Vario

Domine (Enrico Paoli)

Di - 18 Febbraio 2004 - 15:55
Domine (Enrico Paoli)

Enrico Paoli è un’icona del metal italiano, la sua brillante carriera come chitarrista dei Domine si abbina perfettamente alla sua fama di personaggio disponbile e sincero, disposto con la massima gentilezza a rispondere alle domande di un supporter sfegatato del suo gruppo come me. E’ un Enrico Paoli soddisfatto, consapevole del valore enorme del nuovo “Emperor of the blcak runes”, in breve l’intervista si è strasformata in una carrellata a tutto campo che rappresenta l’evoluzione dei una intera scena vista attraverso gli occhi di chi ha contribuito sostanzialmente a creare il metal in Italia. Un vero fium in piena.

E’ davvero un onore per me poter intervistarti Enrico, sono un grandissimo supporter dei Domine e il vostro ultimo disco è davvero bellissimo, possiamo incominciare questa intervista parlando del processo compositivo che ha portato alla realizzazione dei brani. Le canzoni che compongono “Emperor of the black runes” sono le più mature e ambiziose che i Domine abbiano mai composto, come avete lavorato al song writing? Quali sono le sostanziali differenze tra questo platter e i precedenti?

Ma guarda, non ci sono state delle sostanziali differenze, effettivamente questa volta abbiamo lavorato parecchio sui brani, per vari motivi: prima di tutto questo disco viene dopo “Stormbringer  ruler” che tutt’ora è un disco che ci piace tantissimo di cui noi siamo molto soddisfatti. Quindi quando ci siamo proposti di scrivere i nuovi pezzi l’approccio non è stato semplicissimo perchè è sempre possibile fare un passo in più, consapevoli di un disco passato che tutt’ora ci soddisfa molto ci siamo chiesti se fosse possibile per noi fare di melgio. Questo disco, al contrario degli altri album è nato da zero, i dischi precedenti avevano idee prese dalle prime demo della band e anche “Stormbringer ruler” aveva delle idee che non erano recentissime. L’approccio è stato sostanzialmente il solito, di regola sono io quello che parte con le idee iniziali e poi a mettere su nastro i riff principali e le melodie principali, poi ci ritroviamo tutti insieme in sala prove e lavoriamo sui brani. Siamo molto classici come attitudine, suoniamo insieme, non siamo molto bravi con computer o cose del genere. A livello di differenze, abbiamo cercato di percorrere nuove strade cercando di trovare massima libertà e soluzioni molto aggressive e in parte anche molto più melodiche. C’è un brano totalmente acustico, quando ci siamo trovati le prime volta a provarlo abbiamo dovuto cambiare delle dinamiche care alla band. Infatti non avete mai fatto un brano acustico. Giusto, così quando suoni un determinato genere acquisisci una routine che sei costretto a rompre se vuoi riuscire a fare delle cose nuove. Secondo me il disco nuovo, come hai detto tu, è molto più maturo rispetto agli altri e ci sono anche alcune novità, però comunque è ancorato al nostro stile e soprattutto è ancorato alle cose che ci piacciono.

I brani nuovi hanno una durata spesso maggiore ai sei minuti, eppure le vostre composizioni non risultano in nessun caso prolisse o ripetitive, ho notato una maggiore fluidità della sezione ritmica rispetto al passato, pensi che questo aspetto abbia portato a un miglioramento sensibile del vostro sound oppure si tratta di un aspetto casuale?

Ma, è vero da un punto di vista dell’esecuzione, magari quando hai una esecuzione molto fluida diminuisce la pesantezza, la difficoltà, del brano. La realtà è che c’è stato un lavoro molto intenso a livello compositivo e di arrangiamento. Ci sono varie ragioni per questo: prima di tutto noi non facciamo pezzi lunghi perchè dobbiamo farli, non ci diciamo “ok, in questo disco ci vogliono due brani sopra i dieci minuti” di solito si tratta di idee così stimolanti che quando le svliuppi hanno una evoluzione articolata in varie direzioni. Questa è una cosa molto naturale, così il brano diventa fluido e omogeneo perchè le idee stesse vengono fuori in questa maniera. Ci sono delle dinamiche che si trasformano e diventano articolate, quindi non ci sono riff semplicemente accozzati l’uno all’altro. Successivamente c’è anche un bel lavoro di arrangiamento. Per darti un’idea dei tempi, per fare questo disco siamo stati dalla fine dell’agosto 2002 fino a dicembre 2002 a scrivere brani. Poi dovevamo entrare in studio ma non eravamo ancora pronti, così siamo stati in sala prove. In sala prove noi non ci sediamo lì con il computerino, noi suoniamo, siamo così. Siamo dei metallari degli anni ottanta: chitarre, strumenti e suoniamo. Siamo stati quattro mesi a fare questo, a valutare tutti gli arrangiamenti e i suoni che volevamo usare. Ti ritrovi a suonare i brani quasi in sede live e ti rendi conto di quali sono le parti che sono troppo prolisse o ripetitive, chessò il riff che (tu lo) ripeti otto volte, invece basta che lo fai quattro volte. In questo modo qui dai alle canzoni quella che è la patina live che poi è secondo me lo spirito basilare del gruppo heavy metal. Dell’heavy metal come lo intando io. Dopo arrivi al brano nella forma che scorre bene, è un lavoro di arrangiamento e di gruppo atto all’evoluzione dei vari aspetti. Per tornare al discorso che facevi prima sui brani lunghi, c’è sempre questa dualità nei dischi nostri. Ci sono i brani che sono più diretti e più semplici, più live. Quelli che noi ci divertiamo a suonare dal vivo, magari stai meno attento a guardare le dita sulla chitarra…. poi ci sono i brani più lunghi, che per me, come mi pare di aver capito anche per te, sono quelli più belli su disco. Dal vivo, ti dirò, mi diverto di più a fare i brani più diretti e lo trovo semplicemente più divertente. 

