Vario

Deathrow (Gionata ”Thorns” Potenti)

Di Nicola Furlan - 21 Aprile 2009 - 0:05
Deathrow (Gionata ”Thorns” Potenti)

Con la seguente premessa introduttiva, il nostro redattore Pier Tomasinsig aprì la recensione dell’ultima fatica discografica della one black metal band nostrana Deathrow. “Gateways to Oblivion” uscì lo scorso anno tramite Slava Satan, ma di recente abbiamo comunque fatto quattro chiacchere con Thorns, personaggio chiave di questo estremo scorcio di ambienti musicali carichi di rabbia, per sanare qualche curiosità. Sono rimasto davvero molto colpito dalla serietà e dalla profondità emotiva con cui questo interessante musicista ha risposto alle nostre domande…

‘Un lento percorso attraverso dolore, senso di vuoto e rassegnazione, che sarà compiuto secondo i rigorosi dettami di un doom/black metal molto atmosferico e depressivo’.

Direi che sono d’accordo, …per far capire a chi sta leggendo di cosa si tratta va più che bene. Ci tengo a precisare che questo lavoro non è assolutamente “Depressive” tranne che per alcuni accenni qua e là, bensì è “Doom Black Metal” e tende a rifarsi a bands come Nortt o i My Dying Bride.

È sempre interessante immaginare come compone e realizza una one-man band…Puoi raccontarci come si sono svolte le lavorazioni in studio di registrazione?

Cerco sempre di registrare prima la batteria su dei tempi che ho in mente per sviluppare poi le idee che invece vengono fuori dalla chitarra, quindi, una volta che ho la base su cui lavorare, compongo. In studio entro già con le parti di batteria pronte, registro semplicemente 3 chitarre, basso e voci. Non è sempre facile doversi occupare di tutto, ma è anche vero che una volta che il lavoro è finito, ed è venuto esattamente come volevi, ne trai anche il triplo della soddisfazione rispetto a una band dove fai parte di un qualcosa, ma non ne sei il padrone assoluto. In una one-man band tutto suona dalle tue mani, tutto rimane inalterato nella propria idea base, senza che nessun’altro ci lavori sopra e stravolga quello che era il mood originale. Prima di entrare in studio faccio prove di registrazione a casa col PC, prove su prove per trovare gli arrangiamenti giusti; insomma prima di entrare in studio tutto è già al suo posto e nulla viene dato al caso.

La tua musica appare molto profonda, in certi tratti poeticamente fredda e oscura. Potresti dirci qualcosa circa i concetti contenuti nei testi?

La mia musica è molto personale e parla, spesso e volentieri, direttamente di me e di quello che sono, penso e voglio. Non avrebbe senso parlarti direttamente dei singoli testi perché sarei costretto a entrare nella sfera personale, cosa che non voglio fare…, però posso dirti che parlano di esperienze vissute, nella solitudine e dell’individualità. Di come alle volte ti sei reso conto tardi di aver perso una cosa importante… di come alle volte il destino abbia quel sapore amaro difficile da buttare giù… di come la morte alla fine di tutte le storie tristi, sia sempre li dalla notte dei tempi ad aspettare l’ennesimo passo falso dell’uomo giusto, nel posto sbagliato. Deathrow parla dell’amaro in bocca di una persona che nella vita ha commesso errori senza soluzione, di una persona privata della possibilità di riparare.

Quali sono stati i motivi o gli eventi che ti hanno spinto a trattare tali tematiche?

Forse la consapevolezza che un uomo è quello che è anche grazie alle proprie debolezze, ai propri errori e ai propri rimpianti. La vita non è sempre bella e spesso alcuni eventi sono irreversibili. È troppo facile parlare da conquistatori e vantarsi di quello che si è fatto; alle volte bisognerebbe anche riuscire a esprimere il lato claustrofobico di noi stessi e dare voce alle nostre malinconie più profonde. Deathrow è il mio lato più primitivo, istintivo e profondo.

Mi fa piacere sentire che esistano ancora artisti in grado di trasmettere, anche solo tramite un’intervista, la profondità di certi concetti.
Cambio discorso. Sei soddisfatto dei feedback ricevuti da fans e critica?

Sono soddisfatto ogni qualvolta ricevo una lettera da qualcuno che ha comprato il disco e mi ringrazia per quello che suono. E’ molto gratificante per me sapere che c’è qualcuno che ha capito e che apprezza veramente la mia musica. Per me registrare un disco è come mettere per iscritto una parte di me… e se qualcuno riesce a leggerci dentro e sentirne la forza, beh allora il mio lavoro è riuscito. Per quel che riguarda le recensioni si, molto direi. Ci sono stati un paio di ragazzi che hanno scritto esattamente quello che avrei scritto io sul disco… nei minimi dettagli. Di tutte le recensioni che ho letto non ce n’è stata una negativa e questo mi rende molto soddisfatto.

…e dei dati di vendita?

Non mi interesso minimamente dei dati di vendita, per questo c’è la Slava Satan che lavora per me. Io mi occupo solo della musica; se un disco vende o meno non mi interessa. Suono per me stesso e per chi, come me, ha bisogno di dare voce alle proprie emozioni con questo tipo di musica.

Rispetto al passato il songwriting sembra ora strizzare l’occhio alle dense atmosfere del doom piuttosto che alla violenza tanto cara alla old-school norvegese… il songwriting è stato spontaneo oppure hai dovuto tribolare per trovare le atmosfere giuste che rappresentassero quello che volevi far intendere all’ascoltatore?

