Trent’anni di onorata carriera senza essere minimamente intenzionati a ritirarsi dalle scene, un album, “Spiritual Genocide”, in imminente uscita, che conferma ulteriormente la coerenza e la dedizione alla causa dei thrasher teutonici Destruction. Quale migliore occasione, quindi, se non questa, per fare una lunga chiacchierata con il loro affabile frontman, Schmier? Gli argomenti di cui parlare sono molti, perciò mettetevi comodi e buona lettura!
Intervista a cura di Tarja Virmakari e Orso Comellini
-Innanzitutto grazie per averci concesso l’intervista e congratulazioni per i trent’anni di onorata carriera, che proveremo ad approfondire dopo aver parlato del nuovo album: quali sono le tue sensazioni appena prima dell’uscita?
Grazie Tarja e grazie a TM! Sensazioni positive! L’anno in corso è stato pieno di impegni, un sacco di show e tanto girovagare in tour e in mezzo a tutto questo le registrazioni dell’album. Il programma era molto serrato e dovevamo assicurarci che tutto funzionasse alla perfezione e fondamentalmente così è stato. Adesso è tutto pronto e finito, le registrazioni sono state grandiose e l’album si è rivelato molto buono. Abbiamo provato qualcosa di nuovo, a partire da un nuovo ragazzo dietro al mixer: Andy Classen.Per me è stata una grande decisione e siamo molto felici per questo album. Sono molto contento di sedermi qui e poterne parlare.
-Come intendete celebrare questa ricorrenza?
Faremo un grande show in Germania, credo all’inizio del prossimo anno, una celebrazione del nostro trentesimo anniversario con tutti i vecchi membri e qualche ospite speciale.
-Come descriveresti “Spiritual Genocide”? In cosa differisce dai vostri passati dischi?
Davvero una buona domanda. Lo considero un album molto aggressivo e veloce, ma allo stesso tempo molto accattivante e momenti che fanno presa. Credo che sia un buon mix di tutte queste cose. Volevamo realizzare un album che fosse un pugno in faccia, ma senza perdere quel tocco, volevamo che fosse anche interessante. Così, mi auguro di essere riusciti a creare una buona alchimia tra velocità, pesantezza, brutalità ed elementi accattivanti e orecchiabili, ma sempre un pugno in faccia.
-Ti andrebbe di fare un breve track-by-track?
Certo, come no, ho scelto alcune tracce di cui parleremo… Allora, c’è la traccia che è già scaricabile gratuitamente, intitolata “Cyanide”,dopo l’intro “Exordium”, una canzone veloce, una delle più brutali. Per me, presenta i Destruction nella loro forma migliore ed è stata scelta per il primo teaser dedicato ai fan. Poi ovviamente la canzone che dà il titolo all’album, “Spiritual Genocide”, che è molto importante per me. I testi sono molto buoni ed è una delle mie favorite del disco, perché ha velocità e dei bei soli, dei validi riff e un buon ritornello.
-Quindi, probabilmente questo è il motivo per cui l’avete scelta come title-track?
No, in realtà è all’incontrario: prima abbiamo deciso il titolo dell’album e solo dopo abbiamo scritto la canzone.
-Ah, quindi prima è stato deciso il nome e poi è arrivato “il bambino”…
Sì, esattamente. Questo ci ha permesso di strutturare meglio la canzone: conoscendo già il titolo non ci siamo dovuti perdere in troppi dettagli e ciò è importante.
-Qualche altra canzone di cui vorresti parlare?
Certo, potrei parlare di “Legacy Of The Past”, che è un’altra canzone veramente interessante, in quanto abbiamo cercato di racchiudere nel pacchetto l’intera storia dei Destruction nel thrash metal, coinvolgendo Gerre dei Tankard e Thomas dei Sodom, i quali cantano con me sul brano, come per rinverdire le nostre radici insieme. Tra l’altro questa è stata la prima volta che abbiamo lavorato assieme su un album, perciò, come puoi immaginare, è stato davvero un grande evento.
Schmier e Angelripper in studio
-Di cosa parlano i testi: c’è un filo conduttore o una sorta di concept?
No, non è un concept album, ma senza dubbio molte canzoni hanno contenuti di critica sociale. Non tutti, però… Per esempio, continuando con il precedente track-by-track, raccomanderei “Carnivore”, una delle bonus track, che prestò diventerà il video/singolo dell’album. Ha una forte carica groovy e il testo è più personale: una sorta di canzone di rivalsa. Qualcuno mi ha fottuto pesantemente e con questa canzone l’ho “ripagato”… Sarà un fottuto video gustoso, perché l’abbiamo realizzato come un breve film horror, in stile “Hostel”.