Le vostre chitarre sono potentissime, rispetto ai lavori precedenti avete cercato una maggiore enfasi del souno delle chitarre, con questo il vostro sound no ha assolutamente risentito di modifiche traumatiche. Come giudichi il risultato del suono delle chitarre su questo nuovo disco? Pensi che possa aiutarvi avere un sound così vibrante anche in previsione del live set?

Certamente, c’ho lavorato come un matto rispetto all’altro disco questa volta c’è stato un pochino di lavoro in più in studio, nel senso…. Noi non siamo un gruppo che non (si) lavora ai brani in studio, quando arriviamo in studio i brani son pronti, non cambiamo le cose quando siamo in studio di registrazione, addirittura ci son gruppi che se lo posson permettere e stanno lì a comporre il disco dei mesi. Noi no, noi facciamo tutto il lavoro in preproduzione. Però effettivamente una cosa che abbiamo fatto questa volta, devo dire che sulle chitarre c’ho lavorato di più a livello di suoni. In passato è stato fatto quasi tutto con degli amplificatori Marshall, invece questa volta ho usato sia il vecchio amplificatore Marshall, sia una Mesa Boogie (mi suso per la incomprensione rispetto a quanto scritto in precedenza, EG) che poi è quella che ora stò usando dal vivo, e addirittura ho nolleggiato su istruzione del fonico una Soldano di quelle artigianali, proprio, sai costosissima fatta a mano, che ha un suono particolare. E poi c’è una cosa, (che) c’è una valanga di chitarre su questo disco, tantissime, anche chitarre acustiche e ti dico la verità, mi sò divertito come un matto a suonarle. C’è stata proprio l’intenzione di mettere un grosso suono chitarristico. Infatti, io ti dico la verità, ogni tanto quando leggo le recensioni di un disco vedo sempre che (c’è) tantissimi tipi di opinione che è giusto, normale. Però alcune cose che mi hanno colpito di alcune recensioni è che certi dicono che sia quasi un disco più orchestrale, quando invece io credo (che) sia un disco chitarristico a bestia. (C’è) dei pezzi tipo “Song of the swords” o addirittura “Arioch the chaos star” dove le orchestrazioni non ci sono manco per niente, mentre magari c’è qualcuno, specialmente all’estero che ultimamente, secondo me, stà mettendo su un pò di ritorsioni nei confronti dei gruppi italiani, che dicon: “Mah, vabbeh… son come i Rhapsody” quando invece secondo me, credo non ci sia proprio niente a che fare. Ma non è che lo dico in modo…. quasi con la puzza sotto il naso, per dire che noi siamo migliori di loro, semplicemente è perchè l’attitudine, le radici son diverse. Noi abbiamo incominciato negli anni ottanta e (si aveva) proprio l’attitudine dei gruppi heavy metal di quel tempo. Adesso non voglio dire che sia giusto o sbagliato, ti dico che sia giusto per noi semplicemente, poi gli altri possono fare certamente quello che ritengono più giusto. Prendi Riccardo il nostro tastierista, ha (anche) una attitudine molto strana come tastierista, ha proprio un attacco ritmico, è difficile che faccia dè temi portanti o degli assoli…. un chitarrista che suona le tastiere. Perchè anche lui come ascolti ha proprio quei gruppi epic che magari non han nemmeno un tastierista in formazione.    

Nel nuovo disco possiamo apprezzare due composizioni molto ambiziose e articolate come “The Aquilonia suite” e “The sun of the new season”, i Domine hanno sempre saputo scrivere grandi suite di lunga durata ma devo dire che in questo caso vi siete davvero superati. Vorrei sapere quali sono state le fonti di ispirazione che vi hanno spinto a comporre queste due canzoni, la prima è ispirata alle vicende di Conan il Barbaro vuoi parlarcene?

