Diritto D’Autore: SOPA e industria musicale contro Google e Wikipedia
Il SOPA, acronimo di Stop Online Piracy Act, è una controversa proposta di legge presentata a ottobre dell’anno scorso alla Camera dal deputato statunitense Lamar S. Smith e sostenuto da un gruppo di 12 parlamentari. Nata con il preciso intento di tutelare i detentori del copyright dalla pirateria online, se questa proposta completasse il suo iter trasformandosi in legge permetterebbe al Dipartimento di Giustizia e ai titolari di copyright di prendere direttamente provvedimenti contro i siti web che facilitano in qualsiasi modo la diffusione di materiale coperto da diritto d’autore. Tra le sanzioni contemplate per i rei vi è il blocco di qualsiasi rapporto commerciale con network pubblicitari (AdWords) e/o di gestione dei pagamenti elettronici (Paypal/Visa), la rimozione coatta dai motori di ricerca e l’obbligo agli ISP (Internet Service Provider) di bloccare l’accesso al portale incriminato.
Il SOPA, nato con l’intento di proteggere il mercato dalla proprietà intellettuale, è stato criticato duramente da una parte di opinione pubblica e da noti portali Internet che, capitanati da Wikipedia, hanno protestato oscurando le loro pagine lo scorso 18 gennaio. Se l’iter della legge è stato un po’ rallentato da questi eventi che hanno sensibilizzato l’opinione pubblica, la battaglia tra favorevoli e contrari prosegue.
L’ultimo in ordine di tempo ad aver gettato benzina sul fuoco è Cary Sherman, l’amministratore delegato della RIAA (Recording Industry Association of America), l’associazione americana che fa gli interessi dell’industria discografica, accusando in un articolo pubblicato sul New York Times i pezzi grossi del web di aver fatto falsa informazione. I portali che hanno fatto campagna di sensibilizzazione contro il SOPA come Wikipedia e Google avrebbero artificiosamente abusato della loro posizione dominante fornendo alla loro utenza informazioni viziate per indurre più di 7 milioni di persone a firmare una petizione online contro la proposta di legge. Le parole di Cary Sherman sono state molto dure:
«La disinformazione potrebbe essere uno sporco giochetto, ma funziona. Considerate per esempio l’affermazione secondo cui SOPA e PIPA rappresentano una forma di censura; si tratta di un termine istigatorio che evoca un’immagine di un giro di vite conto i siti pro-democrazia cinesi o iraniani. Da quando si chiama censura il voler porre fine a un’operazione che la corte americana, davanti a un’accurata analisi delle prove, ha bollato come illegale? Quando la polizia chiude un magazzino pieno di materiale rubato, non è censura, ma quando questi beni sono online non lo è, giusto? Wikipedia e Google e gli altri hanno inguistamente equiparato il SOPA alla censura; hanno anche argomentato in modo fuorviante che questi disegni di legge richiedessero che i siti web controllassero che cosa i loro utenti caricano, ignorando deliberatamente le sezioni della proposta che affrontano il non obbligo a monitorare.
L’iperbolica menzogna mostrata nelle home page di alcuni dei portali più importanti del mondo, equivale an abuso di fiducia e a un gioco di potere. Wikipedia e Google hanno avuto la pretesa di essere una fonte neutrale di notizie, ma hanno mancato questo impegno presentando informazioni che non solo non sono neutrali, ma palesemente incomplete e fuorvianti. Hanno ingannato i loro utenti, facendo credere loro che fosse la verità, quando invece si trattava di una mera dichiarazione politica arrivista.
I network televisivi che hanno attivamente supportato SOPA e PIPA non hanno utilizzato la loro credibilità per perorale la loro causa. Questo perché i vecchi media tracciano una linea netta tra “notizia” ed “editoriale”; apparentemente Wikipedia e Google non riconoscono il confine etico tra riportare in modo neutro le informazioni e presentare le proprie opinioni come fatti.»