Domine (Enrico Paoli)
Intervista titanica (un’ora e un minuto nella sua versione integrale) ad uno dei pilastri dell’heavy metal italiano, Enrico Paoli che, coi suoi Domine, pubblica in questi giorni il quinto disco disco intitolato Ancient Spirit Rising. Armatevi di birra e pop-corn prima di addentrarvi nei meandri della lunga chiacchierata. Buon divertimento.
Gaetano Loffredo
Buonasera, sono Enrico dei Domine, cerco Gaetano…
Enrico ciao sono io!
Come stai, tutto bene?
Sì, tu? E’ un pezzo che non ci vediamo/sentiamo!
Dall’ultimo Tradate Iron Fest se non sbaglio, comunque tutto apposto!
Esatto! Senti, indovina cosa stavo ascoltando prima della tua telefonata?
Non lo so, un bel disco degli Iron Maiden?
No no, meglio! Ascoltavo i Kansas, Carry on my Wayward son… che pezzo!
Elaaaaaaaaa addirittura? La storia…
Grandiosi! Senti un po’, cominciamo con l’intervista, ho una marea di domande qui a portata di mano.
Vai, partiamo!
C’è una frase che mi ha colpito leggendo la vostra biografia sul sito ufficiale ed è questa: “Do you remember when you were a kid and started buying albums, and got excited by discovering your favorite bands ? Yes ? So, do the guys in Domine, five musicians who are five music fans too … Ti va di commentarla?
Beh, si commenta da sola. Diciamo che fa parte di quella che è l’attitudine generale del gruppo perché questa è sempre stata la nostra costante, quella di essere un gruppo formato da cinque musicisti ma anche da cinque fans della musica. Insomma, un’idea a trecentosessanta gradi. Chiaramente, quando pensi alla passione musicale, hai a che fare con quei gruppi che diventano veramente molto importanti nella tua vita come persona normale e come musicista. Ci sono delle canzoni talmente tanto belle che rimangono con te per sempre. Se sei un grande appassionato ed hai a casa una marea di cd sai di poter contare su quelli che ascolti da vent’anni ma è come se fosse sempre la prima volta quando li metti nel lettore.
L’idea del gruppo è proprio questa, tentare di scrivere e registrare della musica entusiasmante e venir fuori con degli album che a noi stessi piacerebbe comprare e poi ascoltare per tanto tempo. E’ indubbio che ci siano delle influenze dei nostri musicisti preferiti.
Fa impressione perché io ero uno di quei ragazzini e ricordo bene la grande emozione quando acquistai Dragonlord. E voi cosa provate sapendo che ci sono persone che sono cresciute con la musica dei Domine in sottofondo?
Guarda, quasi non ci credo eppure è così. Ci sono diverse persone che vengono ai nostri concerti e ti fanno sentire importante attraverso complimenti come questo e per me è incredibile. L’idea del musicista è quella di trasmettere qualcosa all’ascoltatore e nello stesso tempo condividere la stessa passione.
Ti dico la verità, ci sono degli artisti, dei musicisti che mi hanno cambiato la vita e da questo punto di vista mi riesce difficile considerare che anche io possa fare lo stesso effetto ad altre persone però in effetti ogni tanto salta fuori. Io ho un attitudine abbastanza… come dire.. normale. Penso solo a chi mi ha cambiato come chitarrista, Brian May dei Queen, Ritchie Blackmore dei…
Oddio fermo! Hai detto Ritchie Blackmore e stavi pensando ai Rainbow?
Si certo, è grandioso. Insomma mi rimane difficile accostarmi a certa gente…
Tu non puoi capire quante “pazzie” ho fatto per seguire le peripezie del Man In Black…
Ahaahah ti posso credere!
Guarda io adoro anche il suo nuovo percorso e so che lo segui anche tu!
Si, anche se è distante dall’hard rock storico che suonava coi Rainbow e la distanza tra le due proposte è davvero importante. Poi ci sono i retroscena…
Mamma di Candice, ho capito…
Si si, una roba abbastanza pesante. Però, ecco, quando si parla di musica beh… si parla sempre di un artista incredibile ecco.
