Vario

Domine (Enrico Paoli, Morby, Gabriele Caselli)

Di - 20 Maggio 2009 - 0:00
Domine (Enrico Paoli, Morby, Gabriele Caselli)

Intervista a cura di Daniele Peluso.

Una sala buia sopra il locale, due divani nella penombra e una birra davanti: così mi trovo a scambiare quattro chiacchiere con i Domine, prima del loro concerto al Rock Club di Ronchi dei Legionari (GO). La mia prima intervista a una band: devo dire di essere un po’ agitato, ma per nulla intimorito! A dividersi l’onere dell’intervista sono Enrico Paoli (chitarra) Morby (voce) e Gabriele Caselli (tastiere).

Iniziamo subito questa piccola intervista, dato che tra poco più di un ora vi aspetta un concerto. Partiamo dagli inizi, dal 1986 del promo “Domine” al 2007 di “Ancient Spirit Rising”: un percorso eccezionale fatto di successi e di grosse soddisfazioni. Fateci una breve cronostoria ripercorrendo i vostri ricordi migliori.
Enrico Paoli: Di ricordi ce ne sono davvero tanti. Partiamo dai sogni e dal divertimento che quasi tutti i ragazzi che iniziano a suonare questo tipo di musica hanno, le aspirazioni che poi si scontrano contro il muro dei mercati e delle regole del mondo della musica, questo è sicuramente il nostro inizio. Il periodo dei Demotape è sicuramente quello più pionieristico con i compagni di scuola e gli amici, delle cantine e dei primi strumenti, un lavoro di certo amatoriale ed adolescenziale per cercare di riproporre in maniera personale quello che magari senti dai dischi dei tuoi artisti preferiti. Le prime soddisfazioni vennero già da quando si decise di iniziare a fare le cose più seriamente: dall’entrata di Morby nel gruppo alla registrazione del primo album “Champion Eternal” che ha segnato la fine di un’era importante come quella dei demo, anche perché dagli stessi demo all’uscita del primo album, è passato parecchio tempo.
Di qui in poi, di soddisfazioni ne sono venute davvero tante: da essere invitati ai grossi concerti italiani ed europei, dai tour alle registrazione di nuovi dischi. I Domine hanno suonato quattro volte al Gods of Metal, due all’Heineken Jammin Festival, al Wacken, in tour con i Riot o di supporto a Judas Priest che ha rappresentato l’apice del godimento, e che è stato uno dei ricordi più indelebili nella nostra carriera, ai Dream Theater e i Rage, fino alle registrazione dei dischi, il vero motivo per cui fai musica. Qui si vedono i risultati di duri mesi di lavoro che ti ripagano di tutti gli sforzi; credo che sia questo lo stimolo che ti continua a far fare musica nonostante tutte le difficoltà a cui puoi andare incontro.
Morby: Certamente Enrico è la persona più adatta per parlare del periodo dei demo, visto che l’ha vissuta intensamente in prima persona, poi il percorso che abbiamo fatto assieme dall’incontro in un garage di Firenze è stato lungo e pieno di soddisfazioni; ne sono arrivate davvero tante, più di quelle che ci si poteva, ottimisticamente aspettare. Forse io arrivavo già con un po’ di esperienza, ma nessuno si aspettava dieci anni così intensi.

Prendo la palla al balzo e lego la seconda domanda proprio riesumando i periodi dei garage e degli inizi: Domine è un nome di sicuro spessore nella scena power italiana e mondiale: come vedete la scena musicale italiana oggi, e quali sono le differenze sostanziali tra il periodo odierno e quello dei vostri inizi?
Enrico Paoli: I momenti sono diversi che vanno e vengono, come è normale che ci siano periodi altalenati. Questo secondo me è un momento “basso” rispetto al boom di quando abbiamo iniziato noi nei primi anni novanta. Di sicuro c’era più fermento, e sembrava davvero possibile creare una scena simile a quella tedesca o qualcosa di simile, sicuramente anche negli anni ottanta era piuttosto difficile tanto che mi risulta difficile riuscire a parlare di una vera e propria “scena italiana” non essendoci stabilità, o dei gruppi che riescono andare avanti.