Le fonti di ispirazione sono diverse e forse in questo disco ci sono meno riferimenti letterari, perchè ci sono dei brani che sono chiaramente e dichiaratamente basati su dei libri, “The song of the swords” è basata sul primo libro della Saga di Elrich, mentre “The aquilonia suite” è chiaramente “Conan il Barabaro” di Robert Howard, il libro, i vari libri, i film e la colonna sonora soprattutto. Poi ci sono altre cose che sono magari meno evidenti, tipo “Battle gods” è basata su un film di Hong Kong di sword e sorcery molto mitologico con dei grandi effetti speciali, si chiama “The legend of Zool”, è un remake di un vecchio film degli anni novanta che si chiamava “Doom warrior of the magic mountain” sulla mitologia dell’estremo oriente fatta però in modo molto moderno. Poi, per il resto c’è “Prince in the scarlet robe” che è sempre basata su un romanzo di Michael Moorcock è dedicata a un personaggio che si chiama Corum, questa è molto drammatica come il ciclo di Elrich, molto dura, molto oscura. Tra l’altro m’è garbato molto fare questo brano perchè il ciclo di Corum ha molte affinità con la mitologia nordica del Galles e della Scozia ed è un poco come le ultime atmosfere, come “Stormbringer ruler” anche questo nuovo “emperor of the black runes” è basato su armonizzazioni celtiche e quindi, ecco, mi è piaciuto molto fare un brano in questo disco legato a questo personaggio. Poi ci sono altre cose che in realtà possono avere dei piccoli spunti letterari però poi dopo sono molto più simboliche, usate in modo molto più metaforico. Ho sviluppato delle tematiche che sono molto più personali, ti faccio un esempio: quello di “Icarus ascending” che è chiaramente ispirata al mito greco di Icaro però l’ho visto in un modo molto più personale, il mito di Icaro, quello classico, diciamo, è un poco una sorta di avvertimento, una storia di quelle antiche, come la religione, ch’erano fatte apposta per tenere a bada la gente. Cioè se (te) voli troppo vicino al Sole, o disobbidisci al padre poi (te) vieni punito, questo è il succo del mito classico. In realtà secondo me il mito di Icaro è proprio una parafrasi stupenda della ricerca della libertà, l’ho voluta leggere di più in questa chiave qui che non in quell’altra che secondo me è molto più deprimente. Mentre invece è molto bella questa figura di questo personaggio che contro tutto e contro tutti vola e tenta questo volo incredibile no? Infatti l’Icaro dei Domine col corpo cade nel mar Egeo però con lo spirito vola al di fuori dello spazio addirittura e c’è proprio l’urlo finale di Morby: “Icaro è libero!!!” che (proprio) secondo noi e uno di quei momenti molto epici del disco. Percui ci son dei testi con riferimenti letterari, però poi ci sono cose molto più personali rimanendo (però) con questa patina evocativa, questa patina fantasy. La stessa cosa è “Arioch the chaos star”, ok, Arioch è uno de’personaggi del ciclo di Elrich, questo demone del Chaos (però) è una sorta di male universale perciò lì ho voluto mettere delle cose che vedo nelle situazioni attuali, ecco delle situazioni al telegiornale che non vanno. Non è che ci metto la politica, non mi riesce di fare il testo tipo gruppi hard core, o gruppi policizzati che fanno certi testi, mi piace di più dargli una patina più particlare, “the sun of the new season” è un brano di speranza verso il futuro, quindi (di) lasciarsi dietro tutte le difficoltà che hai avuto nella tua vita però davanti avrai il sole della nuova stagione che ti porterà nuovamente a casa no? Oppure “True believer” che può sembrare il classico inno heavy metal e invece semplicemente è dedicata a quelle persone che vivono la loro vita credendo in qualcosa, ecco, può essere una cosa molto semplice molto banale però ti dà lo stimolo per alzarti tutte le mattine e vivere la vita. “The forest of light” è un brano molto più del tipo “la calma dopo la tempesta” come dopo una vita o un disco durissimo come può essere “Emperor of the black runes” tu hai un’oasi di pace, il posto che magari tante persone cercano per tutta la vita. Come vedi ci sono tante cose.

Enrico mi hai risposto in mianiera davvero completa, ecco io….

Ma sia cosa c’è? Magari delle volte, tante volte i giornalisti ricevono il promo ma non hanno il testo….

Io i testi non li ho però sapendo l’inglese fortunatamente qualcosa…..capisco, poi non ho idea se c’è il film dietro però…

No, certo è chiaro, a volte è un pochino frustrante sentirsi accomunare a tutti que’gruppi che fanno il concept e che a volte, guarda, succede, c’è della gente che magari non ascolta nemmeno il disco, guarda la copertina e dice “Ok, c’è il guerriero davanti con la spada, sono italiani, ma saranno come i Rhapsody sicuramente è un concept album, copiato da qualche cazzo di libro fantasy del cavolo”, quando ti dirò, libri fantasy ne ho letto proprio tanti e non mi riesce tanto bene a far la canzoncina sul buono contro il cattivo, ma non perchè voglia sembrare superiore agli altri solamente cerco di fare delle cose che mi danno una soddisfazione e che mi stimolano anche a farle, se no uno può fare anche altre cose, ci sono talmente tante cose interessanti. Percui mi fai piacere a chiedermi dei testi perchè io ci lavoro tanto.    

In questo platter Morby è letteralmente strepitoso, molte persone che hanno letto la mia recensione, anche se non amano l’epic metal hanno dovuto ammettere che l’interpretazione di Morby supera qualsiasi aspettativa. Hai avuto anche tu la sensazione che nel tempo il vostro feeling con lui sia progressivamente cresciuto e avete maggiormente approfondito le capacità reciproche?

Ma guarda io per correttezza direi che lui è il miglior cantante metal, mettiamola così, perchè io penso che anche in altri generi musicali oppure anche in altri generi di metal più melodici ci siano comunque dei bravissimi cantanti. Però se vai su quel versante, quello derivato da Rob Halford, da Jeoff Tate, da Eric Adams, secondo me… io son convinto che Morby è il numero uno. Poi chiaramente ti può piacere o non piacere un certo sitle vocale che in effetti è abbastanza estremo, che è proprio molto heavy metal. Anche per questo certe volte lui si diverte a fare cose diverse, in questo disco trovi, se ascolti “Forest of light” che canta tutto basso tutto molto armonioso, però quando lo senti che spara in quella maniera, lì davvero senti la bravura di un vero cantante heavy metal. Comunque per altri stili ci sono anche altri artisti molto bravi secondo me, però sull’heavy metal sono concorde, sai cos’è che è bello? E’ una manna dal cielo per un compositore perchè gli fai fare di tutto, può fare quello che vuole, qualsiasi cosa, Per questo disco effettivamente ha fatto un grandissimo lavoro, in questi giorni stiamo preparando il live set, quando Morby prova i brani dei dischi vecchi è una passeggiata in confronto a quelli nuovi. Il fatto è che questi nuovi hanno cose molto complesse e spinte molto, molto ai limiti.

Guarda Enrico, quello che volevo dirti è che questo nuovo disco è quello che ha linterpretazione vocale migliore, al di là della tecnica, lo trovo molto espressivo, questo l’hanno notato tutti quelli che hanno letto la mia recensione, anche coloro che non amano il genere in questione l’hanno dovuto ammettere, penso possa farvi piacere.

Ma certamente! Io penso che al di là di tutte le sfaccettature che possono stare dietro al disco, dalle canzoni, dalla produzione, dai suoni, l’obbiettivo di un gruppo, almeno per il nostro, è quello di essere espressivi. Noi abbiamo incominciato a suonare perchè siamo dei fan, siamo degli appassionati di musica, ci sono degli artisti che quando li ascolti ti danno delle sensazioni talmente forti e talmente belle che ti piacerebbe fare altrattanto con gli ascoltatori tuoi tramite il tuo disco. Percui come dici te, la ricerca dell’espressività, del trasmettere qualcosa, le cose che ci tieni in particolare nel disco; se questo arriva la missione è compiuta pienamente perchè effettivamente è questo il motivo per il quale prendi uno strumento e nonostante tutte le difficoltà che ci sono a suonare questo genere lo fai comunque. 

A livello lirico Michael Moorcock è sempre stato il tuo principale ispiratore, credo che già un milione di volte ti abbiano chiesto della saga del Campione Eterno, quindi non preoccuparti non ti annoierò ulteriormente. Io ho letto alcuni passaggi di questo autore e trovo che la sua letteratura possieda una drammaticità e una profondità emozionale davvero sconcertante. Personalmente conosco molto bene maestri del fantasy come Tolkien ma credo che siano molto differenti da Moorcock proprio per questo aspetto. Cosa ti lega così nel profondo a un autore come lui, come descriveresti l’approccio letterario di Moorcock? Trovi delle somiglianze tra questo approccio e il vostro approccio sonoro?