Incredibile anche con l’acustica, non solo con l’elettrica.
Vero. Guarda, io ho amato tantissimo i Deep Purple ma quando penso a Rainbow Rising… mamma mia ragazzi. Oltre a lui c’erano Cozy Powell, Dio, insomma c’è poco da commentare. Era una cosa assurda.
Ah; stai pensando che tra le tante ultime reunion, ci poteva stare quella dei Rainbow…
Ahahahahahaha in effetti. Anche se Powell è fuori uso. Un paio d’anni fa sono stato a Londra per vedere Ronnie James Dio e sparò un bel po’ di colpi firmati Rainbow, è stato magnifico.
Non posso far altro che concordare con tutto ciò che hai detto. Tranne sul discorso reunion, a me va bene dove sta. Torniamo a noi.
Ahahahaah si si, torniamo sulla terra!
Cominciamo a parlare del nuovo disco:
Enrico, hai dichiarato che con Ancient Spirit Rising i Domine non si sono imposti limiti e nessuna barriera correlata al genere suonato. In passato, invece, è successo?
Mah guarda, in passato è successo ma non in modo del tutto consapevole. Noi ci siamo sempre considerati una heavy metal band ed Ancient Spirit Rising è un disco heavy metal. L’heavy metal, secondo me, è uno stile talmente esaltante che ti prende anche fuori da quella che è l’attitudine musicale, ti prende anche un po’ nel tuo modo di essere, è uno stile di vita e ti da un senso di appartenenza, una sorta di gruppo. Questo anche perché c’è una certa ignoranza proveniente dall’esterno con gente che considera questo genere come una sorta di ricettacolo di satanisti, assassini e drogati e la chiusura da parte del metallaro è, un po’, comprensibile. Mi è sempre piaciuto rimanere all’interno del mio genere.
Ligio alle regole che il genere prevede…
Esatto! In modo religioso oserei aggiungere. Questo però col passare del tempo diventa un pochino un limite e soprattutto c’è una cosa che nel corso degli anni mi piace sempre meno e che mi ritrovo a contrastare: nell’ambito heavy metal pare ci sia proprio una costrizione a restare entro certi limiti e questo è molto brutto. E’ l’antitesi a quella che dovrebbe essere una situazione artistica, mi sembra stupido che un musicista non possa provare ad inserire dei nuovi elementi, magari senza stravolgere il genere che suona. Insomma se un gruppo come il nostro produce un disco all’interno del quale ci mette del rock, del progressive, della musica celtica, dell’AOR, credo che possa rimanere un qualcosa molto appetibile dal pubblico heavy metal senza seguire pari pari lo schema di sempre. Tutto qui.
Fondamentalmente concordo con la tua analisi.
A volte incontro persone che ti fanno capire che non vogliono che tu cambi, mai, e poi non capiscono che ci sono gruppi che fanno sempre il solito disco per prenderli in giro. E loro li vedono come eroi, baluardi del genere. Mah.
Uhm, quindi cosa pensi degli Iron Maiden?
Ti dico la verità, io gli Iron li ho amati alla follia fino a Seventh Son of a Seventh Son dopodiché beh, li considero sempre un grande gruppo, sono i portabandiera del genere ma se devo ascoltarmi un loro disco tiro fuori The Number of the Beast e lascio stare il resto.
Poi immagino che ci siano ragazzi giovani che abbiano comprato l’ultimo disco A Matter of Life and Death come primo disco degli Iron e siano esaltati per quello. Ma è anche giusto, ognuno deve fare le proprie esperienze.
Se ci pensi gli Iron, ai vecchi tempi, erano una band innovativa e variavano di disco in disco ora non più.
Torniamo a noi.