O ce ne sono molto pochi, magari che si contano sulle dita di una mano…
Enrico Paoli
: Certamente.
Morby: Secondo me questi gruppi hanno fatto qualcosa di buono perché hanno saputo farsi un nome ed ottenere consensi prima fuori dall’Italia senza passare attraverso quella logica che vede certe persone dire che sei qualcuno, per poter avere successo.

Siamo forse troppo esterofili in Italia? Guardiamo più quello che viene dall’estero invece d valorizzare i talenti di casa nostra?
Enrico Paoli: Beh questo può essere vero, ma in parte, perche dalle nostre esperienze personali abbiamo ottenuto consensi diversi, faccio l’esempio del Heineken Jammin Festival: anche se il festival è un po’ fuori dai generi ha comunque la giornata metal e, suonando con gli Iron Maiden di headliner ,di sicuro si parla di metal: il pubblico che attrae questo genere di evento è molto eterogeneo e comunque un gruppo come il nostro raccoglie consensi anche da questo genere di pubblico non propriamente specificatamente metal. Il problema resta nell’esposizione che le band possono avere; il metal in Italia, per esempio, non passa per i grandi canali di comunicazione, il metal per tv non lo si sente, per radio a parte qualche santo che fa un programmino magari di nicchia, per il resto zero assoluto. E’ tutto X-factor o San Remo.
Morby: Poi magari ci sono gli AC/DC che fanno quarantamila spettatori e si continua a parlare solo di Vasco…
Enrico Paoli: In Italia ci frega il fatto che, anche se il pubblico metal è molto preparato, critico e sa quello che vuole essendo molto competente, questo non basta per tirar su un gruppo metal. Per esempio gli Iron Maiden e gli AC/DC vengono catalogati come rock, e quindi possono piacere anche, ad esempio, ai fan di Vasco. Ma esiste anche una realtà di gruppi che, non rientrando nei canoni standard impostici, facendo anche un rock meno commerciale riescono comunque a fare 100, 150 concerti all’anno risultando molto professionali; non capisco perche allora anche dei gruppi più heavy metal non possano fare lo stesso.

Power metal e spiritualità due argomenti che secondo me vanno di pari passo: quale è il messaggio che volete far pervenire al vostro pubblico?
Enrico Paoli: Non mi vedo dal pulpito a dare messaggi particolari, quello che voglio far trasparire è sempre una forma di positività nella nostra musica, una forma di epicità e maestosità che magari può avvicinarsi alla nobiltà della musica classica, dando delle sensazioni positive senza voler per forza insegnare qualcosa.
Morby: Io credo sia uno scambio di sensazioni e di emozioni. Credo che il concerto o il brano sia davvero riuscito quando chi lo ascolta prova la stessa cosa che proviamo noi nel suonarlo, i nostri concerti ad esempio, li vedo come concerti con il pubblico e non per il pubblico, anche perché cerchiamo sempre di coinvolgerli molto durante lo spettacolo, proprio perché è il nostro concerto, con loro!
Quindi trasmettere loro sensazioni di calma in alcuni momenti, di velocità sfrenata e potente energia in altre, o delle aperture che lasciano l’ascoltatore il tempo per pensare e riflettere, questo potrebbe essere riassunto come il nostro messaggio, usando dei testi che possono risultare universali anche se con un approccio epico anche a argomenti attuali.
Non credo che chi segue i Domine cerchi qualcosa di specifico, non penso che chi legge i nostri testi voglia immedesimarsi in qualcosa di specifico, il nostro è un grosso happening musicale.
Enrico Paoli: Anche questo credo sia uno dei motivi per cui si inizia a suonare. E’ per dare le stesse sensazioni positive al tuo pubblico, esattamente come in precedenza le ho avute dalle band che amavo e amo tuttora. Questo è forse il senso del fare musica, trasmettere delle sensazioni a chi hai di fronte.
Come ad esempio le sensazioni che ricordi di aver avuto quando hai comperato quel determinato disco e lo hai sentito per la prima volta, o come quando hai visto quel determinato concerto e ricordi tutti i brividi e le emozioni che hai vissuto: far rivivere quelle emozioni e quelle sensazioni al pubblico, al tuo pubblico magari, è quello per cui credo si inizia a fare musica.