Questa risposta suonerà piuttosto strana, ma in realtà sia “Primordial Lifecode” che “Gateways To Oblivion” sono praticamente nati assieme. C’è stato un periodo nel quale sono finalmente riuscito a buttar giù le idee che erano in me da una vita e così ho cominciato ad abbozzare roba nuova e vecchia, risalente anche a più di 10 anni fa, dando quindi vita a un bel po’ di materiale. I pezzi però si dividevano tra veloci/rabbiosi e lenti/atmosferici. Piuttosto che creare due album ibridi, ho preferito dare forma a due album completamente diversi, ma che avessero un senso compiuto e una logica, e soprattutto una naturale collocazione temporale nella mia storia.
Ho preferito pubblicare prima “Primordial Lifecode” per liberarmi della rabbia e delle frustrazioni, per dare spazio poi con
“Gateways To Oblivion” alla naturale discesa nel mondo delle ombre nel quale lavorerò ancora per un po’. In parole povere quindi la sterzata stilistica non c’è stata, ed è per questo che in entrambi i dischi ho specificato bene sotto il titolo di ogni brano il periodo preciso nel quale ogni singola traccia è stata composta. Sono convinto che a un attento osservatore questi dettagli non sono sfuggiti.

Quali sono gli attuali artisti che più ti convincono e nei quali riconosci una fonte di ispirazione?

In questo momento sto ascoltando molto il nuovo Horna che è un capolavoro. Diciamo che mi piacciono molto bands come Azaghal, Nortt, Blood Of The Black Owl, Eternity, Kvist, Inquisition, Inferno, Vargsang… Non so se posso giudicarle vere e proprie fonti di ispirazione, ma credo sia normale che la loro musica mi lasci qualcosa dentro. Adoro il Black-Metal sincero, genuino e spontaneo e mi rendo conto che, sebbene sia difficile trovare bands valide in giro, se scavi bene nel fango puoi trovare qualche pepita d’oro.

Comprese tali ispirazioni, con la prossima release dovremo aspettarci sonorità maggiormente oscure e vicine al doom, oppure senti di dover sperimentare suoni di altre dimensioni?

Il prossimo disco sarà più tetro, oscuro e lento di “Gateways To Oblivion”… sarà molto più pesante e deprimente. Scrivo ancora pezzi veloci o diciamo aggressivi, ma magari mi limiterò ad usarli per split o uscite minori.

Hai già qualche idea in mente per il prossimo album oppure del materiale in lavorazione?

Il nuovo album è pronto da mesi ormai, ma ovviamente preferisco registrarlo a tempo debito dato che “Gateways To Oblivion” è uscito un anno fa circa. È troppo presto per tornare con un nuovo album adesso, preferisco concentrarmi su alcuni split che devo realizzare a breve e lasciare il disco un attimo in sospeso. Comunque sarà un po’ più lungo dei precedenti che si aggiravano sui 50 minuti… questo si aggirerà intorno all’ora.

Cosa ne pensi dell’attuale movimento black nostrano e internazionale?

Credo che ci siano ottime bands in giro, ma come al solito bisogna cercare bene lontano dai soliti nomi noti. Il Black-Metal in questi ultimi anni sta vivendo una sorta di rinascita e non posso che esserne felice perché fino a 3-4 anni fa era quasi dato per spacciato. Basta vedere ad esempio quello che sta succedendo in Norvegia, fino a qualche anno fa c’era solo roba meschina, falsa e commerciale; adesso la situazione si sta risollevando con bands come Koldbrann, Ljaa, Mare, Kaosritual, Unbeing e Celestial Bloodshed, bands che valgono veramente la pena d’essere ascoltate. A livello nazionale posso dirti che finalmente, dopo una marea di spazzatura senza senso, ho finalmente trovato gente che suona musica onesta e interessantissima. Consiglio a tutti di cercarsi del materiale di Inverno, Ovskum, Vidharr, Tundra, Grendel, Unholy Land, Gort e Murk.

Secondo la tua esperienza e il tuo modo di intendere la musica qual’è, al momento, l’area geografica dove si concentra la maggior qualità produttiva della musica estrema, black piuttosto che pagan folk o avantgarde che sia?

Mah… risposta abbastanza difficile… Io adoro il black metal norvegese, tedesco, finlandese e italiano, ma non posso negare che anche in America, Canada, Repubblica Ceca e Russia ci siano sempre state bands di degno valore. Non credo che ci sia un’area particolarmente produttiva, anche se in quest’ultimo periodo la quantità di ottimi album che partorisce la Finlandia sembra imbattibile. Sono uno di quelli che crede ancora che la buona musica provenga da persone pure, non offuscate dai soldi, dati di vendita e business quindi, per conto mio, può provenire da qualsiasi parte del mondo, non faccio distinzioni né mi faccio problemi di genere alcuno.

Che programmi hai quindi per il futuro più o meno imminente? Sai darci qualche scadenza temporale?

In questi giorni sono in studio per registrare brani inediti per alcuni splits 7” e una bonus track per la versione vinile di “Gateways To Oblivion” che stamperà la tedesca Fog Of The Apocalypse Records, stessa etichetta che ha prodotto il vinile di “Primordial Lifecode”. Tra due settimane terrò il primo concerto con Deathrow in Portogallo, ad un festival totalmente underground alla quinta edizione. Sto completando la line up così che io possa dedicarmi solo alla voce. Credo che per fine primavera sarò pronto a suonare dal vivo in alcune selezionate esibizioni live che intendo curare nei minimi dettagli….