Guarda un parallelismo di sicuro c’è, perchè io questi interessi letterari ce li ho avuti prima di scoprire la musica metal, quindi è un poco il contrario: io mi sono avvicinato all’hard rock prima e poi all’heavy metal proprio perchè trovavo le atmosfere drammatiche dei libri che mi piacevano. A me piace tantissimo Moorcock perchè è molto personale, onestamente non so fino a che punto può essere un grande scrittore fantasy, sicuramente è uno scrittore molto particolare, personale, perchè riesce a unire la fantasy eroica e pure più classica con cose che possono essere fuori genere più fantascientifiche oppure lisergiche, cose un poco anche fuori di testa insomma. Ecco comunque c’è sempre questa drammaticità di base, è molto poco allegro, non è molto bucolico, non è che c’ha gli gnomi e le fatine, è più per lo spadone che ti ammazza le persone care. In effetti c’è un legame con queste cose qui, priprio un legame musicale con noi, siamo molto legati ai gruppi heavy metal che avevano una patina abbastanza dura, nel senso di melodici ma comunque duri, tipo i ManowaR di “Into glory ride”. Ma anche i Queen, stò parlando di quelli vecchi, quelli duri insomma, non quelli più melodici recenti, se ti ascolti “Queen II” o “A night at the opera” ci sono dei momenti che sono fatti di drammaticità pura, tipo il dramma Shakespeariano che muoniono duecento personaggi, non è che sia la storiellina tranquilla, l’atmosfera poi è quella. Da questo punto di vista secondo me siamo completamente diversi da certi gruppi di power metal più solari, più melodici, più tedescoidi hai capito? Ogni tanto anche a noi piace avere dei momenti un pochino di tranquillità, ogni tanto sempre a esser duri, a essere arcigni, c’è bisogno del momento più melodico. In questo disco c’è per esempio “Icarus acending”.

Infatti la trovo una canzone…..

Atipica?

Sì, non ha niente in realtà di atipico, siete sempre voi, però il mood ha qualcosa….

Di diverso, esatto, ti dico, è stato il primo pezzo scritto per questo disco, effettivamente ci son delle strade che ti si pongon davanti e tu le devi percorrere perchè sennò tu fa’sempre il solito disco.

L’ho scritto nella recensione pensando di aver scritto una furbata, magari invece è una stronzata, vi ha influenzati il brano degli Iron Maiden “The flight of Icarus”?

No francamente no,  guarda le influenze di quel brano lì sono (più) fuori dall’heavy metal, molto più sul folk o sul progressive rock. A me piacciono tantissimo cose tipo i Jethro Tull, Thin Lizzy che sono già più rock, ma anche dei gruppi eccezionali tipo gli Ortzlit (spero di averci azzeccato, nda) boh, forse non li conosci nemmeno, sono irlandesi, hanno fatto una valanga di dischi e hanno proprio questi momenti di folk unito al rock che sono eccezionali, gente come John Remburn, io l’ho visto dal vivo è un chitarrista secondo me pauroso, l’ho visto dal vivo è stato uno dei miei primi concerti, l’ho visto nel 1978 e ha queste atmosfere di mitologia antica, proprio queste atmosfere acustiche antiche, ma antiche sul serio, non le melodie medievali che tanti usano, e questo ti porta a usare delle melodie diverse dalle nostre solite, però poi gli dai la patina tua e lo ributti dentro il tuo genere e il tuo stile. Ecco queste sono le influenze di quel brano però ci sono dei momenti che secondo me sono molto maideniani (però) in effetti è stato un caso che anche loro usato il mito di Icaro.

Ha un bel refrain infatti, si può dire che docolla letteralmente, credo sia una delle migliori del disco e sicuramente una delle sorprese.

Sicuramente una delle sorprese, anche per gli altri ragazzi quando l’ho portata la prima volta (risate sonore nda)

Il nuovo disco possiede una attitudine frontale ed epica che credo vi avvanteggerà notevolmente in sede live, avete composto alcuni nuovi classici del vostro repertorio come “Battle gods”, “Arioch, the chaos star” e “The song of the swords”. Questi pezzi potentissimi dimostrano la vostra energia sonora, la loro composizione è stata pensata appositamente per il live set? Pensate che il pubblico apprezzerà maggiormente composizioni frontali e trascinanti come queste o pezzi più elaborati?