“Call me madman, I bring you madness Call me seer, I bring you fears I am the Messenger, I am the messenger No one believes but I speak the truth…”: traendo appunto spunto da un vostro testo, qual è la vostra visione del mondo moderno, magari rapportato al fantasy?
Enrico Paoli: Una delle cose che mi è sempre piaciuta dell’Heroic Fantasy o nella fantascienza è che spesso attingono da libri esistenti realmente e che fanno parte della storia, o della cultura religiosa e spirituale. Coinvolgono molto perche spesso vanno a toccare dei tasti che fanno parte della vita di tutti: l’eroe, la spiritualità, la vita e la morte.
Quindi anche i testi dei Domine rientrano in alcuni scritti ben precisi, ed altri più semplicemente in questa ricerca dei valori universali per tutti.

“We live through space and time, we wont more life and time, we wont more, more more”. Vita e tempo: dal mio punto di vista le uniche cose essenziali nella nostra esistenza, ma due valori che si stanno perdendo. Conosciamo il valore e il prezzo di tutto, ma non ci rendiamo conto che il nostro tempo è il nostro unico tesoro, è il tempo e spesso lo buttiamo. Corriamo come pazzi verso il futile, qual la soluzione secondo voi?
Enrico Paoli: Essendo una cosa destramente personale, credo che ogni membro dei Domine possa dare una visione differente dell’argomento anche perché ogni persona da il proprio valore al tempo che ha a disposizione. Certo la mia è quella di vivere la vita in maniera migliore possibile, facendo molto attenzione alla spiritualità e credendo che tutte le visioni in questo campo siano più che rispettabili.
Morby: Sai qual è il problema? Noi facciamo anche un lavoro; a questo proposito ricordo spesso Pino Scotto che alla domanda “Cosa fai di lavoro” rispose “Il musicista” e si è sentito chiedere “Ah ok, ma di lavoro vero?”, questa è la realtà. Solo crescendo ti rendi conto che il tempo è proprio poco e che bisognerebbe cercare di sfruttarlo al meglio e godendoselo.
Però la società di oggi è troppo complicata: c’è una corsa frenata verso qualcosa che non si è capito bene cos’è, un raggiungimento di uno status materiale che non riesci a godere: magari hai la Ferrari ma non hai il tempo per andarci, hai la barca e te la godi una sola settimana all’anno, allora che senso ha? Più in piccolo se non riesci a goderti un film con calma in relax, senza che qualcuno ti rompa le palle al telefono è la prova che il tempo è un lusso, il lusso più grande. Perché ti rendi conto che davvero il lavoro non finisce mai e che se anche riesci a far crescere una passione, poi sei costretto a farla rientrare sempre in dei ritagli di tempo e qualche volta, quando sai che l’indomani hai 500 km di strada per suonare la vedi in prospettiva come “Mamma mia che giornata domani!”, perché 500 km, concerto, poi altri 500 km e magari l’indomani si va a lavorare. Ma capisci che quell’ora che vivi li sul palco, vale tutto il tempo che non mi son goduto nel mese precedente.