L’album è suddiviso in tre tronconi, le suite dove ci avete messo dentro un po’ di tutto (“The Lady Of Shalott”, “Ancient Spirit Rising”, “How The Mighty Have Fallen”) il classico power-heavy che vi accompagna dagli esordi (“The Messenger”, “Tempest Calling”, “Sky Rider”, “I Stand Alone”) e qualche nuovo esperimento (“Another Time, Anogher Place, Another Space” e “On the Wings of the Firebird”). La scaletta mi sembra variegata, è una scelta presa a tavolino?
Diciamo che l’idea di base era quella di variare un po’. Ci dicevamo “dobbiamo mettere qualcosa di hard rock, dobbiamo inserire elementi progressive” ma i pezzi nostri, quelli tirati, bisogna farli perché dal vivo ci si diverte un casino. Non è proprio una decisione presa a tavolino, e sono saltate fuori tantissime idee, molte delle quali sono addirittura rimaste fuori dal disco. Ogni membro del gruppo aveva delle cose da dire e questo è stato molto positivo. Quando abbiamo cominciato a parlare dei nuovi brani, Morby è stato il primo ad avere l’esigenza di pezzi che fossero orientati verso l’hard rock, voce più melodica, qualcosa di meno pompato e più leggero. Comunque sì, il risultato è qualcosa di più vario del solito.
E che comunque resta 100% Domine, e si sente…
Senza dubbio. Ed è anche una questione di capacità perché cambiare il modo di suonare e mantenere il marchio di fabbrica non è mica facile.
Sai, una leggenda metropolitana dice che i chitarristi heavy metal sono i più bravi del mondo ma ti assicuro che questo non è vero per niente. Se ti ascolti certi chitarristi anche in ambito rock e addirittura pop…
Posso darti una spiegazione semi-razionale?
Certo!
Il luogo comune credo sia questo: i chitarristi metal sono i migliori perché sono più veloci.
Questa è sicuramente una delle ragioni principali, che è una gran cagata. Poi ti ritrovi ad ascoltare dei dischi che sono sparati a 78 giri e non riesci a stargli dietro. Sono anche difficili da suonare eh, non lo metto in dubbio però…
Uhm ti blocco… mi vengono in mente i Dragonforce, per me insostenibili…
Ah si, li ho sentiti. Quando ascolti un paio di brani non credi alle tue orecchie. Come cavolo fanno? Però dal terzo pezzo in avanti diventa una cosa monotona. Ad essere onesto ho sentito un solo album quindi non posso dirti di conoscerli così bene. Sono dell’idea che due note tirate di Brian May siano un miliardo di volte meglio di tutto il resto, nonostante Herman Li sia un grande chitarrista.
Beh si dai, non c’è nemmeno da ragionarci su, insomma.
Diciamo che nel nuovo disco manca soltanto una cover… quella che i soliti giapponesi si sono accaparrati.
Uahauahauaahauah hai ragione!
Quante cover avete registrato per il solo mercato giapponese?
Con questa sono quattro.
Perché non le mettete a disposizione sul vostro sito ufficiale?
Eheheehehe, dovrei controllare a livello contrattuale. Ci sono dei termini temporali entro i quali non possiamo utilizzarle in altro modo. Ma se continuiamo così magari un giorno pubblicheremo un intero album di cover, che ne dici?
Ah, magari mi ci metti un paio di pezzi dei Kansas e un paio dei Rainbow e siamo apposto!
Ahahahaha, così invito anche te a cantare visto che abbiamo gli stessi gusti!
Ma magaaaaari! Senti Enrico, mi è dispiaciuto, relativamente ai nuovi testi, il “parziale” abbandono di Michael Moorcock. E’ una scelta dettata dalla voglia di cambiare oppure una netta presa di posizione considerato l’astio che ultimamente regna un po’ dappertutto nei confronti delle tematiche fantasy?
