo momento, al di là di qualche evento occasionale, la cosa più saggia da fare al fine settimana è di spostarsi fuori provincia…

Quali i migliori concerti effettuati finora?

Pozza: Sicuramente quelli di apertura per i Sadus nel 2004: ritrovarsi a suonare con uno dei tuoi gruppi preferiti è una gran soddisfazione ; poi anche la prima volta con i Sodom e anche le varie apparizioni durante i concerti dei Bulldozer tipo al Rock Hard tedesco o con i Motorhead, ma poi comunque ogni concerto è una storia a sè… a volte capita di divertirsi e avere soddisfazioni anche in contesti più piccoli.

Pedro: Personalmente il Rock Hard Festival del 2013 è stato per me un evento memorabile, mi sono divertito tantissimo e suonare davanti a tutte quelle persone è stata un’emozione fortissima!

E la più bella soddisfazione?

Pozza: Per me una delle più belle, come chittarista dei DeathMechanism, è stata quando durante l’ascolto del missaggio finale di “Twenty-first -century” Tommy Vetterli, ascoltando un passaggio di “Evolutive deviation” si è girato verso di noi  e sorridendo ci fà: “hey guys …you are crazy!”.Vedere il chitarrista dei Coroner che rimanane sorpreso per un passaggio di un tuo pezzo… è tutto a dire!!! Poi anche il fatto che i Bulldozer, la cult band thrash italiana per eccellenza, abbiano scelto membri dei DeathMechanism per la loro reunion è una grande soddisfazione!

Manu: Personalmente l’esperienza a Zurigo per le registrazioni delle batterie di Twenty first century. Quattro giorni di intenso lavoro a fianco di un grande per valore tecnico, storico e personale come Tommy Vetterli. Mi ospitò in casa sua e di sua moglie per quei giorni. Fu davvero gentile. L’ ultima sera ci fu pure il tempo per una sbronza collettiva Death Mechanism + Coroner nei locali del centro di Zurigo gestiti da Martin Ain, il quale non mancò di ospitalità offrendoci diversi drink.

Pedro: Da quando sono entrato nei Death Mechanism è stato un continuo susseguirsi di eventi memorabili: da aver conosciuto AC Wild e Andy Panigada, all’aver prodotto l’album con Tommy Vetterli , ad avere un CD sotto  Scarlet Record, per poi suonare con Band che vedevo solo ai loro concerti! Sono passati più di due anni ma è difficile abituarsi a certe cose, sono tutte delle grandi soddisfazioni per un musicista e ne sono veramente felice!

 

Death Mechanism: Pedro – foto di Enrico Dal Boni

 

Vi va dato atto che siate presenti a tantissimi concerti, anche e soprattutto quando non suonate voi stessi, contrariamente a molti altri colleghi…

Pozza: Si, certo, andare ai concerti è sempre un pretesto per incontrare amici e divertirsi oltre che l’unica maniera per supportare la nostra scena!

Pedro: E’ sempre un piacere andare a vedere qualche bel gruppo, nazionale o internazionale che sia, alla fine quando uno ha la passione per la musica non riesce a starci molto lontano!

Come vedete la scena thrash metal italiana, al momento?

Pozza: Qui in Italia ci sono gruppi thrash di equivalente valore, se non migliori, dei loro corrispettivi stranieri.Purtroppo però notorietà e considerazione non sono le stesse?!? Pregiudizi? Scarso supporto? Disponibilità economiche? O forse mi sbaglio io… le band straniere sono migliori…?!? Credo che attualmente la questione economica sia al primo posto, sappiamo benissimo come funziona  il “sistema” nel 2013, che ci piaccia o no, giusto o sbagliato che sia di fatto è cosi! Di sicuro ci saranno delle eccezioni, ma fondamentalmente credo sia questione di “investimenti” e se parti da un contesto in cui hai diverse possibiltà di esibirti, essere “pagato”, avere un supporto continuo e addirittura, come ho sentito dire, venir sovvenzionato… allora capirete che fare certi investimenti diventa fattibile. Se parti da un contesto dove ci sono poche possibilità di suonare, con dei cachet che nel migliore dei casi coprono le spese del viaggio (quando va bene), dove il pubblico spesso è un’incognita e in più va considerata pure l’attuale situazione del nostro paese… non è che ci si possa permettere grandi investimenti!!! Credo che attualmente il motivo per il quale le bands italiane sono relegate in un piccolo circuito underground mentre i loro corrispettivi stranieri se ne vanno in tour da un anno all’altro sia quella della disponibilità economica, questo credo di poterlo dire anche e soprattutto in base ad esperienze personali non solo per” sentito dire”. Tenetelo sempre presente quando andate a vedere una “nostra” band suonare  in un “buco” davanti a 30 persone:  spesso non è perché vale di meno della band straniera in tour con qualche “mostro sacro” del genere…

Pedro: Ci sono parecchi gruppi validi nell’underground, peccato che qui in Italia sia difficile emergere perché non esiste un sistema che supporta e promuove le band musicali, bisogna fare tutto da sé e spesso dei grandi talenti si scoraggiano prima ancora di aver avuto qualche soddisfazione.

Progetti futuri?

Pozza: Stiamo cercando di pianificare una serie di date per promuovere il nuovo album che tra un po’ sarà pubblicato anche in versione vinile

Manu: E magari tra qualche mese sarebbe bello iniziare a buttar giù qualche pezzo nuovo!

Chiudete l’intervista a Vostro piacimento, grazie.

Steven, è stato un piacere rispondere alle tue domande, grazie per questo spazio, volevamo poi ringraziare tutti coloro che ci apprezzano e ci supportano, ci vediamo ai nostri live!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti