Progressive

Devin Townsend: ricorda quando, per fare pratica con la voce, ‘urlava contro un muro di pollame in una cella frigorifera’

Di Orso Comellini - 9 Gennaio 2022 - 10:49
Devin Townsend: ricorda quando, per fare pratica con la voce, ‘urlava contro un muro di pollame in una cella frigorifera’

In podcast su “Breaking Absolutes With Peter Orullian”, è stato chiesto a Devin Townsend se avesse mai studiato per cantare passando dalla voce pulita a quella in screaming gutturale. Questa la risposta del polistrumentista e produttore canadese ex-mastermind degli Strapping Young Lad:

Non ho mai voluto essere un cantante. Mai. Quando ero più giovane volevo solo suonare la chitarra. Solo che tutte le volte che cercavamo un cantante, quando eravamo degli adolescenti, finivamo sempre per trovare i peggiori tra noi. Senza quasi mai fare particolari errori, semplicemente erano terribili come persone. Ricordo di aver pensato a un certo punto: “Ok, bene, canterò io finché non troveremo qualcuno”. Da ragazzo ho fatto tanti lavori: ho lavorato in dozzine di ristoranti, nella fabbricazione di acciaio inossidabile o forni industriali. Semplicemente interminabili lavori in cui ho avuto compiti umili da svolgere. Di solito da solo. Per cui, in quello scenario, quello che facevo di solito era cantare. E anche se avevo un certo grado di facilità quando si trattava di essere intonato, non avevo un’intonazione perfetta. Diciamo un certo grado di intonazione. MA il punto era che potevo cantare in maniera intonata. Partendo da questa consapevolezza, ero in grado di cantare quegli album che ascoltavo mentre lavoravo.

Poi parla del ricordo che gli è rimasto più impresso:

Il ricordo che può essere considerato, immagino, il più memorabile è di quando lavoravo in questo laboratorio di preparazione per un ristorante. Tagliavo e facevo in parti i polli, oppure i calamari o qualunque altra cosa, e poi dovevo andare in questa cella frigorifera per stipare il tutto. Dovevo metterci tutti i cartellini con le date, per cui finivo per passarci dai 30 ai 40 minuti, là dentro. Quella che era una stanza insonorizzata a tutti gli effetti. Per cui, pensando che fosse una motivazione troppo debole, cantare per il semplice fatto di non apparire come qui cantanti con cui avevamo provato in passato, ho pensato: “Questa è una buona opportunità di fare pratica”. Per cui, ogni volta che entravo in quella cella frigorifera, mi mettevo a urlare a un muro di pollame. Così, quando poi abbiamo iniziato a incidere i primi demo, ho finito per cantarci sopra. E quello era niente più di un obiettivo per me, che solo un esercizio pratico di problem-solving.

Poi Devin continua il racconto:

Poi firmai per Relativity e Steve Vai venne a saperlo quando ero già sotto contratto e contattò quei ragazzi: “Mi piacerebbe che lui cantasse”. Ricordo di aver pensato: “Merda, io voglio solo suonare il basso o la chitarra”. Invece devo ringraziare Steve per avermi aiutato in molti modi, quando si tratta di imparare quello che voglio fare, ma soprattutto quello che non voglio fare, in un certo senso. Era molto attivo nell’insegnarmi certe cose sul canto. Poi ho fatto esperienza con qualcuno che ha cantato in una band molto famosa e mi ha detto: “Bene, se vuoi cantare, devi imparare a mantenere la tua voce. Per farlo, ecco alcuni esercizi”. Ed eccoci qui, dopo 30 anni, e sono finalmente un cantante, immagino.

Pagina ufficiale Facebook di Devin Townsend: https://www.facebook.com/dvntownsend