No, è un’esigenza mia personale. Io sono uno che si fa molto entusiasmare dalle passioni che, se mi ispirano, sono uno che da a Cesare quel che è di Cesare. Moorcock, Frank Erbert, Conan… non è che mi sono preso l’esclusiva di certe cose, ho sempre detto che tutto ciò che ho scritto era in funzione di quello che avevo letto. Su Ancient Spirit Rising puoi trovare un pezzo dedicato a Moorcock, I Stand Alone, però ho sentito l’esigenza di andare più sul personale, svagando su temi che sentivo più miei. E’ una cosa venuta fuori col tempo, io ascolto anche tantissimi cantautori, Toro Amos, Kate Bush…
Adoro Kate Bush.
Kate Bush è la più bella voce femminile sulla faccia della terra secondo me, poi se ne può discutere. Il disco nuovo è meraviglioso. Sai quando si dice che a certi musicisti puoi far cantare l’elenco telefonico? Ecco, lei è un esempio.
Mi viene in mente Freddie Mercury…
Lui era il meglio, l’incarnazione stessa della voce inarrivabile.
E lo è ancora…
Vero! E’ un punto di riferimento incredibile. Ecco, ricollegandomi al discorso di prima, con Ancient Spirit Rising volevamo staccarci un po’ dalla letteratura pur usando una forma romantica nei testi. Come da romanzo epico.
Lady of Shalott, Donna di Scalotta. E’ un poema basato su una novella italiana del tredicesimo secolo (Donna di Scalotta appunto) nel quale Tennyson, basandosi su una storia di Thomas Malory, racconta di una donna vittima di una maledizione che vive su una torre sull’isola di Shalott, che si innamora di Lancillotto ma che non potrà mai essere corrisposta. Che tipo di messaggio vuoi inviare?
Il testo del brano è in effetti ispirato da questa cosa, sia al poema di Alfred Tennyson ed anche ad un quadro meraviglioso di Waterhouse esposto alla Tate Gallery di Londra.
Si, conosco quel quadro (potete vederlo qui sopra ndg).
Per me è stato un modo per poter scrivere un brano sulla morte e sul cambiamento delle condizioni dell’esistenza di ognuno di noi. Questo è un po’ dei temi forti e che amo trattare. E’ un tema che mi ispira tantissimo e che mi conduce su questo versante epico-malinconico. E’ una riflessione sulla vita e sulla morte.
Forse hai paura della morte Enrico? E’ un tema che in passato hai utilizzato spesso anche se in forme diverse.
Assolutamente no. Mi ispira in modo molto positivo, è una cosa difficile da accettare ma assolutamente inevitabile, il discorso è razionale.
C’è un testo di nuovi brani che hai sviluppato con una certa attenzione? Se sì, ti chiedo quale e perché…
Oltre a quello di Lady of Shalott sicuramente anche quello di How The Mighty Have Fallen, un brano sui propri sogni, aspirazioni e fonti di benessere.
Che tu con la musica hai già raggiunto, vero?
Beh, diciamo che le mie belle soddisfazioni me le sono prese, ma è molto bello tentare di raggiungere nuovi obiettivi.
Il brano On The Wings Of The Firebird ha a che fare col compositore russo Igor Stravinsky. Cosa ti ha indotto a rendergli omaggio?
Il tema di Stravinsky è di una potenza e di un’epicità devastante. La musica classica è piena di questi momenti altisonanti e secondo me sono inarrivabili per qualsiasi artista rock o metal. E’ anche un po’ una lezione per noi, quando vuoi mettere mano su questi temi non è assolutamente facile, noi scarnifichiamo l’arrangiamento e ti assicuro che è difficilissimo.
Sai chi ci è riuscito? I Rhapsody…
Se non ricordo male loro hanno fatto una gran cosa con la sinfonia del nuovo mondo e insomma. Sono bravi. Loro fanno degli arrangiamenti molto più complessi dei nostri ma noi vogliamo rimanere nell’ambito rock.
Loro hanno anche un budget che, in proporzione, è 10-20 volte più alto del vostro…
Senza dubbio, registrare con un orchestra vera è un dispendio economico non indifferente.