-Quando uscirà il video?
Sarà rilasciato dai primi di Novembre.
-C’è ancora qualcos’altro riguardo alle canzoni del disco?
Sì, vorrei menzionare “Under Violent Sledge”, l’ultima canzone ufficiale dell’album prima delle bonus track. La canzone ha una frequenza di 240 battiti al minuto, che è una sorta di limite assoluto da raggiungere. È veramente veloce. Volevamo sperimentare quanto potevamo suonare veloce con il nostro nuovo batterista Vaaver e provare a raggiungere il limite.
-Proprio di questo vorrei parlare, di Vaaver e delle veloci parti di batteria: è davvero lui a percuotere le pelli in quei passaggi e non una drum-machine?
Ogni battito che senti è di Vaaver, te ne puoi accorgere dalle dinamiche sui tom che questa volta non abbiamo usato alcun trigger, il suono è del tutto naturale. Siamo davvero fieri di avere Mr. Vaaver nel gruppo da ormai quasi tre anni, è un batterista fantastico, uno dei super talenti nel metal estremo. Lui ha anche portato una ventata di freschezza al gruppo.
-Farete anche delle date in Italia per promuovere l’album?
Certo, passeremo sicuramente dall’Italia, ma non sono certo sul quando lo faremo. Dalle vostre parti abbiamo molti fan devoti e noi amiamo suonare in italia. Senz’altro includeremo alcune date in Italia nel nostro prossimo tour, probabilmente all’inizio del nuovo anno, Marzo o Aprile.
-Grandioso! Hai ancora qualcos’altro da dire sul nuovo album? Come qualche ricordo piacevole dallo studio?
Certo, è stato fantastico avere alcuni vecchi membri in studio a suonare con noi. Il nostro vecchio chitarrista Harry (Wilkens) ha suonato dei soli nella bonus track “Carnivore” e il vecchio batterista Oliver (Kaiser), la batteria nella stessa traccia. Anche l’altro passato batterista Tommy (Sandmann) e Sven (Vorman) hanno collaborato alle backing vocals. Perciò l’intera storica famiglia dei Destruction è stata coinvolta nell’album. È stato davvero divertente!
-Solitamente Sodom, Kreator e Destruction sono definiti i Tre Grandi della scena thrash teutonica, come risposta ai Big Four americani: quali sono le principali differenze tra i due movimenti? Quanta influenza hanno avuto, però, le band statunitensi nella nascita della scena tedesca?
Beh, certamente loro hanno avuto un’influenza, ma entrambe le scene si sono sviluppate contemporaneamente. Il Metal tedesco è sempre stato più brutale, più pesante! Le band americane sono sempre state più “educate”, un po’ più preparate, e come ho sempre detto, le band europee tenevano in considerazione quelle americane. Come età media, le band americane sono sempre state più “vecchie”, a seconda del gruppo di cui parliamo, la differenza di età è spesso di 4/5 anni, che fa molto la differenza, quanto a capacità tecniche. Di certo, quando suoni nella stessa scena le influenze non sono mai solo univoche, diciamo piuttosto che sono reciproche. Ricordo quando abbiamo incontrato gli Exodus la prima volta. Dissero che suonavamo in maniera grandiosa e che avevamo dei grandi riff. Così, mentre guardi gli altri gruppi suonare, finisci facilmente per esserne influenzato.
I Destruction agli esordi
-Cosa ne pensi di gruppi come Assassin, Deathrow, Exumer, Living Death, Paradox, Tankard, Vendetta ecc.? Quali avrebbero meritato maggior successo o comunque quali sono i vostri preferiti?
A mio parere alcune di queste band si sono sciolte troppo presto perché hanno incontrato molte difficoltà, probabilmente per loro non era il momento giusto allora. I Tankard hanno ricevuto molti riconoscimenti più tardi. Anche loro hanno firmato per Nuclear Blast e quindi hanno un’etichetta robusta che li segue e hanno suonato molto in questi ultimi anni. Perciò hanno recuperato sicuramente molto terreno. So che gli Exumer sono tornati con un nuovo album, mentre le altre si sono sciolte e quindi per loro è difficile tornare e fare progressi. È grandioso però sapere che alcune band non abbiano mollato e continuano a suonare e ciò è una cosa importante.
-Cosa ti ricordi degli anni ottanta in Germania, musicalmente e non, in vista dell’imminente crollo del Muro di Berlino? Cosa c’era nell’aria?