Ci stiamo lavorando perchè non è facile, ci si ritrova adesso con quattro album, ci si ritrova con un sacco di pezzi che ci piacciono, sei nella stessa situazione di quando come fan vai a vedere un gruppo che ti piace. Vai a vedere gli Iron Maiden che hanno fatto tantissimi dischi e tutte le volte esci dal concerto e dici “bellissimo, però non hanno fatto quella”, e noi ci mettiamo esattamente nei panni dei fan e ci diciamo “cavolo!”. Noi verremmo suonare tutto il disco nuovo sai perchè? Perchè son brani più recenti che non abbiamo mai fatto dal vivo e vogliamo sentire come funzionano, percui ci piacerebbe suonarlo tutto perchè a parte “Forest of light” che rischiede una situazione acustica, e a volte stai nei locali che hanno una situazione acustica particolare, magari non bella, percui quella magari sarà l’unica cosa che avrà proprio dei problemi tecnici per essere suonata. Poi però ti incominci a dire: “Cavolo i ragazzi vorranno Thunderstorm, Dragonlord, e le altre”. Vuoi non fare nulla dal primo album che poi tutti dopo dicono: “non fate mai nulla del primo disco”. Stiamo rispolverando Stormbringer potremmo provare a fare certe cose. Ti ritrovi alla fine che avresti un set di due ore, due ore in questo modo qui noi muoriamo, ci portate a casa con la barella, e solo una questione fisica ecco. Perchè poi Morby si ritrova le corde vocali a terra e Stefano si ritrova senza gambe. L’approccio credo che sarà, parlando di un concerto intero, quello di fare un compromesso tra i pezzi del disco nuovo che comunque vogliamo fare e poi mettendo dentro dei brani vecchi che sono quelli che piacciono un poco a tutti. Quelli per cui siamo, diciamo famosi, e devi dare una sorta di dinamicità per poter respirare. Perchè se cominciamo a fare “Battle gods”, “Truebeliever”, “Hurricane master” alla fine effettivamente muoriamo. Poi dipende dalla situazione, ti trovi magari al festival dove hai quei trenta minuti a disposizione e fai i pezzi più veloci e brevi perchè se fai “The aquilonia suite” fai due pezzi e vai via. Questo è quello su cui stiamo lavorando, la scaletta.       

Come pensate di muovervi sotto il profilo live? Avete già un tour pianificato, puoi anticiparci qualcosa di preciso. Io vi ho visti in entrambe le vostre esibizioni al Gods of Metal e siete stati immensi, per me avete fatto la migliore prestazione live nel 2002 anche superiore a quella dei ManowaR veramente deludenti in quella sede. Il loro ultimo disco l’ho trovato altrettanto…

Mah, io sono più legato ai primi lavori tipo “Into glory ride” che sono dei capolavori assoluti, le ultime cose io le ascolto perchè sono appassionato, quando sei appassionato ad un gruppo così tanto gli perdoni tante cose, accetti delle cose che magari altre persone, non appassionate del gruppo, non accetterebbero. Per me il gruppo che seguo da quando sono un ragazzino sono i Queen, c’ho i live, i bootleg, io sono appassionato e ascolto pure i dischi che ci sono i brani da discoteca che mi rendo conto che sono delle porcate però sono talemente fissato che l’approccio non è più obiettivo, appena senti il cantante che entra o il chitarrista ti piace uguale, ci sei entrato talmente in contatto che ti piace qualsiasi cosa facciano anche se ti rendi conto che se fosse un altro gruppo con un altro cantante ti farebbe schifo. (quindi se “American trilogy” l’avesse cantata un altro potrei finalmente dire che è una vergogna! Nda) Per me il discorso per i ManowaR è abbastanza similare.   

Pensate di tornare a suonare ai grandi festival? In Germania avete intenzione di andare a ribadire la vostra bravura?

Abbiamo fatto anche Wacken, ma senti per ora l’unica cosa che abbiamo di stabilito è che in Aprile facciamo dei concerti qui in Italia e adesso a marzo facciamo una data ad Atene, il 14 marzo, poi dopo diciamo che c’è qualcosa in ballo sia come festival che come possibili tour, incrocio le dita settemila volte, e concerti fuori dall’Italia. Il problema è che non è più così facile, è diventato un casino specialmente come tour europei ce ne sono sempre meno e c’è sempre meno possibilità di inserirsi come gruppo di supporto (magari a gente che suona da meno tempo di voi nda). Anche in passato ci sono state tante cose che sembravano e poi pum! Non se ne fece nulla, adesso comunque non posso dirti nulla però a noi (ci) piacerebbe fare qualsiasi cosa, risuonare al Gods, risuonare ovunque. Sono delle esperienze stupende, per noi quella dell Heiniken Jammin Festival è stata quella più allucinante.

Sì perchè vi siete trovati davanti un pubblico enrome e poi abbastanza eterogeneo.

Sì eran tutti molto presi, la reazione è stata allucinante, appena siamo saliti sul palco s’è visto le mani alzate a perdita d’occhio, è stata una cosa abbastanza allucinante.

Il vostro pubblico perfetto sono i fan degli Iron Maiden quindi……  

Mah, può darsi, sì curamente ci portano fortuna, s’è suonato insieme anche al Gods of Metal (risate sonore)

Ci sono paesi dove siete considerati delle semi-divinità come la Grecia, ho avuto modo di sentire diverse band grache epic metal negli ultimi mesi e tutti muoiono dalla voglia di suonare con voi, oppure parlano benissimo dei Domine, cosa vi ha reso così celebri in Gracia? Quale accoglienza ricevete in quel paese se suonate live? Avete degli eventi da ricordare…..

