Diritto D’Autore: chiusi per sempre Megaupload, Megavideo e Megaporn
Nella giornata di ieri i tre portali Megaupload, Megavideo e Megaporn, sono stati chiusi per sempre da un’ordinanza del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti reso esecutivo dall’FBI. Il provvedimento è stato accompagnato dall’arresto del suo editore Kim Dotcom e dei suoi collaboratori più stretti, per un totale di sette persone e due società.
Si tratta dell’operazione contro la pirateria audiovisiva più importante mai intrapresa dagli Stati Uniti. Le accuse per gli arrestati sono pesanti e vanno dalla violazione delle norme sul diritto d’autore con un danno di circa 500 milioni di dollari per i detentori del copyright. Dotcom e il suo staff avrebbero tratto beneficio da questa violazione vendendo abbonamenti e spazio web ai loro clienti, per un ricavo non inferiore ai 175 milioni di dollari.
Oltre alla violazione di copyright e alla “cospirazione a scopo di violazione di copyright”, gli altri reati imputati sono quello di riciclaggio di denaro sporco e “cospirazione a scopo di racket”; la pena potrebbe anche superare i 50 anni di carcere.
Il “down” di questi tre portali è avvenuto in concomitanza con la giornata di protesta contro i disegni di legge di SOPA e PIPA, in cui molti grandi siti web capitanati da Wikipedia hanno oscurato le loro pagine per un’intera giornata. Questo episodio ha fatto inizialmente pensare che i tre “Mega” avessero in qualche modo aderito alla protesta, complice anche un annuncio di solidarietà nei confronti della “serrata” apparso su Megaupload nei giorni scorsi.
La notizia dell’arresto di Kim Dotcom e dei suoi collaboratori ha fatto in breve il giro del mondo e generato reazioni di ogni tipo, sia di sostegno, sia di protesta. Uno degli elementi più contestati è il fatto che un mandato di cattura emesso in Virginia (USA) sia stato reso esecutivo in Nuova Zelanda. In USA il collettivo hacker degli Anonymous ha effettuato un attacco informatico DDoS (letteralmente Distributed Denial Of Service, ovvero una richiesta di dati inoltrata al server da parte di più persone superiori alle sue capacità che ne determinano il blocco) nei confronti dei siti di RIAA e MPAA che rappresentano i produttori discografici e cinematografici, del dipartimento della giustizia USA, dell’FBI, della major Universal e dell’associazione delle etichette BMI.