Passiamo a una domanda decisamente più semplice: nuovi progetti per il prossimo futuro?
Enrico Paoli: Sicuramente un nuovo album. Abbiamo appena preso Gabriele (Caselli alle tastiere NdS), cioè appena…E’ già quasi un anno (ridono)! Ma abbiamo dei tempi molto lunghi, perche per ricollegarci alla domanda di prima pensiamo che per fare un buon lavoro ci voglia tempo. Per ora una parte è già scritta, ma per quest’album vorremmo creare qualcosa di diverso come facciamo per ogni nostro lavoro, una continua evoluzione con un occhio però, sempre a quello che abbiamo fatto in passato, rimando legati al nostro passato e al nostro stile. Arrivati al sesto album però, le cose si fanno sempre più difficili. Molto materiale è già pronto, ora dobbiamo vedere se è da Domine, perché quando usciamo dallo studio dobbiamo essere completamente soddisfatti del lavoro svolto, indipendentemente da quanto tempo ci voglia.

Ora odiatemi perché ci “Marzulleremo” un po’: in tanti anni di concerti e di interviste in giro per il mondo, c’è una domanda a cui avreste sempre voluto rispondere ma che non vi hanno mai fatto?
Enrico Paoli: Credo che in tanti anni di interviste mi hanno davvero chiesto di tutto, diciamo che queste domanda non è per niente facile!
Gabriele Caselli: Diciamo che questa è la prima intervista dei Domine a cui partecipo quindi per me ci vuole tempo. Devo macinare tanto lavoro prima di rispondere; già il fatto di lavorare e suonare con questi ragazzi per me è un onore e una grande soddisfazione, quindi già questa risposta è sufficiente.
Morby: Sai cosa non mi hanno mai chiesto? Qual è il primo pezzo metal, o hard rock che avessi mai cantato? Ho dovuto pensarci un quarto d’ora però…

Ottimo! Vedi, ti sei fatto la domanda e ora datti e dacci la risposta!
Morby: Ecco, mi son fatto la domanda e non riesco a darmi una risposta…sono indeciso! “Victim of changes” dei Judas Priest, o “Smoke on the water” dei Deep Purple…mhhh…
Enrico Paoli: Beh, se non lo sai te Morby!!!
Morby: Brobabilmente Victim of Changes, cantata in macchina usando la cassetta come base,quello è stato il momento in cui ho pensato che volevo fare il cantante prima di prendere un microfono in mano.

Bene, ora la bastonata! Una,e solo una, canzone che vi ha cambiato la vita?
Tutti: [rumoreggiano vistosamente] Noooooo, una sola nooooo è impossibile… [e gli scervellamenti si sprecano, ma sono inflessibile(o quasi)!]
Enrico Paoli: Questa è bastarda forte! Sicuramente Bohemien Rapsody dei Queen è una di quelle canzoni che, quando l’ho sentita, ho pensato: “vorrei essere un musicista”. Sicuramente. Ma una martellata terribile fu anche Detroit Rock City dei Kiss, ricordo benissimo la prima volta che l’ascoltai in cuffia rimasi di sasso…bellissima! Questo è un rimando a quello che parlavamo prima: uno diventa musicista per cercar di dare agli altri, appunto questo genere di emozioni qui.
Morby: Certo un pezzo solo è un casino eh! Probabilmente Profession of Violence degli UFO è una canzone che quando ci penso mi fa venire la pelle d’oca, ma ce ne potrebbero essere davvero altre cento che mi fanno questo effetto.
Gabriele Caselli: Per me uno che mi ha fatto vedere il rock è Frank Zappa, subito dopo Black Sabbath.

Ringraziandovi vi lascio carta bianca per la conclusione dell’intervista!
Morby
: E’ la tua prima intervista vero???

Si, certo, come vi dicevo in fase di presentazione è la mia prima assoluta!
Morby e Enrico Paoli: E allora la conclusione e per te, è andata bene, i nostri complimenti, e in bocca al lupo per il futuro!

Grazie tante per la simpatia e la disponibilità, In bocca al lupo anche a voi… E ave Domine, ave Domine!