Vario

Don Airey

Di - 5 Marzo 2008 - 10:17
Don Airey

Il famoso tastierista dei Deep Purple, Don Airey, dedica allo spazio il suo nuovo disco solista, A Light In The Sky: gli abbiamo fatto qualche domanda in merito, senza dimenticarci del suo gruppo di punta e del suo passato “stellare”… buona lettura.

Servizio a cura di Gaetano Loffredo

Buongiorno Don, benvenuto sul nostro portale, come va?

Ciao Gaetano, va abbastanza bene, sono in procinto di partire per un estenuante tour di quattro settimane con i Deep Purple: un tour tutto sudamericano.

Beh, in bocca al lupo! Oggi siamo qui per parlare del tuo nuovo disco solista, A Light In The Sky, album che definirei come un epico viaggio… nello spazio. Sei d’accordo spero…

Ehehehe certamente! Spero ti sia piaciuto: si tratta di un viaggio di un’ora attraverso lo spazio, visto dal suo interno e, occasionalmente, visto da fuori.

Mi è piaciuto, certamente, e voglio congratularmi per la brillante idea. Ti sei interessato alla cosmologia ultimamente, oppure è il sound “spaziale” che ti attira?

Il cielo e lo spazio mi hanno sempre affascinato, sin da quando ero bambino. Ho letto numerosi libri sulla cosmologia e sull’astronomia, ho anche un piccolo telescopio nel mio giardino che mi tiene fuori dai problemi durante queste lunghe giornate invernali: è un antistress che funziona sul serio.

 

Ti confesso che sono estremamente felice di poter parlare con una icona storica come te. Hai suonato coi Rainbow, Ozzy Osbourne, Deep Purple, Thin Lizzy, Whitesnake, Ten, Bruce Dickinson, Judas Priest: la storia del Rock. Mi sono sempre chiesto come ci si sente a stare dalla tua parte, quella di una rock star… cosa ricordi della tua infanzia?

Io non ho mi sento così importante come dici, o almeno lo sono, ma per mia moglie e per i miei tre figli. I miei primi ricordi musicali risalgono ad una tenerissima età, a 2 anni, quando per la prima volta rimasi folgorato da una versione di pianoforte della Faure’s Lullaby e di quando mi accorsi che da quel grosso “scatolone” marrone piazzato all’interno della stanza di fronte fuoriusciva lo stesso suono: ho iniziato a investigare, e da allora non ho più smesso…

Qual è, se posso permettermi, il miglior musicista col quale tu abbia mai suonato? E quale quello che ti ha maggiormente influenzato?

E’ dura rispondere a questa domanda. Sono stato fortunato, ho lavorato con Cozy, Gary, Jon Hiseman, Ritchie, Randy, Ozzy e tutti i ragazzi dei Deep Purple. Tutti loro hanno avuto una grande influenza sul sottoscritto, sul mio modo di suonare e sulla mia vita. Se vuoi un nome solo beh, ti dico Jack Bruce, lui è un talento monumentale.

 

Ti va di darmi un’opinione più specifica sul chitarrista numero uno al mondo? Ritchie Blackmore…

E’ un chitarrista incredibile, che ha uno stile tutto suo e tanto diverso se paragonato a Gary Moore o a Randy Rhoads. Ho imparato quasi tutto quello che so, guardandolo accarezzare quelle corde. Lui è uno di quei compositori che usa la chitarra come fosse una penna, per lui suonare è come scrivere, è stato influenzato da Hendrix e lui stesso influenza è ha influenzato migliaia di musicisti: il rapporto qualità/quantità rispetto a ciò che produce è a dir poco sensazionale. Quando si dice… leggenda…

Don, oggi hai sessant’anni: c’è ancora qualcosa che devi apprendere, parlando di musica?

Eh no Gaetano, qui ti devo correggere: ho soltanto cinquantanove anni (ride, ndg). E’ divertente, perché a quest’età cominci a credere di avere tutto sotto controllo… ma non è così. C’è ancora tanto, tantissimo da imparare.

Qual è stata la decisione più importante della tua carriera?

Decidere di entrare nei Deep Purple. Lavorano sodo, non mancano mai uno show, non sbagliano un solo concerto, è per questo che vieni rispettato da tutti. E l’effetto della mia famiglia è soltanto benefico, così come lo è lavorare con questi professionisti.

E dopo questo excursus, tornerei su “A Light In The Sky”: come mai la scelta di pubblicare tutti quei brani strumentali e pochi pezzi cantati? Volevi ricreare a tutti i costi quell’atmosfera spaziale?

Il miglior modo per ottenere un sound spaziale è quello di lavorare bene sui sintetizzatori analogici e sugli effetti campionati, che avevo in grande quantità. A Light In The Sky è un “Keyboard album” e i suoni sono la fonte primaria, in particolar modo quello della mia Hammond A100 del 1965. La voce gioca un ruolo secondario e non così importante, questo è quanto avevo programmato.

 

Ma capiamoci, si tratta di un esperimento?

Diciamo che c’è un lato sperimentale, questo si, ma tutti i pezzi sono ben strutturati e c’è un leitmotiv musicale che ci accompagna dall’inizio alla fine del disco.

Mi racconti qualcosa circa i musicisti che ti seguono in questo viaggio nello spazio?

Darrin Mooney è il batterista dei Primal Screm, un musicista di talento e dotato di una tecnica invidiabile. Laurence Cottle ha suonato il basso nel mio solo album precedente, K2, ed è uno dei migliori musicisti che abbia mai conosciuto. Le tracce più “dure”, le più “rocciose”, sono state gestite da Harry James e da Chris Childs, quella che io chiamo la “Thunder Section”, due grandi amici da molti anni.
Le chitarre sono un monopolio di Rob Harris, che lavora con Jamiroquai, colui che considero uno dei migliori chitarristi inglesi di sempre. Poi ci sono le parti di violino, suonate da Lidia Baich, un’austriaca virtuosa che si occupa di musica classica.

Due parole sulla produzione Don, mi sembra perfetta per ricreare l’atmosfera giusta: ti sei inventato qualcosa di nuovo in studio?

Siamo entrati nel mio studio personale e abbiamo suonato tutto live, assoli compresi. Tutto il resto è stato fatto nei Chapel Studios, sotto la supervisione di un fantastico ingegnere: Ewan Davies.

Suonerai dal vivo “A Light In The Sky”?

Se ci dovessero essere della pause durante il tour dei Deep Purple, spero di si. Non sei l’unico che mi ha fatto questa domanda e mi piacerebbe accontentare un po’ di persone.

E il prossimo “step” coi Deep Purple?

Ah questa è facile: concerti, concerti, concerti, nuove registrazioni e… concerti, concerti, concerti (ride, ndg).

Bene Don, ti ringrazio per l’attenzione, ti va di aggiungere qualcosa?

Sono io a ringraziare te per avermi fatto domande sul mio nuovo disco solista e non solo sui Deep Purple (ride, ndg).

Gaetano Loffredo