Ricordo molto bene quando è caduto il Muro, c’era molta tensione e allo stesso tempo eccitazione nell’aria. In quel periodo i Destruction erano in studio di registrazione, per incidere l’album “Cracked Brain”, ma dopo quel disco si sciolsero per un po’ di tempo. Perciò, il muro crollò, i Destruction si sciolsero e tutto ciò accadde in un paio di mesi. Ci sono stati molti momenti toccanti, ma d’altra parte, per me, anche tanti ricordi bizzarri, lo sai, quando vieni cacciato dalla tua band non è una cosa proprio divertente…
-I più intransigenti thrasher indicano “Infernal Overkill” e “Eternal Devastation” come i vostri album migliori di sempre – qualcuno aggiunge “The Antichrist” – personalmente apprezzo molto anche “Release From Agony” e “Cracked Brain”. Ottimo poi il “Live Without Sense”. Qual è la tua opinione, sei d’accordo?
Sì, sono d’accordo! Dei vecchi album “Infernal Overkill” è stato il lavoro di maggior successo, mentre con gli altri dischi abbiamo avuto molto riscontro in Giappone e negli Stati Uniti. In Europa, tuttavia, “Release From Agony” sembrava essere un po’ avanti con i tempi. Di sicuro “The Antichrist” ha garantito un forte ritorno di fiamma per la band. Alla fine, naturalmente è una questione di gusti, ma posso dire che hai fatto la tua “classifica” nel modo giusto.
-Come siete entrati in contatto con André Grieder degli svizzeri Poltergeist? Ho letto che anche Flemming Rönsdorf degli Artillery abbia provato con il gruppo, ma poi qualcosa non ha funzionato, cosa?
Effettivamente, Flemming fu molto vicino a essere il nuovo cantante, ha fatto alcune prove con il gruppo, ma alla fine non si è unito ad esso. La band perciò stava cercando un altro cantante, André era un amico del gruppo e abitava vicino a loro, quindi fu chiesto a lui. A quel tempo era un grande cantante, è un peccato non abbia continuato a fare musica. È ancora tra i miei amici su Facebook, ma non è più così coinvolto nella musica.
-Cosa ne pensi oggi di un album discusso come “The Least Successful Human Cannonball”?
Beh, non è esattamente l’album che preferisco dei Destruction ed effettivamente non lo conosco poi così bene perché non ha al suo interno molto che mi sia rimasto in testa. Non suona come un album dei Destruction. Credo che al tempo il gruppo volesse provare a sperimentare qualcosa di nuovo andando, probabilmente, troppo lontani da quelle che erano le loro radici.
-Come ricordi lo show di Wacken del 1999 che decretò il definitivo ritorno di Schmier e della formazione a tre? Il Nostro redattore, Orso, era tra i presenti e ricorda uno show elettrizzante e il pubblico in delirio…
Yeah! Anch’io ricordo molto bene quel concerto. Non sapevamo davvero cosa aspettarci da quello show e siamo rimasti molto sorpresi dalla reazione e dalla fantastica risposta del pubblico del festival. Non sapevamo ancora quanto potesse essere pazzesco Wacken, fino a quel giorno… Ci hanno dato davvero un caloroso bentornato! È stato fantastico! Il W.O.A. del ’99 è stato sicuramente un momento toccante della nostra carriera, una di quelle cose che non ti aspetti possano andare così bene e invece finiscono per essere travolgenti!
-Come descriveresti in poche parole la vostra carriera fino a oggi? Quali sono stati i momenti salienti?
Ci sono stati molti bellissimi momenti, ma di certo il primo accordo discografico è di quelli stupefacenti. È indimenticabile quando firmi il contratto per la prima volta, ti rende fiero e davvero speciale. Ovviamente poi il mio ritorno e suonare di fronte a un pubblico così caldo è stato emozionante. Firmare per la Nuclear Blast è stato un grande momento: finalmente abbiamo trovato una grande etichetta che ci prende seriamente in considerazione.
-Anche se abbiamo già parlato degli album, se ne dovessi scegliere uno solo fra tutti, quale indicheresti come il tuo preferito, tenendo fuori l’ultimo, ovviamente?
Oddio, questa è una domanda difficile… Se non posso dire l’ultimo album, allora dico “Live Without Sense”, è il mio album della vita. È stato un periodo davvero speciale per me, i più bei momenti della mia vita.
-Quali sono per te le principali cause del declino del thrash negli anni novanta? Tutta colpa del grunge o “Seattle-sound”?