Non lo so onestamente, è una sorta di legame che si è instaurato molti anni or sono quando facevamo le demo tape, noi in Grecia abbiamo venduto delle centinaia di demo tape uno per uno via posta, loro ci mandavano le Dracme.

Li spedivate via posta? Lo faccio anche io adesso, mando i soldi in busta e mi faccio spedire i dische delle band che si autoprducono.

Bravo, è così che si supporta la scena undeground, la si tiene in vita. All’inizio magari trovi delle band che hanno un livello tecnico basso perchè non hanno i mezzi per registrare in maniera professionale però ci senti lo spirito vero, questo poi rende frutti nel futuro. Con la Grecia è stato questo ma non solo con loro, anche in Italia c’erano in quel periodo degli appassionati che cercavano demo tape, che supportavano il gruppo e che ti davano l’entusiasmo per il futuro. Tuttora in Gracia c’è molta gente appassionata ma poi c’è anche il rovescio della medaglia, ci son delle persone in verità, con cui ho fatto recentemente anche delle interviste che ti dicono delle cose spiazzanti. La passione per i demo tape penso sia una cosa che ti porti, come ti dicevo prima, a reazioni strane, c’è gente che crede che i nostri primi demo fossero le cose migliori che abbiamo fatto, son cose inspiegabili. Comunque c’è grosso legame con la Grecia.

Anche i Wotan sono molto noti in Grecia…

Esatto e pochi li conoscono in Italia   

Enrico tu sei un personaggio storico del metal italiano, i Domine, anche se molti non lo sanno, hanno faticato per anni nell’underground prima di arrivare alla pubblicazione del primo disco. Come ricordi quel periodo e cosa ne pensi dell’attuale situazione in cui tante band arrivano a registrare un disco dopo solo una demo? Cosa è rimasto della vecchia scena italiana, ci sono band che ricordi con piacere o che hanno suonato in passato con voi?

La situazione in Italia, ti dico veramente, è ancora una situazione drammatica. Purtroppo non è una situazione solo italiana, la scena metal è messa così un poco ovunque. Con questa cosa non è che voglio fare il piagnisteo, noi domani saremo dinuovo con la chitarra in mano a suonare, però in effetti dire che la scena italiana sia migliorata è vero fino a un certo punto. La cosa che è assolutamente vera è che c’è un pochino più interesse e ci sono più addetti ai lavori. Ci sono etichette che comunque producono dischi italiani, ci sono parecchi giornali che sostengono la scena questo è molto buono, ci sono degli appassionati che vanno ai concerti e che comprano i dischi e questo è sicuramente positivo. Nel passato c’erano delle grosse lacune tecniche, ecco, proprio delle difficoltà di trovare degli studi che facessero heavy metal, solo registrare una chitarra distorta era un casino anche quello. Non è poco, era uno scoglio grosso, dovevi trovare magari l’etichetta che di solito non era minimamente interessata ad ascoltare un demo heavy metal. Adesso ci sono i festival e vedi che al Gods of Metal ci sono magari quarantamila persone, parlando degli Iron Maiden magari più della metà non sono tutti interessati all’heavy metal però comunque sono lì. Vedono pure i Domine, i Lacuna Coil, i Vision Divine che sono gruppi italiani, ecco non è una cosa da poco. Se però te guardi la televisione l’heavy metal non lo vedi (lascia che va bene così…. Mtv ci ha già sistemati una volta nda) in classifica il metal non ce lo vedi. Secondo me in Italia la cosa è ancora molto underground, quando parli con certi giornalisti stranieri e ti dicono “Cazzo, in Italia c’avete una bella scena heavy metal non come qui in…. Francia che non c’è una mazza” in realtà non è così. Allora è un problema da tutte le parti.    

Quale è stato l’atteggiamento e il responso della stampa estera rispetto al vostro nuovo disco? Ricordo quando i nostri gruppi venivano denigrati come band di serie B solo perchè provenienti dall’Italia, oggi è ancora percepibile questa situazione? Vi siete mai sentiti discriminati quando avete suonato all’estero?

Discriminati…. dipende dalle volte, dipende dall’attitudine e dalle cose che ti vengono dette. E’ chiaro che un prodotto musicale, un disco può essere recepito in tantissimi modi diversi. Per quel che riguarda il fatto di essere italiani e di essere considerati in modo diverso, io ti dico la verità, un pochino si sente adesso. Perchè ci sono, anzi c’è in atto nei confronti dei gruppi italiani un pochino di superficialità in questo momento, io stò leggendo adesso delle recensioni di persono che solo di recente si sono affacciate alla scena metal. Questi buttano anche il nostro gruppo nel marasma dei gruppi italiani che seguono i Rhapsody, che non c’entra assolutamente un cazzo. Mentre per esempio in passato magari anche con “Champion eternal”, era il primo disco e la produzione era stata attaccata dagli addetti ai lavori, però ti veniva riconosciuta una appartenenza a un periodo più vecchio nella storia del metal e ti veniva riconosciuto un maggiore rispetto. Non venivi messo alla stregua del gruppo giovane che ha delle radici completamente diverse dalle tue. Mentre adesso c’è questa sorta di superficialità, vedono il cavaliere in copertina, testi fantasy e allora si tratta del solito gruppo power metal italiano. Trovi anche proprio il giornalista che scrive da vent anni sulla testata straniera, che scrive la storia dei Domine, che facevamo i demo tape negli anni ottanta e così via….