Qualcosa di negativo, a mio parere, c’è: la batteria. Il suono, per esempio, non mi ha entusiasmato e non è tutto, credo sia l’anello debole di Ancient Spirit Rising in quanto a linee, troppo poco varie rispetto a tutto il resto… che dici?
Io non sono del tutto d’accordo, diciamo che ci sono anche delle esigenze per le quali arrivi ad un certo tipo di sonorità. Questo è un album caratterizzato da una moltitudine di strumenti, ormai abbiamo superato le quaranta tracce per pezzo, ci sono dei brani dove ho messo qualcosa tipo nove parti di chitarra, allucinante. Nonostante tutto la batteria ha dei suoni molto reali, anche nei punti dove abbiamo utilizzato qualche campione.
Scommetto che li avete utilizzati nei punti veloci…
Umh, si. Dove devi dargli più “punta” altrimenti esce fuori un suono confuso. Se invece la doppia cassa è poco puntata viene fuori un accavallamento di frequenze sgradevole. Il terremoto di doppia cassa a me piace tantissimo, forse non è così elegante come altri arrangiamenti acustici del disco ma è una componente anche quella dai.
Quali chitarre acustiche hai utilizzato nel disco?
Di base ne ho usate due: una Ovation ed una Godin che però è una semi-elettrica. In qualche piccolissima parte ho usato una dodici corde che però era una roba giurassica, tutta polverosa e che ho trovato in studio. Le parti in clean sono fatte con una Fender Stratocaster, suono splendido.
E qui mi ritorna in mente lui: Ritchie…
Ahahahah chiaramente! Tra l’altro l’assolo che c’è insieme alla Hammond di I Stand Alone è un po’ Rainbow!
Ti dico una cosa, abbiamo montato alcune videocamere in studio e abbiamo fatto un video a livello molto amatoriale e come colonna sonora abbiamo utilizzato la title track. Lì vedrai i cambiamenti di chitarre continui e vedrai come lavoriamo in studio. E’ uscita una cosa carina.
Lo metterete a disposizione sul sito?
Sicuramente, non è abbastanza professionale per le televisioni. L’ha fatta Riccardo, mio fratello. C’è il lato meno impostato della band, insomma si vede com’è la vita in studio: quando stiamo rinchiusi un mese ridiamo e scherziamo spessissimo, non registriamo mai con le facce incazzate e non indossiamo le borchie, ahahahahah!
Io non ti ci vedo nemmeno con le borchie Enrico!
E’ una questione di gusto. Se è una cosa che ti fa entrare nello spirito della musica è bella. Quando vedrai il booklet di Ancient Spirit Rising ti cadrà l’occhio su una mia foto con la faccia “a fetta di culo”. L’ho scelta apposta! Bisogna ridere e scherzare sempre, suvvia.
A proposito di “faccia”, è ancora tuo il viso ritratto sulla copertina del nuovo disco?
Allora, la versione è questa. Non è che volevo farci finire il mio viso sulle copertine. Giovanna, colei che disegna le copertine dei Domine, è una pittrice che ha bisogno dei modelli e mi fa ogni volta tremila fotografie. Pensa che ne ha alcune che se finissero nelle mani delle persone sbagliate mi si sputtanerebbe in un modo a dir poco devastante.
Non è che sul prossimo disco mi presenti una copertina con un disegno o foto che ti rappresenta tipo Into Glory Ride dei Manowar con mutandoni alla Fantozzi e spada di cartone?
Uhahahahahahahahaha, sarebbe davvero incredibile!
Secondo me venderesti qualche copia in più…
Ahahahahah dici? Comunque si, mi somiglia molto il personaggio in copertina ora che guardo!
Senti, quando hai iniziato a studiare chitarra? E con quale sei partito?
Ho iniziato un bel po’ di anni fa, ne avevo quattordici e sono partito dalla chitarra jazz, col plettro subito però. Non ho studiato tantissimo da un maestro anche se ho cominciato così, ho mollato presto e un po’ mi dispiace. Poi ho continuato da autodidatta.