Beh, non penso che sia stata tutta colpa del grunge, ma dello stile di vita e delle vibrazioni completamente differenti. Per me è stata la musica techno che ha sconvolto tutto. In quegli anni lavoravo qui in Germania come DJ per una discoteca Rock e ho visto, nel giro di 2-3 anni, i metallari tagliarsi i capelli, e diventare “normale” e noioso e andare alle feste techno. Essere un ‘techno-freak’ era di moda in quegli anni. Molti dei miei amici hanno lasciato il Metal per passare alla techno. Sicuramente anche il grunge ha contribuito a dividere il pubblico, ma per me in Germania la musica techno ha distrutto molte realtà locali.
-Cosa ne pensi, invece, del revival thrash degli ultimi anni? Tra le nuove leve chi vi ha maggiormente impressionato?
È difficile rispondere, voglio dire mi piacciono le vecchie band con cui sono cresciuto. Death Angel, Testament, Kreator e gruppi di questo tipo e continuo a seguire quello che fanno. È grandioso vedere che continuano a far uscire album così robusti. Ci sono poi molti giovani gruppi thrash usciti di recente come gli Evile dal Regno Unito e gli statunitensi Warbringer. Anche in Germania ci sono molte giovani band che suonano di nuovo thrash e così pensi: fino a dieci anni fa qui non c’erano nuove leve in campo thrash, suonavano tutti death metal melodico ed è fantastico che nel giro di un paio di anni stia sorgendo una nuova scena.
-A chi consiglieresti di ritirarsi dalle scene?
Ahaha, questa è una sporca domanda, non dovresti dire certe cose…
–Ahaha lo so, mettiamola allora in questo modo: cosa diresti a ‘quelle’ band per valorizzarsi e diventare migliori?
Ok, quello che odio veramente è quando i gruppi usano la drum machine o quando suonano dal vivo usando il playback e cose di questo tipo che veramente non hanno niente a che fare con il Metal. La musica Metal è rock and roll fatto a mano. Sfortunatamente molte band in questi ultimi anni usano dei playback nel cantato, nelle chitarre e nei ritornelli e questo non è suonare “live”! Quelle band dovrebbero ritirarsi, penso, perché questa è solo una fottute stronzate. Prendono in giro i loro fan che hanno pagato per vedere uno show dal vivo e ciò non è giusto!
-Cosa ne pensi della recente “conversione” di Dave Mustaine e di “Lulu” di Metallica e Lou Reed?
Beh, non posso dire granché di Dave Mustaine. L’ho incontrato davvero tante volte ed è un ragazzo insolito. Non voglio essere come lui, mi spiace. Lui combatterà sempre con i suoi demoni interiori, certo gli auguro tutta la fortuna possibile, ma è una persona strana. Per quanto riguarda Metallica/Lou Reed, è davvero una cosa stramba… Non mi è piaciuta, quindi… Non so se ai fan dei Metallica è piaciuta, ma a me no e non capisco il significato di quello che c’è dietro, veramente. Probabilmente ai fan di Lou Reed può essere piaciuto “Lulu”, perché è stato lui a comporlo, ma non credo sia stata una buona collaborazione, quella che hanno fatto: non tutte riescono bene…
-Cosa avete provato a condividere lo stesso palco con Kreator e Sodom nell’edizione dell’anno scorso dell’Hellfest? Vi siete incontrati?
Loro sono dei buoni e vecchi amici, quando ci siamo incontrati siamo stati insieme, abbiamo parlato molto ed è stato molto piacevole. Ogni volta che abbiamo l’occasione di suonare assieme è grandioso e ci divertiamo un sacco. In fondo abbiamo iniziato insieme ai Kreator, perciò questo trentesimo anniversario vale per tutti noi. Spero che questo possa unirci ancora di più e di suonare insieme più spesso.
-Infine, cosa vi augurate di riuscire a realizzare in futuro?
Sarebbe una gran cosa continuare a suonare musica ancora per tanti anni. Non sai mai cosa può portare il futuro, ma ho intenzione di godermela fino a che mi sarà possibile. Sarebbe bello suonare in nazioni in cui non abbiamo mai suonato, come le Filippine, il Vietnam, si stanno aprendo ora ai concerti Metal. India, Taiwan, Singapore e Cina stanno iniziando allo stesso modo. Abbiamo già suonato in alcuni di questi posti, ma mi piacerebbe tornare nuovamente e scoprire le nuove scene.
-Noi, invece, ci aspettiamo di vedervi anche qui in Italia…
Oh certo, sicuramente torneremo! È sempre magnifico suonare lì!
-Un’ultima parola per i vostri fan italiani e i lettori di TM…
Certo. In tutti i festival in cui abbiamo suonato c’è sempre stato almeno un ragazzo italiano tra la crew oppure a lavorare per il servizio che urlava: «P***odiooooo»! È troppo divertente…Ahahahaha
-Schmier, questo è tutto, ti ringrazio molto per questa piacevole intervista!