Credo tu sia anche un cultore di cinema epico e fantasy, nel disco avete trattato di Conan il Barbaro e avete cictato il tema centrale della colonna sonora di questo film composta da Basil Paledoulis, mentre nel vostro primo disco avevate impiegato un tratto sonoro del film “Lady hawk”, dunque cosa lega questi film al vostro sound?

Si tratta dell’inizio di “The freedom flight” è verissimo, quando abbiamo fatto il primo disco abbiamo inserito una valanga di idee che avevamo da anni, quindi abbiamo messo estratti di alcuni film, nel tentativo di creare una atmosfera, in realtà era una cosa molto naturale percui andava bene. Mentre nei dischi successivi non sembrava più così naturale e allora è stata meglio non farla. Ci sono dei gruppi che per forza perchè suonano true metal allora devono mettere il suono della battaglia. Ti ritrovi il pezzettino preso da Breveheart dove non c’è la musica sotto (riasate nda) ormai lo riconosco. Noi abbiamo questa attitudine “Se una cosa ci piace la facciamo e se no non la facciamo”. Se alla gente non gli piace, pace, ascoltate qualcosa d’altro tanto non muore nessuno, è un disco. Noi preferiamo fare le cose in cui crediamo senza fare concessioni.

Scusami Enrico, ti ho tenuto fin troppo…..

Mannò guarda a me fa piacere parlare con le persone che sono interessate, che magari fanno domande particolari. E’ buono scambiarsi opinioni tra le persone he c’hanno la passione in comune. Io cerco di essere sempre gentile nelle interviste, certo se tu mi chiedevi “e parlami del gruppo, e quanti dischi avete fatto…” a me mi cadevano le palle, invece… Guarda oggi non ho nemmeno mangiato.

Avendovi visto dal vivo varie volte, sapendo quanto ci tenete al live, avete mai pensato a fare un disco live? In futuro c’è la possibilità di realizzare un disco live?

Ce ne sarebbe già uno registrato, perchè noi nel 2002 abbiamo fatto un mini tuor italiano coi Labyrinth, loro dovevano fare un live album, avevano infatti un casino con la loro precedente etichetta e per svincolarsi dovevano fargli un album. Percui si erano messi in accordo per far uscire un disco live e liberarsi contrattualmente. In effetti quando abbiamo fatto questo mini tour c’era tutta la apparecchiatura per registrare un disco dal vivo. Non solo, ma il fonico dei Domine è lo stesso fonico dei Labyrinth che è il fratello di Morby, quindi…. Tra l’altro è stato il fonico di “Champion eternal demo” nel 1989 quando ancora noi manco ci pensavamo che Morby venisse a cantare nei Domine. Ci speravamo perchè quando lo vedevi cantare nei Sabotage, vedevi il miglior cantante metal della scena, era mostruoso. Quindi noi registrammo quelle tre date del mini tour, se non che poi dopo non abbiamo mai avuto modo di ascoltare il risultato. Poi ci si mise a lavorare sul nuovo disco e quando fai quello alle altre cose non ci pensi nemmeno, non facevamo neanche tanti concerti e noi non dobbiamo avere tante distrazioni in quel momento. Ci sono tre concerti registrati e non li abbiamo mai sentiti, da una parte faremmo una cosa interessante per i fan a pubblicarli, magari ci butti dentro anche delle bonus track, ma dall’altra parte a me i live album non mi convincono tanto. Mi paicciono tantissimo i live hard rock ma non quelli metal degli ultimi tempi. Perchè in quegli anni su disco non si riusciva ad avere una tecnologia adeguata per registrare e dal vivo il suono della band migliorava tantissimo. Noi purtroppo non siamo tanto diversi da quanto senti su disco e alla fine ottieni lo stesso suono che hai su cd, oppure i pezzi non suonano così potenti come i dischi in studio. Non lo so, dovrei ascoltare il risultato e decidere, può essere interessante.

Ti ringrazio per la disponibilità davvero generosa e per la tua completezza. Spero di risentirti presto e auguro ai Domine tutto il successo che si meritano.

Guarda, spero che alla gente arrivi la passione con cui abbiamo suonato il disco e ti dico, dopo questa intervista io stasera vado a letto contento, grazie.

 

Enrico Paoli

Eugenio Giordano