Hai qualche consiglio da dare a coloro che hanno iniziato a studiare da poco?
Uno dei principali problemi che può avere una persona che sta iniziando è proprio il discorso che abbiamo appena fatto, l’autodidatta. Alla lunga non è tanto positivo anzi, ti assicuro che è un grosso limite. Bisogna avere una base che ti può dare soltanto la scuola e avere un certo tipo di impostazione, poi da lì allargare i propri orizzonti. Alzare lo standard qualitativo nella disciplina e nelle quadrature prima o poi diventa un’esigenza.
Lo studio delle due chitarre, acustica ed elettrica, è in qualche modo correlato? Oppure bisogna partire da una delle due per arrivare all’altra?
Sono due cose completamente distinte, c’è l’idea che se sai suonare l’acustica sai suonare l’elettrica ma non sono d’accordo, l’impostazione e le dinamiche sono totalmente diverse.
Enrico, avete mai pensato di sciogliervi?
Uhahahahah (qui ride davvero a crepapelle ndg)
No, aspetta, la mia domanda non era tendenziosa… non ti sto chiedendo di sciogliere il gruppo, ehehehehehehe…
No no, ora ho capito, è un dato di fatto che l’attività musicale in Italia spesso ti da più problemi che soddisfazioni. Poi ci sono cose che ti fanno tornare sui tuoi passi. Noi, devo dirti la verità, non è che ci possiamo poi lamentare più di tanto, bene o male siamo un gruppo che rapportato alla situazione italiana ci siamo tolti delle gran belle soddisfazioni.
Esatto, insomma dopo i Rhapsody e insieme ai Vision Divine ci siete voi no?
Beh no dai, e i Lacuna Coil?
Io parlavo di un certo tipo di metal…
Ah, si certo, allora va bene.
Poi se estendiamo la classifica anche ad altri generi allora si, ci sono anche i Lacuna Coil che si sono venduti al mercato americano…
Guarda, io non sono mai stato un fan dei Lacuna Coil, ascolto cose diverse. Però da una parte fa veramente piacere che abbiano avuto tutto questo successo, ci vogliono bands che facciano vedere agli addetti ai lavori che si può tirar fuori qualcosa di buono da un gruppo italiano.
Sai che all’estero c’è un po’ questa filosofia tipo “ma sti italiani, che cazzo vogliono, ci rubano la coppa del mondo e ci vogliono insegnare l’heavy metal”. No dai, bisogna supportare il nostro metallo.
Quindi tu sei contento della notorietà dei Rhapsody.
Assolutamente si. Felicissimo. Più gruppi italiani dimostrano che si può arrivare, più la nostra scena ha la possibilità di crescere. Solo così il nostro metallo si può allargare, non c’è niente da fare.
Senti, sul nostro forum abbiamo aperto un topic che si intitola “perché il power è sulla via del non ritorno?”. Mi dai un parere in merito?
Secondo me una delle ragioni è…(qui lo blocco prima di sentire le sue ragioni ndg)
Ah, quindi sei d’accordo; il power metal sta crollando…
Mah, io non credo mai nella fine di un genere, credo nei gruppi che fanno dischi buoni o meno. Le generalizzazioni non portano mai a niente. E’ buffo perché ci sono le classiche ondate tipo quella del power metal di qualche anno fa, tutti a suonare power metal perché alcuni gruppi vendevano qualche copia in più, e ora qualcuno tenta di saltar giù dalla barca perché non va più di moda. Quelli che ragionano così mi stanno sulle palle, ma mi stanno sulle palle anche quelli che fanno per la millesima volta un pezzo sul Signore degli Anelli o che copiano i Manowar e i loro mitici Fire, Death, Blood, Steel.
Cambiamo argomento, progetti paralleli. C’è qualcuno di voi che sta lavorando, sempre in ambito musicale, su qualcosa extra-Domine?
L’unico che lavora al di fuori dei Domine è il tastierista, Riccardo, fa dei cortometraggi cinematografici ed è anche molto bravo.
Tu invece nulla?
Non per ora almeno. La mia attività come compositore ha talmente tanto sfogo nei Domine che non ho nemmeno il tempo di pensare ad altro. Mi piacerebbe fare qualcosa di diverso però, qualcosa di acustico che sfoci nel celtico poi però mi ritrovo con un sacco di lavoro da fare coi Domine. Vedi, io non sono molto veloce nel comporre, ci metto un bel po’.
L’importante è proporre buona musica Enrico. Se poi sei veloce come i Dragonforce riesci anche ad uscire con un disco all’anno… ma uguale a quello prima.
Ahahahahahhaah… che coltellata questa.
E’ più forte di me, ma in fondo scherzo. Come va il lavoro con la Dragonheart Records? Il nuovo sito ufficiale è in allestimento, vero? Hai da proporre qualche nuovo e interessante gruppo? Fuori i nomi!
Di nuovo in uscita abbiamo il disco dei Thunderstorm, gran disco. Poi ci sarà il nuovo Doomsword che stanno cambiando un pochino, ci saranno anche brani tirati e anche più melodici. Poi ci saranno i Somniae Status che sono un gruppo alla Queensryche e i Soultakers che fanno un genere diverso dalle cose che propongo di solito. Hanno una fortissima influenza dalla musica classica. Un disco molto d’atmosfera. E poi ci sarà il nuovo Iridio, molto “celtico”. Infine ti preannuncio il nuovo Macbeth, un bel disco goth.
Quest’anno sono già stati annunciati diversi nomi in merito a Gods Of Metal, Heinecken Jammin Festival e ci sarà un nuovo evento allo stadio Olimpico di Roma, già confermati Iron Maiden e Motorhead. E i Domine dove suoneranno?
Ehehehe ancora non te lo posso dire…
Se mi dici così, mi fai intuire che almeno in uno dei tre…
Si, la cosa dovrebbe andare in porto e io tengo le dita incrociate.
E’ presto per parlare di tour di supporto al nuovo disco?
No, cominceremo ad aprile, per ora abbiamo quattro/cinque date confermate e ci piacerebbe arrivare ad almeno una decina.
Perfetto Enrico, per me è tutto a questo punto, abbiamo superato l’ora e dovrei mettermi anche a sbobinarla entro due, massimo tre giorni. Una faticaccia.
Ahahahaha ma a me piacciono un casino queste interviste anche se non ricordo di averne fatta una così lunga, siamo due chiacchieroni. Quelle telefoniche sono le migliori, hai la possibilità di confrontare le idee mentre, ti dico la verità, certe volte nelle interviste via email mi capita di dover utilizzare il copia incolla. No davvero bella intervista, abbiamo svariato tantissimo e non mi capita spesso. Quindi ti ringrazio.
Oh beh, mi sono divertito anche io. Hai un messaggio per i nostri utenti?
Molto semplicemente, ringrazio tutti quelli che ci hanno sempre supportato e chi darà una chance al nostro nuovo album. Invito i ragazzi a dargli un ascolto e a venire a vederci suonare dal vivo.
Magari ritornerete qui a Como…
Abbiamo suonato due date a Como, le ricordi?
Si, una era allo Skagen, nel 2001 se non ricordo male! Il locale non c’è più ma fu un grandissimo concerto eravamo tutti seduti quando…
Allora te lo ricordi… per me è stato indimenticabile. Eravate seduti poi vi abbiamo invitato ad alzarvi e avete fatto un casino incredibile, addirittura si scatenò il pogo. Ricordo che i buttafuori non sapevano più cosa fare e non ti dico come ci guardavano, col sangue negli occhi. Alla fine del concerto, nello spogliatoio, un tizio del locale venne da noi e ci disse: “I Domine contro il resto del mondo, quello che avete fatto voi non l’ha fatto mai nessuno qui”. Questo aneddoto, da solo, vale i sacrifici di una vita in musica.
Gaetano Loffredo